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Mps: effetto Giorgetti-Lovaglio dura poco, titolo giù

28 Settembre 2023 11:58

Dura il tempo di qualche ora la ripresa del titolo Mps a Piazza Affari.

Dopo essersi confermato il titolo migliore del Ftse Mib di Piazza Affari, a seguito delle dichiarazioni proferite dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e, anche, di quanto ha detto ai microfoni della CNBC il ceo Luigi Lovaglio, le azioni del Monte dei Paschi di Siena tornano a puntare verso il basso.

Si sfiamma dunque la ripresa del titolo, che si è confermato triste protagonista di Piazza Affari, tartassato da forti sell off, nelle ultime due sessioni.

Nella giornata di ieri, in particolare, Mps è scivolata in Borsa del 6,6%, dopo la flessione di oltre il 4% della vigilia.

Mps: cosa ha detto il ministro dell’Economia Giorgetti sul terzo polo bancario

Le azioni del Monte dei Paschi di Siena hanno scontato nelle ultime sedute le indiscrezioni stampa su un piano del Tesoro volto a piazzare sul mercato tranche della sua partecipazione, iniziando con lo smobilizzo di una quota dell’8% – ha riportato ieri Il Messaggero – già entro la prima decade di ottobre.

Nella serata di ieri, il ministro Giorgetti ha rilanciato tuttavia la prospettiva di Mps come perno attorno a cui costruire il terzo polo bancario in Italia: fattore che, almeno all’inizio, ha riacceso i buy sul titolo.

Nella conferenza stampa con cui ha commentato la Nadef approvata dal Consiglio dei ministri, il titolare del Tesoro si è espresso, tra le altre cose, anche sul dossier Mps-Monte dei Paschi, sottolineando che la banca senese “può rappresentare una leva per costruire un polo bancario forte”.

Giorgetti ha ribadito però anche che il Mef, maggiore azionista dell’istituto con una quota del 64%, non ha “necessità di fare cassa subito, quindi le valutazioni che faranno il Ministero ed il Ministro saranno fatte nell’interesse della banca e dei suoi azionisti”.

Piano terzo polo bancario con Mps preda ambita ancora in piedi?

Le indiscrezioni circolate nelle ultime sessioni hanno penalizzato il titolo, in quanto hanno portato gli investitori a credere in un dietrofront del governo Meloni, inizialmente pronto, sul dossier Mps.

Più volte la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva ribadito l’intenzione di lavorare a un’uscita ordinata dello Stato dal capitale, e dunque a riconsegnare la banca al mercato, con una operazione di privatizzazione, incentrata sulla creazione di un ipotetico terzo polo bancario.

Non dobbiamo ripetere gli errori del passato abbiamo confermato Lovaglio alla guida del Monte dei Paschi, l’amministratore delegato ha condotto in porto con successo l’ultimo aumento di capitale e adesso bisogna lavorare per riportare il Monte sul mercato privato”, aveva detto la presidente del Consiglio in un’intervista rilasciata a Milano Finanza alla fine di aprile, indicando la presunta determinazione dell’esecutivo a chiudere un caso, quello del Monte, che si trascina da anni, con lo Stato nelle vesti di maggiore azionista dalla ricapitalizzazione precauzionale dell’istituto, avvenuta nel 2017.

Ancora prima, nel dicembre del 2022, Giorgia Meloni si scagliava contro la gestione passata della banca senese, chiamando in causa tutti i governi precedenti alle prese con l’eterna patata bollente:

“Siamo al lavoro, ad esempio, sul dossier Mps, un’altra delle grandi questioni ereditate, una situazione molto difficile, gestita fin qui abbastanza pessimamente, con decine di miliardi spesi a carico dei contribuenti”.

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Era stato poi il ministro dell’Economia Giorgetti, all’inizio di settembre, a sottolineare come il governo Meloni non avesse alcuna fretta di chiudere il dossier, in occasione del Forum Ambrosetti di Cernobbio, instillando così nuovi dubbi e interrogativi sul destino della banca.

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Il presidente di Forza Italia e vicepremier, Antonio Tajani, aveva auspicato invece un’accelerazione nel processo di privatizzazione di Mps, in vista di quella scadenza del giugno 2024 entro cui, stando agli accordi presi con l’Europa del DG Comp, lo Stato italiano dovrebbe mollare definitivamente la presa sulla banca.

Le dichiarazioni contrastanti degli esponenti del governo Meloni hanno confuso ulteriormente il mercato, che oggi non guarda solo al fattore Giorgetti.

Equita: per Lovaglio M&A inevitabile?

Indicazioni confortanti sono arrivate dall’AD Lovaglio riguardo all’effetto, sulla banca, della tassa sugli extraprofitti delle banche, annunciata agli inizi di agosto dal governo Meloni e tornata protagonista qualche giorno fa con una versione più light:

“Per quanto riguarda la rimodulazione della tassa sugli extraprofitti bancari, la scelta più logica per Mps sarebbe quella di rafforzare il capitale portando a riserva 2,5 volte l’ammontare dell’imposta. Confermato l’obiettivo di distribuire il dividendo sull’utile”, si legge nella nota odierna di Equita, che ha elencato i principali spunti emersi dall’intervista di Class CNBC al ceo Luigi Lovaglio.

In una nota pubblicata qualche giorno fa, sempre Equita, nel riassumere le modifiche apportate al prelievo sugli extraprofitti delle banche con l’emendamento del governo – che ha praticamente accolto la maggior parte delle riserve mostrate da Forza Italia – aveva fatto i nomi di Mps e di Iccrea nel presentare le banche italiane che, a suo avviso, avrebbero beneficiato in misura maggiore dei cambiamenti apportati.

“I maggiori beneficiari dalla nuova definizione dell’imposta sono Mps-Monte dei Paschi di Siena e Iccrea che, non prevedendo in ogni caso di distribuire dividendi quest’anno, ragionevolmente porteranno l’utile generato a riserva e non saranno soggetti alla tassazione straordinaria”.

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Tornando a Lovaglio, Equita oggi ha fatto notare che il numero uno di Mps si è confermato “molto fiducioso” nei confronti delle prospettive di redditività di Mps, ribadendo allo stesso tempo l’inevitabilità del processo di risiko bancario, dunque di un “consolidamento nel settore” , “in particolar modo per quanto riguarda gli istituti di medie dimensioni”.

Il ceo ha detto inoltre ai microfoni di Class CNBC che Mps è in anticipo rispetto al piano industriale, supportata non solo dal contesto favorevole di tassi di interesse, ma anche dalla rapida implementazione delle iniziative di piano.

Ancora, a dispetto dell’indebolimento della domanda di credito, Lovaglio ha rimarcato che l’istituto non ha percepito “particolari tensioni lato asset quality”.

Di conseguenza, il Monte di Stato ha confermato l’outlook sul CoR (costo del rischio) del 2023 in area 55bps, in linea con le stime di Equita SIM.

Nella stessa intervista, il ceo ha sponsorizzato il titolo, scambiato sul Ftse Mib di Piazza Affari, parlando di una azione che è a sconto, anche nei target snocciolati dalla comunità degli analisti:

“Gli analisti indicano un target price medio intorno a 3,2 euro per azione, che è comunque a mio avviso un valore ancora a sconto. Il raggiungimento dei risultati giorno dopo giorno è la migliore ricetta per arrivare a una valutazione di Mps che rispecchi di più i suoi fondamentali. La nostra è una banca leader con un brand unico nel panorama europeo e internazionale. Merita un futuro brillante“. Che però, per ora, dopo la corsa dall’inizio dell’anno, non sembra confermarsi ancora tale.

Di certo, non aiuta la grande novità di oggi, che vede protagonista l’annuncio di Unipol salito al 19,7% del capitale di Banca Popolare di Sondrio.

La mossa porta i trader a scommettere non tanto su una fusione che veda protagonista Mps, quanto su una possibile operazione di M&A tra Pop Sondrio e Bper, altra banca che vede Unipol azionista di maggioranza.

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