Notizie ETF Febbre AI ed euforia chip: è boom per l’ETF che cavalca il sogno Nvidia (ma non solo)

Febbre AI ed euforia chip: è boom per l’ETF che cavalca il sogno Nvidia (ma non solo)

26 Marzo 2024 10:46

Nel mondo degli ETF, c’è un fondo in particolare che ha beneficiato in quest’ultimo anno e nei primi tre mesi del 2024 del miracolo Nvidia, a sua volta scatenato dalla grande scommessa dei mercati sulle potenzialità dell’AI (intelligenza artificiale).

Si tratta di un indice ETF che replica il trend dei titoli chip, ovvero del VanEck Semiconductor ETF, e che si appresta a chiudere il trimestre migliore in più di 20 anni, sulla scia del boom di alcune azioni, Nvidia prima tra tutte.

Febbre chip e AI: l’ETF che scatta al ritmo record dal 2001

Chi si aspettava o temeva che le azioni di Nvidia avrebbero fatto dietrofront dopo quel rally stellare pari a + 239% del 2023 si è dovuto ricredere:

il titolo ha continuato a macinare corposi rialzi, incassando in questi primi tre mesi del 2024 un guadagno pari a ben +90%.

Nvidia è stata così il motore di crescita numero uno della performance del VanEck Semiconductor ETF, permettendo al fondo di volare del 30% circa dall’inizio del 2024.

L’ETF ha chiuso così il primo trimestre dell’anno riportando il trend trimestrale migliore dal boom, pari a +41,6%, che aveva messo a segno nel quarto trimestre del 2001.

Anche il titolo Nvidia ha concluso il trimestre migliore dal quarto trimestre del 2001.

Tra gli altri titoli – oltre a Nvidia – che hanno permesso al VanEck Semiconductor ETF di riportare i guadagni record degli ultimi 20 anni, si sono messi in evidenza Taiwan Semiconductor, scattato del 35%, Broadcom e Advanced Micro Devices, volati di oltre il 20% e Applied Materials, le cui azioni sono salite del 30% circa.

Il VanEck Semiconductor UCITS ETF, come riporta il Financial Times, è inoltre in rialzo su base annua di oltre il 70%.

Tra le prime 10 azioni che compongono il fondo, compare per l’appunto la Big Tech Nvidia, nota per essere anche illustre componente dei cosiddetti Magnifici 7, club di cui fanno parte anche Microsoft, Tesla, Alphabet, Amazon, Apple, Meta Platforms.

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Le caratteristiche del VanEck Semiconductor ETF

Nvidia incide sul fondo per il 13,97%.

Nella Top 10 del VanEck Semiconductor UCITS ETF, compaiono in ordine anche Taiwan Semiconductor, ASML Holding, Advanced Micro Devices, Applied Materials, Intel, Qualcomm, Texas Instruments, Lam Research Corp.

Con un valore di asset gestiti che si aggira attorno a $13,6 miliardi, il fondo SMH è l’ETF dei semiconduttori più grande disponibile per gli investitori, stando all’ETF Database, per valore di asset totali.

Il fondo VanEck Semiconductor UCITS ETF si basa sull’indice MVIS US Listed Semiconductor 25 Index, che replica la performance complessiva delle 25 società più grandi al mondo, attive nel settore dei chip e delle attrezzature per chip.

Nell’ETF sono incluse sia società americane che società straniere quotate a Wall Street.

Questo ETF si è confermato tra quelli che hanno riscosso la maggiore attenzione dei trader e degli investitori, a partire dall’inizio del 2024, al punto da confermarsi subito, nei primi giorni di questo anno, l’ETF più popolare di VanEck, in termini di flussi netti in entrata.

Nell’arco di un solo anno, il fondo ha assistito di fatto a flussi netti in entrata per un valore di 1,3 miliardi di euro.

Tutti pazzi per Nvidia, gli upgrade sul target price e i rating ‘Buy’ sul titolo

Tornando al trend della Grande scommessa degli investitori, che continua a stracciare le stime degli investitori più bullish, vale la pena mettere in evidenza che le azioni di Nvidia sono quasi raddoppiate dall’inizio dell’anno, schizzando dai 481,68 dollari del 2 gennaio scorso a un valore superiore ai $930.

I buy hanno fatto balzare la capitalizzazione di mercato della Big Tech Usa fino a oltre $2 trilioni, rendendo Nvidia la terza società più grande quotata in Borsa, dietro a Microsoft (la Top 1) e Apple.

Per diversi analisti, la corsa del titolo non è inoltre neanche finita, tutt’altro.

A seguito del grande evento della scorsa settimana GTC AI, l’analista di UBS Timothy Arcuri ha alzato infatti il target price sul titolo Nvidia da $800 a $1.100, a fronte di un rating confermato a “buy”, scrivendo una nota dedicata agli investitori che Nvidia “siede al top di una nuova ondata di richieste (di chip) che arrivano dalle imprese globali e dagli stati”.

A parlare della febbre per i chip del gruppo è stato più volte lo stesso ceo di Nvidia Jensen Huang, che ha citato gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, la Svezia, il Giappone, la Corea del Sud e la Malesia, tra gli Stati-clienti più importanti del gruppo, orientati a fare incetta dei suoi chip.

Sarà proprio questa domanda, secondo Arcuiri, a consentire al colosso di incassare nel 2025 un fatturato di $150 miliardi, in rialzo su base annua del 30%.

D’altronde, fino a oggi, i  numeri di Nvidia hanno avallato la fiducia degli operatori di mercato e degli strategist, inclusi quelli scettici nella capacità della Big Tech di essere all’altezza delle aspettative.

Basti pensare, di fatto, che il giro d’affari del gigante dei semiconduttori ha riportato una crescita definita esplosiva, pari a tre cifre su base percentuale, per la precisione pari a +265% su base annua, che lo ha portato a balzare a $22,1 miliardi nel quarto trimestre fiscale terminato il 28 gennaio del 2024.

Ancora prima dell’AI Conference della scorsa settimana, l’analista di Truist William Stein aveva alzato il target price di Nvidia da $911 a $1.177, a fronte di un rating confermato a “buy”, motivando l’upgrade con l’aspettativa di una domanda più solida nel 2024 e nel 2025 per i chip della Big Tech americana.

Promozione anche da parte degli analisti di HSBC, che hanno aumentato il loro prezzo obiettivo da $880 a $1.050.

Sempre prima del grande evento GTC AI, che si è svolto dal 18 al 21 marzo a San Jose, California, altri grandi nomi del mondo degli analisti e degli strategist avevano sfornato nuovi outlook positivi sul trend del titolo.

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Occhio alle dichiarazioni del ceo di Nvidia Huang, che a febbraio aveva presentato un outlook improntato all’ottimismo per l’azienda e per l’intero mercato che comprende società pronte a lanciarsi o a crescere ulteriormente nel business dell’intelligenza artificiale.

Per la precisione, in occasione del World Government Summit di Dubai, l’AD aveva detto di prevedere che, “nel corso dei prossimi 4 o 5 anni, avremo data center per un valore di $2 trilioni”, aggiungendo che i paesi ,oggi, sono capaci di “creare tecnologie di computing che nessuno deve programmare”.

Le novità con l’evento GTC. La piattaforma rivoluzionaria Blackwell

Nvidia continua a beneficiare della scommessa sull’AI  più viva che mai, in un contesto in cui si sprecano le stime sfornate dagli analisti e strategist sui titoli delle società più orientate ad avvantaggiarsi di questa grande euforia.

Negli stessi giorni in cui si è svolta la Conferenza organizzata da Nvidia, Gabriel Debach, market analyst di eToro, ha commentato così le grandi novità in arrivo:

“Durante il GTC 2024, Nvidia ha presentato la sua piattaforma rivoluzionaria, la Nvidia Blackwell, successore dei processori Hopper, dedicata al celebre statistico afroamericano David Blackwell. Dotata di una potenza di calcolo incredibile e un’efficienza energetica migliorata, questa GPU promette di rivoluzionare il settore dell’intelligenza artificiale. Il suo sistema di connettività avanzato ottimizza il flusso di lavoro e offre prestazioni superiori e una maggiore scalabilità rispetto alle generazioni precedenti”.

“Con questi importanti sviluppi e l’innovazione continua di Nvidia nel settore dell’hardware e del software per l’intelligenza artificiale, l’azienda si riconferma come leader indiscusso”, ha sottolineato Debach.

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Non solo Nvidia: occhio alle altre cinque grande scommesse AI

Sebbene per ora prima della classe, Nvidia non è l’unica grande scommessa per chi punta sulle potenzialità di crescita dell’AI.

Jason Pidcock e Sam Konrad, gestori del fondo Asia Equity Income di Jupiter AM, hanno presentato di recente le azioni su cui puntare per trarre vantaggio dalla febbre esplosa sull’intelligenza artificiale.

Nellanota “Asia-Pacifico: cinque titoli per cavalcare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale”, i due gestori hanno elencato quelle che a loro avviso sono le cinque grandi scommesse, aggiungendo che si tratta di aziende che “hanno un bilancio in positivo e offrono interessanti rendimenti da dividendi”.

Di seguito la lista delle Top 5:

  • Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC): TSMC è il più grande produttore di semiconduttori al mondo, con un quasi monopolio nei semiconduttori di punta. Produce il 100% delle GPU di fascia alta di Nvidia. TSMC prevede una crescita del fatturato dal 20% al 25% su base annua nel 2024.
  • MediaTek: MediaTek è un’azienda di semiconduttori ‘fabless’ che progetta chip che alimentano più di 2 miliardi di dispositivi all’anno, compresi gli smartphone, rendendo l’azienda il primo fornitore di chip per smartphone a livello globale. MediaTek ha recentemente registrato risultati migliori del previsto nel quarto trimestre del 2023.
  • Samsung Electronics: Samsung è il più grande produttore di memory al mondo ed è anche uno dei principali produttori di smartphone, TV e PC. Samsung ha già lanciato un telefono cellulare con intelligenza artificiale, il Galaxy S24, prima dei suoi competitor.
  • Hon Hai Precision: Hon Hai (Foxconn) è il più grande produttore di elettronica al mondo e produce dagli smartphone (assembla circa due terzi di tutti gli iPhone) ai centri dati IA.
  • HCL Technologies: I servizi informatici sono probabilmente il settore di esportazione di maggior successo dell’India. HCL Tech è la terza più grande azienda indiana di servizi IT e di recente ha registrato performance superiori a quelle dei suoi competitor più grandi. HCL Tech sta supportando i suoi clienti in tutto il mondo a utilizzare l’IA nelle loro attività.

AI: una bolla oppure no? Il commento di Global X

Nella nota “L’IA non è una bolla, ecco i temi con cui approfittarne” Scott Helfstein, Head of Thematic Solutions di Global X ha rassicurato quegli investitori e quei trader che continuano a essere ossessionati da timore che la febbre AI (IA in Italiano, intelligenza artificiale) possa in qualche modo finire per esplodere, così come accadde alla ben nota bolla dot com.

Helfstein ha fatto notare che, a suo avviso, e a dispetto delle preoccupazioni che periodicamente si affacciano sui mercati, “è difficile sostenere che le aspettative sull’IA assomiglino all’esuberanza del rally delle dotcom”.

Tra i motivi, il fatto che, “anche se le valutazioni odierne sembrano elevate, non sono paragonabili all’esuberanza delle dotcom”.

Di fatto, se nel “primo trimestre del 2000, l’indice S&P 500 Information Technology raggiunse valutazioni pari a 70x, con una differenza di 40 punti rispetto al picco di allora dell’S&P 500, pari a 30x, il differenziale attuale è invece di appena 16 punti, con l’S&P 500 a 21x rispetto al settore tecnologico a 37x”.

Non solo:

“Le società dell’S&P 500 sono anche meglio posizionate in termini di metriche di qualità. Pur non esistendo una definizione univoca, la maggior parte delle analisi dei fattori di qualità utilizza una qualche variazione di redditività, stabilità degli utili, struttura del capitale e crescita. Oggi, i fondamentali di qualità per tre di questi quattro fattori sono superiori a quelli del primo trimestre 2000: l’S&P 500 presenta una redditività significativamente più elevata, una migliore qualità e stabilità degli utili e una struttura del capitale più conservativa“.

Ancora:

“Nel 1999, i settori Tech e Communications rappresentavano il 59% del market cap delle IPO, contro appena il 10% nel 2023. Anche le aspettative sugli utili, forse oggi leggermente elevate, non sono comunque vicine ai livelli della fine degli anni ’90. Insomma: l’IA non ripeterà la bolla delle dotcom”.

“Certo, i mercati azionari americani hanno registrato un rally importante. Negli ultimi 16 mesi l’S&P 500 è salito circa del 41%, e il Nasdaq 100 del 67%. A prima vista, questi guadagni sembrano impressionanti, quasi da bolla, ma è utile confrontarli con i modelli storici, compresi quelli dell’era pre-internet”.

” Dal 1950, i mercati azionari tendono a salire con delle fasi di scatto e di pausa. L’S&P 500 rimane in stasi per lunghi periodi e poi si espande verso nuovi massimi prima di stabilizzarsi, di solito a causa di un sell-off. Durante questo arco temporale, per 14 volte l’S&P 500 ha raggiunto dei picchi massimi, per poi stabilizzarsi per almeno 12 mesi“.

La sorpresa è che, “per quanto riguarda l’attuale espansione, i mercati potrebbero essere appena partiti. La durata media della fase di stasi è di 147 settimane, ovvero quasi 3 anni. La stagnazione più recente è iniziata nel dicembre 2021 ed è durata quasi 2 anni. Le espansioni sono in genere un po’ più brevi, con una media di 119 settimane. L’ultima è iniziata solo 8 settimane fa, quando l’S&P 500 ha toccato un nuovo massimo storico. Da allora, l’S&P 500 è salito del 7%, ben al di sotto dell’espansione media del 53%. L’espansione della fine degli anni ’90, per fare un paragone, è durata oltre 250 settimane, quando l’S&P 500 si è apprezzato del 203%”.

Niente paura, dunque: Wall Street sarebbe ben lontana da quel boom che finì con lo spezzare i sogni di diversi investitori e società stesse, culminando nel dramma dell’esplosione della bolla dot-com.