Notizie Notizie Mondo Pil e inflazione in Italia e nell’euro 2024-2025: le nuove stime della Commissione Ue

Pil e inflazione in Italia e nell’euro 2024-2025: le nuove stime della Commissione Ue

15 Febbraio 2024 15:30

Brutte notizie dalla Commissione Ue per il Pil dell’Italia e dell’area euro. Bruxelles ha annunciato oggi di aver tagliato l’outlook sulla crescita del prodotto interno lordo dell’Ue e dell’Eurozona atteso per il 2024.

Riviste al ribasso anche le stime di crescita dell’Europa del 2023. Riguardo al trend dello scorso anno, nel documento relativo alle previsioni invernali a interim “Winter Interim Forecast”, la Commissione Ue ha annunciato di aver tagliato le stime di crescita del prodotto interno lordo del 2023 sia dell’Ue che dell’area euro in entrambi i casi a un ritmo pari a +0,5%, rispetto al +0,6% che era stato stimato nell’outlook autunnale.

Downgrade anche per le stime sul Pil Ue e dell’area euro relative al 2024: ora Bruxelles prevede per il Pil Ue una crescita dello 0,9%, rispetto al rialzo pari a +1,3% atteso nel mese di novembre.

Per l’area euro, le attese sono di una espansione pari, quest’anno, a +0,8%, rispetto al +1,2% stimato in precedenza.

Per il 2025 le attese sono rimaste invariate, ai ritmi pari a +1,7% e a +1,5%, rispettivamente per il Pil Ue e per il Pil dell’Eurozona.

Pil e inflazione euro: la Commissione europea annuncia il nuovo outlook

Il titolo dell’outlook invernale sull’economia europea firmato dalla Commissione Ue dice tutto: “Winter 2024 Economic Forecast: A delayed rebound in growth amid faster easing of inflation“:

Bruxelles annuncia una ripresa posticipata, rispetto alle attese, per il Pil, in un contesto in cui l’indebolimento dell’inflazione è atteso invece proseguire in modo più marcato: fattore, quest’ultimo, che dovrebbe forse indurre la Bce di Christine Lagarde a essere più disponibile a tagliare i tassi dell’Eurozona.

Ma, su questo punto, proprio oggi Lagarde, in un intervento al Parlamento europeo, ha dimostrato di essere più preoccupata per l’inflazione che per la ritirata del Pil.

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La Commissione europea prevede invece un processo disinflazionistico più accentuato rispetto a quanto pronosticato durante l’autunno.

Per l’Unione europea, le stime sono di un tasso di inflazione in calo dal 6,3% del 2023 al 3% nel 2024 e al 2,5% nel 2025.

Per l’area euro, si prevede ora una decelerazione del tasso di inflazione dal 5,4% del 2023 al 2,7% nel 2024 al 2,2% nel 2025.

Conforta apprendere che, in generale per il Pil dell’Europa, la prospettiva è di una ripresa che prenderà slancio nel corso del 2024 dopo un “inizio di anno debole”.

“Nel 2023, la crescita è stata frenata dall’erosione del potere di acquisto delle famiglie, dalla forte restrizione monetaria (leggi rialzi dei tassi da parte della Bce di Lagarde), dal ritiro parziale delle misure di stimoli fiscali e dal calo della domanda estera – si legge nel rapporto Ue, che continua – Dopo aver evitato per poco la recessione tecnica nel corso della seconda metà del 2023, le prospettive per l’economia Ue nel primo trimestre del 2024 rimangono deboli”.

La speranza, tuttavia, c’è: Bruxelles prevede infatti tuttora “che l’attività economica accelererà il passo in modo graduale, nel corso dell’anno”.

D’altronde, “con l’inflazione che continuerà a smorzarsi, la crescita dei salari su base reale e un mercato del lavoro resiliente dovrebbero sostenere la ripresa dei consumi”.

In più, “nonostante la flessione dei margini di profitto, gli investimenti dovrebbero beneficiare di un allentamento graduale delle condizioni del credito e della continua attuazione dei piani di Ripresa e resilienza (vedi PNRR)”.

Bruxelles stima anche una normalizzazione del commercio con i partner stranieri, dopo la “performance debole dello scorso anno”.

La prospettiva è dunque di “un ritmo di crescita del Pil che dovrebbe stabilizzarsi a partire dal secondo semestre del 2024 fino alla fine del 2025”.

Nel presentare l’outlook, la Commissione Ue è stata costretta a citare il contesto di incertezza che continua ad assediare il mondo intero:

Queste stime sono contrassegnate dall’incertezza, in un contesto di tensioni geopolitiche prolungate e a fronte del rischio di una ulteriore escalation del conflitto in Medio Oriente – si legge nell’outlook – L’aumento dei costi di spedizione, sulla scia delle interruzioni del commercio nel Mar Rosso dovrebbe avere un impatto solo marginale sull’inflazione (e questa, per la Bce di Lagarde, ossessionata dal trauma dell’inflazione, è una buona notizia)”.

Detto questo, “ulteriori interruzioni potrebbero tradursi in nuove strozzature dal lato dell’offerta che potrebbero strozzare la produzione, facendo salire i prezzi” (e questa frase conferma invece i motivi per cui Lagarde è tanto riluttante a tagliare i tassi)”.

Per quanto riguarda i rischi insiti invece in Eurozona, relativi sia alla crescita del Pil che dell’inflazione, questi dipendono da come “i consumi, la crescita dei salari e i margini di profitto faranno peggio o meglio delle attese, e da come e per quanto tempo i tassi di interesse rimarranno alti“.

Pil e inflazione Italia: cosa aspettarsi per il 2024 e il 2025

La Commissione ha infine ricordato che “anche i rischi climatici e la frequenza crescente di eventi climatici estremi continueranno a rappresentare una minaccia”.

Veniamo a questo punto al Pil dell’Italia, per cui si prevede, dopo una crescita dello 0,6% nel corso del 2023, lievemente inferiore rispetto a quanto atteso nell’outlook autunnale della Commissione europea, una espansione pari a +0,7% quest’anno e dell’1,2% nel 2025.

Per quanto riguarda l’inflazione dell’Italia, le stime sono, dopo un tasso del 5,9% nel 2023, del 2% nel 2024 e del 2,3% nel 2025.

Nella sezione dedicata alle prospettive del Pil e dell’inflazione dell’Italia si legge che “finora gli aumenti moderati dei salari hanno aiutato a tenere l’inflazione sotto controllo“.

In ogni caso, “con i principali contratti collettivi di lavoro che stanno per essere gradualmente rinnovati, i lavoratori dovrebbero recuperare parte delle perdite sofferte dal loro potere di acquisto”.

Si spiega dunque così il rialzo dell’inflazione al ritmo del 2,3% nel 2025 (“sulla scia dell’aumento atteso dei salari, guidato dal settore pubblico”).

A fronte dell’outlook sulla crescita del 2025, attesa al ritmo dell’1,2%, le stime sul Pil dell’Italia del 2024 e del 2023 sono state riviste dalla Commissione Ue al ribasso: per il 2024 l’outlook è di una crescita pari a +0,7%, rispetto al +0,9% atteso a novembre.

In generale, per l’Italia è previsto un ritmo di crescita lento nel corso del 2024, “con il potere di acquisto delle famiglie che dovrebbe beneficiare del processo di disinflazione e dell’aumento dei salari, in un contesto di un mercato del lavoro resiliente”.

Si prevede inoltre una “ripresa degli investimenti, grazie ai progetti del governo e di quelli sulle infrastrutture finanziati dal PNRR, che dovrebbero compensare il freno rappresentato dalle spese più basse per la costruzione di immobili”.

Gentiloni: ‘incertezza rimane eccezionalmente elevata’

Così il Commissario Ue agli Affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, ha presentato il nuovo outlook sulla crescita del Pil e sulla dinamica dell’inflazione dei paesi Ue e dell’area euro:

L’incertezza rimane eccezionalmente elevata, in un contesto di prolungate tensioni geopolitiche e del rischio di un ulteriore ampliamento della crisi in Medio Oriente”.

Gentiloni si è soffermato sulla crisi esplosa in Mar Rosso, che ha prodotto effetti alquanto visibili:

“I tempi di consegna per le spedizioni tra l’Asia e l’Ue sono aumentati di 10-15 giorni e i costi sono aumentati di circa il 400%“.

Il commissario ha allo stesso tempo smorzato i timori di un effetto significativo sul trend dell’inflazione:

“Almeno finora, né le catene di approvvigionamento globali né quelle dell’Ue appaiono sotto tensione”.

Nel caso specifico dell’Italia ma anche di altri paesi Paolo Gentiloni ha ribadito l’importanza dei Pnrr, definendo l’attuazione dei piani “una priorità chiave”, così come anche le “transizioni verdi e digitali”.

Gentiloni su manovra correttiva. Il basta a Pil Italia ‘fanalino di coda’

Gentiloni ha risposto tra le altre anche a una domanda sul rischio che Bruxelles chieda all’Italia una manovra correttiva di bilancio:

Non è mai modo di agire della Commissione parlare di manovre correttive tanto meno di fronte a cambiamenti dello zero virgola di questa o quella previsione – ha detto il commissario, stando a quanto riportato dall’Ansa, aggiungendo che “sicuramente si può dire che le previsioni riguardo all’Italia sono largamente nella media europea come succede da dopo la pandemia”: una valutazione, questa, che sa suo avviso “può dare fiducia all’economia italiana”.

Il Commissario ha poi proferito una frase che ha in qualche modo riabilitato l’immagine dell’Italia o, meglio, della sua economia, considerata per tanti anni come l’anello più debole dell’Europa e definita, anche, con la nota espressione “fanalino di coda”.

Quando si parlava di fanalino di coda non era fino in fondo la realtà – ha spiegato Paolo Gentiloni, mettendo in evidenza nel contesto attuale alcune peculiarità, come la presenza di “difficoltà di crescita in alcuni paesi della Ue, l’Europa centrale, i paesi baltici che hanno avuto una crescita negativa l’anno scorso”, o il caso di altri paesi che hanno assistito a “una crescita moderata e credo che a questo abbiano contribuito i Pnrr”.

“Le crisi attuali – ha detto il commissario – investono in modo particolare il modello economico tedesco ma questo non deve distoglierci dall’affrontare i problemi interni in ogni paese, di riforme e investimenti e non guardare (soltanto) all’andamento dell’economia dei paesi vicini, come è stato fatto a danno dell’Italia”.