Extraprofitti banche: la tassa che non c’è fa il bis. Governo Meloni valuta ipotesi contributo, parla Patuelli (ABI)
Una tassa sui cosiddetti extraprofitti sulle banche italiane o un contributo da parte delle stesse per correre in soccorso delle finanze disastrate dello Stato italiano?
Il governo Meloni, già noto per avere annunciato una tassa sugli extraprofitti rivelatasi poi fantasma, starebbe propendendo più per la seconda opzione. Così è emerso già nella serata di ieri, quando fonti di Palazzo Chigi hanno riferito alle agenzie di stampa che il governo italiano starebbe lavorando con gli istituti di credito per giungere a un’intesa su un ipotetico loro contributo, da utilizzare per la prossima manovra-legge di bilancio 2025.
Si rafforza dunque l’ipotesi di quel contributo di solidarietà di cui si parla da un po’, a Piazza Affari e nel mondo della politica.
Banche in forte rialzo a Piazza Affari. Focus UniCredit
I titoli delle banche italiane più importanti quotate sul Ftse Mib di Piazza Affari hanno riportato nella sessione di ieri un trend decisamente positivo, beneficiando anche della reazione dei titoli UniCredit e Commerzbank alle novità che riguardano il dossier dei due istituti.
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Mentre UniCredit ha chiuso la seduta in crescita di quasi il 5%, Mps è volata del 6,63%, Bper è balzata del 4,78%, Banco BPM ha fatto +3,22%, Intesa SanPaolo+2,61%.
Nella serata dell’altro ieri il governo Meloni, per bocca del ministro Giorgetti, ha di fatto auspicato, così hanno riportato le fonti, “il contributo da parte di chi ha maggiormente beneficiato delle condizioni particolarmente favorevoli, escludendo che si debba pensare alle cosiddette ‘tasse sugli extraprofitti’“.
Niente tasse sulle banche italiane, dunque, così come, d’altronde è stato lo scorso anno, quando il governo Meloni sostituì il prelievo inizialmente annunciato agli inizi di agosto, che tanto scatenò il panico non solo a Piazza Affari ma anche sui BTP, per poi fare un clamoroso dietrofront con una versione dell’imposta più light.
Più light e così light che, alla fine, nessuna banca italiana finì per versarla, come emerse dagli annunci delle banche italiane più importanti, come UniCredit e Intesa SanPaolo.
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Se quella tassa sugli extraprofitti si è dissolta nel nulla, altrettanto nel nulla sembra destinata a dissolversi quella fantomatica nuova edizione del prelievo, di cui si è parlato nelle ultime settimane e che è stata scontata anche a Piazza Affari dai titoli delle banche italiane, memori dello shock dell’agosto 2023.
L’ipotesi del contributo di solidarietà (o anche solidale), così come è stato battezzato, si è rafforzata nella serata di mercoledì, al termine dell’incontro tra il governo Meloni e i sindacati, avente per oggetto il grande documento in dirittura d’arrivo da cui la prossima manovra non potrà prescindere, ovvero il Psb o Piano strutturale di bilancio, che sostituirà la Nadef.
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Ipotesi contributo “non retroattivo e temporaneo”
Di questo contributo, definito “non retroattivo e temporaneo”, ha parlato una nota di Equita SIM, che ha fatto il punto della situazione, sulla base delle indiscrezioni che sono emerse sia dai quotidiani che dalle fonti del governo Meloni e attingendo anche a quanto riferito ieri dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana).
L’associazione ha diramato infatti un comunicato, con cui ha annunciato che il Comitato esecutivo presieduto da Antonio Patuelli, riunitosi a Milano, ha deliberato all’unanimità di incaricare il direttore generale, Marco Elio Rottigni, di approfondire eventuali misure che possano mettere a disposizione una maggiore liquidità per il bilancio dello Stato.
“Tali misure dovranno essere di natura temporanea e predeterminata, con effetti esclusivamente finanziari, salvaguardando il patrimonio e i bilanci delle banche e senza effetti retroattivi, per non penalizzare la competitività delle banche operanti in Italia rispetto alle banche degli altri mercati bancari europei e quindi consentire di continuare a fornire il pieno sostegno a famiglie e imprese”, si legge nel comunicato dell’Abi:
“un contributo di cassa”, dunque, hanno commentato da Equita, che ha visto l’Associazione mostrare un’apertura nei confronti delle richieste dello Stato.
“Se da un lato è stata ribadita la contrarietà a una nuova tassazione (si era parlato nei giorni scorsi di una tassa temporanea sugli extra-profitti), l’ABI ha specificato di approfondire” le misure per contribuire alla liquidità dei conti pubblici, “evidenziando quindi che eventuali esborsi non saranno a fondo perduto, non dovranno avere effetti retroattivi e non dovranno avere impatto sulla solidità patrimoniale degli istituti”.
La SIM ha commentato l’opzione di un contributo di solidarietà ricordando che le “modalità di intervento non sono state rese note e con tutta probabilità saranno oggetto delle negoziazioni tra il governo e il mondo bancario nelle prossime settimane”.
Detto questo, “tra le ipotesi avanzate da Il Sole 24 Ore ci sarebbe quella di dilatare nel tempo il periodo di utilizzo delle DTA nei bilanci bancari, al fine di garantire maggiore liquidità nelle casse pubbliche”.
Se così fosse, secondo Equita “una manovra di questo tipo avrebbe principalmente l’effetto di una minore generazione di capitale da parte delle banche a seguito dell’utilizzo di un minore stock di DTA in compensazione dei redditi generati”.
Ma l’impatto sulle banche italiane, precisano ancora gli analisti, non dovrebbe essere rilevante.
Il governo Meloni non avrebbe affrontato però soltanto la questione dei possibili contributi in arrivo dalle banche.
I settori interessati dall’appello dell’esecutivo potrebbero essere, oltre alle banche, anche le società energetiche e di logistica, le assicurazioni e i gruppi farmaceutici.
Tassa banche, Patuelli dice no. Ma quali extraprofitti?
Intanto, guardando al caso specifico delle banche, ad affrontare di nuovo il dossier della tassa sugli extraprofitti delle banche è stato Antonio Patuelli, numero uno dell’associazione che riunisce le dirette interessate, ovvero l’Abi.
Interpellato dal quotidiano La Stampa, Patuelli ha fatto notare che “l’Abi è sempre dialogante, ma noi siamo rimasti alle dichiarazioni di inizio agosto, quando il governo smentiva l’ipotesi di una nuova tassa”.
Oltre ad aggiungere “non mi risulta che qualcuno ne abbia parlato” e che “per me fanno fede le dichiarazioni del governo o dei ministri”, Patuelli ha chiesto e si è chiesto, inoltre, cosa si intenda per equo profitto di una banca:
“Vorrei capire chi e come definisce l’equo profitto. In Costituzione non se ne parla, ma neppure nelle leggi dello Stato. E poi chi riguarda? Non credo ci si debba riferire solo alle banche”.
Ancora, nel ricordare che ieri il Comitato esecutivo dell’Associazione bancaria ha incaricato il direttore generale Marco Elio Rottigni ad approfondire eventuali misure di contributi a favore del bilancio dello Stato, Patuelli ha confermato che le banche italiane non si tireranno indietro:
“Siamo pronti a fare la nostra parte, a patto di salvaguardare il patrimonio e i bilanci delle banche per non penalizzare la competitività”.
Patuelli è tornato a parlare anche oggi, interpellato dai giornalisti a margine di un incontro a Bologna con l’imprenditoria dell’Emilia-Romagna nella sede di Unioncamere:
“Non esistono gli extraprofitti. Non trova né in dottrina né nel codice civile la definizione né di extraperdite né di extraprofitti“, ha insistito, ricordando anche le sfide che le banche italiane hanno dovuto fronteggiare negli ultimi anni:
“Noi veniamo da un decennio di crisi bancarie, nel quale salvo che per una banca per cui c’è stata la nazionalizzazione (Mps-Monte dei Paschi di Siena) le altre sono state tutte salvate per i contributi obbligatori delle banche concorrenti. Anche gli azionisti delle banche sono stati salvati attraverso il fondo indennizzo risparmiatori con la liquidità dei depositi dormienti delle banche”, mentre “gli obbligazionisti sono stati rimborsati anch’essi dal fondo interbancario di tutela dei depositi, sempre con fondi bancari”, ha sottolineato Patuelli, lanciando un auspicio: “Quindi rimaniamo alle parole del diritto e non confondiamoci”.