Notizie Notizie Italia Bce, per BTP c’è un altro allarme oltre a tassi e QT

Bce, per BTP c’è un altro allarme oltre a tassi e QT

17 Febbraio 2023 14:40

BTP, spada di Damocle Bce: la vera minaccia

BTP e spread BTP-Bund alle prese con le dichiarazioni che continuano ad arrivare dagli esponenti della Bce. Oggi hanno parlato Isabel Schnabel e Francois Villeroy de Galhau, entrambi membri del Consiglio direttivo dell’Eurotower, tedesca lei, francese lui.

In particolare Villeroy ha detto di ritenere che i tassi di interesse dell’area euro testeranno “probabilmente” il picco durante l’estate, e che “sicuramente” non ci sarà alcun taglio nel corso dell’anno.

Isabel Schnabel, esponente falco della Bce, ha tramortito dal canto suo le speranze di un dietrofront imminente dell’inflazione dell’Eurozona:

“Siamo ancora molto lontani dal poter cantare vittoria. Un ampio processo disinflazionistico non è neanche iniziato nell’area euro. Se guardiamo in particolare all’inflazione di fondo, vediamo che è molto alta e più persistente dell’inflazione headline. E gli sviluppi dell’inflazione di fondo giocano un ruolo importante nelle nostre considerazioni”.

Le parole di Schnabel e di Villeroy sono arrivate dopo la buona notizia annunciata ieri dal Tesoro (Mef, ministero dell’Economia e delle Finanze),  relativa ai risultati dell’emissione del BTP a 30 anni.

Ottimo l’esito del collocamento, che ha visto protagonista soprattutto il boom della domanda degli investitori esteri e, nel complesso, richieste superiori all’ammontare offerto di oltre 5 volte.

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Per ora la richiesta della carta italiana rimane solida, in vista tra l’altro del nuovo BTP Italia, il titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione nazionale pensato per il risparmiatore individuale, la cui emissione si terrà da lunedì 6 a giovedì 9 marzo 2023.

Essendo rivolto alla platea degli investitori retail, il BTP Italia fornirà informazioni cruciali al governo di Giorgia Meloni, tutto intento, secondo diverse indiscrezioni, a creare un BTP definito BTP autarchico o, anche, sovranista.

La vera minaccia sui BTP

Al di là delle oscillazioni dello spread BTP-Bund e dei tassi dei BTP, la questione della sostenibilità del debito italiano rimane protagonista sui mercati, come mette in evidenza un’analisi di Reuters.

L’analisi fa notare tuttavia come il vero pericolo, per i BTP, sia rappresentato non tanto dal rialzo dei rendimenti – che gli analisti prevedono per il prossimo anno, in media, attorno al 5% per il BTP a 10 anni – ma da un altro importante elemento.

Questo elemento è la volatilità: qualcosa che la Bce in primis sta alimentando, a causa delle dichiarazioni che, a seconda della loro provenienza dovish o hawkish, finiscono puntualmente con il confondere gli operatori di mercato.

Le dichiarazioni della presidente della Fed Christine Lagarde e dei suoi colleghi stanno rendendo di fatto difficile, per “i gestori del debito di Roma”, riuscire a prevedere la cosiddetta ‘curva dei rendimenti’, che presenta i rendimenti dei BTP, diversi a seconda della loro scadenza.

“Il fattore più importante, per i prossimi 12-24 mesi, sarà rappresentato dalla forma e dalla volatilità della curva dei rendimenti, molto di più del livello assoluto dei rendimenti”, ha fatto notare a Reuters Filippo Mormando, strategist del debito sovrano e dei tassi in Europa presso BBVA.

E questo perchè l’incertezza retorica della Bce degli ultimi mesi ha portato i mercati dei bond su quelle che lo strategist del reddito fisso di UniCredit, Francesco Maria Di Bella, ha definito “montagne russe”.

Basti pensare, ricorda l’agenzia di stampa Reuters, che i tassi dei BTP a 10 anni sono scivolati di ben 40 punti base a seguito dell’ultima riunione della Bce del 2 febbraio scorso, prima di rimbalzare di 15 punti base il giorno dopo.

Qualche anno fa, anche una fluttuazione di 5 punti base al giorno dei tassi dei BTP sarebbe stata considerata importante.

Proprio alla luce di questa incertezza, l’Italia starebbe puntando così ad allungare la scadenza dei BTP e a incentivare gli investitori al dettaglio a partecipare alla sottoscrizione dei titoli di stato.

D’altronde, se con le parole della Bce “i BTP a 3 anni dovessero finire con il rendere come un BTP a 10 anni, il BTP con la scadenza più a breve diventerebbe di fatto piuù appetibile agli occhi degli investitori, rendendo dunque necessario un intervento alla sua strategia di emissione di debito pubblico, al fine di soddisfare la domanda”, si legge nell’analisi di Reuters.

Effetto Schnabel: spread BTP-Bund a record 2 febbraio

Oggi, le parole del falco tedesco Isabel Schnabel sono state immediatamente prezzate dagli investitori, che si sono affrettati a scaricare BTP &a Co.

Il risultato è che, stando alle rilevazioni di Bloomberg, i tassi dei Bund a 10 anni sono schizzati fino a +9 punti base, al 2,57%, a un passo dal record dal 2011.

Schnabel ha detto chiaramente che “esiste il rischio che l’inflazione si mostri più persistente di quanto prezzato dai mercati finanziari”.

Il sell off sui BTP ha portato i tassi a 10 anni a salire attorno al 4,5%, facendo scattare così lo spread BTP-Bund a quota 190 punti base, record dal 2 febbraio.

Una fuga dai titoli di stato, quella delle ultime ore, che non ha interessato solo l’Eurozona: l’ansia Fed, fomentata dalle ultime dichiarazioni di Loretta Mester, presidente della Fed di Cleveland – che ha invocato tassi sui fed Usa oltre il 5% –  e del presidente della Fed di St Louis James Bullard – che ha rilanciato anche lui il numero 50 – ha scatenato i sell off sui Treasuries, facendo scattare i rendimenti Usa a 10 anni fin oltre la soglia del 3,9%, al 3,93%, record dal 10 novembre del 2022.

Tutto questo, mentre dal fronte macro Usa continua ad arrivare una carrellata di dati che costringe la Fed di Jerome Powell a rimanere sull’attenti:

l’ultima disillusione, per la Borsa e i Treasuries Usa, è arrivata ieri, con la pubblicazione dell’inflazione misurata dall’indice dei prezzi alla produzione di gennaio.

Insomma, i dati macro remano contro le banche centrali, forse le prime a essere sorprese di una tale persistenza delle pressioni inflazionistiche, anche se in Europa non mancano le voci di quanti invitano a non esagerare con le strette monetarie.

E’ il caso dell’altro esponente del Consiglio direttivo della Bce Fabio Panetta, che ieri ha citato anche Lucio Battisti, sottolineando che Non dobbiamo “guidare come un pazzo a fari spenti nella notte”.

“In tutti gli scenari intravediamo un aumento dei tassi di 50 punti base, molto necessario”, ha insistito dal canto suo Isabel Schnabel, nell’intervista rilasciata a Bloomberg e pubblicata sul sito della Bce. Alla domanda se gli economisti e gli investitori abbiano ragione nel prevedere che i rialzi dei tassi si fermeranno una volta che sarà raggiunto il livello del tasso sui depositi allo 0,5%, Schnabel ha così risposto:

“I mercati prezzano la perfezione. Credono che l’inflazione scenderà molto velocemente verso il 2% e che lì rimarrà, mentre l’economia continuerà ad andare bene. Si tratterebbe davvero di un buon risultato, ma c’è il rischio che l’inflazione si dimostri più persistente di quanto prezzato al momento dai mercati finanziari”.

Isabel Schnabel ha così avvertito che la Bce “potrebbe dover agire con più forza” per abbattere la crescita dell’inflazione.

Tornando all’analisi di Reuters, e al rischio volatilità per i BTP, sarebbe però forse opportuno, secondo qualche esperto, che gli esponenti della Bce si mettessero d’accordo sulla linea di politica monetaria che intendono perseguire. Lo stesso Villeroy oggi, nel prendere la parola, ha ammesso che la Banca centrale europea deve cercare di comunicare in modo più prevedibile.