Giappone in recessione, shock Pil ma borsa Tokyo in rally. La Germania diventa la terza economia del mondo
Giappone in recessione, costretto a cedere alla Germania il terzo posto della classifica delle economie più forti del mondo.
La pessima notizia, peraltro non messa in conto dal consensus degli economisti, è arrivata oggi con la pubblicazione del dato sul Pil (prodotto interno lordo) del Giappone, relativo al quarto trimestre del 2023.
Ma nessuno scossone per l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo, che continua ad andare avanti per la sua strada, inanellando nuovi record storici.
La borsa, che già ieri, nel giorno in cui è stato diffuso il Pil, ha chiuso al di sopra della soglia di 38.000 punti, ai massimi degli ultimi 34 anni, oggi ha terminato l’ultima giornata di contrattazioni della settimana a una manciata di punti di distanza dal record della sua storia.
Bank of Japan ora ha le mani legate. Si allontana fine tassi negativi
Di una cosa, scommettono gli operatori di mercato, c’è certezza:
in queste condizioni, la Bank of Japan guidata dal governatore Kazuo Ueda non si azzarderà a mettere fine, almeno nel breve termine, alla politica monetaria ultra espansiva basata sui tassi di interesse negativi e sul controllo della curva dei rendimenti (YCC).
Altro che normalizzazione della politica monetaria: il Pil del Giappone appena annunciato chiede a gran voce di confermare lo status quo.
La grande svolta della politica monetaria della Bank of Japan, che si è confermata mosca bianca tra le banche centrali di tutto il mondo, sia nel 2022 che nel 2023, per non aver toccato i tassi mentre il costo del denaro schizzava al rialzo ovunque per contrastare la persistenza dell’inflazione, almeno per ora non ci sarà.
Tra l’altro, proprio le recenti dichiarazioni del governatore della Bank of Japan e del suo vice hanno permesso all’indice Nikkei 225 di continuare a portare avanti la fase storica del rally, complice un tasso di inflazione che, in Giappone, non ha mai toccato i livelli che hanno spaventato la Fed di Jerome Powell e la Bce di Christine Lagarde, e che a gennaio si è messo in evidenza anche con una sorpresa positiva.
Se nell’arco di pochi giorni la borsa di Tokyo ha raggiunto il traguardo dei 37.000 punti, per poi toccare anche quota 38.000, è stato per merito dei commenti del banchiere centrale Kazuo Ueda e del suo vice Shinichi Uchida.
Ha iniziato Uchida, affermando la scorsa settimana che “è improbabile” che la BoJ alzi i tassi di interesse del Giappone “in modo aggressivo, anche dopo la fine dell’era dei tassi negativi”.
Il giorno dopo ha parlato il numero uno della Bank of Japan Kazuo Ueda, confermando che la politica monetaria del Giappone rimarrà accomodante anche se la Bank of Japan porrà fine all’era dei tassi negativi.
Ieri, la brutta notizia del Pil certamente indurrà la BoJ a non azionare ancora la leva tassi, per non strozzare ulteriormente l’economia giapponese.
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Ma l’indice Nikkei 225, che si è già preso lo scettro di borsa migliore in Asia nel corso del 2023, non arresta la sua corsa: oggi il listino ha chiuso con uno scatto dello 0,86%, a quota 38.487,24 punti, valore che dista dal record della storia di poche centinaia di punti.
Il rally è stato commentato dagli strategist di Morgan Stanley, che hanno confermato il giudizio bullish sull’azionario del Giappone, prevedendo un nuovo massimo assoluto “imminente” per la borsa di Tokyo.
“Il Nikkei sta viaggiando al di sopra dei 38.000 punti e sembra ora orientato a sfondare nel breve termine il massimo di sempre, pari a 38.916 punti, testato nel dicembre del 1989”
Pil Giappone sciocca consensus: si prevedeva una crescita positiva
Veniamo al trend del Pil del Giappone relativo al quarto trimestre del 2023, annunciato nella giornata di ieri:
negli ultimi tre mesi dello scorso anno, il prodotto interno lordo giapponese si è contratto dello 0,4% su base annua, dopo la forte caduta del terzo trimestre, pari a una contrazione del 3,3%.
Il trend dell’economia made in Japan ha colto di sorpresa il consensus degli economisti intervistati dalla Reuters, che avevano previsto per gli ultimi tre mesi dello scorso anno una crescita piuttosto solida, pari a +1,4% su base annua.
Trend negativo anche su base trimestrale:
il Pil è sceso dello 0,1% nel quarto trimestre, rispetto al terzo trimestre del 2023, in cui si era già contratto dello 0,8% (rispetto al secondo trimestre).
Anche qui, la sorpresa negativa non è mancata, visto che il consensus aveva previsto una espansione pari a +0,3% su base trimestrale.
Il Giappone è caduto così in recessione tecnica, fenomeno che si verifica nel caso in cui il Pil soffre una crescita negativa per due trimestri consecutivi.
A pesare è stata soprattutto la debolezza della domanda interna.
Le spese per consumi sono scese infatti nel quarto trimestre del 2023 dello 0,2% su base trimestrale, deludendo in modo significativo le attese del consensus, che aveva previsto un’espansione dello 0,1%.
Analizzando la voce spese per consumi, solida è stata la performance dei consumi dei beni durevoli, pari a +6,4%, mentre a scendere sono stati i consumi dei beni semi-durevoli (-1,7%) e dei beni non durevoli (in flessione dello 0,3%).
“La sorpresa al ribasso è arrivata dalle spese per i servizi “, ha commentato Min Joo Kang, senior economist della divisione di ricerca di ING dedicata alle economie della Corea del Sud e giapponese.
L’esperto ha sottolineato comunque che è possibile che il calo (delle spese per i servizi) abbia una natura solo temporanea, “dopo il rialzo proseguito per cinque trimestri consecutivi“, aggiungendo che “noi prevediamo che i consumi per i servizi siano in ripresa in questo trimestre”.
Da ING non è trapelato un particolare pessimismo nei confronti del Pil del Giappone.
L’economista Min Joo Kang ha anzi detto di credere in una ripresa del prodotto interno lordo nel corso del primo trimestre di quest’anno, anche grazie alle misure di stimolo che sono state varate dal governo di Tokyo.
Inoltre, “le esportazioni continueranno a essere il principale motore di crescita, nel corso di questo trimestre”, come conferma lo stesso indice Pmi manifatturiero del Giappone, al di sopra della soglia di 50 punti.
“Anche le spese per consumi privati dovrebbero migliorare, viste la lieve stabilizzazione dell’inflazione prevista per il primo trimestre del 2024 e le aspettative di una solida crescita dei salari nell’intero 2024″.
Per quanto riguarda gli investimenti, infine, “riteniamo che i solidi utili delle aziende e la recente solida domanda per l’IT portino ad aumentare” questa componente del prodotto interno lordo.
La Bank of Japan dovrà però a questo punto attendere ancora un po’ prima di annunciare la grande virata della sua politica monetaria.
L’economista di ING ha sottolineato, infatti, che “i deboli dati del Pil complicheranno le decisioni della BoJ, soprattutto a fronte di uno yen che sta oscillando attorno al livello psicologico di 150 (nei confronti del dollaro)”.
Dunque, “prevediamo che le aspettative dei mercati su un rialzo dei tassi (da parte della BoJ) nei mesi di marzo/aprile si smorzino”.
“Se invece il Pil dovesse segnare una ripresa nel trimestre in corso, così come da noi previsto, allora la Bank of Japan potrebbe annunciare il suo primo rialzo dei tassi a giugno, sebbene la possibilità di una stretta monetaria e della fine della politica del controllo della curva dei rendimenti più tardi, nel corso del terzo trimestre, stia aumentando”.
La Germania diventa la terza economia del mondo al posto del Giappone
L’altra pessima notizia è che il Giappone, che ha già perso il secondo posto nella classifica dei Pil a livello mondiale a favore della Cina, ora è stato costretto a cedere anche il terzo posto: esattamente, alla Germania.
Un articolo della CNBC riporta qualche calcolo, prendendo in considerazione le variazioni dovute alle diverse valute cdi riferimento, e convertendole in dollari Usa.
In tutto il 2023, il Pil nominale del Giappone ha segnato una crescita pari a +5,7%, a quota 591,48 trilioni di yen, o 4,2 trilioni di dollari (sulla base del rapporto dollaro-yen, in media, del 2023).
Il Pil della Germania ha riportato invece una espansione pari a +6,3% a 4,12 trilioni di euro, o di $4,46 trilioni di dollari, sulla base della media delle variazioni che hanno interessato il rapporto di cambio euro-dollaro del 2023.