Notizie Europa Banche italiane e TLTRO: Bce stacca la spina anche qui

Banche italiane e TLTRO: Bce stacca la spina anche qui

14 Giugno 2023 10:53

Banche italiane mollate anche loro dalla Bce come i BTP. Il fattore TLTRO

Banche italiane sull’attenti: così come è stato per i BTP, la pacchia Bce sta per arrivare ufficialmente alla fine.

La parola chiave è TLTRO, il programma che la Banca centrale europea, all’epoca guidata da Mario Draghi, concepì nel 2014.

Per TLTRO si intende l’insieme di prestiti a tassi agevolati che l’Eurotower ha concesso in diverse occasioni e con diverse aste alle banche di tutta l’Eurozona.

L’acronimo TLTRO sta per Targeted Longer-Term Refinancing Operations e riassume praticamente tutti quei programmi relativi alle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine che la Banca centrale europea ha lanciato a più riprese, per offrire alle banche dell’area dell’euro “finanziamenti con scadenze pluriennali, diretti a migliorare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, sostenendo l’erogazione del credito bancario all’economia reale” .(Così si legge nel sito di Bankitalia).

TLTRO: attenti alle banche italiane con mossa Bce

Tradotto in termini semplici, la Bce ha erogato alle banche dell’Eurozona una montagna di prestiti a tassi agevolati, che ora vuole veder tornare indietro.

TLTRO: verso fine pacchia Bce per le banche italiane

Per l’Italia, la questione è che tra le banche che hanno ricevuto più prestiti dall’Eurotower accedendo al piano TLTRO ci sono quelle italiane.

Nell’articolo ECB’s €500 Billion Payoff Puts Italian Banks in the Firing Line” Bloomberg torna a lanciare un avvertimento che riguarda ancora, nello specifico, il sistema bancario italiano.

Il problema risiede nel fatto che i prestiti che le banche italiane hanno contratto con il programma TLTRO della Bce ammontano a un valore superiore rispetto alla liquidità in eccesso che gli stessi istituti hanno parcheggiato presso la Banca centrale europea: il che significa che alcuni istituti di credito italiani dovranno raccogliere finanziamenti da qualche altra fonte per riuscire a onorare i loro debiti.

Diversa invece, per fare un esempio, e l’articolo di Bloomberg lo fa, la situazione delle banche greche: in questo caso, l’ammontare delle riserve in eccesso parcheggiate nei conti della Bce hanno un valore “più o meno uguale” a quello che deve essere restituito all’istituzione centrale.

Numeri alla mano, sono in tutto 476,8 miliardi i prestiti TLTRO che giungeranno a scadenza tra qualche giorno, il prossimo 28 giugno.

Reinhard Cluse, economista presso UBS Group AG, ha spiegato a Bloomberg che “in Italia o in Grecia, gli aggregati sono chiari”, ma che “anche in altri paesi, potrebbero esserci banche che hanno contratto prestiti in eccesso rispetto al valore delle loro riserve presso la Bce”.

Il problema dunque non riguarda solo l’Italia, ma anche la Germania, la Francia e altre nazioni dell’area euro.

A caccia di più di 100 miliardi di euro di liquidità

Detto questo, le banche italiane preoccupano in modo particolare.

Joann Spadigam e altri strategist di NatWest hanno calcolato che, nel corso del 2023, le banche italiane potrebbero trovarsi nella necessità di raccogliere 35 miliardi di euro circa, per poi dover reperire altri 75 miliardi di euro l’anno prossimo.

“Alcune banche, soprattutto le banche più piccole, rimarranno a corto di liquidità anche nel breve termine”, hanno scritto in una nota ai clienti gli strategist di NatWest.

Tornando alla carta di identità delle TLTRO, vale ricordare che queste operazioni sono state concepite dalla Bce di Draghi per sostenere le banche attraverso l’erogazione di prestiti, da parte dell’Eurotower, a tassi praticamente stracciati.

Obiettivo ultimo: incentivare le stesse banche a erogare più credito all’economia reale, ovvero alle famiglie e alle imprese del blocco dell’Eurozona.

Il punto è che il piano TLTRO venne lanciato quando il rischio, per l’Eurozona, portava il nome di “deflazione” e quando, dunque, era necessario cercare di sostenere i fondamentali dell’economia iniettando liquidità nel sistema finanziario.

Dal reopening dell’economia post lockdown da Covid e, ancora di più, dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, il contesto si è tuttavia ribaltato del tutto.

La minaccia ha preso il nome di “inflazione”, un pericolo che continua ad assillare la Fed, la Bce e tante altre banche centrali.

Tanto che tutta quella liquidità che aveva sommerso il sistema bancario europeo ha iniziato ormai da tempo a essere drenata: nel caso specifico, in Eurozona, prima con la carrellata di rialzi dei tassi e poi, a partire dallo scorso mese di marzo, con il lancio del QT .

Con quest’ultimo si è andata concretizzando la minaccia che incombeva da tempo sui BTP e su altri titoli di stato dell’area euro, ovvero il QT-Quantitative Tightening, auspicata soprattutto dai falchi di Germania e Olanda.

La buona notizia, scrive oggi Bloomberg, è che, a fronte della fine della pacchia TLTRO, in generale le banche hanno molte opzioni per incrementare la loro raccolta:

una è rappresentata dal mercato repo, dove gli istituti di credito si prestano del denaro. L’altro è il mercato obbligazionario, che vede le banche o emettere nuove obbligazioni per finanziarsi oppure passare all’incasso con bond che detengono nei loro portafogli e che giungono a scadenza.

“Le banche hanno fatto affidamento sulla liquidità in eccesso nel corso degli ultimi anni, rispetto ad altri strumenti di finanziamento, come quelli messi a disposizione dal mercato dei commercial paper, dei covered bond e delle operazioni repo di lungo termine –  ha fatto notare Frank Gast, managing director presso Eurex Repo – Ora stiamo assistendo a operazioni repo di finanziamento a lungo termine più numerose, a 6-9-12 mesi”.

In particolare le banche italiane che vanno a caccia di fondi nel mercato repo – dove possono offrire in cambio della liquidità ricevuta garanzie come titoli di stato – potrebbero trovare diverse fonti di finanziamento visto che, osserva Bloomberg, la liquidità presente sui mercati rimane molto elevata.

Detto questo, gli istituti dovranno comunque trovare il modo di convincere le controparti all’erogazione di prestiti, fanno notare gli strategist di UniCredit, che prevedono un rialzo dei tassi repo in Italia a un livello superiore di 5-10 punti base rispetto a quello dei tassi sui depositi della Bce.

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In ogni caso, non si gridi all’ennesimo ‘scandalo’ della Bce. Anche dopo aver incassato i rimborsi dei prestiti TLTRO e ridotto ulteriormente il proprio portafoglio di titoli di stato dell’area euro, BTP in primis, la liquidità in eccesso dovrebbe essere di 3,5 trilioni di euro circa entro la fine del 2023, inferiore rispetto ai livelli attuali di solo il 15%.

Vero è che ora, oltre alla minaccia per i BTP e per lo spread rappresentata dal QT-Quantitative Tightening , ce n’è anche un’altra per le banche italiane con la fine dei giochi per il piano TLTRO, in un contesto in cui la Bce ha lanciato tra l’altro diversi alert, nel corso delle ultime settimane:

tra questi il fattore Giappone, più esattamente Bank of Japan; il pericolo che incombe sulla stessa stabilità finanziaria e, anche, l’avvertimento fuga depositi perfino dalle banche sistemiche.

Tutto, alla vigilia di nuovi rialzi dei tassi: il prossimo arriverà proprio domani, giovedì 15 giugno, con il tanto atteso annuncio da parte della banca centrale guidata da Christine Lagarde, ben lontana dal fare una pausa nel suo ciclo di strette monetarie, diversamente dalla Fed di Jerome Powell, in un contesto tra l’altro di una inflazione sicuramente non vinta e, ora, anche di una recessioneuna recessione.

Ma c’è chi invita tutti alla calma. E’ Geoff Yu, senior strategist di BNY Mellon, secondo cui “c’è ancora troppa liquidità a fronte di emissioni ancora troppo limitate. E il punto è che non si sa dove parcheggiarla”.