Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce e tassi: Lagarde teme (ancora) più inflazione che ritirata Pil euro. Il nodo salari

Bce e tassi: Lagarde teme (ancora) più inflazione che ritirata Pil euro. Il nodo salari

15 Febbraio 2024 11:16

Il focus di Christine Lagarde, presidente della Bce, rimane più sull’inflazione che sulla crescita del Pil dell’area euro. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni che Lagarde stessa ha rilasciato con il discorso introduttivo con cui si è presentata oggi al Parlamento Ue, a Bruxelles, in occasione dell’audizione prevista per i 25 anni dell’euro.

“Gli ultimi dati confermano il processo in atto di disinflazione, che dovrebbe continuare a far scendere ulteriormente l’inflazione nel corso del 2024″, ha detto la presidente Lagarde.

Detto questo, “il Consiglio direttivo (della Bce) ha bisogno di essere sicuro che (tale processo) ci porti al target (dell’inflazione) pari al 2% in modo sostenibile”.

In poche parole, c’è bisogno di più dati macro che confermino che la crescita dell’inflazione stia battendo davvero in ritirata, in linea con i desiderata della Banca centrale europea.

Bce: Lagarde al Parlamento Ue in occasione dei 25 anni dell’euro

Nel discorso proferito al cospetto del Parlamento europeo, la presidente della Bce Christine Lagarde non ha parlato ‘solo’ di inflazione ma anche dei 25 anni dell’euro: è stato questo, come ha ricordato lei stessa, il motivo per cui è intervenuta oggi al Parlamento Ue.

Lagarde ha ricordato che l’euro è “la più giovane tra le valute di riserva a livello internazionale”, aggiungendo che, “sebbene ancora giovane, l’euro è maturato, diventando parte indispensabile del nostro quotidiano”.

In evidenza il percorso della moneta unica, nata “dal sogno di alcuni fondatori visionari” e arrivata oggi a essere “una valuta utilizzata da 350 milioni di persone di 20 paesi diversi, a testimonianza del potere e dell’impatto del progetto europeo”.

I mercati si stanno focalizzando tuttavia, per ovvi motivi, soprattutto sulle dichiarazioni che Lagarde ha rilasciato sul trend dell’inflazione nell’Eurozona, nella speranza di carpire l’intenzione della Bce di fare finalmente dietrofront sui tassi di interesse dell’area euro, iniziando a tagliarli dopo i continui rialzi dei tassi varati nel 2022 e nel 2023, fino alla fine di settembre dello scorso anno.

Nessuna fretta di tagliare i tassi? Lagarde anticipa la ripresa del Pil

Sulla sua view improntata alla cautela confermata lo scorso 25 gennaio con il primo atto tassi della Bce del 2024, secondo cui ora non ci sarebbe neanche bisogno di aprire un dibattito sui tagli dei tassi, Lagarde ha mantenuto però il punto.

Evidentemente per la numero uno dell’Eurotower non c’è neanche bisogno di affrettarsi a tagliare i tassi, visto che, pur se debole, l’economia dell’area euro è attesa riprendersi nel corso dell’anno.

Dopo essere cresciuta del 3,4% nel 2022 – ha detto Lagarde nel corso dell’audizione al Parlamento Ue – l’attività economica è stata debole nel corso del 2023, con la crescita del Pil su base reale che ha ristagnato nel corso dell’ultimo trimestre. La debolezza dell’attività ha interessato in modo ampio diversi settori, partendo dall’edilizia e dal settore manifatturiero fino a interessare i servizi”.

In questo contesto, ha continuato Lagarde, “i dati in arrivo hanno continuato a mettere in evidenza una debolezza dell’attività nel breve termine. Tuttavia, alcuni indicatori che guardano al futuro anticipano una ripresa nel corso dell’anno”.

L’inflazione assilla ancora la Bce. Attenti ai servizi

E’ l’inflazione che si conferma, e ancora più del Pil, la preoccupazione costante di Christine Lagarde, che si è soffermata nel corso della sua audizione sul nodo dei salari.

In generale, ha ricordato la presidente della Bce al Parlamento europeo, “stando agli ultimi dati preliminari, l’inflazione ha rallentato il passo al ritmo del 2,8% nel gennaio del 2024″.

Lagarde ha ricordato il rimbalzo di dicembre, che è stato tuttavia più debole di quanto anticipato, e che è avvenuto, ha spiegato, “sulla scia del base effect che ha interessato la componente energetica, a causa delle misure straordinarie contro i prezzi del gas varate in Germania e del calo considerevole che i prezzi del caurburante avevano riportato nel dicembre del 2022″.

Per quanto riguarda il trend dei prezzi dei beni alimentari di gennaio, questa componente dell’inflazione si è indebolita ulteriormente, segnando una crescita pari a +5,7%, grazie al calo dei prezzi dei beni alimentari trattati.

I prezzi energetici sono scesi invece del 6,3%.

“L’inflazione core (che esclude l’impatto dei prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari) continua a scendere in modo graduale, ma – e qui non è mancato l’attenti – la componente dei servizi ha mostrato segnali di persistenza”.

Lagarde e l’ansia per la dinamica dei salari

Non poteva mancare il riferimento alla crescita dei salari nell’area euro:

“La crescita dei salari continua a essere forte ed è attesa diventare un fattore sempre più importante delle dinamiche dell’inflazione nel corso dei prossimi trimestri, riflettendo la rigidità del mercato del lavoro e le richieste dei lavoratori, che chiedono di essere risarciti dall’inflazione”.

E’ lo stesso parametro che la Bce utilizza per prevedere il trend dei salari, ha avvertito Lagarde, a indicare la presenza di forti pressioni da parte dei salari.

Detto questo, “gli accordi indicano la presenza di una certa stabilizzazione nel corso dell’ultimo trimestre del 2023″.

Cosa accadrà tuttavia nel corso del 2024?

Le pressioni salariali del 2024 dipendono in particolare dall’esito dei negoziati in corso o in arrivo, che interessano una grande fetta di lavoratori dell’area euro”, ha spiegato la presidente della Bce, che ha poi affrontato la questione dell’inflazione da profitti.

“Il contributo dei profitti unitari alle pressioni sui prezzi ha continuato a diminuire lasciando pensare, come da attese, che gli aumenti dei salari siano almeno in parte compensati dai margini di profitti”.