Notizie Notizie Mondo Mario Draghi e il sogno di un’Europa Stato mentre l’Ue cerca di ribaltare la Brexit

Mario Draghi e il sogno di un’Europa Stato mentre l’Ue cerca di ribaltare la Brexit

Pubblicato 30 Novembre 2023 Aggiornato 10 Gennaio 2024 10:00

Mario Draghi rilancia l’appello a favore di un’Europa che sia davvero unita, e che si faccia finalmente Stato, con un vero Parlamento dell’Europa, con cittadini che si sentano anche europei.

Nelle stesse ore, il premier britannico Rishi Sunak rimanda al mittente la speranza che il Regno Unito torni nella casa Ue. Una speranza invocata dalla stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Uno smacco, per l’Unione europea, che non ha mai abbandonato la speranza di ribaltare la Brexit.

Draghi su Europa:  modello di crescita dissolto, diventi Stato

“Occorre cominciare a pensare a un’integrazione politica europea, a un Parlamento europeo come vero Parlamento dell’Europa, pensare che siamo italiani ma anche europei”. Così l’ex presidente del Consiglio ed ex numero uno della Bce Mario Draghi ha parlato di Europa e della sua stessa ragion d’essere, durante la presentazione del libro di Aldo Cazzullo ‘Quando eravamo padroni del mondo’.

L’Europa, ha fatto notare Draghi, è in una fase di stallo:

“Il modello di crescita europeo si è dissolto, fondamentalmente, quindi non possiamo più far conto su quelli che erano i pilastri di prima. Occorre reinventarsi un modo diverso di crescere: e per farlo, però, a differenza che in passato, occorre diventare Stato”.

Draghi ha ripreso a questo punto l’esempio di quanto avviene nel tessuto imprenditoriale europeo, facendo notare che la maggior parte delle imprese sostiene che il mercato europeo sia “troppo piccolo” e mettendo in evidenza la seguente perplessità:

Ma come, non abbiamo un mercato unico? Sì, in teoria – ha detto Draghi – in pratica no. Ci sono tanti mercati e quindi le piccole imprese che nascono in Europa”, che puntano sull'”innovazione e sulla tecnologia, perchè abbiamo ancora tanti centri di ricerca, appena cominciano a svilupparsi si spostano e vanno negli Stati Uniti, oppure vendono agli imprenditori di altre parti del mondo”.

Non è certo la prima volta che Mario Draghi, europeista convinto, sponsorizza un’Europa che sia davvero unita.

Ma l’impressione è che il senso di urgenza sia più alto, rispetto al passato, in un contesto segnato da tensioni geopolitiche crescenti, e in cui l’Europa continua a essere segnata da divisioni interne, che ne impediscono la piena espressione.

Draghi e quel volo del calabrone. L’appello pro eurobond

In un altro discorso, nel far riferimento agli ostacoli che impediscono al realizzazione di una Europa davvero unita, Mario Draghi aveva citato il caso del volo del calabrone, rimarcando come l’esigenza di una maggiore integrazione si fosse fatta più impellente, in un contesto in cui l’Europa si trova di fronte a un “bivio storico”:

Per prossimo volo del calabrone, Draghi aveva spiegato di intendere “il sentiero verso una politica di bilancio comune nell’Eurozona”.

Credo che gli europei siano ora più pronti, rispetto a venti anni fa” verso una maggiore integrazione, aveva detto in quel discorso, “perché ora ci sono solo tre opzioni: paralisi, uscita o integrazione”.

A conferma dello spirito europeista di Mario Draghi, c’è anche la carrellata di appelli lanciati dall’ex numero uno della Bce a favore degli eurobond.

“Negli USA hanno un’unione dei mercati dei capitali, un’unione bancaria completa, e un safe asset”, faceva notare Draghi nel marzo del 2021, nelle vesti di presidente del Consiglio. In Europa, no.

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L’appello di von der Leyen per ribaltare la Brexit. Londra dice: ‘No thanks’

Nelle ultime ore, non è passato inosservato il ‘No, grazie’ con cui il premier britannico Rishi Sunak ha risposto all’appello lanciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per far tornare il Regno Unito nel blocco Ue.

Alcuni quotidiani hanno commentato quella richiesta quasi con un ghigno.

Come ha fatto il Telegraph, nell’articoloPoor Ursula needs Britain to save the EU. No thanks , ovvero “Povera Ursula, che ha bisogno del Regno Unito per salvare l’Unione europea. No, grazie”.

L’appello di von der Leyen è arrivato in occasione dell’evento POLITICO 28 Awards, che si è svolto martedì sera 28 novembre a Bruxelles.

Rispondendo alla domanda sulla possibilità che gli UK riescano a ribaltare la Brexit, ovvero il noto divorzio dall’Ue che i cittadini britannici hanno votato con il referendum del 2016, la numero uno della Commissione Ue non ha fatto mistero della sua posizione in merito, mostrando anche fiducia nella possibilità che il ricongiungimento avvenga.

“Dovete risolvere questa situazione – ha detto von der Leyen, rivolgendosi ai giovani – Abbiamo fatto un casino (we goofed it up), e voi dovete rimettere a posto le cose. Io credo, inoltre, che la direzione di questo percorso – questa è una mia opinione – sia chiara”.

Londra, ovviamente, non ha gradito, intendendosi per Londra il governo guidato da Sunak.

Immediata la reazione del portavoce del premier Sunak, che ha detto che il premier britannico non condivide l’assunto secondo cui la situazione in UK debba essere sistemata a causa della Brexit.

Il portavoce ha ricordato che il Regno Unito ha “un primo ministro che è stato a favore della Brexit prima che questo sostegno potesse essere nell’interesse della sua carriera. E questo, perchè è qualcosa in cui crede con passione”. Il portavoce ha insistito inoltre sul fatto che Sunak è concentrato su come il popolo britannico possa “beneficiare della Brexit”.

Dai sondaggi emerge tuttavia il desiderio UK di rimettere le lancette dell’orologio indietro.

Politico riporta che, dall’ultimo sondaggio lanciato da Deltapoll alla fine di novembre, è emerso che il 48% degli interpellati voterebbe per tornare nel blocco Ue, mentre il 36% sarebbe a favore di mantenere lo status quo creato dalla Brexit.

Politico ha fatto notare tuttavia che la questione, per Westminster, rimane spinosa, se non tossica, e che nessun partito finora l’ha tirata fuori. In tutto questo, von der Leyen spera ancora che la pecorella smarrita torni a casa.

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