Notizie Notizie Italia Governo Meloni e rischio Italia: BTP non sono fuori pericolo, legge di bilancio primo grande test

Governo Meloni e rischio Italia: BTP non sono fuori pericolo, legge di bilancio primo grande test

4 Novembre 2022 09:18

Asset finanziari italiani e BTP in particolare alla prova della prima manovra-legge di bilancio del governo Meloni: “BTPs: not out of the woods”, ovvero i “BTP non sono fuori pericolo”, avvertono gli analisti di Barclays Max Kitson e Armando Marozzi, nella nota “A rough road ahead”, tutta dedicata alla nuova Italia di Giorgia Meloni.

Le prospettive non sono rosee, per essere ottimisti, a causa delle sfide che tutto il mondo è chiamato a fronteggiare. Certo, qualcosa il governo Meloni può fare per tutelare i BTP e per non far tornare l’ansia sul debito-Pil del made in Italy, in realtà mai rientrata: non mettersi in rotta di collisione con la Commissione europea con la prima legge di bilancio del suo esecutivo.

Il quadro economico non è certo dalla sua parte.

In generale, scrivono da Londra, “ci aspettiamo che il nuovo governo Meloni affronterà diverse sfide economiche, nel breve e nel medio termine”.

Il contesto è caratterizzato dai seguenti fattori: una recessione imminente, con uno spazio di manovra limitato per poter reagire, esacerbato dalla politica monetaria della Bce”, ben lontana dall’essere quell’assist che ha aiutato tanto, con l’iniezione di liquidità monstre, l’economia italiana e l’intera area euro.

Governo Meloni: ‘equilibrio difficile tra prudenza fiscale e sostegno Pil’

Basta ascoltare le parole proferite ieri dalla numero uno della Bce, Christine Lagarde:Una recessione non basterà a smorzare l’inflazione’, ha detto la presidente dell’Eurotower, chiaramente preoccupata per il trend rialzista dei prezzi.

Di conseguenza, “il nuovo governo (Meloni) – si legge nel rapporto di Barclays – dovrà trovare un equilibrio difficile, tra la necessità di essere prudenti da un punto di vista fiscale e quella di sostenere la crescita, preservando allo stesso tempo un rapporto non conflittuale con i suoi alleati internazionali”. E “noi individuiamo i rischi di una rinnovata retorica anti-Ue da Roma, nel caso in cui Bruxelles non dovesse andare incontro alle richieste” dell’Italia.

I presupposti non sono confortanti:

Riteniamo che l’economia italiana entrerà in recessione nel corso del quarto trimestre del 2022, per rimanervi fino al terzo trimestre del 2023; stimiamo una contrazione del Pil, nel 2023, pari a -1,4% su base annua”.

Barclays fa notare anche che, a fronte della rapida accelerazione dell’inflazione (volata del 12,8% su base annua a ottobre, qui il riferimento è al carrello della spesa) non c’è stata una crescita nominale dei salari, che sono saliti al ritmo dell’1,2%, su base annua, a settembre, fattore che ha provocato una forte caduta dei redditi su base reale”.

E’ ovvio in questa situazione stimare una perdita del potere di acquisto che abbia ripercussioni significative sui consumi”.

Per quanto concerne le aziende, “la fiducia delle imprese è già debole e gli ultimi dati suggeriscono che l’Italia sia già entrata in recessione.

Governo Meloni alle prese con spese interessi debito più alte

Barclays ricorda che, “nel 2022, il governo Draghi ha speso circa 60 miliardi di euro, il 3,5% circa del Pil, per le misure di sostegno volte a mitigare il #caroenergia, senza mai superare il target sul deficit del 5,8%, grazie alle entrate fiscali più alte delle attese”.

Ma, guardando al “2023, con l’economia verso una recessione, è improbabile che le entrate fiscali si confermino un sostegno come in precedenza, fattore che rende la proroga delle misure contro la crisi energetica possibile solo attraverso una spesa pubblica più alta“.

E qui torna la spina eterna nel fianco dell’Italia: quella dei conti pubblici in difficoltà, del debito pubblico a livelli monstre.

Il problema, avvertono gli economisti , è che “lo spazio di manovra fiscale del paese è stato ridotto dal balzo dei tassi nominali (dei BTP, del debito pubblico) così come dall’inflazione pià elevata”. E “tutto questo si è tradotto in spese per il pagamento degli interesse più alte, a causa della grande quantità di debito italiano rappresentato da strumenti finanziari legati all’inflazione e a tassi variabili.

Tanto che, “nell’arco di appena sei mesi, il governo italiano ha rivisto al rialzo le sue previsioni sulle spese per interessi del 2023 di 80 punti base (circa 14 miliardi di euro), a un valore del 4% circa del Pil. Considerato questo outlook, lo spazio dell’Italia per poter sostenere spese al di là di quelle per gli interessi sul debito appare molto limitato”.

Stavolta inoltre, contrariamente alle altre volte in passato, all’Italia manca la stampella della Bce, che si è imbarcata in un percorso di rialzo dei tassi al fine di sconfiggere l’inflazione.

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Governo Meloni: rischio Italia con spread e BTP orfani della Bce

Barclays prevede un ciclo restrittivo cumulativo dei tassi da parte della Bce di 300 punti base circa entro il marzo del 2023, che dovrebbe portare il tasso sui depositi dal -0,5% del giugno del 2022 al 2,5%”. E nella nota sottolinea che “l’impatto economico delle strette monetarie sarà probabilmente asimmetrico tra i vari paesi e, a nostro avviso, più grave per l’Italia, visto che il nesso tra il debito sovrano e le banche rimane forte (il noto doom loop, abbraccio mortale, tra le banche e i BTP che detengono in pancia).

Tra l’altro “l’ultimo sondaggio della Bce sui prestiti delle banche mostra che questa situazione è già in atto, con le condizioni sul credito che si stanno facendo più rigide soprattutto in Italia, rispetto alle principali economie”.

Ci sono poi le modifiche che sono state introdotte dalla Bce sulle operazioni di TLTRO (maxi prestiti alle banche a tassi agevolati), effettive dal 23 novembre, “che avranno un impatto soprattutto sul sistema bancario italiano, visto che l’arbitraggio avrebbe potuto sostenere i profitti del 2023″.

Queste modifiche apportate dalla Banca centrale europea alle operazioni di TLTRO “potrebbero esacerbare le condizioni sul credito già rigide”.

Gli economisti di Barclays ricordano che gli spread italiani (spread BTP-Bund) si sono allargati per la gran parte del 2022, in un contesto di Bce hawkish.

Barclays ha ricordato che “gli spread si sono poi ristretti a seguito del meeting della Bce della scorsa settimana, con gli investitori che hanno percepito una svolta dovish da parte della banca centrale“. Tuttavia, l’avvertimento c’è: “Crediamo che i BTP non siano necessariamente fuori pericolo”.

Questo perché le tensioni tra il nuovo governo e la Commissione europea rimangono, nonostante la scelta dei ministri relativamente moderata da parte di Meloni”.

BTP non sono ancora fuori pericolo: l’outlook di Barclays

L’outlook di Barclays sullo spread e dunque sui BTP è  il seguente:

Nel brevissimo termine, gli sviluppi della legge di bilancio per il 2023 potrebbero dunque essere importanti, secondo una prospettiva di mercato. Un rischio potenziale per i BTP potrebbe essere rappresentato dalla eventuale decisione del governo Meloni di optare per una espansione fiscale significativa priva di coperture. Nel caso in cui ciò dovesse avvenire, gli spread italiani potrebbero allargarsi attraverso due canali. Il primo vedrebbe i mercati diventare più nervosi, guardando alla traiettoria di più lungo termine delle relazioni tra l’Italia e la Commissione europea (soprattutto considerando che il rispetto delle regole fiscali Ue è la precondizione da rispettare affinché un paese benefici dello strumento antiframmentazione, noto in Italia come scudo anti-spread o anche salva-BTP sfornato dalla Bce a luglio: lo strumento TPI”.

In secondo luogo – spiegano da Londra – una espansione fiscale senza coperture finanziarie si aggiungerebbe a un’emissione netta significativa di BTP sul mercato, nel corso del 2023: e, diversamente dagli ultimi anni, sarà il mercato a dover assorbire questa offerta, senza alcun sostegno da parte della Bce con il suo Quantitative easing, con tanto di rischio di un allargamento degli spread”.

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