Mps preda ghiotta? Da due banche secco no
Mps: da banca che nessuno voleva a preda ghiotta, ora che, almeno in apparenza, si è rimessa in sesto? Chi avrà l’onore di indossare le vesti di cavaliere bianco? E sarà proprio un onore?
A sentire le dichiarazioni dei ceo di alcune tra le principali banche candidate a inglobare con una operazione di M&A il Monte di Stato, viene da dire che nessuna stia davvero scalpitando.
Anzi, si intravedono i primi no, e anche in modo deciso.
Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa SanPaolo, non ci pensa proprio a crescere con il Monte dei Paschi. Il motivo? Così il ceo, nel corso della presentazione dei conti dell’istituto di credito:
“Se ci bussassero alla porta? Risponderemmo che siamo troppo grandi per poter effettuare operazioni di aggregazione: già con l’aggregazione di Ubi Banca abbiamo avuto una certa complessità nei confronti dell’Antitrust. Fare un’operazione per poi dover vendere due terzi di quanto comprato è un pò inutile. Quindi se bussano alla porta la apro per cortesia e poi la richiudo”.
Il no di Carlo Messina è netto e inequivocabile. L’AD sembra non sapere neanche granché dei piani di Rocca Salimbeni.
“Non so nulla di progetti di poli attorno a Mps, ma più operatori di peso specifico, di grandi dimensioni, ci sono nel nostro Paese meglio è per il sistema economico. Se c’è un progetto per rafforzare operatori nel nostro Paese sono ben contento”.
Dunque, se Mps riuscisse a trovare un partner solido, tanto piacere da parte di Intesa SanPaolo. Ma nessun coinvolgimento, per favore.
Intesa SanPaolo troppo grande, Banco BPM troppo piccola
Intesa SanPaolo, tra l’altro, sarebbe Too Big per accollarsi Mps.
Messina lo spiega bene: “Noi abbiamo una tale quota di mercato che qualunque cosa succeda non possiamo partecipare a operazioni di aggregazione”.
Un no piuttosto deciso all’ipotesi di inglobare Mps è arrivato anche da Giuseppe Castagna, numero uno di Banco BPM.
Interpellato a margine dei lavori dell’Assiom Forex, nel fine settimana che si è appena concluso, l’amministratore delegato di Piazza Meda ha addotto una motivazione del no al Montedeipaschi opposta a quella data dal collega che è al timone di Intesa SanPaolo.
“Noi siamo troppo piccoli” per una aggregazione di Mps, ha detto Castagna.
Mps: una storia di no. Cosa ha detto Orcel (UniCredit)
Due tra le principali banche italiane si sono dunque chiamate fuori.
Che poi Mps con l’operazione di make up dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro sia diventata una potenziale sposa più attraente, nessuno sembra negarlo. Ma a impegnarsi con la banca senese nessuno ci pensa seriamente.
Non fa effetto neanche l’ok della Bce a ripristinare i dividendi
Rimane UniCredit di Andrea Orcel, la banca che ha trattato con il maggiore azionista del Monte dei Paschi – lo Stato, che detiene una quota di capitale del 64% – per valutare l’ipotesi di acquistare un perimetro degli asset di Mps.
Sappiamo tutti come è andata: un flop quasi annunciato.
Va detto che negli ultimi giorni sono circolati anche rumor su una possibile intenzione del governo Meloni di ritentare la carta UniCredit o lanciare l’altra mossa anti-Francia.
Dal canto suo, tallonato dal dossier Mps, il ceo di UniCredit Andrea Orcel ha ricordato come il piano della banca UniCredit Unlocked generi “più valore di qualsiasi aggregazione possibile”. Sul Monte di Stato è stato ripetuto insomma il solito mantra:
“In futuro un magari lontano…”
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Dal canto suo, interpellato a margine del 29esimo Congresso dell’Assiom Forex, Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, ha così risposto, riferendosi a quanto detto in precedenza da Carlo Messina e Giuseppe Castagna:
“Il mercato è quello europeo e, conseguentemente, i due autorevoli colleghi hanno segnalato in anticipo che occorre esaminare i problemi dell’allocazione di Mps in combinato disposto con le regole antitrust, che nei mesi passati nel dibattito pubblico era state talvolta dimenticate”.
Con questi presupposti il titolo certo non si può entusiasmare. E di fatto, a Piazza Affare, Mps cede alle 14.50 circa ora italiana, più del 4%.