Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Ansia bond con banche centrali. BTP, Gilt, Bund: chi si salva?

Ansia bond con banche centrali. BTP, Gilt, Bund: chi si salva?

20 Giugno 2023 12:01

Bond sovrani sotto la lente con BoE e Bce in mano ai falchi. Occhio a BTP, Bund e Gilt

Bond sovrani osservati speciali, mentre torna a esplodere sui mercati l’ansia per l’inflazione e per le prossime mosse delle banche centrali, Bank of England (BoE) e Bce in primis.

BoE

A essere attenzionate sono anche le banche, in un contesto in cui le autorità di vigilanza lanciano nuovi stress test per capire fino a che punto gli istituti finanziari siano capaci di far fronte a eventuali turbolenze di mercato.

Non solo la Vigilanza della Bce, che avrebbe rilasciato alcune prime indicazioni sugli stress test non proprio confortanti.

Anche la Bank of England, prossima a fare il grande annuncio sui tassi , si starebbe dando da fare per prevenire un eventuale e possibile caos sui mercati dei bond sovrani britannici, ovvero Gilt.

D’altronde, il timore di ulteriori fiammate dell’inflazione ha fatto scattare già da un po’ l’alert sui Gilt, con quelli a due anni che ieri, con una impennata fino a un passo dalla soglia del 5%, hanno testato il nuovo record degli ultimi 15 anni, ovvero dalla crisi finanziaria globale del 2008.

Obiettivo della Bank of England, riportano alcune fonti – paventando il rischio di un futuro collasso dei titoli di stato UK – è esaminare la solidità del sistema finanziario, sottoponendo a stress test le banche, ma anche i fondi pensione e altre istituzioni finanziarie del Regno Unito.

Countdown Bank of England: paura bond UK. Occhio ai Gilt

In UK la paura che l’inflazione non dia tregua alla Bank of England si intensifica, al punto che un articolo di Bloomberg lancia chiaramente il SOS recessione per il Regno Unito.

“I mercati stanno scommettendo ora su un rialzo dei tassi (da parte della BoE) di almeno un quarto di punto percentuale nella giornata di dopodomani (giovedì 22 giugno), al 5% entro il mese di agosto e a quasi il 6% entro il febbraio del 2024″.

Bloomberg spiega:

“Tassi a quei livelli (ovvero del 6%) avvicinerebbero le rate dei mutui a quel territorio che la BoE considera pericoloso per le famiglie, in una situazione in cui il numero delle famiglie che devono rifinanziare i prestiti a costi decisamente più alti, quest’anno, è di oltre 1 milione”.

E in una situazione, anche, in cui il tasso medio di mutui a 5 anni a tasso fisso è salito dal 5,67% al 5,72% nel mese di maggio, al valore più alto dall’inizio di dicembre del 2022.

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Ma la paura assilla anche i bond sovrani dell’area euro, ostaggio dei continui appelli hawkish sui tassi che arrivano dalla numero uno della Bce, Christine Lagarde, e dagli esponenti del Consiglio direttivo della Banca centrale europea.

I tassi dei Bund a 10 anni, i titoli di stato considerati benchmark del mercato dei bond sovrani dell’area euro, oscillano nel range compreso tra il 2,2% e il 2,55% dalla metà di aprile, in un contesto in cui le aspettative su nuove strette monetarie, misurate dai contratti ESTR a novembre del 2023 prezzano un tasso terminale, in Eurozona, pari al 3,88%.

I contratti forward ESTR con scadenza ad aprile 2024 prezzano invece tassi al 3,55%, dunque un taglio dei tassi da parte della Bce entro la primavera dell’anno prossimo, che verrebbe lanciato da Lagarde & Co. per far fronte all’erosione dei fondamentali dell’area euro, dovuta alla carrellata di strette monetarie che l’Eurotower è determinata a portare avanti, a dispetto delle critiche che si fanno sempre più frequenti.

E, in attesa del discorso del presidente della Fed Jerome Powell, previsto per la giornata di domani in occasione della sua audizione al Congresso degli Stati Uniti, nelle ultime sessioni le vendite sono tornate anche sui Treasuries Usa, con i relativi tassi che hanno puntato, di conseguenza, verso l’alto.

Un articolo di Bloomberg riassume l’ansia riesplosa sui mercati globali dei bond sovrani rendendo note le scommesse dei trader sui tassi delle economie dei paesi avanti.

Azzerato outlook tassi scatenato da crac Svb e crisi Credit Suisse

L’outlook sul tasso terminale mondiale è di un rialzo al 3,82%, al record dall’inizio di marzo; e questo significa che i mercati, che avevano ridotto le aspettative di ulteriori strette monetarie da parte delle banche centrali sulla scia del collasso delle banche americane SVB-Silicon Valley Bank e Signature Bank e della crisi che ha siglato la fine di Credit Suisse (e i suoi bond) come banca indipendente, credono che le banche centrali non deporranno ancora le armi sfoderate contro l’inflazione.

D’altronde, anche se permane il timore di nuovi scheletri nell’armadio del sistema finanziario mondiale, sulla scia anche dell’altro fallimento di una banca importante in Usa, ovvero quello di First Republic,  è vero che quella crisi iniziata ufficialmente con il crac di Svb non ha avuto, per ora, l’effetto a catena in stile incubo Lehman Brothers.

L’inflazione, invece, è un incubo che persiste: nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Eurozona, in Canada, come ha dimostrato il caso della Bank of Canada, il cui annuncio, giorni fa, ha avuto effetti anche sui BTP, oltre che sui Bund tedeschi.

A proposito dei bond italiani, ieri i tassi dei BTP a 10 anni sono saliti fino al 4,05%, portando lo spread BTP-Bund a quota 156 punti base, dopo il minimo degli ultimi 14 mesi e mezzo che era stato testato dal differenziale, scivolato fino a quota 149,7 punti base, nella sessione di venerdì scorso.

Gli analisti intervistati dalla Reuters, in particolare, spiegano il calo dello spread BTP-Bund con il ritorno sul mercato del reddito fisso dei fondi di investimento: un ritorno che starebbe premiando i BTP.

“BTP sotto i riflettori – si legge nell’articolo –  visto che i titoli di stato italiani offrono rendimenti attraenti, beneficiando al tempo stesso dello strumento TPI attivato dalla Bce lo scorso anno (che, comunque, molti esperti ritengono difficile da poter considerare un vero salva-BTP salva Italia)”.

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Fed e Bce: il commento di Alberto Tocchio (Kairos)

Così commenta intanto la situazione attuale in cui operano le banche centrali Alberto Tocchio, Head of European Equity and Thematics di Kairos Partners SGR, nel suo podcast settimanale “Market Flash”.

“La Fed si è fermata con i rialzi nel mese di giugno come previsto, ma il concetto di ‘higher for longer’ riassume bene il suo pensiero con un potenziale di due ulteriori rialzi fino ad arrivare al 5,6% e nessun taglio neanche per l’anno prossimo. Per la Bce, continua il ciclo di rialzi e le previsioni di inflazione sono in leggero rialzo fino al 2025, quindi nessuna pausa è stata ancora presa in considerazione e il rialzo a luglio è pressoché certo”.

“Questi messaggi – spiega Tocchio – hanno fatto invertire di nuovo le curve dei tassi Usa ed europei fino a livelli piuttosto estremi e quindi, da un lato il mercato non è assolutamente spaventato dal tono falco, in quanto pensa che il trend inflattivo sia in discesa e si muove contro, così come quando a inizio dello anno scorso le banche centrali vedevano l’inflazione come transitoria e il mercato era invece preoccupato”.

“Dall’altro lato però – spiega il responsabile della divisione Equity and Thematics di Kairos Partners SGR   – l’atteggiamento falco e l’inversione delle curve ci dicono che stanno di nuovo salendo le aspettative di recessione, così come confermato dalla forte perdita delle commodities degli ultimi mesi e la stessa Fed di New York, che indica una probabilità ora superiore al 70% e quando, nei decenni passati, era stata così alta non aveva mai sbagliato”.

eToro, Debach: Bce in versione Torre di Babele

Focus anche sul commento di Gabriel Debach, market analyst di eToro, che si sofferma su quanto sta accadendo in Europa, in particolare a Francoforte, dove ha sede la Bce.

“Mentre in Asia la crescita economica in Cina e la risposta espansiva della PBoC sono temi predominanti, in Europa si osserva un panorama opposto, con Francoforte che sembra trasformarsi in una sorta di Torre di Babele”.

“I discorsi in Europa mostrano incertezza e divisioni all’interno del consiglio direttivo – mette in evidenza Debach – con ciascun membro che sembra parlare una lingua diversa”.

In particolare, “toni più colomba vengono ad essere utilizzati dal capo economista Philip Lane, sostenitore di un approccio ‘data-dependent’ che contrastano notevolmente con quelle di Schnabel, dove in Lussemburgo si è dimostrata sostenitrice dell’ala falco, con una conclusione che lascia pochi dubbi: a fronte di una prospettiva inflazionistica incerta, si dovrebbe ‘sbagliare a fare troppo piuttosto che troppo poco’”.

Isabel Schnabel, esponente tedesca, del Consiglio direttivo dell’Eurotower, sposa praticamente la tesi melius abundare quam deficere con i rialzi dei tassi in Eurozona: un incubo, per diversi economisti e politici, in primis per gli esponenti del governo Meloni.

“Con la prossima riunione della Bce di luglio sostanzialmente percepita come un rialzo certo, l’incertezza sulla prossima mossa per settembre risulterà centrale nei dibattiti estivi”, fa notare l’analista di eToro.