Affossare il Bitcoin ultimo atto di Trump? Tonfo record da marzo, in poche ore brucia $3000
Sell off da record sul Bitcoin che, dopo essere salito a un valore inferiore di appena 7 dollari rispetto al massimo assoluto di $19.500 (e in rialzo del 250% negli ultimi nove mesi), è stato affondato dalle vendite, scendendo fino a -13% e bruciando 3.000 dollari circa, attorno a $16.500.
La sessione odierna potrebbe confermarsi la peggiore da quando il coronavirus è stato dichiarato pandemia nel mese di marzo.
Gli smobilizzi si sono scatenati anche su altri asset digitali, che hanno perso fino a -27%, come nel caso dell’XRP: la violenta caduta dei prezzi ha riportato sui mercati delle criptovalute lo spettro del dicembre del 2017, quando la corsa del Bitcoin si arrestò, impedendo ai prezzi di agguantare la soglia psicologica dei 20.000 dollari.
Bloomberg riporta voci di mercato secondo cui, alla base del forte tonfo di oggi, ci siano i timori di nuove regole e restrizioni sul crypto universo ma, anche, prese di profitto fisiologiche. dopo il rally frenetico delle ultime settimane.
Le vendite si sono intensificate già ieri, contestualmente ai post pubblicati su Twitter dal ceo di Coinbase Inc, Brian Armstrong, che hanno fatto accapponare la pelle a molti fan della moneta digitale numero uno al mondo.
Armstrong ha riportato alcune indiscrezioni, secondo cui gli Stati Uniti starebbero considerando nuove norme che potrebbero mettere a rischio le condizioni di anonimato in cui avvengono le transazioni digitali.
Armstrong ha paragonato la scoperta e il successo del Bitcoin a quelli di Internet:
“Se queste regole sulle criptovalute dovessero essere varate, si creerebbe un’eredità terribile, con impatti negativi sugli Stati Uniti di lungo periodo. Nei primi giorni in cui Internet vide la luce, ci furono persone che chiesero che venisse regolamentato allo stesso modo delle compagnie telefoniche. Grazie al cielo questo non è avvenuto”.
“E’ possibile che la notizia sul rischio che l’amministrazione Trump metta nel mirino le criptovalute sia stata il fattore che ha scatenato il crollo – ha commentato a Bloomberg Antoni Trenchev, managing partner della londinese Nexo, che si definisce la società attiva nell’erogazione di prestiti in monete digitali più grande al mondo – Ma un qualsiasi asset che sia balzato del 75% in due mesi e del 260% dai minimi di marzo può dover affrontare una correzione”.
Fino a ieri il Bitcoin ha beneficiato di diversi fattori. Tra questi, l’endorsment che è arrivato ufficialmente dal mondo degli investitori istituzionali e da alcune società finanziarie e di fintech: come da PayPal, che ha siglato una partnership con Paxos Trust Company, società che avrà il compito di occuparsi dei servizi di trading e custodia, permettendo così ai clienti di PayPal di acquistare e vendere Bitcoin (servizio già attivo per i clienti USA).
Diversi sono stati inoltre i pentiti sul Bitcoin, ovvero tutti quei grandi nomi dell’alta finanza – Jamie Dimon di JP Morgan incluso – che hanno riconsiderato le loro posizioni nei confronti della moneta digitale.
Perfino l’economista Dr Doom Nouriel Roubini, che aveva parlato della valuta come della madre di tutte le bolle, ha ammesso giorni fa che il Bitcoin può essere considerate una parziale riserva di valore.
E che dire dell’outlook arrivato da Citi, che prevede un boom dei prezzi fino a $318.000?
C’è poi chi ha equiparato il Bitcoin all’oro digitale, sottolineando come sia ormai il Bitcoin, e non l’oro, lo strumento che gli investitori scelgono per fare hedge contro l’inflazione. Tutta questa iniezione di fiducia ha permesso alla moneta digitale di inanellare nuovi valori record dal 2017.
E ora, all’improvviso, il brusco sell off. C’è da dire che non tutti gli strategist e gli esperti del mondo digitale sono preoccupati del dietrofront dei prezzi. Sempre a Bloomberg Vijay Ayyar, responsabile della divisione di sviluppo di business presso la piattaforma cripto Luno di Singapore, ha detto che “le condizioni sono overbought in modo importante, e preludono a una correzione”.
Ma questo non significa, ha aggiunto, che “ci sia qualcosa di insolito”. Pazienza, dunque: si confortano in molti. L’importante è che non venga replicato ciò che accadde tre anni fa: ovvero un rally fino a quasi quota $20.000 prima di un crollo che, entro il 2018, fu pari a -80%.