Da Greenspan put a Draghi put. Super Mario blinda i BTP, c’è chi lo vede come un Re Mida dei bond
Sui mercati dei BTP torna la calma, con i tassi decennali che fanno dietrofront riposizionandosi ai livelli minimi dell’ultimo mese: merito delle rassicurazioni arrivate nelle ultime ore dalla numero uno della Bce, Christine Lagarde, ma anche, come fa notare un articolo del Financial Times, del Draghi Effect: o meglio, come hanno scritto in un recente report gli analisti di Goldman Sachs, della “Draghi put”.
Dal “Greenspan put” al “Draghi put”, si potrebbe dire.
Vale la pena ricordare che l’espressione “Greenspan put” (che prende il nome dall’ex timoniere della Federal Reserve, Alan Greenspan), associata a quella “don’t fight the Fed”, riassume il consiglio, agli investitori, di non vendere o shortare asset quando la Federal Reserve si muove con l’intento di spingerne al rialzo le quotazioni.
Per dirla con le parole dell’economista John H. Makin, la Greenspan put o anche ‘don’t fight the Fed’ può essere considerata come “l’assicurazione, gratis, che copre un’assunzione del rischio aggressiva”.
Nel caso di “Draghi put”, Goldman Sachs intende affermare, come riporta l’articolo del Financial Times, che “il mercato prezza il rischio del debito sovrano dell’Italia in base alla fiducia che ripone nell’abilità di Draghi di contenere il rischio politico“. Che si sa, in Italia non è mai poco.
E così, come dice l’FT già nel titolo dell’articolo: “Draghi put’ holds Italy’s bond markets in thrall’, ovvero: “i mercati dei bond italiani sono alla mercé della put di Draghi”.
Non potrebbe andare meglio, ovviamente, per l’Italia, ossessionata da un rapporto debito-Pil previsto attestarsi attorno alla soglia del 160%, quest’anno, dal 156% del 2020, prima di tornare al 135,5% del Pil entro il 2032, vicino al 134,6% del 2019 (stime tra l’altro che qualcuno considera anche troppo rosee).
D’accordo con Goldman Sachs sono anche diversi gestori dei fondi e analisti di mercato, a fronte di uno spread BTP-Bund che è sì risalito sopra quota 100 – era sceso fin sotto i 90 punti – ma non in modo così importante rispetto al minimo in diversi anni che aveva testato a febbraio, nei primi giorni del governo Draghi.
Draghi una sorta di Re Mida?
“La view sul mercato è che Draghi non può sbagliare, che tutto ciò che tocca si trasforma in oro“, ha commentato al quotidiano britannico James Athey, gestore di portafogli obbligazionari presso Aberdeen Standard Investments.
“Alcuni gestori di fondi – si legge nell’articolo dell’FT – intravedono (in Draghi) un’opportunità di scrollare l’Italia dal torpore di bassa crescita (diciamo anche stagnazione), che l’ha caratterizzata per decenni, scommettendo sul fatto che la stabilità assicurata dal governo di unità nazionale fornisca il contesto ideale per attivare il programma di riforme, proprio nel momento in cui il paese è pronto a dispiegare la fetta tra le più ingenti del fondo Ue (Recovery Fund-Next Generation EU) da 750 miliardi di euro”.
D’altronde, con il governo Draghi, il dispiegamento delle risorse verrà monitorato, e misure per snellire la burocrazia e velocizzare lo sviluppo delle infrastrutture sono state già dispiegate.
“E’ esattamente di questo che l’Italia ha bisogno per affrontare i suoi problemi di lungo periodo. Fissare un piano di spesa pubblica volto a lanciare le giuste riforme – ha commentato Gareth Colesmith, responsabile della divisione di tassi globali presso Insight Investment – E’ per questo che siamo positivi sull’Italia“.
Detto questo, l’effetto Draghi o anche Draghi put non saranno eterni e Chiara Cremonesi, strategist della divisione di reddito fisso di UniCredit, ha fatto notare come i mercati – che anticipano sempre gli eventi – potrebbero ben presto iniziare a preoccuparsi di cosa accadrà dopo questo governo di unità nazionale.
“Gli investitori sono positivi su Draghi, dunque è ovvio che sono anche preoccupati di quanto tempo questo suo governo potrà durare”.
UniCredit non prevede elezioni anticipate nel 2022, ma non esclude “un aumento delle tensioni politiche”, che potrebbe riportare lo spread BTP-Bund attorno ai 120 punti, raggiunti prima che Draghi assumesse la guida dell’Italia.
Il differenziale continua intanto a oscillare attorno a quota 108 punti base, a fronte di tassi decennali che sono scesi attorno allo 0,88% dopo aver superato nelle ultime settimane la soglia dell’1%.