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Taglio tassi: Bank of England medita ancora, Bce battuta sui tempi da Svezia e Svizzera

9 Maggio 2024 16:16

Niente taglio dei tassi da parte della Bank of England (BoE), la banca centrale del Regno Unito.

In attesa della sforbiciata dei tassi dell’area euro da parte della Bce di Christine Lagarde, in Europa finora hanno tagliato i tassi la Swiss National Bank (SNB), ovvero la Banca nazionale svizzera e la Svezia, precisamente la banca centrale Riksbank, che si è mossa nella giornata di ieri, mercoledì 8 maggio.

La banca centrale del Regno Unito, così come da attese, ha optato invece ancora per l’attendismo e l’impressione, a dispetto delle colombe, è che potrebbe farlo ancora.

Il motivo? Lo stesso che viene propinato ogni volta sia dalla Fed di Jerome Powell che dalla Bce di Christine Lagarde: ovvero che la crescita dell’inflazione, in questo caso in UK, rimane persistente.

Il nulla di fatto era ampiamente atteso dai mercati. I tassi rimangono così inchiodati al 5,25%, record degli ultimi 16 anni.

Bank of England: tassi fermi ma la piccola ala dovish cresce

L’annuncio della Commissione di politica monetaria della Bank of England è arrivato a metà giornata: la conferma dei tassi è passata con 7 voti favorevoli e 2 contrari: a dire no sono stati gli esponenti della commissione che hanno chiesto alla BoE di iniziare a tagliare i tassi del Regno Unito già nella giornata di oggi.

Nella precedente riunione della stessa commissione, soltanto un funzionario della Bank of England aveva auspicato una riduzione dei tassi.

La banca centrale ha motivato la decisione finale con la presenza di indicatori macro che continuano a presentare un’inflazione che “rimane elevata” nel paese, come ha confermato, ha fatto notare la BoE, l’inflazione dei servizi, salita nel mese di marzo al ritmo annuo del 6%.

Menzionate anche le tensioni geopolitiche, che aggiungono “rischi al rialzo” all’outlook di breve termine dei prezzi.

La Bank of England ha così precisato con il comunicato con cui ha annunciato i tassi che “valuterà i dati in arrivo” e quanto emergerà da essi riguardo alla possibilità di un eventuale indebolimento della persistenza dell’inflazione.

Un taglio dei tassi del prossimo meeting del 20 giugno, è stato l’avvertimento, non è dunque scontato:

d’altronde, come fa notare un articolo della CNBC, prima della prossima riunione della Bank of England saranno diffusi aslmeno due dati relativi al trend dell’indice dei prezzi al consumo e altri due sulla crescita dei salari del Regno Unito.

Bank of England: su cosa scommettono i mercati

Per ora, i mercati monetari scommettono su una riduzione dei tassi di 25 punti base ad agosto e, in tutto, su tagli di 50 punti base nel corso del 2024.

Qualche economista non ha escluso un intervento nel mese di giugno: scenario che, a seguito dell’annuncio di oggi, viene prezzato dai trader ancora con una probabilità pari ad appena il 45%, ma che potrebbe secondo alcuni esperti rafforzarsi visto che, se è vero che  ha parlato ancora di persistenza dell’inflazione,  la BoE ha comunicato però anche un nuovo outlook sull’inflazione, stimata al di sotto del target del 2% sia per il 2026 che per il 2027.

Per quest’anno, invece, la Bank of England ha comunicato di prevedere un tasso di inflazione nel Regno Unito vicino al 2% nel breve periodo, che dovrebbe poi salire lievemente verso la fine del 2024, con il minore contributo da parte del trend al momento ribassista dei prezzi energetici.

Per quanto riguarda il Pil UK, le previsioni dell’istituzione sono di una crescita dello 0,4% nel primo trimestre di questo anno e dello 0,2% nel secondo trimestre, dopo la recessione seppur lieve che l’economia britannica ha vissuto nel secondo semestre del 2023.

Bank of England: Bailey dice ‘no fait accompi’. Cosa dicono gli analisti

Nella conferenza stampa seguita all’annuncio sui tassi, il governatore Andrew Bailey ha rispedito le speranze ai mittenti dovish: “Giugno non è un fait accompli, ma ogni meeting comporta una nuova decisione”, ha detto.

Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, ha commentato l’annuncio di oggi della BoE facendo notare che, “in linea con le previsioni degli analisti, nel corso della riunione di oggi la Bank of England ha optato per la sesta volta consecutiva per il mantenimento dei tassi d’interesse di riferimento al 5,25%. Una decisione, presa con una maggioranza di sette membri del board contro due, dettata dal livello dei prezzi ancora elevato, con un’inflazione ferma al 3,2%, ben al di sopra del target del 2%”.

Flax ha segnalato poi “un’aria di cauto ottimismo” nel Regno Unito, “con i mercati che prezzano un primo taglio dei tassi già durante l’estate”, ricordando che, “in attesa di nuovi sviluppi sul fronte dei dati, l’approccio cauto dei policymaker riflette il loro impegno a raggiungere gli obiettivi economici di lungo termine, consapevoli della complessità dei rapporti che legano la politica monetaria all’attuale congiuntura economica”.

Stephen Payne, Portfolio Manager di Janus Henderson ha commentato la notizia di oggi focalizzandosi sul particolare a suo avviso “più importante”, ovvero “la ripartizione dei voti che si è spostata, con due membri che ora votano per un taglio, tra cui il vicegovernatore dell’istituto, mentre sette rimangono in attesa”.

“È interessante notare – ha aggiunto Payne – che la BoE ha anche rivisto al ribasso le proprie previsioni sull’inflazione, anche assumendo le previsioni di mercato sui tagli dei tassi a venire, tanto da prevedere un’inflazione al di sotto dell’obiettivo tra due anni e ancora di più tra tre. Il gruppo commenta che ‘i rischi di persistenza dell’inflazione si stanno riducendo’. Tutto ciò lascia spazio a un allentamento della politica monetaria, che ci prepara a un taglio dei tassi a giugno, seguito da altri in futuro. Nell’ultima settimana i mercati si sono mossi per valutare questa eventualità, che è proseguita anche oggi con un ulteriore calo dei rendimenti dei Gilt e con un rally dei titoli azionari nazionali”.

Il governatore Bailey però ha preferito optare per la cautela, rimarcando che, sebbene gli ultimi dati siano stati “incoraggianti, non ci troviamo ancora al punto in cui possiamo tagliare i tassi di interesse”.

Countdown tassi Bce: cosa succederà dopo taglio giugno?

L’attesa dei trader a questo punto si sposta su cosa faranno le altre banche centrali, in primis la Bce di Christine Lagarde che, secondo i mercati, taglierà i tassi di interesse dell’area euro nella imminente riunione del prossimo 6 giugno. Su quello che succederà dopo, nessuno è pronto tuttavia ad azzardare grandi scommesse, soprattutto a causa di una Fed di Jerome Powell messa tuttora alle strette dall’inflazione.

Un outlook sulla direzione dei tassi nell’area euro è stato presentato da Martin Van Vliet, Global Macro Strategist di Robeco, nella nota “Robeco: BCE, un passo alla volta”.

Lo strategist ha ricordato che “nella riunione dell’11 aprile il Consiglio direttivo della Bce ha mantenuto i tassi invariati, confermando però l’intenzione di tagliare i tassi a giugno”, e che “Christine Lagarde ha affermato che a giugno saranno disponibili ‘molte più informazioni’ che potrebbero rafforzare la fiducia nell’andamento dell’inflazione verso l’obiettivo”.

“Pur aprendo chiaramente la porta a un taglio dei tassi a giugno – ha fatto notare Martin Van Vliet – Lagarde si è astenuta dal prendere un impegno prematuro su tale decisione o su un ‘percorso particolare dei tassi’“, ribadendo il messaggio di una politica monetaria che “rimane dipendente dai dati”.

In questo contesto, ha continuato l’esperto, “con i tassi al di sopra della soglia di neutralità e le pressioni inflazionistiche in graduale diminuzione, sembra esserci spazio per un taglio dei tassi da parte della Bce”.

Martin Van Vliet ha ricordato però per l’appunto che “il percorso dei tassi rimane dipendente dai dati” e che “la velocità di aggiustamento dei tassi sarà, in una certa misura, influenzata dalle decisioni dei suoi omologhi” (leggi Fed).

Di conseguenza, “come scenario centrale, ci aspettiamo che la Bce tagli i tassi di 25 punti base a giugno, seguiti da misure analoghe a settembre e dicembre”.

Nessun taglio importante, dunque, in una situazione in cui “un taglio a giugno non è ancora un dato di fatto” e che porta Robeco a vedere nei prossimi trimestri “poco spazio per tagli più ampi o più frequenti”.

“Dopo settembre potrebbe esserci spazio per ulteriori interventi”, ha aggiunto lo strategist.

E dopo la Svizzera è la Svezia a scavalcare la Bce

Intanto la Bce si fa scavalcare nel percorso dei tagli dei tassi non solo dalla Svizzera ma anche dalla Svezia.

Nella giornata di ieri, la Riksbank ha abbassato infatti i tassi di riferimento dal 4% al 3,75%, dicendosi pronta a tagliare ancora, nel caso in cui l’inflazione dovesse rimanere moderata.

Un articolo di Reuters ricorda che in Svezia l’indice dei prezzi al consumo, tra i parametri più importanti per monitorare il trend dell’inflazione, è sotto controllo, oscillando poco al di sopra del 2%.

Detto questo, il prossimo dilemma per la Svezia è rappresentato dalla debolezza della corona e dal rischio di dover sostenere costi per i beni importati più alti che finiscano per riaccendere l’inflazione. Praticamente, lo stesso dilemma con cui sarebbe alle prese la Bce di Lagarde se la divergenza con la politica monetaria della Fed si allargasse.

Per quanto riguarda la Svizzera, la Swiss National Bank ha fatto di testa sua annunciando il taglio storico dei tassi già nel mese di marzo, battendo così sui tempi diverse banche centrali.

La SNB ha tagliato i tassi in quanto l’inflazione svizzera ha continuato a raffreddarsi, e anche un bel po’, nel corso degli ultimi mesi, rimanendo al di sotto della soglia del 2%, dunque nel range che l’istituzione considera conforme a una situazione di stabilità dei prezzi.

La Bce di Lagarde ha deciso invece di prendere tempo e il dubbio a questo punto è su cosa deciderà di fare dopo la mossa di giugno, ormai scontata e forse per questo quasi obbligata (a seconda tuttavia da quanto emergerà dal rapporto sui salari dell’area euro, in dirittura d’arrivo).

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