Notizie Notizie Italia Italia ‘orfana’ di Bce, spread BTP-Bund riesplode verso quota 200. Draghi indica pericolo più grande: è già realtà

Italia ‘orfana’ di Bce, spread BTP-Bund riesplode verso quota 200. Draghi indica pericolo più grande: è già realtà

3 Maggio 2022 13:36

E nell’Italia di Draghi, ormai orfana del bazooka PEPP della Bce, torna l’ansia spread BTP-Bund.

Nel giro di poche sessioni, il differenziale si è allargato fin oltre quota 190 punti base, a fronte di tassi decennali che, sulla scia del balzo di quelli dei Treasuries Usa, puntano dritti al 3%, oscillando al momento attorno al 2,89%.

In realtà, la Bce di Christine Lagarde ha indicato già di avere in mente un piano per continuare a tenere a bada, come ha fatto in tutti questi ultimi anni, le speculazioni contro i bond sovrani dell’Eurozona.

Ma le mosse potrebbero non bastare, in quanto non viste come un vero e proprio scudo anti-spread.

Il piano, ricorda un articolo di Bloomberg, è già pronto e prevede il reinvestimento del capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP (QE pandemico, ufficilmente concluso alla fine di marzo 2022) almeno sino alla fine del 2024.

Ma lo stesso articolo, scritto dall’economista David Powell, fa notare che lo strumento dei reinvestimenti sarebbe una risposta tristemente inadeguata e fallirebbe anche velocemente nel caso in cui gli spread dovessero esplodere verso l’alto”, in un contesto in cui i bond fanno fronte all’accelerazione dell’inflazione.

“Lo staff della Bce – scrive Powell – starebbe secondo alcune fonti lavorando a un nuovo strumento – di cui si potrebbe avere davvero bisogno”.

Italia ben blindata dalla Bce: fine del bazooka anti-spread

Viene ricordato, nel caso specifico dell’Italia, che “le autorità monetarie (ovvero la Bce) hanno acquistato 12,5 miliardi di euro di BTP al mese, con il PEPP, per arginare la crisi che stava emergendo nella primavera e nei primi mesi del 2020, a seguito dello scoppio della pandemia Covid-19, che si fa ufficialmente ricondurre al marzo del 2020″.

Questo bazooka, ora, non c’è più, e gli effetti si vedono, visto che lo spread BTP-Bund a 10 anni non è poi così lontano dalla soglia di 200 punti base, tutt’altro, viaggiando ormai al di sopra di quota 190, fino a 192, al top da maggio del 2020 – praticamente già azzerato, dunque, l’effetto Pepp della Bce.

Dettaglio ancora più penoso da digerire, lo spread è più che raddoppiato dai minimi a 90 punti base del febbraio del 2021, quando i mercati, presi dall’euforia, applaudirono alla nascita del governo Draghi, con i tassi dei BTP decennali che capitolarono al minimo storico dello 0,45% di febbraio.

Rivolto a  chi si è lamentato spesso dell’Europa. Bloomberg ricorda che gli acquisti dei BTP hanno inciso sul totale dei titoli di stato dell’area euro acquistati dalla Bce con lo shopping PEPP “in modo sproporzionato”.

Dal marzo al maggio del 2020 – dunque in piena emergenza pandemia Covid –, la Bce ha acquistato 37,4 miliardi di euro di titoli di debito pubblico italiani, attraverso il PEPP, per un ammontare di 12,5 miliardi di euro al mese, in media. La banca centrale ha acquistato una quantità simile di BTP nei mesi compresi tra giugno e luglio del 2020.

L’intervento, ricorda l’agenzia di stampa, ha contribuito a prevenire una crisi per l’Italia, alle prese con i danni economici provocati dai lockdown da Covid.

Lo spread BTP-Bund si era allargato di fatto fino a 280 punti base alla metà di marzo del 2020, rispetto ai 130 punti base di metà febbraio. Successivamente, entro la fine di luglio, si era ridotto a 145 punti base, grazie all’azione salvifica della Bce, e in attesa dell’avvento di Mario Draghi.

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Spread, Draghi: “non sono scudo contro qualsiasi vento”

Va detto che, a fronte di chi lo ha ribattezzato perfino Re Mida dei bond, fin dall’inizio il presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto capire chiaramente di non voler essere considerato la cura anti-spread dell’Italia.

Concetto che ha ribadito anche ieri:

Io non sono lo scudo contro qualunque vento. Sono un umano, per cui le cose succedono”, ha detto ieri Draghi, nel corso della conferenza stampa sul Dl Aiuti approvato dal Consiglio dei ministri – Quando i tassi salgono, in genere aumentano anche gli spread. La cosa che bisogna chiedersi è se lo spread rispetto ad altri paesi simili è aumentato, perché questo significherebbe un giudizio negativo da parte dei mercati nei confronti della politica economica del paese in cui si tratta. E questo non è avvenuto, per lo meno in maniera sensibile”.

Ma non è avvenuto davvero? Non proprio: alcuni numeri non fanno esattamente pubblicità progresso al governo Draghi e indicano come in realtà il timore di uno spread  Italia che si sia allargato contro altri paesi, paventato da Draghi, sia già realtà.

Lo spread BTP-Bonos, dunque Italia-Spagna, è a quota 86, ai massimi dal giugno del 2020 e rispetto ai 60 di inizio anno, dunque è salito, tra l’altro portandosi anch’esso ai massimi dal giugno del 2020:

A questo si può aggiungere un altro paragone: lo spread Bonos-Bund, dunque Spagna-Germania, oscilla a un livello decisamente inferiore rispetto a quello BTP-Bund, ovvero attorno a 105 punti base (contro gli oltre 190 punti di Italia-Germania).

Purtroppo per l’Italia e per Draghi, a fronte del boom dello spread BTP-Bund, che dai 135 punti di inizio anno è passato a quota 190, guadagnando dunque 55 punti base, lo spread Spagna-Germania è avanzato da 75 a 105 punti base, ovvero è salito di 30 punti base, meno velocemente.

E Bloomberg Economics avverte che, anche se la Bce decidesse di rendere ulteriormente flessibile la regola del capital key, come ha fatto d’altronde con il PEPP del 2020, gli acquisti dei BTP potrebbero ammontare ad appena 2,7 miliardi di euro al mese – utilizzando lo strumento del reinvestimento del capitale – a fronte di una dotazione piuttosto risicata, pari ad appena 150 miliadi di euro nel corso dell’anno prossimo (anno, ricordiamo, di elezioni politiche in Italia).