Draghi verso presidenza Consiglio UE? L’ex premier a Milano con i manager di Europa
Grande attesa per quanto emergerà questo pomeriggio a Milano dall’incontro tra Mario Draghi e i ceo di diverse aziende europee.
Le indiscrezioni sull’incontro, volto a elaborare una strategia per rafforzare la competitività delle aziende di tutta l’Europa, si accompagnano alle speculazioni sul ruolo centrale che l’ex presidente del Consiglio ed ex numero uno della Bce, Banca centrale europea, potrebbe finire per detenere in Unione europea.
FT, Mario Draghi tra i candidati alla presidenza del Consiglio UE
Nelle ultime ore un articolo del Financial Times ha riportato alcuni rumor, secondo i quali l’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Bce Mario Draghi sarebbe tra i possibili candidati alla carica della presidenza del Consiglio Ue, liberatasi con la decisione dell’attuale presidente Charles Michel di dimettersi in via anticipata.
Nell’articolo “Mario Draghi floated as potential European Council president” , il Financial Times ha riportato che l’addio anticipato di Michel ha dato il via alle trattative tra i leader europei per colmare il posto che sarà vacante in anticipo e che, nell’ambito di questi negoziati, Draghi è stato indicato tra “i candidati principali” .
Ovviamente, ha precisato il quotidiano britannico, è difficile riuscire a prevedere gli accordi che porteranno alla scelta dei nuovi vertici dell’Unione europea.
Questi dipenderanno infatti anche dai risultati delle elezioni europee in calendario quest’anno, il 6-9 giugno del 2024.
Fatto sta che non è certo la prima volta che il nome di Mario Draghi salta fuori, in relazione alle ipotesi di chi potrebbe salire ai vertici UE.
E questo per motivi ovvi, che si riconducono all’esperienza dell’ex numero uno della Bce e alla sua reputazione di figura tra le più importanti di Europa e del mondo. Reputazione conquistata grazie a tutte le imprese che l’ex premier è riuscito a realizzare:
in primis, quella di aver salvato l’euro e l’Europa stessa dal dramma della crisi dei debiti sovrani di 15 anni fa e che lo ha presentato agli occhi del mondo come, sulla base di dichiarazioni tra l’altro da lui proferite, il Mr. Whatever It Takes.
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“È improbabile che Draghi risponda no di fronte a una richiesta seria, anche se non si farà strade a gomitate“, ha commentato all’FT Nathalie Tocci, numero uno del think tank Istituto Affari Internazionali, con sede a Roma, ammettendo tuttavia anche che, al momento, la situazione presenta ancora elementi di incertezza.
Corsa dei leader UE a scongiurare il ‘pericolo’ di Orban
Quella che sembra essere invece cosa certa è l’urgenza di trovare qualcuno che possa ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio Ue in vista delle dimissioni di Charles Michel, anticipate alla metà di luglio.
Il senso di urgenza, hanno spiegato le fonti interpellate dall’Ft, si spiega in parte con il fatto che, stando alle stesse regole dell’Unione europea, in assenza di un accordo tra i paesi Ue sul candidato da appoggiare per la posizione vacante entro gli ultimi giorni della presidenza di Michel, prossimo presidente del Consiglio Ue diventerebbe il premier euroscettico dell’Ungheria Viktor Orban.
Sarà l’Ungheria, infatti, ad assumere la presidenza (conferita a rotazione) di sei mesi dell’UE, a partire dal prossimo 1° luglio e, a oggi, le disposizioni vigenti a Bruxelles stabiliscono che, in assenza di un presidente permanente, l’incarico spetti allo Stato membro a cui è stata assegnata la presidenza semestrale a rotazione.
Il Financial Times sottolinea come i leader europei abbiano a disposizione un’altra carta da giocare per escludere Orban: quella di accordarsi su un candidato a una presidenza del Consiglio UE che sia a interim.
“Tuttavia, una fonte ha reso noto che è improbabile che Draghi accetti un ruolo a interim“, si legge nel quotidiano della City di Londra.
Draghi incontra a Milano 60 manager di aziende europee
Riguardo all’evento di oggi a Milano, stando a quanto riporta un articolo di Bloomberg, Mario Draghi incontrerà i manager che fanno parte dello European Round Table of Industry, associazione che riunisce le 60 principali aziende europee. Previsto l’incontro con una delegazione di manager di Vodafone, Syensqo, Titan Cement e Siemens.
Successivamente nella giornata di venerdì 12 gennaio, l’ex premier tornerà a Bruxelles, per discutere di competitività delle aziende europee con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Layen e con gli altri esponenti della Commissione.
Le fonti hanno riferito che il report sulla competitività europea che Draghi è stato chiamato a redigere – dalla stessa von der Leyen – verrà consegnato forse in via ufficiale alle autorità UE nel mese di luglio, dopo le elezioni europee di giugno.
Tornando ai rumor che sono stati riportati dal Financial Times, e che nelle ultime ore hanno scatenato diversi commenti soprattutto in Italia, va detto che Mario Draghi gode del sostegno di diversi europeisti, che da sempre lo vedono come il simbolo stesso dell’Europa, e come l’uomo più adatto a incarnare il sogno di una Europa finalmente unita: sogno che l’ex presidente della Bce ha tra l’altro più stesso manifestato, anche di recente.
Durante la presentazione del libro di Aldo Cazzullo ‘Quando eravamo padroni del mondo’, l’ex premier ha lanciato un chiaro appello a favore di una Europa che sia davvero unita, e che si faccia finalmente Stato, con un vero Parlamento dell’Europa e con cittadini che si sentano anche europei.
“Occorre cominciare a pensare a un’integrazione politica europea, a un Parlamento europeo come vero Parlamento dell’Europa, pensare che siamo italiani ma anche europei”, ha detto l’ex presidente del Consiglio, con un discorso che, oltre a essere di incitamento e una speranza, è stato anche un chiaro monito.
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Tra i sostenitori più convinti degli eurobond, più volte Draghi – noto nel caso specifico dell’Italia non solo come salvatore dell’euro ma anche e in primis come l’uomo che ha salvato l’Italia, e i suoi BTP, praticamente come il vero scudo anti-spread – ha indossato le vesti di promotore del sogno degli Stati Uniti d’Europa.
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Il Financial Times ha riportato anche i rumor su quelli che sarebbero altri nomi circolati a Bruxelles di possibili candidati alla presidenza del Consiglio Ue:
tra questi, gli attuali primi ministri di Spagna e Danimarca, rispettivamente Pedro Sánchez e Mette Frederiksen.
Entrambi i leader rappresentano grandi partiti politici europei, “fattore importante nel caso delle nomine dei vertici UE”.
Di fatto, l’assenza di un partito a cui il nome di Draghi possa essere ricondotto, secondo un diplomatico Ue, renderebbe la candidatura dell’ex banchiere al Consiglio UE vulnerabile.
L’FT scrive anche che il governo Meloni potrebbe sostenere la candidatura di Draghi al Consiglio europeo, ma che un altro ostacolo potrebbe essere rappresentato dall’eventuale opposizione di nazioni dell’Europa centrale e orientale, che si sono spesso lamentate di come le cariche più importanti dell’Unione europea siano state assegnate soprattutto ai paesi dell’Europa occidentale.
Tra i paesi che potrebbero mettersi di traverso, la stessa Germania, contraria proprio a quella integrazione fiscale che Draghi auspica da tempo, tra le altre cose con la sua view favorevole nei confronti degli eurobond.
Non per niente, un’altra fonte UE ascoltata dal Financial Times ha tagliato corto: “Lui (Draghi) è troppo politico”.