Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce, countdown minute: Lagarde assillata dalla ‘bestia dell’inflazione’ tedesca?

Tassi Bce, countdown minute: Lagarde assillata dalla ‘bestia dell’inflazione’ tedesca?

21 Febbraio 2024 15:51

Non solo la Fed di Jerome Powell: anche la Bce di Christine Lagarde è attesa al varco dai mercati, con la pubblicazione delle minute relative all’ultima riunione del Consiglio direttivo del 25 gennaio scorso.

Dopo la pubblicazione dei verbali della Fed relativi all’ultimo meeting del Fomc, attesi nella giornata di oggi, a dare una spiegazione ai mercati riguardo alle scelte di politica monetaria annunciate con il primo atto del 2024 sarà domani la banca centrale europea, con la diffusione delle minute.

La Bce di Lagarde: i motivi per iniziare a tagliare i tassi

Le indicazioni che stanno arrivando da Wall Street, in queste ultime ore, non sono del tutto confortanti: c’è chi sta avvertendo, infatti, che la Federal Reserve di Jerome Powell potrebbe decidere addirittura di sferrare un ultimo colpo all’inflazione ancora persistente degli Stati Uniti e tornare, dunque, ad alzare i tassi sui fed funds.

Vero è, ed è quanto viene ripetuto ormai da anni, che l’economia dell’area euro impallidisce e non poco di fronte alla solidità dei fondamentali made in Usa.

In generale, ed è quanto ripetono ormai da mesi se non anni diversi economisti e strategist, la Bce di Christine Lagarde avrebbe diversi motivi per iniziare a sforbiciare finalmente i tassi dell’area euro.

Il processo di disinflazione prosegue, e chiaro è stato l’avvertimento del governatore di Bankitalia Fabio Panetta, che si è messo in evidenza di recente con una chiamata alla Bce decisamente dovish, ovviamente blindata dal governo Meloni.

Pochi giorni fa sono state pubblicate inoltre le nuove stime della Commissione europea, che hanno indicato un deterioramento più forte delle attese sia per il Pil che per l’inflazione dell’area euro.

Quale motivo migliore per iniziare a tagliare i tassi?

Niente da fare: qualche ora prima, in audizione al Parlamento europeo, Christine Lagarde aveva già tenuto (di nuovo) il punto sulla minaccia rappresentata dall’inflazione.

Tuttavia anche questa minaccia, almeno dal fronte delle negoziazioni salariali, è stata ridimensionata con la pubblicazione, ieri, del rapporto dell’Eurotower relativo alla dinamica dei salari in Eurozona nel quarto trimestre del 2024.

Nonostante tutto questo, se la Fed di Jerome Powell ha iniziato perlomeno a riflettere sul momento opportuno per iniziare a tagliare i tassi, Lagarde ha frenato più volte le scommesse dei mercati sull’arrivo imminente delle sforbiciate, allineandosi più alla view dei falchi che alle colombe – che comunque esistono – della Banca centrale europea.

Bce: la frase di Nagel sulla bestia dell’inflazione

Quella che si continua a presentaresi agli occhi degli investitori rimane, di fatto, una Bce alle prese con una lotta tra due fronti: il fronte dei falchi e il fronte delle colombe.

E proprio i falchi sembrano avere la meglio.

Tra questi, l’esponente del Consiglio direttivo della Bce e presidente della Bundesbank tedesca Joachim Nagel , che è tornato a confermare la paura teutonica dell’inflazione:

pur annunciando qualche settimana fa che “la bestia dell’inflazione è stata finalmente domata”, Nagel non ce l’ha fatta proprio ad auspicare l’avvento di tagli ai tassi in Eurozona, insistendo sulla necessità che la Bce si concentri sui dati macro in arrivo, decidendo sui tassi di volta in volta, e avvertendo che l’inflazione core dell’area euro rimane relativamente alta.

Ancora, Nagel ha sottolineato che una politica monetaria incentrata sui tassi di deposito al 4% non è alla fine molto restrittiva.

Non è finita qui, visto che il banchiere tedesco ha girato il coltello nella piaga qualche giorno fa, avvertendo che una politica monetaria che vemisse allentata troppo presto sarebbe più pericolosa di una che venisse allentata troppo tardi.

Dichiarazioni hawkish anche dalla collega tedesca Schnabel

Lo stesso messaggio hawkish è stato lanciato dalla collega tedesca Isabel Schnabel , che ha affermato che è necessario che la politica monetaria dell’area euro rimanga restrittiva “fino a quando potremo avere fiducia nel fatto che l’inflazione tornerà al target di medio termine (del 2%) in modo sostenibile”.

Schnabel ha aggiunto che “una crescita della produttivitià bassa in modo persistente aumenta il rischio che le aziende trasferiscano i salari più alti ai consumatori“: un fenomeno, ha avvertito l’esponente della Bce, che “potrebbe posticipare i tempi necessari per centrare l’obiettivo dell’inflazione”.

Timori già espressi, visto che già all’inizio di febbraio, in una intervista rilasciata al Financial Times, l’economista aveva avvertito che l’inflazione si sarebbe potuta “infiammare di nuovo”, definendo “l’ultimo miglio” della battaglia per far scendere i prezzi “il più difficile”.

In quella occasione, l’esponente della Bce aveva citato la persistenza dell’inflazione nel settore servizi e la resilienza del mercato del lavoro dell’area euro.

Il falco austriaco: la Bce potrebbe anche non tagliare i tassi nel 2024

Ancora peggiori per le colombe sono state le dichiarazioni del governatore della banca dell’Austria Robert Holzmann, che ha ripetuto fino a pochi giorni fa che la Bce potrebbe anche decidere di non tagliare i tassi nel 2024, così come potrebbe decidere di tagliarli.

In una intervista rilasciata al Frankfurter Allgemeine Zeitung, Holzmman ha detto, di fatto, che “esiste sicuramente la probabilità che non ci saranno affatto tagli ai tassi, quest’anno, oppure che i tagli si presentino solo alla fine dell’anno”.

In questo contesto, le minute relative alla prima riunione della Bce del 2024, si spera, dovrebbero dare almeno maggiori indicazioni, rispetto a quelle a oggi disponibili, sulla reale intenzione da parte di Lagarde & Co. di lanciare un salvagente a una economia, quella dell’area euro che, seppur non prevista scivolare in recessione, comunque annaspa nei pressi della stessa (a tal proposito, la Bundesbank, banca centrale tedesca capitanata da Joachim Nagel, ha detto che è possibile che la Germania sia già caduta in recessione).

Nel frattempo, anche gli economisti a non prevedono quest’anno grandi tagli ai tassi di interesse.

Secondo Peter van den Houte of ING, per esempio, “la Bce taglierà i tassi da giugno in poi, muovendosi tuttavia con una maggiore cautela rispetto a quanto i mercati stiano anticipando”.

E questo perchè, ha detto l’economista, “la presidente della Bce Christine Lagarde ha detto chiaramente che, affinché la banca centrale possa essere sicura della sostenibilità del processo di disinflazione”, è necessario che la dinamica discendente del ritmo di crescita dei prezzi faccia altri progressi.

Ne consegue che ING a prevede che la prima sforbiciata, pari a 25 punti base, avverrà a giugno e che, successivamente, “i tagli saranno soltanto graduali”.

Nel caso specifico, le stime sono di tagli complessivi pari a -0,75% nell’intero 2024, anche dopo la pubblicazione del rapporto relativo alle negoziazioni salariali.

Si affievoliscono sui mercati le scommesse di assistere a un dietrofront sui tassi da parte dell’Eurotower.

Michael Field, strategist della divisione di Morningstar dedicata ai mercati europei, ha concordato sul fatto che i tassi dell’area euro potrebbero essere alla fine tagliati solo a partire dal mese di giugno (su questa opzione ha aperto la stessa Lagarde).

Per ora, i mercati monetari prezzano un taglio dei tassi nella riunione della Bce di aprile con una probabilità inferiore al 50%, in vista della prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce, in calendario il prossimo 7 marzo.

“Sebbene rimanga altamente improbabile che un taglio dei tassi venga annunciato in occasione del prossimo meeting di marzo, gli investitori europei sperano almeno che il comunicato della Bce diventerà più dovish, presupponendo l’arrivo di tagli ai tassi nel breve periodo”, si legge nella nota di Field.