Elezioni Usa, Trump: con me tassi di interesse e costi energia più bassi. Basta a inflazione peggiore di sempre con Biden

E’ un Donald Trump, quello che parla alla convention repubblicana nel discorso con cui accetta la nomination per sfidare il presidente americano Joe Biden alle elezioni Usa del prossimo 5 novembre che, dai toni inizialmente meno accesi del solito – quando parla dell’attentato menzionando Dio – torna a tuonare contro tutto e tutti, rilasciando dichiarazioni che vengono però smentite subito dai fact checking vari della stampa americana. Ed è un Donald Trump che promette di tutto e di più.
Metterò fine immediatamente alla crisi devastante dell’inflazione, abbassando i tassi di interesse e facendo scendere i costi dell’energia.
Trump rilancia anche la promessa di varare, una volta salito alla Casa Bianca, “tagli massicci alle tasse”.
Elezioni Usa, Trump: l’inflazione svanirà, i redditi schizzeranno
Di fronte a una folla in delirio riunita in occasione della convention nazionale repubblicana (RNC), con il discorso con cui accetta la nomination a candidato repubblicano alla Casa Bianca, Trump assicura che “l’inflazione svanirà” e che “i redditi schizzeranno”.
Senza menzionare il presidente Usa Joe Biden, riferendosi in generale a quanto fatto dall’amministrazione attuale, il tycoon denuncia il fatto che “abbiamo assistito all’inflazione peggiore della storia con quest’uomo”.
“L’inflazione continua a essere il killer del nostro paese. E quello che guadagnate non ha alcuna importanza perchè l’inflazione vi sta mangiando vivi”.
Tutta “quella gente che stava mettendo da parte i propri risparmi, che stava facendo così tanti soldi – i più alti che avessero mai fatto – e che ne stava mettendone da parte molti, ora è semplicemente distrutta. Non riesce a mettere da parte niente, perchè a mala pena vive”.
Trump: “abbiamo oro liquido sotto i nostri piedi. La Cina no”
“Ma “a partire dal primo giorno, noi faremo scendere i prezzi”, ha tuonato e promesso ancora il candidato repubblicano all’Election Day 2024.
“Con questa amministrazione – ha continuato il tycoon – abbiamo visto i prezzi degli alimentari salire del 50%, quelli della benzina del 60% e del 70%, le rate dei mutui sono quadruplicate (..) I costi delle famgilie sono saliti in media di 28.000 dollari”.
Ma “tagliando i costi dell’energia, noi taglieremo di conseguenza anche i costi dei trasporti, dell’industria manifatturiera, e di tutti i beni delle famiglie. Tutto quanto inizierà dall’energia. E ricordate, abbiamo oro liquido sotto i nostri piedi più di qualsiasi altro paese. Siamo una nazione che ha l’opportunità di fare una fortuna incredibile con la sua energia. Mentre la Cina no”.
Intanto, ‘interviene’ subito il fact checking della stampa americana.
Fact checking su tasse e inflazione
La CNN scrive: non è vero che l’inflazione degli Stati Uniti ha toccato il record con la presidenza di Joe Biden.
“L’attuale tasso di inflazione, al 3% nel giugno del 2024, è decisamente lontana dal record del 23,7%, testato nel 1920.
E ancora:
“Trump potrebbe giustamente dire che il tasso di inflazione ha toccato il record degli ultimi 40 anni nel giugno del 2022, quando era al 9,1%, ma da allora è scesa”.
Il fact checking ricorda tuttavia anche che, secondo molti economisti, è vero che i programmi di stimoli economici varati dall’amministrazione di Joe Biden hanno peggiorato l’inflazione. Quando Biden salì ufficialmente alla Casa Bianca, nel gennaio del 2021, il tasso di inflazione Usa si attestava all’1,4%, stando al parametro dell’indice dei prezzi al consumo.
L’inflazione salì in modo significativo nei primi due anni della sua amministrazione, così come anche nelle altre economie occidentali, a causa degli effetti del reopening dell’economia post Covid e della guerra in Ucraina provocata il 24 febbraio 2022 dall’invasione della Russia.
Trump ha dunque ragione quando parla di fiammata di inflazione con la presidenza di Biden: da quando è salito al potere nel gennaio del 2021, i prezzi sono di fatto balzati. Ma l’inflazione non è stata la peggiore della storia degli Stati Uniti.
Altra cosa falsa: Trump ha detto che i prezzi della benzina sono balzati del 60-70%. Non è vero neanche questo. Il prezzo medio di un gallone di benzina è, stando a quanto emerge dai dati ufficiali a $3,51 nella giornata di ieri.
Si tratta di un valore in rialzo del 47% circa dall’inizio della presidenza di Joe Biden, quando i prezzi viaggiavano attorno a $2,39, di certo non del 60%.
A proposito di tasse, Trump ha detto inoltre che “il popolo non ha capito che ho portato le tasse a scendere, sempre più in basso e, nonostante questo, abbiamo incassato più entrate rispetto all’anno successivo, quando le tasse si sono confermate molto più alte”.
Nel suo fact checking ABC News ha tenuto a ricordare tuttavia che i tagli delle tasse lanciati da Trump quando era presidente, in termini di dollari e tenendo in considerazione gli aggiustamenti legati all’inflazione, non sono stati certo i più significativi della storia degli Stati Uniti, visto che si posizionano al quarto posto della classifica dei tagli più importanti alle tasse fino a ora varati dai governi precedenti a partire dal 1940.
Misurati come percentuale del Pil, quei tagli di Trump alle tasse varate ai tempi in cui era presidente Usa, scendono al settimo posto della classifica.
Eppure Trump si è di nuovo vantato di aver lanciato, quando era presidente, “il taglio delle tasse più significativo” della storia, promettendo di “fare di più” se rieletto.
E non è vero quello che ha detto Trump su Biden: ovvero che quella attuale è stata l’unica amministrazione che ha detto ‘Aumenteremo le vostre tasse di quattro volte quanto state pagando ora”.
“E’ falso – sottolinea la CNN – così come era falso quando Trump fece la stessa dichiarazione durante la campagna elettorale del 2020 e all’inizio del 2024″. Biden ha proposto infatti un aumento delle tasse del 7% spalmato nel corso del prossimo decennio, non del 300%. E l’83% dell’aumento delle tasse proposto da Biden andrebbe a pesare sull’1% dei contribuenti, che guadagna qualcosa di poco meno di $1 milione all’anno.
Non solo di inflazione e tasse: Trump menziona Dio
Nel suo intervento atteso, il primo dall’attentato di venerdì scorso 13 luglio durante un suo comizio a Butler, in Pennsylvania, Trump non ha parlato ovviamente solo di economia.
Nel suo discorso è stato menzionato anche Dio.
“In teoria non dovrei essere qui stanotte. Ma sono qui, di fronte a voi in questa arena, soltanto per la grazia concessa da Dio. Molte persone dicono che quello è stato un momento provvidenziale”.
Ancora prima, Trump ha raccontato quanto accaduto durante l’attentato a cui è scampato. “C’era sangue che scorreva dappertutto e, nonostante questo, in qualche modo mi sentivo molto al sicuro, perchè avevo Dio al mio fianco. Se non avessi mosso la testa all’ultimo momento, il proiettile dell’assassino avrebbe centrato perfettamente il suo obiettivo, e non sarei qui con voi stanotte”.
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Ma con il tycoon l’inflazione tornerebbe a salire
Tornando alla questione dell’inflazione, e alla sicurezza mostrata da Trump nel riuscire a farla scendere, va detto innanzitutto che gli ultimi dati confermano che quella che è stata spesso definita alla stregua di tassa più crudele fra tutte, ovvero la crescita incontrollata dei prezzi, è già alle spalle, per quanto ancora superiore al target fissato dalla Fed, banca centrale americana, al 2%.
L’ultimo dato sull’inflazione Usa arrivato dal fronte macro economico degli States è stato tale che il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha aperto alla possibilità di una sforbiciata imminente, senza necessariamente aspettare che il target del 2% venga centrato.
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La Fed sarebbe dunque in teoria pronta a tagliare finalmente i tassi – anche se nessun timing è stato ancora rivelato, come d’altronde nessun impegno su future riduzioni del costo del denaro vuole prendere la presidente della Bce Christine Lagarde, come emerso dalla riunione di ieri dell’Eurotower, che si è conclusa con un nulla di fatto sui tassi.
Il problema, nel caso degli Stati Uniti, è che è Trump che vuole prendersi il merito di tagliare i tassi “con me tasse e tassi di interessi più bassi, impedendo che a vantarsi della eventuale mossa sia l’amministrazione di Joe Biden.
Di fatto, l’ex presidente americano ha già lanciato un avvertimento che sa di minaccia alla Fed di Jerome Powell, con tanto di ricatto.
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Inoltre, questo slogan di Trump di presidente anti-inflazione, secondo molti economisti, non regge affatto, come è emerso da un sondaggio lanciato recentemente dal Wall Street Journal:
la maggioranza degli economisti interpellati dal WSJ ha riferito infatti che le politiche che, una volta presidente, Donald Trump lancerebbe, avrebbero un effetto inflazionistico decisamente più potente di quelle che, se rieletto, il presidente in carica Joe Biden annuncerebbe.
D’altronde, il promettere tutto a tutti ha un costo, e questo costo, nella vita pratica, significa più inflazione.
Dei 50 economisti interpellati dal Wall Street Journal, 28 hanno detto che il rischio di un’inflazione che tornasse a impennarsi sarebbe più alto con i piani proposti dai repubblicani, che con quelli dei democratici.
Otto economisti hanno risposto invece affermando che, a loro avviso, l’inflazione sarebbe più alta con Biden che con Trump.
I 14 economisti rimanenti hanno definito invece la differenza tra le due agende trascurabile.
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