Notizie Notizie Italia Ocse torna su doom loop banche italiane-BTP con SOS debito e tassi

Ocse torna su doom loop banche italiane-BTP con SOS debito e tassi

22 Gennaio 2024 16:57

E di doom loop, ovvero di quell‘abbraccio mortale che lega le banche italiane ai BTP, oggi parla l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che ha sede a Parigi, all’interno di un rapporto dettagliato sull’economia dell’Italia.

Non solo di banche italiane, di debito pubblico e di quel legame considerato storicamente tossico tra gli istituti di credito made in Italy e di titoli di stato italiani. L’Ocse ha parlato anche di tasse e di pensioni, auspicando una riduzione delle pensioni per i redditi più elevati, scagliandosi dunque contro le pensioni d’oro, e lo spostamento dell’imposizione fiscale dal lavoro alla proprietà.

Non è mancato, puntuale, l’appello affinché l’Italia agisca contro l’evasione fiscale.

Ocse torna su ansia debito pubblico Italia. Stime Pil 2024-2025

Ce n’è per tutti nel rapporto dell’Ocse che porta il nome di Studi economici dell’OCSE: Italia 2024.

“L’Italia dovrebbe rilanciare gli investimenti, potenziare le riforme in corso in materia di giustizia civile e concorrenza e affrontare il problema del debito pubblico”: è questo il titolo del report.

La capacità dell’Italia di superare le sfide non viene messa in discussione:

“L’attività economica dell’Italia ha superato bene le crisi recenti; tuttavia, sta ora rallentando in un contesto di irrigidimento delle condizioni finanziarie”.

Di conseguenza, “al fine di garantire una crescita solida e sostenibile nel lungo periodo, l’Italia dovrebbe attuare politiche concentrate sul potenziamento del contesto imprenditoriale e della concorrenza, sul consolidamento delle finanze pubbliche e sulla promozione della transizione verde”.

Pil e inflazione Italia: l’outlook di Parigi

L’Ocse riassume quanto previsto dai suoi economisti:
nel corso del 2024 il Pil dell’Italia dovrebbe salire al tasso dello 0,7%, “dopo lo 0,7% registrato nel 2023” e in vista di una crescita attesa in miglioramento l’anno prossimo, pari a +1,2%.

Per quanto riguarda l’inflazione, l’outlook è di un calo graduale “dal 5,9% del 2023 al 2,6% nel 2024 e al 2,3% nel 2025, in linea con l’inflazione di fondo, che dovrebbe raggiungere il 2,5% nel 2025″.

Gli investimenti pubblici hanno iniziato a risalire e si prevede che continueranno a sostenere l’economia nel corso dei prossimi anni”, si legge ancora.

Questo, grazie all’attuazione del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Debito pubblico, Ocse: pari al 140% del Pil, il terzo più alto

C’è tuttavia, per l’appunto, la spina eterna del “debito pubblico dell’Italia, pari a circa il 140% del suo PIL”, che fa del rapporto debito-PIL, ricorda l’Ocse, “il terzo più elevato” dall’organizzazione.

Un debito che fa sì che la “spesa pubblica derivante dai costi legati all’invecchiamento della popolazione e al servizio del debito in percentuale del PIL” venga stimata in aumento “di circa 4,5 punti percentuali nel periodo compreso tra il 2023 e il 2040″.

L’Ocse torna ad avvertire così l’Italia:

“È necessario attuare riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente”.

Come?

“Al fine di ridurre il debito pubblico in maniera durevole, a partire dal 2025, la priorità assoluta per la politica fiscale italiana consiste nell’assicurare il risanamento dei conti pubblici portando avanti tale attività per svariati anni”.

“È necessario, inoltre, contenere l’aumento della spesa salvaguardando al contempo gli investimenti pubblici al fine di ridurre al minimo gli effetti collaterali negativi sulla crescita”.

Banche italiane: solidità finanziaria migliorata con Bce ma aumento rischi

Per quanto riguarda il sistema finanziario, l’Ocse mette in evidenza che “la solidità finanziaria delle banche è migliorata”, ricordando l’assist arrivato alla redditività del settore dall'”incremento dei tassi di interesse e dall’ampliamento dei margini di interesse netti”.

Ma “i rischi sono in aumento” e la natura dei rischi è decisamente variegata.

Banche italiane e il nodo NPL-crediti deteriorati e fine assist TLTRO della Bce

Da un lato, c’è “l’inasprimento delle condizioni finanziarie” e “il previsto rallentamento dell’attività economica”, che peseranno sulla dinamica dei prestiti, riportando sotto i riflettori un tema in realtà già da un po’ di tempo attenzionato: quello degli NPL, ovvero dei crediti deteriorati.

“Il rischio di inadempienza potrebbe aumentare in quanto alcuni debitori potrebbero avere maggiori difficoltà a onorare i propri impegni in un contesto caratterizzato dall’incremento dei tassi di interesse e dal rallentamento della domanda”.

In questo contesto, “sarebbe opportuno monitorare l’evoluzione dei crediti deteriorati, compreso il segmento dei crediti UTP”.

Dall’altro lato, non si può dimenticare che la Bce, oltre a staccare la spina al Qe tradizionale con il lancio del QT-Quantitative Tightening, e oltre ad avviarsi a dire basta anche alla flebo PEPP in questo 2024, ha iniziato ormai da un bel po’ a mandare in soffitta anche le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO), con cui aveva erogato prestiti a tassi stracciati alle banche.

Il che significa, e questo è un altro alert dell’Ocse, che le banche dovranno “attingere a fonti di finanziamento più costose, quali depositi e obbligazioni”.

Non solo. L’eliminazione graduale delle operazioni TLTRO implica che le banche, quei prestiti che hanno ricevuto, dovranno restituirli.

Peccato che, “secondo le stime della Banca d’Italia – ricorda l’Ocse – circa la metà delle banche italiane non dispone di riserve sufficienti per rimborsare le TLTRO”.

LEGGI ANCHE

BTP ‘alla mercé’ della Bce. E fine TLTRO assilla le banche italiane

Goldman Sachs, torna l’alert spread e tassi BTP: a rischio Ftse MIB e banche

Banche italiane mollano BTP a ritmo record da 2000. Strigliata a Meloni

‘Italia anti Mes rischia con banche e BTP’. L’ABI non ci sta e risponde al Financial Times

Banche italiane e TLTRO: Bce stacca la spina anche qui

TLTRO: attenti alle banche italiane con mossa Bce

L’Ocse, in realtà, esclude il presentarsi immediato di problemi di liquidità, ricordando come il rimborso significativo di quei prestiti TLTRO avvenuto nel giugno del 2023 non abbia provocato alcuno scossone, visto che è stato “compensato dall’emissione di obbligazioni”, che ha permesso agli istituti di credito di reperire nuovi fondi.

L’alert però non manca:

“Nel medio termine, tuttavia, le banche dovranno attingere a fonti di finanziamento più costose: ciò potrebbe ridurre la redditività del capitale proprio di circa 130 punti base in media”, sempre secondo quanto calcolato da Bankitalia.

Doom loop, quell’abbraccio mortale con i BTP: e non solo per le banche

C’è poi, per l’appunto, quell’intreccio pericoloso, definito anche in tempi ben più difficili per l’Italia doom loop,  tra le banche italiane e il debito pubblico. Intreccio che l’Ocse ricorda laddove scrive del “persistere di ingenti esposizioni al debito sovrano nazionale” che rende per le banche “opportuno preservare il capitale nei periodi in cui la redditività è elevata”, in un contesto in cui tra gli ostacoli spiccano “i rischi crescenti dovuti all’indebolimento delle prospettive economiche” e “l’aumento dei costi di finanziamento”.

La detenzione di tanti titoli di debito pubblico nazionale (BTP & Co) può esporre le banche ai rischi connessi ai tassi d’interesse: un ulteriore inasprimento della politica monetaria della zona euro o un incremento del differenziale di interesse tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi farebbe diminuire il valore dei titoli sovrani nei bilanci delle banche, riducendo così le posizioni patrimoniali”.

L’Ocse però non vede la situazione così drammatica come in passato, in quanto “i rischi connessi ai tassi di interesse appaiono gestibili per le banche italiane, dato che solo il 30% dei titoli di Stato presenti nei bilanci delle banche è valutato al fair value e che l’adeguatezza delle posizioni di liquidità delle banche rende remota la probabilità che esse siano costrette a vendere titoli di Stato in perdite”.

Ciò non toglie che il problema del doom loop rappresenti una minaccia soprattutto per le banche più deboli, e che dunque la questione meriti di essere monitorata in modo costante.

E non solo certo ‘solo’ le banche italiane a essere esposte al pericolo del debito.

L’Ocse illustra la presenza dell’abbraccio mortale anche nel settore assicurativo italiano, che “è ben capitalizzato” ma che è esposto anch’esso al doppio problema dell’esposizione “ai titoli di Stato e al rimborso anticipato dei contratti nel settore delle assicurazioni sulla vita”.

Anche in questo caso, “in linea generale, il rischio derivante dall’esposizione ai BTP & Co. viene considerato “gestibile, dato il basso sfasamento di durata tra attività e passività”.

Ma questo rischio “può essere più pronunciato nel settore delle assicurazioni sulla vita”.

Viene ricordato infatti che “gli investitori acquistano contratti di assicurazione sulla vita come prodotti finanziari standard” e che “alcuni di essi consentono il rimborso anticipato garantendo al tempo stesso il capitale investito”.

Il punto è che “negli ultimi mesi, il tasso di riscatto dei contratti di assicurazione è aumentato (a fronte degli investimenti che le compagnie di assicurazione hanno effettuato in BTP & Co. con i proventi di questi contratti)”:  fattore che potrebbe costringere alcune di queste società di assicurazione “ad attingere alle loro riserve o ad accusare perdite sui loro portafogli di Stato che finora erano nozionali”.

Ocse su ricetta anti-debito: necessario duraturo aggiustamento di bilancio

La ricetta dell’organizzazione di Parigi contro il debito pubblico italiano?

“Per riportare il rapporto debito/Pil su un percorso più prudente, sostenere i costi futuri e rispettare le regole fiscali europee, sarà necessario un duraturo aggiustamento di bilancio”.

Come affossare invece la spesa pubblica? Qualche idea, l’Ocse ce l’ha:

Intanto, “riducendo la generosità delle pensioni per le famiglie a reddito più elevato, si potrebbe limitare l’incremento della spesa, mantenendo allo stesso tempo adeguati servizi pubblici e protezione sociale”.

C’è anche l’auspicio che vengano eliminati “gradualmente i regimi di pensionamento anticipato”.

Mentre sul fronte della tassazione, “lo spostamento dell’imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate”.

Il nodo del debito pubblico e le risorse che il pagamento degli interessi strappano alla spesa pubblica vengono citati dall’Ocse a più riprese:

“Viste le forti pressioni sul bilancio all’orizzonte, occorrono riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente”.

Tra l’altro, “in assenza di variazioni delle politiche, il rapporto debito/Pil andrà ad aumentare”, sentenzia l’Organizzazione di Parigi.