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Bce, forum Sintra: discorso Lagarde su tassi e inflazione

Pubblicato 27 Giugno 2023 Aggiornato 28 Giugno 2023 13:21

Bce, Forum Sintra 2023: Lagarde parla di tassi, persistenza dell’inflazione, mutui e salari

Parlando da Sintra, Portogallo, la numero uno della Bce Christine Lagarde preferisce non dare troppe anticipazioni su quello che sarà il trend dei tassi dell’Eurozona di lungo termine.

Lagarde, in occasione del Forum delle banche centrali organizzato dalla Bce, che si è aperto ieri nella cittadina lusitana, preferisce spiegare i motivi che hanno portato l’inflazione dell’area euro a essere così persistente.

Il suo tono rimane tuttavia hawkish, affossando di nuovo le speranze dei dovish, ovvero delle colombe. Prima di lei, ci pensa il collega lettone Martin Kazaks a infierire contro chi spera in un dietrofront dell’Eurotower.

Sempre da Sintra, Kazaks dice infatti chiaro e tondo che i mercati stanno sbagliando a prezzare un taglio ai tassi agli inizi del 2024, mentre risuonano ancora le parole con cui la vice direttrice generale dell’Fmi, Gita Gopinath, ha avvertito le banche centrali.

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Bce, Lagarde da Sintra: “Spezzare la persistenza dell’inflazione”

Lagarde interviene mentre l’ECB Forum on Central Banking 2023 entra al suo secondo giorno.

Tema dell’edizione del 2023 dell’evento è la “Stabilizzazione macroeconomica in un contesto di inflazione volatile”.

In un momento in cui l’inflazione dell’Eurozona rallenta, ma non in base ai desiderata della Bce, Lagarde tiene a Sintra il discorso “Spezzare la persistenza dell’inflazione”, confermando la determinazione dell’Eurotower a continuare a combattere contro la piaga della crescita dei prezzi: una strategia che, secondo diversi critici, sta facendo cilecca.

Ma la presidente della Bce, come avvenuto in passato, non ha alcuna intenzione di fare dietrofront.

E così, per chi non avesse capito la sua ostinazione,  ripete: “L’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata e rimarrà prevedibilmente tale per troppo tempo”.

Non solo: Lagarde sottolinea che “abbiamo compiuto progressi significativi”, aggiungendo tuttavia che, “dinanzi alla persistenza del processo inflazionistico, non possiamo abbassare la guardia e non possiamo ancora dichiarare vittoria“.

Certo, la presidente dell’Eurotower ammette che l’inflazione sta cambiando “la natura della sfida che pone”, nel senso che riconosce che le pressioni inflazionistiche si sono in qualche modo attenuate:

Il tasso di inflazione sta diminuendo con l’attenuarsi degli shock che l’avevano inizialmente sospinto al rialzo e con la progressiva trasmissione dei nostri interventi di politica monetaria all’economia”.

Qualche effetto di quelle strette monetarie che continuano ad irritare i politici soprattutto italiani, dunque, si vede.

Detto questo, “gli effetti di tali shock si stanno ancora esplicando, rendendo il calo dell’inflazione più lento e il processo inflazionistico più persistente”.

Bce: ‘portare tassi su livelli sufficientemente restrittivi’. E mantenerli lì

Non è arrivato insomma ancora il momento di cantare vittoria. Piuttosto, l’interrogativo è come spezzare, per l’appunto, la persistenza dell’inflazione.

Nel suo discorso proferito da Sintra, Lagarde ricorda:

“Nel Consiglio direttivo della Bce abbiamo chiarito che saranno due gli elementi fondamentali del nostro orientamento di politica monetaria: dovremo portare i tassi su livelli ‘sufficientemente restrittivi’ e mantenerli su tali livelli ‘finché necessario‘”.

Vero è che “su entrambi gli elementi grava l’incertezza che circonda la persistenza dell’inflazione e l’intensità della trasmissione della politica monetaria all’inflazione”. E questo significa che “stabilire il giusto ‘livello’ e la giusta ‘durata’ sarà fondamentale per la nostra politica monetaria con l’avanzare di questo ciclo di inasprimento”.

“Attualmente la politica monetaria ha un’unica priorità – rimarca la presidente dell’Eurotower – ricondurre tempestivamente l’inflazione al nostro obiettivo del 2% nel medio termine. E siamo impegnati a conseguire tale obiettivo qualunque cosa accada”.

Per chi avesse ancora dubbi sulla strenua volontà della Bce a far tornare al suo posto l’inflazione dell’area euro, Christine Lagarde cita nel suo discorso la seguente frase:

“Come ha scritto Helen Keller: ‘I nostri peggiori nemici non sono le circostanze belligeranti, ma gli animi titubanti’.

Lagarde parla di mutui

Nel suo discorso Lagarde parla dell’effetto dei rialzi dei tassi anche sulle famiglie, e dunque del fattore mutui, le cui rate diversi italiani e cittadini dell’area euro stanno facendo sempre più fatica a saldare:

“Per quanto riguarda le famiglie, le evidenze emerse indicano che la trasmissione delle modifiche di politica monetaria agli oneri per interessi richiederà tempi più lunghi nell’attuale ciclo di inasprimento, poiché la quota di famiglie con mutui a tasso fisso è più alta rispetto a quella registrata a metà degli anni 2000″, dice la presidente della Bce.

“Al tempo stesso – fa notare l’ex direttrice dell’Fmi – una volta ridefiniti i prezzi dei mutui, l’effetto restrittivo potrebbe essere maggiore: i valori del rapporto tra indebitamento lordo e reddito, da cui si evince la capacità di servizio del debito, sono più elevati rispetto ai precedenti cicli di inasprimento monetario, mentre è aumentata la quota di proprietari di abitazioni titolari di un mutuo”.

E sulla riunione di luglio il dado è tratto:

“L’impatto complessivo degli incrementi dei tassi decisi a partire dallo scorso luglio, pari a 400 punti base – ricorda la numero uno della Bce – non si è ancora esplicato appieno. Ma il nostro lavoro non è ancora finito. Escludendo un mutamento sostanziale delle prospettive di inflazione, continueremo a innalzare i tassi a luglio”.

La genesi della fiammata dell’inflazione in Eurozona

Ma perchè l’inflazione è così persistente? La presidente della Bce Christine Lagarde spiega:

“Tale persistenza è riconducile alla propagazione dell’inflazione nell’economia in più fasi, poiché diversi operatori economici tentano di trasmettersi i costi a vicenda”.

Lagarde ricorda che, “dalla fine della pandemia, l’economia dell’area dell’euro ha dovuto affrontare una serie di shock inflazionistici concomitanti“, così come “dall’inizio del 2022 questi shock hanno innalzato il livello dei prezzi dell’11% e determinato un trasferimento di oltre 200 miliardi di euro al resto del mondo in modo analogo a una ‘tassa sulle ragioni di scambio'”.

Viene ricordata la genesi dell’attuale processo inflazionistico, facendo riferimento alle imprese, “che hanno reagito al forte aumento dei costi degli input difendendo i propri margini e trasmettendo i maggiori costi ai consumatori”.

La reazione delle imprese ha presentato una intensità “insolita” visto che, “durante i passati shock alle ragioni di scambio nell’area dell’euro – ha ricordato Lagarde –  le imprese avevano teso ad assorbire l’incremento dei costi nei margini di profitto, poiché a causa della minore crescita i consumatori erano meno propensi a tollerare i rincari”.

E invece, stavolta, “le condizioni straordinarie dello scorso anno hanno ribaltato questa regolarità”.

Il risultato è che “l’entità della crescita dei costi degli input ha reso più difficile per i consumatori valutare se i rincari fossero stati causati da un incremento dei costi o dei profitti, alimentando una trasmissione ai prezzi più rapida e più marcata”.

“Al tempo stesso, la domanda repressa liberata dalla riapertura delle attività, l’eccesso di risparmio, le politiche espansive e le restrizioni all’offerta a seguito delle strozzature hanno fornito alle imprese margini di manovra più ampi per mettere alla prova la domanda dei consumatori con prezzi più elevati. Pertanto, i profitti per unità di prodotto hanno contribuito per circa due terzi all’inflazione interna nel 2022, mentre nei vent’anni precedenti il loro contributo medio era stato di circa un terzo”.

L’effetto degli shock sull’inflazione sono stati di conseguenza, ha spiegato ancora Lagarde, molto più rapidi e intensi rispetto a quanto era avvenuto in passato.

La buona notizia è che questa prima fase sta iniziando ad esaurirsi.

La seconda fase chiama in causa i salari. Ecco come

Il problema dell’inflazione persiste, tuttavia, con “la seconda fase del processo inflazionistico”, che sta iniziando “ora ad acquisire vigore”, ha avvertito Lagarde.

A essere chiamati in causa, in questa seconda fase, sono i salari e l’effetto rialzista che rischiano di esercitare ulteriormente sui prezzi.

La conseguenza è che il “processo di recupero delle retribuzioni alimentato dal tentativo di compensare le perdite subite”, sta sospingendo “in particolare le misure dell’inflazione sensibile ai salari e dell’inflazione interna”. E che questo processo è destinato ad andare avanti a lungo per diversi anni, se si considera “il carattere pluriennale e inerziale della contrattazione salariale in molti paesi europei”.

Al punto che Lagarde afferma che, in base alle ultime stime della Bce, “i salari dovrebbero aumentare di un ulteriore 14% da qui alla fine del 2025 e tornare pienamente in termini reali al livello pre-pandemico”.

E se è vero che il fenomeno dei salari era stato già incorporato nell’outlook sull’inflazione dell’Eurotower, la presidente della Banca centrale europea, nel discorso proferito a Sintra, puntualizza che “l’effetto dell’aumento dei salari sull’inflazione è recentemente stato amplificato dalla minore crescita della produttività rispetto alle proiezioni precedenti, determinando un incremento del costo del lavoro per unità di prodotto”.

Di conseguenza, “oltre che per i passati aumenti inattesi, è principalmente per questo motivo che recentemente abbiamo rivisto al rialzo le proiezioni per l’inflazione di fondo, sebbene le nostre aspettative relative ai salari siano rimaste sostanzialmente invariate”.

Nel corso dell’ultima riunione del Consiglio direttivo del 15 giugno scorso, la Bce ha, di fatto, annunciato che il ritmo di crescita dell’inflazione core atteso per l’area euro è pari al 5,1% nel 2023, in calo al 3% nel 2024 e al 2,3% nel 2025.

Numeri ancora troppo forti, che dimostrano come l’Eurotower non sia ancora soddisfatta del trend delle pressioni inflazionistiche. E la situazione è tale che gli economisti di Francoforte sono stati costretti, per l’appunto, a rivedere al rialzo l’outlook sull’inflazione..