Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce verso il grande reset tassi per banche euro. L’altra mossa in arrivo

Bce verso il grande reset tassi per banche euro. L’altra mossa in arrivo

Pubblicato 29 Febbraio 2024 Aggiornato 1 Marzo 2024 14:14

La Bce di Christine Lagarde sta mettendo già il freno a quella liquidità monstre che ha garantito per anni alle banche dell’area euro.

Non solo con la fine dei giochi del piano TLTRO-III con cui la banca centrale europea ha continuato a erogare agli istituti di credito dell’Eurozona finanziamenti a tassi praticamente stracciati.

Oltre a questo altro bazooka sfornato a favore delle banche, la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde sta riflettendo infatti anche sul modo in cui calibrare i tassi di mercato, inclusi gli stessi tassi interbancari.

Bce al lavoro su tassi di mercato. Verso mantenimento del ‘floor’

Nelle ultime ore, l’agenzia di stampa Reuters ha affrontato il nodo liquidità per le banche pubblicando in esclusiva alcuni rumor, nell’articolo “Exclusive: ECB to keep floor under market rates but with eye on demand”.

Dalle indiscrezioni, è emersa l’intenzione dell’Eurotower di continuare a confermare un “floor” ai tassi di interesse di mercato, al contempo facendo sì che le banche abbiano una voce in capitolo più importante nel decidere la liquidità a cui vogliano attingere.

Cosa significa tutto questo?

Intanto, una premessa: la Bce sta già studiando il modo in cui dovrà orientare i tassi di interesse di breve termine in una nuova era, quella iniziata due anni fa circa, in cui l’inflazione è più elevata e in cui quella massiccia iniezione di liquidità pompata nel sistema bancario nel corso degli ultimi anni, attraverso vari piani di stimoli lanciati, non solo non è più necessaria ma crea anche effetti collaterali di non poco conto.

In poche parole, se prima il sistema bancario dell’area euro veniva costantemente inondato di nuova liquidità, in un contesto macroeconomico in cui il timore, più che di una inflazione, è stato per dieci anni circa di deflazione, le cose in futuro potrebbero essere ben diverse.

Per quanto il processo disinflazionistico sia in atto, infatti, l’outlook rimane quello di un’economia destinata a essere ancora alle prese con il problema di inflazione.

Il meccanismo che la Bce ha così portato avanti per 10 anni circa non è dunque più al passo con i tempi.

Tassi interbancari euro negli anni della paura della deflazione

Il riferimento è a quegli interventi che l’Eurotower ha lanciato a favore delle banche dell’area euro, mantenendo i tassi a zero o a un livello ancora più basso e dirottando a favore del sistema finanziario, di fatto, un ammontare di liquidità più alto di quello necessario, attraverso l’erogazione di prestiti, per l’appunto, e con gli acquisti di bond.

Con quegli acquisti, che hanno preso il via con il Quantitative easing lanciato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi, la Bce ha inondato infatti di liquidità il sistema finanziario dell’Eurozona.

Tutto questo, con un obiettivo ben preciso: far salire l’inflazione, che all’epoca era troppo bassa.

Di conseguenza, quello stesso meccanismo ha fatto sì che le banche non dovessero bussare alla porta della Bce e che il tasso overnight che si applica ai prestiti che le banche erogano l’una all’altra fosse vincolato al tasso che la banca centrale pagava sui depositi. Un tasso che era per l’appunto uguale a zero, se non inferiore.

Con la Bce che ha alzato ripetutamente i tassi negli ultimi due anni, per cercare di rimettere in riga l’inflazione, le cose sono però cambiate, in modo piuttosto evidente.

Ora di inflazione ce n’è abbastanza, se non troppa, secondo i desiderata della stessa presidente della Bce Christine Lagarde.

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I tassi di interesse sono ben al di sopra dello zero e quelle quantità massicce di riserve in eccesso da parte delle banche non vengono considerate più necessarie.

Non solo: quelle stesse quantità stanno provocando grandi perdite a danno della stessa Bce e di alcune banche centrali dell’area euro.  Basta guardare alla perdita di bilancio record sofferta dal bilancio della banca centrale.

Di conseguenza, l’Eurotower deve resettare quel meccanismo su cui ha fatto affidamento per molto tempo.

Qualcosa si sta già muovendo.

La riunione della Bce per valutare il da farsi. Presto l’annuncio

Reuters riporta che la Bce si è riunita la scorsa settimana per cercare di capire come agire.

Dalle indiscrezioni riportate da quattro fonti, è emerso che, in seno all’istituto, con quel meeting sarebbe stato raggiunto un accordo sulla necessità che la Bce confermi il “floor” ai tassi di interesse, ovvero che sia sempre la banca centrale a fissare il tasso di interesse più basso di quelli applicati sui prestiti che le banche si concedono tra di loro (i tassi interbancari).

La Bce però sarebbe pronta ad annunciare una novità importante: una volta che avrà drenato le riserve in eccesso presenti nel sistema finanziario dell’area euro – qualcosa che richiederà comunque anni – Francoforte potrebbe decidere decidere di permettere alle stesse banche commerciali dell’area euro di aiutarla a determinare quei tassi interbancari.

Come?

Quei tassi verrebbero determinati dalle richieste di prestiti che le banche inoltrerebbero alla Bce, dunque in modo simile a quel meccanismo che al momento è lanciato dalla Bank of England, banca centrale d’Inghilterra.

Le fonti hanno riferito anche che la banca centrale potrebbe  abbassare il tasso di riferimento che applica sulle sue aste settimanali di contanti, al momento pari al 4,5%, per farlo avvicinare al livello attuale del tasso sui depositi che, dopo le ripetute strette monetarie degli ultimi anni, è pari al 4%.

In questo modo, l’Eurotower lancerebbe quello che Reuters ha definito “narrow corridor”, corridoio stretto, che ridurrebbe lo stigma per le banche più a corto di liquidità.

Un annuncio su questo nuovo meccanismo – che prenderebbe il nome di demand-driven floor , ovvero floor condizionato dalla domanda – potrebbe arrivare secondo le fonti interpellate da Reuters a giorni, in occasione del prossimo meeting non di politica monetaria della Banca centrale europea, previsto il prossimo 13 marzo.

Non sono stati del tutto positivi i grandi annunci che la Bce ha fatto in questi ultimi mesi presentando alcune novità per le banche dell’area euro. Tra questi, la decisione di fissare a zero la remunerazione delle riserve obbligatorie depositate dalle banche, commentata così dal presidente dell’Abi, associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli:

“Questa decisione odierna della Bce da ora costerà alle banche, così come è stata ed è onerosa la decisione della Bce dell’autunno scorso di rendere significativamente costosa la residua liquidità concessa dalla Bce alle banche attraverso i piani di finanziamento a lungo termine TLTRO”.

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Tassi interbancari: rumor sul tasso ESTR

Intanto, si apprende che dalla riunione della Bce di cui parla Reuters in via esclusiva è emerso anche che la banca centrale tollererebbe alcune oscillazioni del tasso Euro Short-Term Rate (ESTR), il tasso benchmark del mercato dei tassi interbancari, attorno al proprio tasso sui depositi.

Per ora, altro rumor, nessun cambiamento dovrebbe essere invece richiesto alle banche sul livello delle riserve minime che devono detenere, che rimane pari all’1% dei depositi della rispettiva clientela.

Questo status quo dovrebbe essere confermato, sebbene sempre Reuters non escluda l’arrivo di proposte di modifica da parte di alcuni esponenti della Bce.

Le fonti hanno infine reso noto che nella Bce si discute ancora in merito a quella che dovrebbe essere la dimensione del portafoglio di bond in mano alla banca centrale, cresciuta a dismisura con il QE e ora destinata a smorzarsi con il piano di QT-Quantitative Tightening che l’Eurotower sta portando avanti da un po’.

L’altro interrogativo è se questo portafoglio dovrebbe essere costituito principalmente da bond a breve scadenza o comprendere anche titoli con scadenza più lunga.

Detto questo, essendo in possesso tuttora di bond di un valore che si aggira attorno ai 4,7 trilioni di euro, per ora si può essere tranquilli riguardo al fatto che, stando anche a quanto aveva già detto in un suo discorso l’esponente tedesca del Comitato esecutivo della Bce Isabel Schnabel, il settore bancario continuerà a disporre di una quantità di riserve superiore alle sue necessità almeno fino al 2029. Fatto sta che il piano drena-liquidità della Banca centrale europea, comunque va avanti.