Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce e il nodo taglio tassi: le aspettative dei consumatori su inflazione, Pil, redditi, mutui

Bce e il nodo taglio tassi: le aspettative dei consumatori su inflazione, Pil, redditi, mutui

2 Aprile 2024 11:40

Dalla Bce di Christine Lagarde arriva una buona notizia per chi spera nell’inizio di una nuova era di tagli ai tassi dell’Eurozona:  ora sono anche i consumatori dell’area euro a ritenere che l’inflazione del blocco, nel corso dei prossimi 12 mesi, rallenterà il passo in modo più sostenuto rispetto a quanto previsto fino a qualche mese fa. E’ quanto emerge da un sondaggio che è stato stilato dalla stessa Banca centrale europea, relativo alle aspettative dei consumatori sull’inflazione, ma anche alla loro percezione della stessa.

Il rapporto svela anche le nuove aspettative dei consumatori sui redditi, sulle spese, sul tasso di disoccupazione e sulla crescita del Pil.

Focus inoltre sullo scenario che sempre i consumatori stimano per i prezzi delle case e per i tassi sui mutui.

Bce: giù le aspettative e la percezione dei consumatori sull’inflazione

Così si legge nel rapporto della BceECB Consumer Expectations Survey results – February 2024” che è stato reso noto oggi, martedì 2 aprile 2024:

le aspettative mediane dei consumatori sul trend dell’inflazione nell’arco dei prossimi 12 mesi sono scese al 3,1% dal precedente 3,3%, toccando il livello minimo degli ultimi due anni ovvero – si legge nel comunicato della Bce – “dall’inizio della guerra ingiustificata lanciata dalla Russia contro l’Ucraina nel febbraio del 2022”.

Le aspettative sull’inflazione a tre anni sono rimaste invece invariate al 2,5%, dunque a un livello che continua a rimanere superiore al target del 2% dell’inflazione stabilito dall’Eurotower.

A scendere anche la percezione mediana dell’inflazione relativa agli ultimi 12 mesi, che ha rallentato il passo per il quinto mese consecutivo, al 5,5%, rispetto al 6% di gennaio, mentre il livello di incertezza legato alle aspettative dell’inflazione nei prossimi 12 mesi è rimasto invariato.

A percepire in misura inferiore l’inflazione sono stati soprattutto i consumatori più giovani interpellati (quelli con una età compresa tra 18 e 34 anni), più ottimisti dunque sul trend al ribasso dei prezzi rispetto ai consumatori di età compresa tra i 35 e i 54 anni e tra i 55 e i 70 anni di età.

Le stime sul trend dei redditi e del Pil

I consumatori intervistati si sono mostrati in generale più fiduciosi anche verso il trend dei redditi nominali.

Per i redditi nominali si prevede ora infatti una crescita pari a +1,4%, rispetto al +1,2% di gennaio, a fronte di una percezione della crescita delle spese nominali sostenuta negli ultimi 12 mesi che è scesa ulteriormente, per il quarto mese consecutivo, a un tasso pari al 6,4%, rispetto al 6,6% di gennaio.

Per quanto riguarda le aspettative sulla crescita delle spese nei prossimi 12 mesi, queste sono rimaste stabili al 3,7%.

Per quanto riguarda invece le aspettative sulla crescita del Pil dell’area euro nel corso dei prossimi 12 mesi, dal sondaggio della Bce è emerso che i consumatori prevedono ancora una contrazione dell’economia dell’area euro pari a -1,1%, a fronte di un tasso di disoccupazione stimato tuttora al 10,9%, come nel sondaggio precedente:

a tal proposito, va detto che i consumatori dell’Eurozona continuano a stimare un tasso di disoccupazione, in futuro, lievemente più elevato rispetto a quello attualmente percepito, pari al 10,5%, a conferma di un mercato del lavoro, ha fatto notare la Banca centrale europra, atteso “ampiamente stabile”.

Le aspettative sui tassi dei mutui in attesa del Bce-Day

I consumatori interpellati prevedono inoltre che i prezzi delle case saliranno nei prossimi 12 mesi del 2,4%, più di quanto atteso a gennaio (+2,2%).

A prevedere un aumento più sostenuto dei prezzi degli immobili sono soprattutto le famiglie che appartengono alla fascia più bassa di reddito (+3,1%), mentre le famiglie che fanno parte della fascia più alta di reddito si aspettano un aumento limitato a +2,2%.

Per quanto riguarda le stime sui tassi dei mutui, quelle a 12 mesi sono rimaste invariate rispetto al mese di gennaio, attestandosi al 5,1%.

Dal sondaggio, è emerso che a prevedere tassi sui mutui più alti nei prossimi 12 mesi sono state, così come nei mesi precedenti, le famiglie alle prese con redditi più bassi.

Di conforto è stato apprendere che la percentuale netta di famiglie che è stata costretta a fare i conti con le condizioni più severe di accesso al credito, rispetto a quelle che hanno segnalato invece un allentamento, è scesa, così come è scesa la percentuale netta di famiglie che prevedono un ulteriore irrigidimento dei prossimi 12 mesi.

L’attenzione dei mercati è rivolta soprattutto ai numeri relativi alle aspettative dei consumatori sul trend dell’inflazione.

Il fatto che le aspettative siano scese dà ragione a chi ritiene che per la Bce di Christine Lagarde sia arrivato il momento di tagliare i tassi.

Lagarde ha chiarito tuttavia diverse volte l’intenzione di aspettare i dati relativi al trend dei salari nel corso del primo trimestre del 2024 che saranno diffusi a maggio, prima di fare eventualmente la grande mossa: ed è stato proprio questo fattore a portare i mercati a scommettere su un primo taglio dei tassi nella riunione di giugno.

La data clou da cerchiare sul calendario è quella di giovedì prossimo, 11 aprile 2024, quando il Consiglio direttivo si riunirà per annunciare la propria decisione sui tassi che, visto quanto detto da Lagarde e quanto scommesso dai mercati, saranno lasciati di nuovo invariati. L’attenzione sarà rivolta tutta alle parole che la presidente proferirà nella conferenza stampa immediatamente successiva all’annuncio sui tassi.

Ancora prima, nella giornata di domani, mercoledì 3 aprile, l’Eurostat diffonderà i numeri cruciali relativi all’inflazione dell’Eurozona.

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Così Martin Wolburg Senior Economist di Generali Investments, in una nota pubblicata oggi:

“L’inflazione persistente è il rischio maggiore che potrebbe impedire alle banche centrali di tagliare i tassi. La scorsa settimana la pubblicazione dell’inflazione PCE core (Personal Consumption spending) degli Stati Uniti per febbraio ha mostrato una lettura del 2,8% su base annua invariata rispetto a gennaio e ancora al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed. Questa settimana (flash) i dati sull’inflazione dell’area dell’euro per il mese di marzo dovrebbero riportare un tasso di inflazione core intorno al 3%”.

Wolburg ha ricordato che, “nella loro comunicazione i membri del Consiglio direttivo della Bce hanno chiarito che una crescita salariale particolarmente sostenuta potrebbe mantenere i tassi ai massimi livelli più a lungo”.

“Tuttavia – ha fatto notare l’economista senior di Generali Investments – vediamo che l’inflazione dell’area dell’euro si sta ulteriormente allentando a causa della disinflazione in corso. La crescita dei salari negoziati, un parametro chiave per la Bce, è scesa dal picco dello scorso anno ed è destinata a moderarsi ulteriormente. Inoltre, l’anno scorso si è registrato un aumento significativo dei salari minimi, cosa che non avverrà quest’anno. Nonostante la possibilità di accordi di tariffa unica elevati, vediamo che le dinamiche salariali si stanno ulteriormente riducendo. L’inflazione dei servizi, che negli ultimi mesi si è mantenuta intorno al 4% su base annua, si ridurrà”.

Di conseguenza “nel complesso, vediamo la Bce sulla buona strada per iniziare a tagliare i tassi entro giugno”.