Notizie Notizie Italia Governo Meloni Tassi Bce, Lagarde ferma sull’inflazione. Per ora nessun salvagente al Pil

Tassi Bce, Lagarde ferma sull’inflazione. Per ora nessun salvagente al Pil

5 Marzo 2024 12:01

Conto alla rovescia per la riunione della Bce di dopodomani, giovedì 7 marzo, che si concluderà con l’annuncio sui tassi dell’area euro e con la conferenza stampa con cui la presidente Christine Lagarde spiegherà le decisioni di politica monetaria prese dalla banca centrale.

L’attenzione degli investitori si concentrerà soprattutto sulle parole e sui toni di Lagarde che, nelle ultime settimane, a dispetto delle speranze delle colombe, ha ribadito tutta l’intenzione di procedere con cautela nella determinazione dei tassi.

Ovvero, di non farsi prendere dalla frenesia di tagliare i tassi, rischiando di abdicare al suo mandato di garanzia della stabilità dei prezzi.

Il verdetto di dopodomani è ampiamente atteso:

sia gli economisti che i mercati prevedono che la Bce lascerà i tassi invariati, così come è stato nel primo atto del 2024 del 25 gennaio scorso.

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Ciò significa che i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno lasciati invariati al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, dopo l’ultima stretta monetaria che risale al meeting di settembre.

Inflazione spina nel fianco di Lagarde. Gli ultimi numeri non convincono

Per la Bce di Lagarde il problema è il solito, e porta il nome di inflazione: per quanto il processo disinflazionistico stia andando avanti, la dinamica dei prezzi non è omogenea.

In particolare, l’inflazione rimane persistente soprattutto nel settore dei servizi.

Che ci sia stato un dietrofront significativo del ritmo di crescita dell’inflazione dallo scatto superiore al +10% fino alla crescita pari a +2,6% di febbraio, è un fatto innegabile.

Ma l’inflazione core, e a dimostrarlo è stato l’indice dei prezzi al consumo di febbraio, ha continuato a salire a febbraio a un tasso superiore a +3%.

Numeri che non possono tranquillizzare la presidente della Bce Christine Lagarde, tutta intenta a non ripetere lo stesso errore che commise  tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, quando si ostinò a sottolineare che l’aumento dell’inflazione successivo al reopening dell’economia dai lockdown da Covid-19 era un fenomeno transitorio.

E invece così non fu, soprattutto a causa dello scoppio della guerra in Ucraina successivo all’invasione del paese da parte della Russia, il 24 febbraio 2022.

Sebbene gli analisti siano concordi nel sancire, almeno per ora, la parola fine a quelle strette monetarie incessanti lanciate dalla Bce a partire dalla riunione di luglio del 2022 fino all’ultimo rialzo di settembre del 2023, la prospettiva di importanti tagli ai tassi nel corso di questo 2024 si è affievolita in modo significativo rispetto alla fine del 2023 e agli inizi del 2024.

A essersi ridimensionate, sono state anche le attese dei mercati, che ora prevedono per questo 2024 tagli ai tassi complessivi di 90 punti base, rispetto alle sforbiciate di 150 punti base stimate per questo anno alla fine del 2023.

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Bce: la paura delle colombe porta il nome di recessione

Le colombe tuttavia hanno non poco da obiettare: oltre all’inflazione, la Bce di Lagarde si degna di pensare alla crescita del Pil dell’area euro, che è a dir poco anemica?

Fino a che punto l’Eurotower sta facendo i conti con il rischio di una recessione, in un contesto macroeconomico in cui a chiedere aiuto sembra essere proprio il motore di crescita dell’Eurozona, ovvero la Germania?

Dai dati del Pil relativi al quarto trimestre del 2023, è emerso che l’area euro è riuscita a schivare l’incubo della recessione nel periodo compreso tra ottobre e dicembre, dopo la contrazione pari a -0,1% sofferta nel terzo trimestre del 2023.

La crescita è stata tuttavia pari a zero.

Nel blocco, i Pil di Italia e Spagna hanno mostrato una resilienza maggiore rispetto a quella di tanti altri paesi, chiudendo il quarto trimestre dell’anno con una crescita del Pil rispettivamente pari a +0,2% e +0,6%.

La Germania si è confermata invece grande maglia nera con una contrazione del prodotto interno lordo pari a -0,3% su base trimestrale e dello 0,2% su base annua:

nell’intero 2023, l’economia numero uno del blocco ha sofferto inoltre una crescita negativa pari a -0,3%.

Questi dati non hanno tuttavia intaccato la determinazione di Lagarde a riportare il ritmo di crescita dell’inflazione dell’area euro al target del 2% il prima possibile.

La numero uno della Banca centrale europea vuole essere infatti sicura che il tasso di inflazione torni al target del 2% in modo sostenibile.

Tuttavia, sull’altro piatto della bilancia c’è la paura che l’Eurozona soffra anche quest’anno.

La minaccia tedesca non va sottovalutata, se si considera che Berlino ha rivisto al ribasso le proiezioni dall’espansione pari a +1,3% a una crescita, se così si può chiamare, pari ad appena lo 0,2%.

Tassi Bce: cosa farà e dirà Lagarde. Il commento dell’analista

In attesa del Bce-Day ormai imminente, François Rimeu, Senior Strategist di La Française AM, ha confermato che “è ampiamente previsto che il Consiglio direttivo (CG) manterrà i tassi di politica monetaria invariati nella riunione di marzo, per la terza volta consecutiva”.

Anche Rimeu ha messo in evidenza la spina dell’inflazione:

L’inflazione non si è ancora sufficientemente ridotta”, ha detto il senior strategist, ricordando che dopodomani la Bce diffonderà anche gli aggiornamenti alle sue proiezioni economiche per l’area euro:

“La Banca centrale europea (BCE) pubblicherà le nuove proiezioni macroeconomiche trimestrali” e l’l’outlook è di “una riduzione dell’inflazione complessiva, soprattutto nel 2024, dato il calo dei prezzi del gas, ai minimi storici dal 2021″.

Rimeu ha però condiviso le preoccupazioni di Lagarde:

“Tuttavia, non prevediamo cambiamenti sostanziali nell’inflazione di fondo (che esclude l’energia e gli alimenti) nell’orizzonte temporale previsto, a causa della tenuta del mercato del lavoro e della robusta crescita dei salari”.

A suo avviso la persistenza dell’inflazione è tale che “l’inflazione core rimarrà probabilmente al di sopra dell’obiettivo della BCE del 2% fino al 2026. In questo contesto, riteniamo che la banca centrale non vorrà tagliare i tassi di interesse troppo rapidamente, nonostante il dibattito su quando iniziare”.

Per quanto riguarda quello che Lagarde dirà nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi di dopodomani, lo strategist ritiene che la presidente dell’Eurotower “ribadirà che, anche se gli ultimi dati sull’inflazione sono incoraggianti, i funzionari della Bce devono essere più sicuri che il processo di disinflazione sia sostenibile. Pertanto, dovrebbe ribadire che è ancora troppo presto per tagliare i tassi di interesse e che la tempistica del primo taglio della Bce continuerà a dipendere dai dati, in particolare da quelli relativi alla crescita dei salari”.

Lo strategist di La Française AM ha presentato anche l’outlook su quelle che saranno le prossime stime della Bce sull’inflazione e sul Pil dell’area euro:

Rispetto alle proiezioni di dicembre 2023, prevediamo che la crescita del Pil in euro per il 2024 sarà rivista leggermente al ribasso, dallo 0,8% allo 0,7%, e rimarrà sostanzialmente invariata per i prossimi due anni, intorno all’1,5% annuo. Per quanto riguarda i prezzi, ci aspettiamo che l’IPCA (Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo) venga rivisto al ribasso quest’anno, di 0,3 punti percentuali (pp) al 2,4% e che sia abbastanza simile alle previsioni di dicembre per il 2025 e il 2026, rispettivamente al 2,0% (-0,10 pp di declassamento rispetto a dicembre) e all’1,9% (invariato).

“Parallelamente – ha aggiunto Rimeu – l’inflazione di fondo diminuirà nel periodo di proiezione, passando dal 2,6% nel 2024 (-0,10 pp rispetto alle proiezioni di dicembre 2023) al 2,2% nel 2025 (-0,10 pp rispetto alle proiezioni di dicembre 2023) per poi convergere verso l’obiettivo del 2% con il 2,1% nel 2026 (invariato)”.

Secondo l’esperto, “durante la conferenza stampa, Lagarde manterrà probabilmente un tono equilibrato: ribadirà il forte impegno della Bce a riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%”, indicando che, “nel complesso, l’economia è più resistente e l’inflazione sta regredendo più lentamente rispetto a quanto previsto qualche settimana fa”, fattori che rendono meno urgente affrettarsi a tagliare i tassi.

Taglio tassi, l’Italia scalpita non solo con Meloni. L’appello di Bankitalia

Detto questo, è soprattutto l’Italia a chiedere alla Bce di Lagarde di sbrigarsi a tagliare i tassi, e non solo attraverso i ripetuti commenti – che sono soprattutto critiche – che arrivano dagli esponenti del governo Meloni.

Tra le colombe che invocano un intervento imminente della Bce c’è infatti anche Fabio Panetta, governatore di Bankitalia dal 1° novembre del 2023, noto per la sua view dovish.

Panetta, va ricordato, è stato tra l’altro fino a poco prima di trasferirsi di nuovo in Italia, esponente del Comitato esecutivo della Bce.

Di fatto, se l’esponente del Consiglio direttivo Peter Kazimir ha detto a Reuters che “non c’è alcun motivo di affrettarsi a tagliare i tassi”, e se l’altro falco tedesco della Bce Isabel Schnabel ha avvertito a febbraio al Financial Times che l’inflazione “potrebbe tornare a infiammarsi”, Fabio Panetta ha detto che si sta “avvicinando velocemente” il momento in cui la Banca centrale europea dovrà tagliare i tassi. Un appello che è stato prontamente condiviso dal governo Meloni.

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“L’esame delle condizioni macroeconomiche indica che la disinflazione è in una fase avanzata e che il cammino verso l’obiettivo del 2 per cento prosegue con speditezza. Si sta rapidamente avvicinando il momento di un’inversione di rotta nell’orientamento della politica monetaria”, ha detto di recente il numero uno di Bankitalia, ricordando che “nell’area dell’euro l’attività economica ristagna da ben cinque trimestri, risentendo della debolezza della domanda sia estera sia interna”.

“L’esaurirsi della spinta derivante dalle riaperture successive alla pandemia, la restrizione monetaria in atto e il clima di incertezza frenano gli investimenti delle imprese e gli acquisti delle famiglie. La maggioranza dei comparti industriali è in recessione”, ha avvertito ancora il governatore, nel suo discorso al 30° Congresso Assiom Forex .

Ma che venga lanciato dal governo Meloni o da Bankitalia, la presidente della Bce Christine Lagarde sembra rimanere sorda all’appello. Almeno per ora.