Mps: titolo vola con Bce, Moody’s e risiko
E’ ancora effetto Moody’s sul titolo Mps, inondato di buy nella sessione odierna di Piazza Affari.
Le quotazioni della banca senese sono balzate fin oltre l’8%, scattando al rialzo per la terza seduta consecutiva, ben oltre la soglia dei 2,80 euro.
Oltre al maxi upgrade di Moody’s, che ha rivisto al rialzo il rating di ben due livelli, alla base del rally ci sono le scommesse su un imminente risiko bancario che veda il Monte di Stato ambita preda delle banche.
Ma quali banche? In realtà, finora, di potenziali pretendenti non vi è traccia.
Detto questo, a seguito del successo dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro che si è chiuso lo scorso novembre, e sulla scia dei poderosi rialzi dei tassi della Bce di Christine Lagarde, che dovrebbero tra l’altro continuare, il titolo Monte dei Paschi di Siena continua a vivere la sua fase rialzista, forte ora anche del giudizio arrivato da una delle tre agenzie di rating più importanti al mondo. Moody’s, per l’appunto.
Il Monte brinda alla promozione di Moody’s
La promozione è arrivata giovedì scorso. L’agenzia ha migliorato i rating di Banca Monte dei Paschi di Siena di 2 gradini, portando il rating standalone Baseline Credit Assessment a ‘B1’ da ‘B3’, il long-term deposit rating a ‘Ba2’ da ‘B1’, e il subordinated debt rating a ‘B2’ da ‘Caa1’. Il rating del long-term senior unsecured debt è stato migliorato in modo ancora più significativo, di ben tre gradini, da “B1” da “Caa1”.
Moody’s ha motivato l’upgrade con la ricapitalizzazione conclusa da Rocca Salimbeni, di 2,5 miliardi per l’appunto che, a suo avviso, ha permesso alla banca partecipata dal Mef-Tesoro con una quota del 64% di completare le azioni necessarie a consolidare la sua solvibilità e a ricostruire la capacità di generare redditività.
Una redditività che negli ultimi mesi è sicuramente migliorata grazie ai ripetuti rialzi dei tassi da parte della Bce, che ha fatto alle banche italiane (non solo) un grande regalo.
Lo avevano previsto gli analisti di DBRS Morningstar prima della diffusione delle trimestrali, riferendosi alle cinque principali banche italiane – Mps, UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, Bper – nella nota “Italian Banks: Higher Net Interest Income To Offset Risks From Weaker Economic Prospects”; lo hanno confermato le trimestrali degli stessi istituti, appena snocciolate; lo ha ribadito DBRS Morningstar, che è tornata sulla questione, mettendo in evidenza ilboom degli utili, grazie all’impatto delle strette monetarie sul NII (margini di interesse).
Nel caso specifico del Monte di Stato, nell’intero 2022, il margine di interesse è stato “pari a 1,539 miliardi di euro, in aumento del 26,0% rispetto al 2021. La crescita è stata generata prevalentemente dal maggior contributo del comparto commerciale, che ha beneficiato soprattutto di maggiori interessi attivi sugli impieghi generati dalla crescita dei tassi e dell’attività commerciale”, come è emerso dalla trimestrale, che ha stupito positivamente lo stesso numero uno, l’amministratore delegato Luigi Lovaglio, ottimista sul destino di Rocca Salimbeni.
Tuttavia, si parla ancora di un risiko che non c’è. Va detto infatti che, finora, prese singolarmente, le possibili banche italiane candidate ad accollarsi (l’ex?) patata bollente Mps hanno risposto con un “No, grazie”, allo scenario di una operazione di M&A volta a inglobare il Monte.
Un no netto è arrivato sia da Intesa SanPaolo che da Banco BPM.
Bper è invece tutta concentrata sull’integrazione con Carige
Dal canto suo lo stesso Andrea Orcel, ceo di UniCredit, ha fatto chiaramente capire che un’operazione di M&A non è la priorità della banca italiana, magari in futuro.., dopo il noto flop delle trattative con il Tesoro maggiore azionista.
Mps destinata a operazione di sistema?
Orcel ha anche detto, in risposta a chi gli domandava se UniCredit fosse disposta a partecipare a una operazione di sistema, che “è prematuro commentare su una possibile soluzione di sistema per Mps”. Eppure, a dispetto di Orcel, con il solito scenario caratterizzato da nessuna banca ansiosa di acquistare Mps, se c’è un’ipotesi al momento plausibile, questa è proprio quella di un’operazione di sistema.
Se c’è qualcosa, per ora, non è insomma tanto una corsa tra banche ansiose di rilevare la preda ghiotta del Monte dei Paschi ma la prospettiva di doversi sobbarcare, con l’opera di persuasione del governo, un perimentro dell’istituto, per fare un favore al Tesoro.
Per quanto riguarda l’assist arrivato finora dalla Bce con il rialzo dei tassi, in realtà sono stati gli stessi esperti di DBRS Morningstar a lanciare un chiaro avvertimento. Se è vero che “il beneficio totale derivante dai tassi di interesse più elevati (con le strette della Bce) più elevati sarà visibile nei prossimi trimestri“, gli esperti prevedono anche che “la probabile maggiore reattività dei depositi e della raccolta ai tassi di interesse aggiornati limerà il margine di rialzo”.
Inoltre, “diversi fattori come la nuova domanda di prestiti, la competizione di mercato, lo spostamento dei depositi dei clienti verso prodotti che presentano una maggiore remunerazione, così come il bisogno di attingere ai mercati in base ai piani di finanziamento delle banche, avranno un impatto probabile sul margine di interesse”.
E in più “il contributo positivo che le operazioni di TLTRO (della Bce) hanno dato al margine di interesse si allenterà gradualmente nel corso del 2023″.
Questo vale per tutte le cinque principali banche italiane. Mps inclusa.