Quirinale, apertura Draghi spiazza anche i BTP. La battuta: ‘se spread più alto non sono io lo scudo’
E ora i mercati, così come gli italiani, iniziano davvero a valutare la possibilità che Mario Draghi diventi il prossimo presidente della Repubblica: lo spread BTP-Bund non gradisce, scattando fino a 137,8 punti base e puntando così dritto al valore di chiusura record dal novembre del 2020, dunque in più di un anno.
Il differenziale sale per la quarta sessione consecutiva, superando il recente picco testato lo scorso 1° dicembre.
Il prossimo livello chiave da monitorare, scrive un articolo di Bloomberg, è quota 139, il valore visto l’ultima volta il 28 ottobre del 2020.
In tutto questo occhio a quello che sta succedendo alla carta italiana:
in un post su Twitter Robin Brooks, responsabile economista di @IIF, ex capo strategist sul forex presso Goldman Sachs, ha messo in evidenza come la quota del debito pubblico italiano in mano agli stranieri sia scesa dal 47% di dieci anni fa, al 33%.
Robin Brooks ha aggiunto che i bassi tassi (dei BTP) , da quando è stato lanciato il What Ever It Takes” (proprio da Mario Draghi, nelle vesti di numero uno dell’Eurotower) non compensano il rischio percepito dagli investitori esteri”.
Di conseguenza, “gli investitori stanno continuando a uscire (dalla carta italiana) e la dipendenza dalla Bce in quanto unica fonte di finanziamento sta crescendo..
Su questo non può farci niente neanche il miracolo Draghi. L’Italia si porta dietro insomma una pesante eredità che neanche Mario Draghi può scalfire.
Detto questo, Draghi non è certo l’unico market mover dei tassi e dello spread BTP-Bund: tra i fattori da considerare ci sono i bassi volumi di scambio tipici di fine anno, alcune dichiarazioni hawkish arrivate dalla Bce, la paura dell’inflazione.
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Draghi apre al Quirinale? Partiti politici in ansia
Qualcosa rispetto a ieri è cambiato: il presidente del Consiglio Mario Draghi non ha detto un secco no alla prospettiva di occupare lo scranno più alto del Quirinale.
Nella conferenza stampa di fine anno, incalzato dai giornalisti su diverse questioni, in particolar modo su chi sostituirà Sergio Mattarella, Draghi ha sfoderato la diplomazia british che lo ha sempre caratterizzato, non senza corredarla di battute che, suo malgrado, hanno fatto esplodere il chiacchiericcio dei politici e della stampa sui suoi piani futuri.
Alcune frasi sono state interpretate alla stregua di una chiara apertura a prendere il posto di Mattarella:
Fermo restando che, per il Quirinale, “la decisione è interamente nelle forze politiche”, e “non nelle mani di individui”, in quanto in quest’ultimo caso “sarebbe una offesa all’Italia”, a far infiammare le speculazioni su un’apertura di Draghi verso il Colle sono state dichiarazioni, come la seguente:
“Abbiamo fatto un lavoro perchè l’operato del governo continui, indipendentemente da chi ci sarà”. Ancora: “Io sono un nonno, al servizio delle istituzioni“. Le frasi sono state interpretate alla stregua di un commiato: della serie, io il mio lavoro l’ho fatto.
Di fatto, il presidente del Consiglio ha puntualizzato che “il governo ha conseguito tre grandi risultati: l’Italia è uno dei Paesi al mondo con più vaccinati, ha consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i 51 obiettivi previsti dal Piano”.
Detto questo, in base a quanto statuisce la Costituzione “è il Parlamento che decide la vita del governo. L’ha decisa quest’anno e la deciderà sempre”.
Dunque, riguardo alla scelta del presidente della Repubblica, per l’appunto “la decisione è interamente nelle forze politiche”.
Le sue parole hanno generato stupore e fatto in qualche caso anche scalpore, tanto che le forze politiche si sono affrettate a ribadire la loro fiducia all’ex Super Mario, ora “nonno delle istituzioni”, come si è definito.
In un intervento nei pressi del Senato il leader della Lega Matteo Salvini ha parlato ai giornalisti, commentando così il discorso di Draghi:
“Io ritengo che un governo che ha ben lavorato, guidato da una personalità autorevole come Draghi, debba poter andare avanti perché se togli una casella, la casella più importante, a questo governo, del doman non vi sarebbe certezza. Quindi conto di continuare a lavorare con questa squadra e per questo paese”.
Salvini ha poi incontrato stamattina Draghi, rendendo noto al termine dell’incontro che “non abbiamo parlato né di Quirinale né di beghe politiche. Le interpretazioni sulle candidature le lascio ai giornalisti, di Quirinale non parlo fino a gennaio”.
Richiesta di continuità in senso più generico anche dal M5S di Giuseppe Conte, con alcune fonti che hanno sottolineato che “il Movimento 5 stelle ha apprezzato le parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e l’operato del Governo che sta rispettando, con il sostegno fondamentale del Parlamento, i punti programmatici su cui è nato. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare: è appena stato rinnovato lo stato d’emergenza e i dati sui contagi preoccupano tutti gli italiani”.
Dunque, hanno continuato le fonti, “bisogna soprattutto continuare la messa a terra del Pnrr ed è importante che continui una guida capace di tenere insieme una maggioranza larga e composita. Pertanto il Movimento 5 stelle ritiene necessaria una continuità dell’azione di governo, per non lasciare i cittadini e le istituzioni in condizioni di ‘vacatio’, senza un governo, che comporterebbe seri problemi per tutti”.
Dal canto suo il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha cercato di frenare le speculazioni:
“Io penso che Draghi sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica come penso che sia un ottimo premier. Inserirlo nel calderone dei nomi oggi serve solo a gettare fumogeni”.
Di qui, l’invito: “Fino al 24 gennaio lasciamo che Draghi si occupi di terza dose, di Pnrr, di ripresa economica. Poi tutti insieme sceglieremo l’inquilino migliore per il Colle. Parlarne oggi è come discutere dello scudetto ad agosto. Io non partecipo al fantamercato, mi concentro sulle vere priorità”.
Sicuramente l’apertura al Colle da parte di Draghi non è stata gradita dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, interessato a salire lui, per restarci, al Quirinale.
Gli eurodeputati di Forza Italia hanno detto che “vorremmo (che Draghi) continuasse, senza scossoni, fino alla fine della legislatura”.
Carlo Calenda, leader di Azione, ha detto al sua in una intervista a La Stampa, ricordando di aver proposto per il Quirinale la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, “costituzionalista equilibrata, capace di maneggiare una materia delicata come la Giustizia”:
“La patria reclama che Draghi resti premier, per questa e anche per la prossima legislatura, a parer mio – ha detto Calenda, aggiungendo tuttavia che -c’è lo scoglio di Berlusconi: Salvini e Meloni sono due tipi pragmatici, dovrebbero spiegargli che la sua candidatura è improponibile”.
Per Calenda, dunque, “invece di perdere tempo, si dovrebbe trovare un accordo su una figura come Cartabia per il Colle e poi andare da Draghi e chiedergli di restare al governo: con un patto blindato sulle riforme, che non metta a rischio la legislatura. Se succedesse, si andrebbe a elezioni nel 2023 e dopo tornerebbe al governo Draghi”.
Giorgia Meloni, leader del partito di opposizione Fratelli d’Italia, è stata invece lapidaria:
“Più che una conferenza di fine anno, quella di Draghi è sembrata una conferenza di fine mandato“.
Meloni ha aggiunto:
“Dal premier due ore e mezza di autocelebrazioni: dice tra le righe che i suoi obiettivi sono stati raggiunti, ma questo non ci risulta da nessuna evidenza. Nessuna ammissione di colpa, invece, sugli errori e le contraddizioni del governo“.
Un articolo de L’Ansa ha riassunto così la posizione dei partiti:
“La fine del riserbo assoluto di Mario Draghi sul suo futuro solleva alcuni e preoccupa altri. I partiti si dividono sulle parole dosate dal premier nelle due ore di conferenza stampa di fine anno e interpretate per lo più come un’autocandidatura al Quirinale. Se così fosse, il Pd non si metterà di traverso. Lega e Forza Italia invece stoppano l’ipotesi, preferendo che il premier resti dov’è”.
La battuta di Draghi sullo spread
Tornando allo spread, nel corso della conferenza stampa di fine anno è stato lo stesso Draghi a smentire il suo essere uno scudo anti-spread:
“Se è vero che lo spread è più alto vuol dire che non sono uno scudo, il problema non c’è”, ha risposto Draghi facendo un battuta nel rispondere a una domanda sul ruolo che ha avuto e sta avendo nella ripresa dell’economia italiana:
“Non è tanto la presenza sui singoli individui che costituisce la forza dell’Italia – ha precisato il presidente del Consiglio – ma tutto quello che è stato fatto in quest’anno, come l’Italia ha reagito alla depressione, anche psicologica che l’epidemia aveva creato. Se si continua a crescere la preoccupazione dello spread diventa minore, i mercati guardano alla crescita prima di tutto, è quello il barometro di credibilità dei paesi e del nostro in particolare”.