L’Opa ha successo, CreVal entra nell’orbita di Credit Agricole. Che ora potrebbe puntare anche su Carige, prossima preda nel risiko banche
E’ fatta. Con il successo dell’Opa di Credit Agricole Italia su CreVal, i francesi hanno compiuto un altro passo nel loro processo di espansione in Italia.
“Oggi abbiamo concluso, con grande soddisfazione, un’operazione che rappresenta un successo per tutti. Si tratta di un’ulteriore conferma del profondo radicamento nel territorio italiano e della fiducia del Gruppo Crédit Agricole nel nostro Paese”. Così il ceo di Crédit Agricole Italia e Head of Crédit Agricole S.A. Group per l’Italia, Giampiero Maioli, ha commentato il successo dell’Opa della Banque Verte sulla banca valtellinese, dopo i risultati delle adesioni, e la scadenza ufficiale dell’offerta pubblica di acquisto, che era stata prorogata a venerdì 23 aprile.
Tutto ok, dunque? Per i francesi sicuramente. Francesi dall’appetito inestinguibile, sembrerebbe, visto che il 24 aprile La Repubblica ha ipotizzato che, dopo aver preso il controllo di CreVal, Credit Agricole potrebbe puntare a un altro boccone italiano: Carige.
“L’appetito vien mangiando e c’è sicuramente un boccone in cottura: Carige. Il processo di vendita, affidato a Deutsche Bank, potrebbe avere tempi rapidi di esecuzione. C’è chi immagina che le offerte potrebbero arrivare prima dell’estate. Maioli potrebbe essere della partita. Di sicuro conosce bene la Liguria, dove ha già Carispezia. E conosce bene anche il venditore, il Fondo interbancario, da cui ha preso le casse di risparmio”.
Insomma, la Banque Verte punterebbe anche su Carige? Un interesse non sarebbe una ipotesi totalmente campata in aria.
D’altronde il boccone genovese è pronto, dopo che le trattative tra l’Fitd, primo azionista, e il secondo azionista Cassa Centrale Banca – che ha deciso alla fine di non esercitare l’opzione per l’acquisto della quota dell’80% detenuta dal fondo – sono naufragate, consegnando Carige ufficialmente al mercato.
A tal proposito, in un articolo dedicato al successo dell’Opa di Credit Agricole Italia, il Sole 24 Ore ha scritto: “Sul mercato si guarda con insistenza a Carige, banca che è da tempo in cerca di un nuovo partner, target che però potrebbe rientrare tra le mire anche di Bper. I prossimi mesi saranno decisivi”
Opa Credit Agricole Italia: adesioni al 91% delle azioni CreVal
Il successo dell’Opa di Credit Agricole Italia è stato ufficializzato venerdì 23 aprile, con un comunicato diffuso dalla Banque Verte:
“Sulla base dei risultati provvisori comunicati dagli intermediari incaricati, circa 90,94% delle azioni CreVal oggetto dell’Offerta rappresentative di circa 88,71% del capitale sociale di CreVal risultano portate in adesione all’Offerta durante il Periodo di Adesione. Di conseguenza, tenendo in considerazione la partecipazione del 2,45% di CreVal già detenuta, Crédit Agricole Italia giungerà a detenere complessivamente il 91,17% del capitale sociale di CreVal, superiore alla soglia obiettivo del 90%”.
C’è da dire che a un certo punto l’Opa era stata definita alla stregua di Mission Impossible, a causa del continuo botta e risposta della parti interessate sul prezzo dell’offerta: alla fine, ha avuto la meglio, grazie alla decisione di Credit Agricole di cedere alla pressione degli hedge fund azionisti dell’istituto valtellinese.
Tra l’altro, CreVal di valtellinese e anche di italiano alla fine aveva ben poco.
Qui, maggiori informazioni sull’ azionariato di Credito Valtellinese pre-Opa, che vedeva l’istituto nelle mani soprattutto di fondi UK e anche di un fondo russo.
Opa Credit Agricole e la paura dell’invasione francese
L’Opa, a sorpresa, era stata annunciata esattamente cinque mesi prima dell’annuncio del suo successo, ovvero lo scorso 23 novembre del 2020, al prezzo di 10,50 euro per azione.
L’AD di Credit Agricole Italia Giampiero Maioli aveva immediatamente sottolineato come si trattasse di una operazione Italia su Italia.
Nessuna invasione francese sull’Italia, aveva sottolineato subito anche un editoriale de Il Foglio: “La chiamano ‘invasione’, è concorrenza“, faceva notare il quotidiano che, oltre a puntualizzare come di due banche italiane si stesse parlando -era Credit Agricole Italia che aveva lanciato l’Opa su Creval – scriveva che l’alleanza sarebbe avvenuta anche in rispetto ai desiderata della Bce. Insomma “altro che colonizzatori”.
A inizio 2021 il centrodestra però si attivava, presentando una mozione con cui lanciava un vero e proprio allarme sul rischio di una Mps francese e in generale di una sorta di Opa di Parigi sul risparmio degli italiani.
Arrivava però dopo un po’, a metà febbraio, la decisione del governo Draghi di non esercitare il golden power, dando praticamente semaforo verde all’Opa.
Le settimane successive sono state tutte incentrate sulla domanda cruciale “il prezzo è giusto?”, con tanto di critiche arrivate non solo dagli hedge fund azionisti detentori di una quota di capitale del Credito Valtellinese superiore al 20% ma dallo stesso cda, che definiva il prezzo non congruo.
L’amministratore delegato di Creval, Luigi LoVaglio, definiva la banca valtellinese un gioiellino che, evidentemente, meritava molto più di quei 10,50 per azione.
L’Opa, partita poi ufficialmente lo scorso 30 marzo, ha avuto inizialmente un esito niente affatto scontato, visto che qualcuno guardava anche all’altra possibilità: una operazione di M&A tra le due banche valtellinesi CreVal e Popolare di Sondrio, in vista della trasformazione di quest’ultima in SpA, metamorfosi attesa per la fine dell’anno.
Il resto fa parte della cronaca degli ultimi giorni. Cronaca concitata, visto che i francesi hanno ritoccato alla fine il prezzo dell’Opa a 12,20 euro per azione, più un extrabonus di 0,3 euro nel caso in cui le adesioni finali all’offerta pubblica di acquisto avessero superato il 90 per cento.
Ma niente da fare: l’offerta è stata di nuovo rimandata al mittente.
La guerra di nervi è andata avanti ancora per un po‘, fino a quando i francesi hanno ceduto ancora, rimuovendo quella condizione delle adesioni superiori al 90% a cui era legato il prezzo di 12,50 per azione.
E lì la situazione si è finalmente sbloccata, con l’imprenditore francese Denis Dumont e gli hedge fund vari, tra cui il fondo Petrus, Alta Global Investments, Hosking Partners e Tig Advisors, che hanno confermato il loro impegno ad aderire all’Opa.
Credit Agricole It, Maioli: con CreVal banca con 3 milioni di clienti
Venerdì 23 aprile, l’annuncio del boom di adesioni al 91% circa, che ha confermato il successo dell’Opa:
“Con CreVal rafforzeremo ulteriormente l’impegno nella crescita sostenibile, in grado di generare benefici per tutti gli stakeholder, gli azionisti e, in particolare, i clienti e le persone che vi lavorano – ha detto l’AD di Credit Agricole Italia, Giampiero Maioli, commentando il successo dell’operazione – Voglio mandare un caloroso saluto a tutti i colleghi di CreVal: nei prossimi mesi sarà per noi prioritario incontrarli, ascoltarli e condividere con loro tutti i vantaggi derivanti dall’appartenenza a un grande gruppo internazionale. Continueremo a investire nell’economia reale, mettendo a disposizione di imprese e famiglie tutte le nostre competenze e la nostra solidità. È la nostra ragion d’essere e il modo in cui Crédit Agricole ha lavorato tutti i giorni in Italia da più di 40 anni, valorizzando tutti i territori in cui è presente e costruendo relazioni durature con tutte le comunità. Il nostro Gruppo è sempre stato e continuerà ad essere al servizio del nostro Paese, per contribuire alla fase di rilancio che ci vede protagonisti in Europa”.
Nello stesso comunicato si legge che, dal successo dell’Opa, nascerà “un solido gruppo bancario italiano, al servizio di 3 milioni di clienti, con impatti positivi sulla situazione economica dei territori interessati e a beneficio di tutti gli stakeholder”.
Ancora, Credit Agricole Italia precisa che “i termini dell’acquisizione rispettano a pieno i rigidi criteri di disciplina finanziaria di Crédit Agricole: Return on Investment atteso oltre il 10% entro il terzo anno, basandosi sulle sole sinergie di costo e funding; transazione EPS accretive a livello di Crédit Agricole S.A. dal 2022. Limitato impatto di circa -20 bps sul CET1 ratio a livello di Crédit Agricole S.A.
Insomma, è davvero fatta. Anche se la per alcuni l’operazione ha sancito semplicemente un altro passo che i predatori francesi hanno fatto nella terra di conquista italiana. Passo che non sarebbe inoltre l’ultimo, se è vero che ora le mire di Maioli & Co potrebbero concentrarsi su Carige.