Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Tassi Bce, Lagarde da Sintra: vigili sull’inflazione, nessuna fretta di tagliare ancora

Tassi Bce, Lagarde da Sintra: vigili sull’inflazione, nessuna fretta di tagliare ancora

2 Luglio 2024 10:09

Christine Lagarde, numero uno della Bce, continua a non lasciare grandi speranze alle colombe, ai mercati e ai cittadini dell’area euro, che sperano in un altro taglio dei tassi imminente dopo la prima sforbiciata annunciata il 6 giugno scorso.

In attesa del dato sull’inflazione dell’area euro, che sarà reso noto oggi, nell’inaugurare il forum delle banche centrali di Sintra, in Portogallo, Lagarde ha praticamente lanciato il seguente messaggio:

la Bce non ha fretta di tagliare di nuovo i tassi di interesse del blocco.

Bce, Lagarde da Sintra: progressi inflazione, ma ancora incertezze

Che ci siano stati progressi nel percorso disinflazionistico è evidente, e Lagarde lo ha chiaramente ricordato nel discorso con cui ha inaugurato il forum di SintraLa politica monetaria in un ciclo insolito: i rischi, il percorso e i costi”

A ottobre 2022 l’inflazione ha registrato un picco del 10,6%. A settembre 2023, ultima volta in cui abbiamo innalzato i tassi, era diminuita di oltre la metà, al 5,2%. E poi dopo nove mesi di tassi di interesse invariati, abbiamo visto di nuovo l’inflazione dimezzarsi al 2,6%, decidendo pertanto di ridurre i tassi per la prima volta a giugno”.

Ma quando si tratta di Lagarde, la parola “ma” non manca mai, e così è stato anche stavolta:

Non abbiamo ancora portato a termine il nostro compito e dobbiamo rimanere vigili“, ha sottolineato la presidente dell’Eurotower – ma questi progressi ci consentono di guardare indietro e riflettere sul percorso che abbiamo intrapreso”.

Il fattore incertezza è stato di nuovo l’elemento che Lagarde ha rimarcato nel corso del suo discorso.

Al momento stiamo ancora affrontando una serie di incertezze riguardo all’inflazione futura, in particolare per quanto riguarda l’evoluzione del nesso tra profitti, salari e produttività e la possibilità che l’economia sia colpita da nuovi shock dal lato dell’offerta. Ci occorrerà del tempo per raccogliere dati sufficienti che ci offrano la certezza di esserci lasciati alle spalle i rischi di un’inflazione superiore all’obiettivo”.

I nodi mercato lavoro e inflazione servizi

Il mercato del lavoro e in particolare la dinamica dei salari costringono la Bce, insomma, a tenere alta la guardia, come ha dimostrato il rapporto sui salari negoziati, che ha frantumato la convinzione dell’Eurotower di assistere a una crescita dei costi del lavoro meno pronunciata.

Quel verdetto ha subito portato diversi analisti e strategist a paventare il rischio ‘contentino’ sui tassi firmato da Lagarde.

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Il vigore dei mercati del lavoro ci concede tempo per raccogliere nuove informazioni, ma dobbiamo anche essere consapevoli del fatto che le prospettive di crescita rimangono incerte. L’insieme di questi elementi suffraga la nostra determinazione a seguire un approccio guidato dai dati e ad assumere le nostre decisioni di politica monetaria di volta in volta a ogni riunione”, ha detto ieri Lagarde, parlando da Sintra.

Calendario delle riunioni BCE del 2024, ecco quando saranno

Non che questo approccio non fosse già noto dai mercati, che ormai si sono rassegnati alla prospettiva di nessun taglio nella prossima riunione di luglio.

Il punto è che nelle ultime ore anche un altro esponente della Bce ha affossato le speranze su più tagli nell’area euro.

Si è trattato di Philip Lane che, riferendosi al trend dell’inflazione e parlando anche lui in occasione del forum di Sintra, ha detto che i numeri che arriveranno oggi con la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo non saranno comunque tali da dare informazioni riguardo all’inflazione dei servizi, che continua a essere l’altro cruccio che assilla Lagarde e i suoi.

Praticamente, secondo Lane, per capire la direzione dell’inflazione dei servizi, c’è bisogno di altri dati oltre a quello di giugno, che sarà reso noto tra qualche ora.

Lane ha condiviso dunque la pazienza di Lagarde nel tagliare i tassi che, nel discorso di ieri sera, ha anche spiegato cosa significa che la Bce dipende dai dati:

“Sebbene il flusso di nuove informazioni contribuisca al nostro scenario sull’inflazione a medio termine e lo migliori costantemente, non siamo condizionati da alcun dato specifico. La dipendenza dai dati non significa dipendenza da dati specifici”, dunque neanche dal dato relativo all’inflazione che sarà annunciato oggi alle 11 ora italiana.

Lagarde cita calciatore Bobby Robson: i primi 90′ sono i più importanti

In tempi di europee di calcio, Lagarde ha citato anche la frase del calciatore e allenatore Sir Bobby Robson: “I primi 90 minuti sono i più importanti”, rimarcando che “anche noi non ci rilasseremo finché non avremo vinto la partita e l’inflazione sarà tornata al 2%”.

Nel mettere in evidenza i punti di forza della politica monetaria della banca centrale europea, la presidente dell’istituzione di Francoforte ha ricordato anche, con il suo discorso, che “le nostre decisioni di politica monetaria ci hanno permesso di mantenere ancorate le aspettative sull’inflazione, che si dovrebbe riportare al 2% nella seconda parte del prossimo anno. Data l’entità dello shock inflazionistico, questo riassorbimento è notevole sotto molti aspetti”.

Tra l’altro, “sebbene milioni di imprese e di lavoratori si siano impegnati individualmente per proteggere i propri profitti e redditi, il nostro obiettivo di inflazione del 2% è rimasto credibile e ha continuato ad ancorare il processo di inflazione”. E “ciò attesta la validità degli assetti di politica monetaria che le banche centrali hanno costruito negli ultimi 30 anni, concentrandosi sulla stabilità dei prezzi e sull’indipendenza della banca centrale. Ed è per questo che non esiteremo nell’impegno a riportare l’inflazione al nostro obiettivo per il bene di tutti gli europei”.

La spiegazione su inflazione da shock offerta e shock domanda

Con il suo intervento, Lagarde ha affrontato anche un tema che è stato dibattuto più volte dagli economisti: la natura dell’inflazione.

Fin da prima che la Bce iniziasse ad alzare i tassi di interesse dell’area euro, e durante il ciclo di restrizione monetaria, diversi erano stati gli esperti che avevano criticato la politica di Francoforte facendo notare come l’impennata dei prezzi verificatasi in Eurozona fin da prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio del 2022, fosse stata provocata da uno shock dell’offerta (intensificato con la guerra tra Kiev e Mosca e scatenatosi prima con il reopening dell’economia post lockdown da Covid-19), e non da uno shock della domanda, che invece aveva interessato gli Stati Uniti.

Ieri sera la numero uno dell’Eurotower ha parlato di come ha deciso di impostare la politica monetaria dell’area euro, ricordando proprio la differenza tra questi due tipi di shock:

“In un ciclo tipico, in presenza di oscillazioni determinate da shock moderati e di breve durata, le aspettative di inflazione non sono di norma a rischio. I mandati di stabilità dei prezzi e le funzioni di reazione delle banche centrali assicurano la certezza nel conseguimento dell’obiettivo di inflazione. A fronte di shock tipici dal lato della domanda, le banche centrali raggiungono il proprio obiettivo stabilizzando la domanda in prossimità del prodotto potenziale. Nel caso di shock dal lato dell’offerta, le banche centrali possono in linea di principio ‘guardare oltre’ tali shock, poiché solitamente non lasciano segni duraturi sull’inflazione”.

Ovvero, ha sottolineato Lagarde, inizialmente gli shock dell’offerta non rendono necessariamente urgente l’intervento delle banche centrali.

“Tuttavia – ha continuato Lagarde – questo rischio ridotto per le aspettative di inflazione si ha soltanto quando gli shock si rivelano moderati e di breve durata. In situazioni in cui vi è il rischio che gli shock diventino più ampi e persistenti, un disancoraggio delle aspettative di inflazione può verificarsi indipendentemente dal fatto che gli shock siano determinati dalla domanda o dall’offerta. Le banche centrali devono quindi reagire con forza per evitare che un’inflazione superiore all’obiettivo si radichi nell’economia”.

“Questo – ha ricordato – è stato l’insegnamento tratto dagli anni settanta, quando una serie di shock dal lato dell’offerta causati dall’aumento dei prezzi del petrolio si è trasformata in uno shock inflazionistico duraturo. E a seguito dell’ambiguità con cui era percepita allora la volontà delle banche centrali di ridurre l’inflazione, i cittadini avevano rivisto le proprie aspettative sull’inflazione a medio termine”.

Per quanto riguarda quanto accaduto in Eurozona negli ultimi anni, Lagarde ha ricordato che da un’analisi della Bce è emerso che “in corrispondenza del picco di inflazione, gli shock dal lato dell’offerta hanno avuto un’importanza tre volte superiore a quelli dal lato della domanda nello spiegare lo scostamento dell’inflazione dalla sua media”.

Allo stesso tempo, “altri studi pongono invece maggiore enfasi sugli shock dal lato della domanda“.

“Ma tale distinzione tra lato della domanda e lato dell’offerta, per quanto pertinente, non è stata il fattore più importante nel ciclo attuale”.

Lagarde ha infatti spiegato che, “oltre che sull’origine degli shock, abbiamo dovuto basare le nostre decisioni sulla loro entità e persistenza, in quanto queste erano tali da rappresentare un rischio reale per le aspettative di inflazione”.

“Due elementi avrebbero potuto creare terreno fertile per la perdita di fiducia nell’àncora monetaria da parte dei cittadini. In primo luogo, gli shock erano sufficientemente ampi da indurre molte famiglie a spostare la loro attenzione sull’inflazione. All’inizio del 2023 oltre il 60% degli intervistati nell’ambito della nostra indagine sulle aspettative dei consumatori ha dichiarato di prestare maggiore attenzione all’inflazione rispetto al passato. In secondo luogo, l’impatto inflazionistico degli shock rischiava di assumere una persistenza endogena, principalmente a causa dello scaglionamento del processo di contrattazione salariale nell’area dell’euro”.

In definitiva, è stato cruciale per l’Eurotower affrontare “alcuni segnali di una maggiore vulnerabilità dell’ancoraggio delle aspettative di inflazione, in particolare attraverso l’ispessimento della ‘coda destra’ della distribuzione”.

A tal proposito, “nell’ottobre 2022 circa quattro consumatori su dieci si attendevano un’inflazione a medio termine pari o superiore al 5% e i previsori professionali assegnavano una probabilità del 30% a valori pari o superiori al 3% nei due anni successivi. La politica monetaria doveva quindi inviare un segnale forte per comunicare che scostamenti permanenti dall’obiettivo di inflazione non sarebbero stati tollerati”.

“Abbiamo pertanto sottolineato con vigore la nostra determinazione ad assicurare un ritorno ‘tempestivo’ all’obiettivo. Il nostro intento era comunicare l’impegno ad assicurare che il periodo di inflazione elevata sarebbe stato limitato e segnalare l’urgenza della situazione”.

E certo, come ha confermato la storia della politica monetaria del 2022 e del 2023, la Bce ha dato piena dimostrazione del senso di urgenza avvertito.

Nella sua lotta contro l’inflazione dell’area euro difficile da tamponare, tra il luglio del 2022 e il settembre del 2023 la Bce di Lagarde ha alzato i tassi di ben 450 punti base.

E, per quanto riguarda quel taglio dei tassi di 25 punti base che è stato annunciato all’inizio di giugno, diversi sono stati gli esperti che la sforbiciata è stata praticamente una decisione obbligata da parte della Banca centrale, visto che nelle settimane precedenti, diversi esponenti avevano pronunciato la parola tagli, e la stessa Lagarde aveva indicato come data più che probabile per iniziare ad allentare la restrizione monetaria quella di giugno.

Ma questo non significa che quel primo agognato taglio dei tassi sarà seguito da molti altri tagli nel corso del 2024. Le parole di Lagarde da Sintra, non aiutano certo a rinfocolare le speculazioni su nuovi interventi. Ultimo fattore ma non per importanza, è cosa farà la Fed di Jerome Powell, che nella sua ultima riunione ha dato una indicazione non proprio dovish.

Il 6 giugno scorso la Bce di Lagarde ha annunciato un mini taglio di 25 punti base, che ha portato i tassi sui depositi a scendere al 3,75% e i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale e i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale rispettivamente al 4,25% e al 4,50%.

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