Notizie Notizie Italia Nessuna conversione, da Roubini raffica attacchi contro Bitcoin. Ma gestori Guggenheim confermano febbre investitori istituzionali

Nessuna conversione, da Roubini raffica attacchi contro Bitcoin. Ma gestori Guggenheim confermano febbre investitori istituzionali

30 Novembre 2020 11:01

L’economista Dr Doom Nouriel Roubini striglia ancora i fan del Bitcoin, scrivendo su Twitter che “il Bitcoin non è un asset, visto che ha un valore intrinseco pari a zero”: la criptovaluta numero uno al mondo viene colpita da pesanti sell off che alcuni spiegano proprio con la carrellata di attacchi lanciata da Roubini.  Ma a Guggenheim Partners, tra le società di gestione di fondi del reddito fisso più grandi al mondo, poco importa.

Anzi, il calo dei prezzi è l’occasione giusta per fare incetta di Bitcoin. Nelle ultime ore, arriva così l’annuncio dell’interesse, da parte del suo fondo Guggenheim Macro Opportunities Fund da $5,3 miliardi, di valutare un investimento in Grayscale Bitcoin Trust, il cui capitale è investito a sua volta solo in Bitcoin.

Bitcoin sempre più amato dal mondo degli investitori istituzionali. L'annuncio di Guggenheim Partners
Representation of the Bitcoin cryptocurrency is seen in this illustration photo taken in Poland on November 29, 2020. (Photo illustration by Jakub Porzycki/NurPhoto via Getty Images)

In un comunicato depositato lo scorso venerdì si legge, di fatto, che “il Guggenheim Macro Opportunities Fund potrebbe tentare di avviare un’esposizione verso il Bitcoin in via indiretta, puntando fino al 10% del valore netto dei suoi asset nel Grayscale Bitcoin Trust”.  Detto in parole povere: Guggenheim è pronta ad allocare fino a $530 milioni nella valuta digitale.

Dopo PayPal, l’assist arrivato anche dalla società di Jack Dorsey, Square, e la conversione di diversi investitori istituzionali, un altro grande nome del mondo dell’alta finanza è pronto così a scommettere su quello che viene considerato il nuovo oro digitale.

La nuova prova di fiducia permette al Bitcoin di risalire, dopo essere capitolato venerdì scorso quando mancavano solo $7 dollari a raggiungere il suo record assoluto, bruciando 3000 dollari in poche ore.

Il recupero porta la moneta a balzare a $18.500 circa, stando alle rilevazioni di Coindesk.

Dal canto suo, Guggenheim, in particolare il nome del suo direttore degli investimenti Scott Minerd, si aggiunge alla lista di quei trader leggendari del calibro di Paul Tudor Jones e Stan Druckenmiller, che hanno già reso noto di aver investito nel Bitcoin.

La paura per quello che potrebbe confermarsi l’ultimo attacco di Donald Trump diretto al mondo delle criptovalute si dissolve, e la valuta digitale torna a puntare su quota $20.000, target di prezzo considerato raggiungibile, ormai, da diversi esperti.

Il thread anti-Bitcoin di Nouriel Roubini su Twitter

Non può passare inosservato il giudizio di Nouriel Roubini che, pochi giorni prima della sua recente carrellata di tweet, aveva comunque fatto una importante ammissione sul Bitcoin, definendolo una riserva di valore, seppur parziale: il massimo del complimento da parte di Dr. Doom, che in passato si era messo in evidenza per aver attaccato quella che, a suo avviso, era la bolla più grande della storia dell’uomo.

Il fatto che Roubini avesse detto che il Bitcoin era comunque una riserva di valore aveva portato qualcuno a parlare di una conversione dell’economista a favore del cripto universo. Niente di più errato, come dimostra il thread che il professore della New York University ha pubblicato su Twitter.

La data è di giovedì scorso, 26 novembre. Tra gli attacchi più forti:

“il Bitcoin non ha nessun ruolo nei portafogli degli investitori istituzionali o retail. Non è una valuta, è pesantemente manipolato, è una riserva di valore altamente volatile”.  Ancora: “è anche tossico per l’ambiente, non è un asset e ha un valore intrinseco paro a zero. Gli asset forniscono o un reddito o guadagni in conto capitale o un reale utilizzo di qualche tipo. Le azioni, i bond, il mercato immobiliare e altri asset forniscono sia redditi (sotto forma di dividendi, interessi, affitti) che guadagni in conto capitale”.  Ma “il Bitcoin – ripete – non ha nessun valore fondamentale intrinseco (…) . Si tratta di un asset puramente speculativo e di una bolla senza alcun valore fondamentale. Non è neanche un hedge contro i momenti di risk off. Ogni volta che l’azionario va giù, il Bitcoin perde anche di più”.

Sta di fatto che gli investitori istituzionali sembrano invece amarlo sempre di più; che società come Paypal hanno deciso di utilizzarlo anche come strumento di pagamento; che la realtà sta volgendo a favore del Bitcoin, tanto che da Citi arriva anche la previsione di un boom dei prezzi oltre  i 300.000 dollari; che ora qualche dubbio assale anche Ray Dalio, fondatore dell’hedge fund numero uno al mondo Bridgewater Associates. E che ora c’è anche il fondo di Guggenheim Partners. Altro apparente endorsement è quello della divisione di ricerca del colosso bancario tedesco Deutsche Bank, che ormai inserisce il Bitcoin nel gruppo di quegli asset che vengono considerati chiave, accanto agli indici azionari mondiali, al Dollar Index, ai Bund tedeschi e ai Treasuries Usa.

Intanto, il Bitcon tenta di proseguire la sua marcia rialzista, dopo l’interruzione al ribasso della settimana scorsa: i suoi fan sperano ora nel raggiungimento e nel superamento della soglia di 20.000 dollari.

Sullo sfondo rimane la paura che si ripeta la delusione del dicembre del 2007, c’è: tre anni fa, la moneta digitale si avvicinò infatti alla soglia psicologica di $20.000, senza mai raggiungerla, iniziando poi un percorso al ribasso che la portò a capitolare sotto quota $3.500 entro il novembre del 2018.

Dall’inizio del 2020, i prezzi della criptovaluta sono saliti del 160%, balzando del 285% dai minimi di marzo, quando hanno toccato $4900, sulla scia dell’avversione al rischio che ha colpito nel mese la maggior parte dei mercati finanziari, sulla scia dell’esplosione conclamata della pandemia da coronavirus.