Notizie Notizie Italia TLTRO: attenti alle banche italiane con mossa Bce

TLTRO: attenti alle banche italiane con mossa Bce

26 Maggio 2023 12:16

TLTRO: attenti alle banche italiane, il timore con il piano Bce che sta per scadere

TLTRO: è questo l’acronimo della nuova minaccia che incombe sulle banche italiane, e che vede coinvolta, tanto per cambiare, la Bce. Una Bce che dà ma, anche, che toglie.

Se il rialzo dei tassi di interesse lanciato in modo continuo da Francoforte ha permesso alle banche dell’area euro, in generale, di assistere a una forte crescita della redditività (i numeri di UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM sono da esempio), permettendo alle stesse di promettere dividendi più generosi agli azionisti, dall’altro lato la banca centrale europea guidata da Christine Lagarde ha anche apportato un’altra modifica alla sua politica monetaria, che pone un problema di liquidità alle stesse.

Alla fine dell’ottobre del 2022 è stata la stessa Lagarde, nel commentare le decisioni prese dal Consiglio direttivo dell’Eurotower, a dare la notizia delle modifiche apportate alle condizioni del programma: un programma che è stato concepito, come si legge nel sito di Bankitalia, a partire dal 2014.

TLTRO: il piano pro-banche lanciato dalla Bce di Draghi

Erano i tempi in cui il presidente della Bce era l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi.

Le prime operazioni di TLTRO vennero annunciate il 5 giugno del 2014. Una seconda serie (TLTRO II) venne varata il 10 marzo del 2016 e una terza serie (TLTRO III) il 7 marzo del 2019.

Obiettivo: sostenere le banche, permettendo agli istituti di credito di accedere ai prestiti della Bce a condizioni agevolate, praticamente a tassi stracciati.

Blindate dalla liquidità extra, questo era il disegno della banca centrale, le banche avrebbero potuto (anzi, dovuto) erogare più credito all’economia reale.

Nel corso degli ultimi anni, le condizioni del programma TLTRO III sono state rese ancora più favorevoli, a causa delle pesanti ricadute sulle banche e sull’economia della pandemia Covid-19, il cui inizio ufficiale si fa risalire al marzo del 2020.

Proprio in quel mese, si legge nel sito della Banca d’Italia, “il Consiglio direttivo ha introdotto condizioni più favorevoli per le operazioni, da applicare nel periodo compreso tra il 24 giugno 2020 e il 23 giugno 2021. Nella stessa occasione il Consiglio direttivo ha aumentato il finanziamento massimo ottenibile al 50 per cento dello stock di prestiti idonei al 28 febbraio 2019, rimosso il limite di partecipazione alle singole aste e anticipato la possibilità di rimborso anticipato dopo un anno dalla data di regolamento di ciascuna operazione, a partire da settembre 2021. Successivamente, ad aprile 2020, il Consiglio direttivo ha deciso un ulteriore allentamento delle condizioni applicate con riferimento al tasso di interesse e al meccanismo di incentivazione”.

Il 29 gennaio 2021 il Consiglio direttivo – si legge ancora nel sito di Palazzo Koch -ha deciso poi di includere nel club delle banche con possibilità di accesso al TLTRO-III “ulteriori enti creditizi come nuovi membri”.

Più di recente, sulla scia delle condizioni dell’economia totalmente ribaltate con la necessità di sconfiggere le impennate dei prezzi, ovvero lo scorso 27 ottobre del 2022,”il Consiglio direttivo ha deciso di ricalibrare le TLTRO-III per assicurare coerenza con il processo di normalizzazione della politica monetaria, contribuendo a fronteggiare l’aumento inatteso e straordinario dell’inflazione”.

La Bce fa scattare la tagliola su extra profitti banche euro

Tradotto in termini più semplici, Francoforte ha fatto scattare la tagliola su quegli extra profitti che le banche dell’area euro sono state capaci di incassare, proprio grazie ai tassi stracciati dei prestiti della Bce che, con le operazioni di TLTRO, sono riuscite ad assicurarsi: un vero e proprio tesoretto, il programma delle aste, che ha permesso agli istituti di ricevere finanziamenti a tassi agevolati fino al -0,5%, e fino al -1% con la pandemia Covid-19.

Per avere un quadro più chiaro di questo ennesimo regalo firmato dalla Banca centrale europea, furono più di 740 le banche dell’area euro che fecero richiesta dei prestiti TLTRO nel giugno del 2020, all’epoca in cui i vaccini non erano stati ancora distribuiti, per una somma erogata pari a 1,3 trilioni di euro.

ING in un report metteva tra l’altro in evidenza come proprio le banche italiane fossero state tra quelle che più avevano beneficiato, anche prima della pandemia Covid-19, del ricco tesoretto.

Allianz mette nel radar le banche italiane

Non stupisce di conseguenza il commento degli analisti di Allianz, pubblicato da Bloomberg, nell’articolo che avverte come siano proprio le banche italiane quelle destinate a soffrire di più per la fine dei piani TLTRO, la cui scadenza è prevista, per la precisione, tra quest’anno e l’anno prossimo.

La scadenza del piano, hanno spiegato da Allianz Global Investors , porterà di fatto le banche italiane ad avere il buco di liquidità più grande tra gli istituti di credito dell’area euro che hanno beneficiato del TLTRO.

Simon Outin, analista del credito di Allianz GI, ha ricordato come siano stati gli istituti italiani, di fatto, ad accaparrarsi la fetta più grande della torta dei prestiti a tassi stracciati, in proporzione alle loro riserve.

Al secondo e terzo posto delle banche più avvantaggiate dal TLTRO troviamo le banche di Grecia e Spagna.

Outin non ha mostrato toni allarmistici facendo riferimento alle banche dell’Eurozona, sottolineando che gli istituti dispongono di piani “credibili” volti a gestire la transizione, attraverso la raccolta di finanziamenti sul mercato. Ci sono inoltre, ha sottolineato l’esperto, anche altri strumenti della Bce a cui è possibile accedere”.

Ma “tutti paesi si trovano in una situazione confortevole, a parte una: l’Italia”, ha avvertito Outin, aggiungendo che il motivo è, a suo avviso, il fatto che “l’Italia sia un bel poù dipendente dai TLTRO, che incidono più delle riserve”.

Lo stesso articolo di Bloomberg ricorda come le banche italiane siano state tra quelle che più di tutte, nel blocco, hanno attinto al tesoretto messo a disposizione dalla Banca centrale europea: con la fine del TLTRO, dunque, la sfida per le banche è di riuscire a blindare i propri livelli di liquidità, dopo il rimborso dei prestiti ricevuti.

Come tutte le banche europee, le banche del made in Italy sono soggette devono presentare alla Bce una pagella con la voce “liquidity coverage ratio (LCR)”.

LEGGI ANCHE

Stress test banche, ecco cosa emerge dai primi risultati

Il ratio implica che le banche devono detenere asset liquidi di alta qualità di un valore equivalente ai flussi in uscita che previsti in un periodo di stress della durata di 30 giorni.

Tra l’altro, va detto che quest’anno la Bce, nei suoi stress test, vede proprio nella liquidità proprio la priorità che gli istituti devono assicurare.

Outin ha chiarito che, “se non faranno niente, le banche italiane finiranno con un livello aggregato inferiore al 100%, non riuscendo più a rispettare il tasso di copertura della liquidità”.

Tra le opzioni pro-liquidità la vendita di bond senior

L’analista di Allianz ha fatto notare tra l’altro che il problema è che la garanzia che la Bce restituirà alle banche quando il programma di TLTRO arriverà alla sua scadenza, nel 2024, non può essere considerata un asset di liquidità.

L’attenti di Outin è stato lanciato prendendo in considerazione alcuni dati stilati sia dall’Autorità bancaria europea (EBA), che dalla Bce, e interpellando anche alcune banche italiane.

Lo scenario non è così drammatico, visto che dall’analisi è emerso che tutte le banche italiane più grandi “dispongono di piani credibili”, il che significa che, “probabilmente, non ci saranno problemi”.

Tra le opzioni, c’è per esempio quella di vendere i bond senior: una soluzione pro-liquidità che potrebbe essere appetibile agli occhi dei clienti più importanti, che potrebbero essere tentati dall’acquistare le obbligazioni, grazie agli interessi da esse garantiti, più alti rispetto ad altre alternative disponibili per parcheggiare il proprio cash.

Per quanto riguarda la possibilità di attingere agli altri strumenti della Bce, Outin si chiede e chiede invece se questa opzione non finisca per essere “uno stigma”.

“Come reagirebbe il mercato nel vedere l’Italia incidere per l’80% o il 90% sulle operazioni di rifinanziamento della Bce?”, ha fatto notare l’analista di Allianz, così concludendo:

“Sono stato molto chiaro con i miei gestori di fondi su questo aspetto, parlando della questione come di un rischio potenziale di liquidità”. Dunque, attenti alle banche italiane orfane di TLTRO, così come si è attenti, d’altronde, ai BTP senza più la flebo del QE (Quantitative easing).