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UniCredit e altre Big: nel 2022 boom utili con Bce

14 Febbraio 2023 13:19

UniCredit e le altre principali banche italiane. Il punto sui conti

UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, BPER, e Banca MPS: con quei rialzi dei tassi di interesse tanto criticati, la Bce di Christine Lagarde ha sostenuto in modo significativo la redditività delle cinque principali banche italiane. E’ quanto emerge da un report di DBRS Morningstar, che fa un po’ di conti prendendo come riferimento i numeri che sono emersi dalle trimestrali (relative al quarto trimestre del 2022) e dai conti dell’intero 2022 pubblicati dagli istituti di credito.

“Le banche italiane hanno riportato un utile netto aggregato di 12,8 miliardi nell’anno 2022, in rialzo del 66% su base annua, o dell’80% escludendo l’impatto della guerra tra Russia e Ucraina, il badwill derivante dall’acquisizione di Banca Carige da parte di Bper, e i costi di ristrutturazione al netto dell’impatto positivo fiscale su Banca Mps”.

Riguardo all’assist arrivato dalle strette monetarie della Bce, DBRS Morningstar scrive così nel report appena pubblicato Italian Banks: Higher Net Interest Margins And Lower Underlying Credit Costs Support 2022 Results:

“Il fatturato del 2022 è stato sostenuto da un margine di interesse (NII net interest income) più alto, risultante dall’accelerazione dei rialzi dei tassi di interesse nel secondo semestre del 2022″.

DBRS su UniCredit e altre  Big: ottimizzazione rischio fattore chiave

Guardando in avanti, nell’attuale contesto, per le cinque banche UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, Bper e Mps “le misure di ottimizzazione del rischio rimarranno un fattore chiave per affrontare l’inflazione elevata, le bollette energetiche dei consumatori più alte, gli investimenti nel digitale e l’adozione di pratiche più stringenti necessarie per la transizione a una economia sostenibile”.

Cosa dire invece della voce LLP (loan loss provisions), ovvero degli accantonamenti effettuati dalle banche italiane per tutelarsi dal rischio di un aumento dei crediti deteriorati?

Gli accantonamenti, sottolinea DBRS Morningstar, sono saliti su base annua nel 2022. Escludendo tuttavia l’impatto della guerra tra la Russia e l’Ucraina, gli accantonamenti sono scesi, grazie al miglioramento dei profili di rischio. Il che ha portato “il costo del rischio, in media, a rimanere nel 2022 al di sotto dei livelli del periodo 2019-2021”.

Ancora:

“I parametri sulla qualità degli asset sono migliorati ulteriormente nel quarto trimestre del 2022, a fronte di cuscinetti sui capitali che rimangono solidi”.

Banche italiane: effetto Bce su NII. Ma attenti a svolta TLTRO

Tornando al fatturato delle cinque banche italiane UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, Bper e Mps, DBRS Morningstar mette in evidenza che la voce del margine di interesse NII aggregato è salita nel quarto trimestre del 2022 del 49% su base annua e del 32% su base trimestrale.

Nell’intero 2022, il margine di interesse è salito del 19% su base annua.

Qual è a questo punto l’outlook di DBRS per le cinque principali banche italiane?

Da un lato, si legge nel report, “il beneficio totale derivante dai tassi di interesse più elevati (con le strette della Bce) più elevati sarà visibile nei prossimi trimestri”.

Tuttavia, si prevede anche chela probabile maggiore reattività dei depositi e della raccolta ai tassi di interesse aggiornati limerà il margine di rialzo”.

DBRS Morningstar continua:

A nostro avviso, diversi fattori come la nuova domanda di prestiti, la competizione di mercato, lo spostamento dei depositi dei clienti verso prodotti che presentano una maggiore remunerazione, così come il bisogno di attingere ai mercati in base ai piani di finanziamento delle banche, avranno un impatto probabile sul margine di interesse. In più il contributo positivo che le operazioni di TLTRO (della Bce) hanno dato al margine di interesse si allenterà gradualmente nel corso del 2023″.

A tal proposito, viene ricordato che, “alla fine del 2022, le banche italiane si sono confermate gli istituti che più di tutti hanno utilizzato i TLTRO (i prestiti a tassi agevolati erogati da parte della Bce), con una proporzione pari al 27% dei finanziamenti totali raccolti dalle banche dell’area euro, nonostante i alcuni rimborsi effettuati in anticipo”.

Guardando in avanti, venendo a mancare la stampella dei TLTRO, le banche italiane faranno fronte inevitabilmente a “costi di rifinanziamento più alti”.

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DBRS riassume anche il trend di altre voci:

Nel quarto trimestre, le commissioni nette (delle banche italiane) sono scese dell’8% su base annua, riportando una performance piatta su base trimestrale, in un contesto in cui sui mercati finanziari permane l’incertezza”.

“Nell’intero 2022 – invece – le commissioni nette sono scese del 2% su base annua”.

I costi operativi si sono confermati piatti su base annua nel 2022. Tuttavia il ratio cost-to-income è sceso in media al 57% nell’anno, rispetto al 61% del 2021, grazie ai fatturati più alti”.

Un’altra ottima notizia per il settore bancario del made in Italy è rappresentata dal fatto che “le banche italiane mantengono livelli adeguati di capitale, con un CET1 ratio, fully-loaded, in media, di attorno al 14% alla fine del 2022, superiore alle richieste minime di oltre 500 punti base”.

Una solidità che ha permesso alle banche di promettere agli azionisti dividendi più ghiotti:

“Notiamo che alcune banche hanno rivisto al rialzo l’outlook relativo alla distribuzione dei dividendi nel 2023 grazie a una situazione di cuscinetti solidi di capitale e al miglioramento della generazione interna di capitale”.

Insomma, uno scenario niente male per le banche italiane che in passato hanno preoccupato diverse volte, sia a causa del loro legame, considerato spesso tossico con i BTP, dunque con il debito italiano, sia per la zavorra dei crediti deteriorati.  E anche su quest’ultimo fronte la situazione è migliorata:

“La creazione di una nuova esposizione verso asset non performanti (NPE) non ha assistito ad alcun rialzo significativo nel corso del 2022, con il tasso di default che, in media, non ha superato l’1% – si legge ancora nella nota di DBRS Morningstar – Questo fattore, unito alla generazione organica di capitale, allo smobilizzo degli NPL, e alla solida generazione di nuovi prestiti, ha contribuito a migliorare ulteriormente i parametri relativi alla qualità degli asset, nel corso del quarto trimestre del 2022. I ratio lordi e netti, in media, degli NPE sono stati rispettivamente pari al 3,3% e all’1,7% alla fine del 2022 , in calo dal 4,5% e dal 2,2% dell’anno precedente e in flessione dal 3,8% e dall’1,9% del trimestre precedente”.