Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bank of England alza tassi al 5% con trauma inflazione. Alert ‘bomba mutui’

Bank of England alza tassi al 5% con trauma inflazione. Alert ‘bomba mutui’

22 Giugno 2023 13:07

Dopo dato inflazione shock arriva annuncio shock Bank of England sui tassi. E la lotta contro l’inflazione non finisce qui

La Bank of England guidata da Andrew Bailey ha annunciato di aver alzato i tassi principali di riferimento del Regno Unito di 50 punti base, dopo la botta del dato sull’inflazione, reso noto alla vigilia.

Con la 13esima stretta monetaria consecutiva lanciata nella giornata di oggi, la BoE ha portato i tassi al 5%.

La mossa della BoE, pur se paventata, ha sorpreso i mercati, che avevano previsto un rialzo dei tassi di 25 punti base, al 4,75%.

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Vero è che, dopo la diffusione dei numeri relativi all’inflazione del Regno Unito, il rischio di una stretta più aggressiva da parte di Bailey & Co. era stato messo in conto dai trader e dalla comunità degli investitori.

D’altronde, per la Bank of England, così come per la Fed di Jerome Powell e la Bce di Christine Lagarde, il problema è rappresentato dal fatto che i rischi legati all’inflazione “hanno virato in modo significativo verso l’alto”.

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La stretta monetaria della Bank of England arriva tra l’altro in una giornata scossa da alcune indiscrezioni, che riguarderebbero, sia la Fed che la Bce.

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Nel comunicato con cui è stato reso noto l’annuncio sui tassi, la BoE ha menzionato la “forza nei prezzi domestici e nei salari più persistente” delle attese, mettendo in evidenza, praticamente, che, se le aziende continueranno ad alzare i prezzi, i dipendenti chiederanno sempre di più un aumento delle paghe per proteggersi contro l’inflazione.

I sette esponenti del Consiglio direttivo della banca centrale che hanno votato tutti per la stretta di 50 punti base hanno avvertito inoltre che proprio l’inflazione presente nel settore dei servizi, inaspettatamente alta, e gli incrementi dei salari, sono fattori che indicano la necessità di continuare ad alzare i tassi.

Così come nel caso della Bce, la Bank of England ha posto l’accento sugli ultimi dati, che hanno indicato “una maggiore persistenza nel processo dell’inflazione”.

La BoE ha parlato anche di un contesto che continua a essere caratterizzato dalle “condizioni rigide del mercato del lavoro e dalla continua resilienza della domanda”.

E ancora, sebbene “alcuni indicatori relativi alla futura crescita dei salari e all’inflazione dei beni abbiano rallentato il passo, la loro attendibilità non è stata ancora testata in periodi simili (a questo) di alta inflazione”.

I due esponenti della Commissione di politica monetaria della Bank of England Swati Dhingra e Silvana Tenreyro, invano hanno chiesto oggi alla banca centrale di lasciare i tassi UK fermi al 4,5%.

Il loro appello a favore di un nulla di fatto è caduto nel vuoto.

La decisione della Bank of England è stata accolta con una nuova ondata di critiche, arrivata soprattutto dal mondo dei sindacati, che hanno rinfocolato gli allarmi già lanciati da un po’ sulle crescenti difficoltà che i cittadini britannici devono affrontare per riuscire a rimborsare le rate sui mutui.

Bank of England hawkish con inflazione core a record dal 1992

Nella giornata di ieri l’Ufficio Nazionale di Statistica del Regno Unito ha reso noto che, nel mese di maggio, l’inflazione headline è salita su base annua dell’8,7%, come ad aprile, peggio del +8,4% atteso dagli analisti, che avevano puntato su un rallentamento nella dinamica di crescita dei prezzi.

Fosche anche le indicazioni arrivate dall’inflazione core, ovvero dall’inflazione depurata dai prezzi più volatili di energia, beni alimentari, tabacco e alcol: nel mese di maggio, l’indice CPI è scattato del 7,1%, rispetto al +6,8% di aprile, schizzando al record dal marzo del 1992.

Lo shock ha riacceso la paura di una BoE più hawkish sui tassi, che si trova però a far fronte anche all’ansia per il futuro delle banche britanniche e per la paura di una recessione, in un contesto in cui è da parecchio che le sue strette monetarie hanno fatto scattare l’alert ticking bomb sul mercato dei mutui, alimentando al contempo anche il timore di un collasso dei titoli di stato UK, i Gilt.

Vale la pena di ricordare che la banca centrale del Regno Unito ha iniziato ad alzare i tassi UK nel dicembre del 2021, portandoli da un valore di appena lo 0,1% allo 0,25%.

Successivamente, come ha fatto notare al Guardian Andrea Leadsom, ex ministro del Tesoro dei Tory, la BoE ha proceduto a piccoli passi (baby steps) con strette monetarie di 25 punti base, fino all’agosto del 2022, quando ha annunciato un rialzo dei tassi di 50 punti base, il più aggressivo dal 1995.

Leadsom, in attesa dell’annuncio di oggi della Bank of England, ha accusato l’istituzione di “aver fatto troppo poco, e troppo tardi (too little too late)”.

Il Daily Telegraph ha riportato inoltre oggi le previsioni dell’ex esponente della BoE Adam Posen, secondo cui i tassi di interesse del Regno Unito dovrebbero balzare fino al 6,5% o anche oltre affinché la banca centrale possa estinguere la fiamma dell’inflazione. Una tale mossa, ha ammesso tuttavia Posen, farebbe cadere l’economia britannica in recessione.

Così ha commentato la mossa a sorpresa della Bank of England Andrew Jones, Portfolio Manager di Janus Henderson.

“L’aumento odierno dei tassi di interesse dello 0,5% al 5% da parte del Monetary Policy Committee (MPC) della Banca d’Inghilterra è stato superiore alle previsioni della maggior parte degli osservatori. Mentre i dati di ieri sull’inflazione complessiva e di base, più alti del previsto, avevano fatto scaldare il dibattito sull’entità dell’aumento, la maggioranza degli osservatori si aspettava un incremento più graduale, dello 0,25%. Nonostante le notizie di oggi, con un’inflazione che dovrebbe rimanere elevata nei prossimi mesi, ulteriori aumenti rimangono altamente probabili”.

“La Commisione di politica monetaria – ha concluso Andrew Jones – spera però che l’effetto ritardato degli aumenti dei tassi di interesse iniziati alla fine del 2021 e il calo dei prezzi dell’energia portino a una riduzione del tasso di inflazione in autunno”.