Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Effetto Canada su BTP e Bund. Monito alla Bce?

Effetto Canada su BTP e Bund. Monito alla Bce?

8 Giugno 2023 15:20

Effetto Canada su BTP, Bund, Treasuries e bond globali, vittime di una nuova ondata di sell off, in attesa degli imminenti annunci sui tassi di Bce e Fed.

Il rialzo dei tassi annunciato ieri dalla Bank of Canada ha messo sull’attenti i mercati finanziari globali, portandoli subito a scontare il rischio che le banche centrali siano costrette ad alzare ulteriormente il costo del denaro e a rimandare la decisione di fare una pausa, nel ciclo di quelle strette lanciate un anno fa circa per sfiammare l’inflazione.

La Bank of Canada ha scioccato di fatto i mercati, annunciando a sorpresa un aumento dei tassi di 25 punti base, al 4,75%.

L’ultima volta in cui aveva alzato i tassi era stato nel mese di gennaio, quando, con quell’ultima stretta, aveva dato l’impressione di voler mettere la parola punto al ciclo di rialzi. E invece no.

Evidentemente, quella carrellata di strette monetarie non è bastata.

Bank of Canada: mossa a sorpresa sui tassi. Rialzo al record dal 2001

La banca centrale canadese è tornata così sui suoi passi e, a dispetto delle aspettative dei mercati, che erano per un nulla di fatto, ha portato il costo del denaro al record dall’aprile del 2001.

Il mercato aveva scommesso su tassi invariati con una probabilità del 60%.

I motivi del ripensamento sono stati resi noti con la pubblicazione del comunicato:

  • L’inflazione sottostante rimane alta in modo ostinato.
  • Nel primo trimestre del 2023 l’economia canadese si è confermata migliore delle stime.
  • La crescita dei consumi, in particolare, è stata sorprendentemente alta e ampia.
  • Il mercato immobiliare si è ulteriormente riscaldato.
  • Le condizioni del mercato del lavoro rimangono rigide.
  • La banca centrale continua a ritenere che l’inflazione rallenterà attorno al 3% durante l’estate, rimando dunque al di sopra del target del 2%.
  • Nel complesso, “la domanda in eccesso appare più persistente di quanto anticipato”.

Progressi nel far rientrare la croce dell’inflazione, la Bank of Canada li ha fatti eccome.

La stessa ministra delle Finanze Chrystia Freeland ha ricordato che l’inflazione, nel paese, è scesa dal picco dell’8,1% del 2022 al 4,4% di aprile.

Eppure la banca centrale, evidentemente, ha ancora paura dell’inflazione.

Ansia inflazione e countdown Fed, cosa faranno Powell & Co?

Lo spettro di nuove strette, in generale da parte delle banche centrali delle principali economie del mondo, ha contagiato così Wall Street che, da un po’, e a dispetto degli ultimi numeri arrivati dall’inflazione e dall’occupazione made in Usa, stava scommettendo su una pausa nel ciclo di strette monetarie della Fed di Jerome Powell , guardando al prossimo meeting del 13-14 giugno.

Scommesse che rimangono in realtà in piedi visto che, per la riunione imminente del Fomc, braccio di politica monetaria della Fed, della prossima settimana, le speculazioni su un rialzo dei tassi rimangono piuttosto basse, pari ad appena il 32%.

Dopo la sorpresa arrivata dalla Bank of Canada, i mercati prezzano però  una nuova stretta monetaria di 25 punti base nel meeting di luglio, con una probabilità dell’85%-90%: praticamente, una certezza.

Queste speculazioni non sono piaciute affatto ai mercati, con gli investitori e trader che hanno optato per le vendite sui bond.

I sell sui Treasuries scattati ieri hanno così portato i tassi Usa a 2 e 10 anni a salire rispettivamente fino al 3,809% e al 4,569%.

La situazione oggi si presenta più stabile, dopo il colpo accusato ieri, almeno sul mercato del reddito fisso americano.

Bund: tassi a due anni schizzano al 3%, record da marzo

Situazione diversa, invece, in Eurozona dove, in attesa dell’imminente riunione del Consiglio direttivo dellaBce di Christine Lagarde, i tassi dei Bund tedeschi a due anni hanno reagito schizzando al 3%, valore più alto dai 15 marzo scorso.

Anche gli smobilizzi sui Bund sono scattati a seguito della decisione della Bank of Canada di alzare in modo inaspettato i tassi: una sorpresa che, questa settimana, è arrivata tra l’altro anche da un’altra banca centrale che si pensasse fosse vicina alla fine dei ciclo di rialzi dei tassi: l’RBA, ovvero Reserve Bank of Australia,  banca centrale dell’Australia.

Nel caso della Bce, è stata d’altronde la stessa presidente Christine Lagarde, negli ultimi giorni, ad avvertire che l’Eurotower è totalmente focalizzata a combattere l’inflazione.

Altro che moniti e rimproveri che arrivano puntualmente dall’Italia.

Lagarde non ci pensa proprio a fermare la battaglia lanciata contro le pressioni inflazionistiche che assillano l’area euro.

Al punto che, nell’audizione al Parlamento europeo, ha detto senza esitazione che gli ultimi dati disponibili suggeriscono che, “sebbene in alcuni casi abbia dimostrato segnali di moderazione, non ci sono segnali evidenti che l’inflazione ‘core’ (dell’area ) abbia raggiunto il picco”.

La preoccupazione della Bce per l’inflazione è tale che gli economisti di ING Economics hanno già scritto di ritenere che Lagarde non solo alzerà i tassi di altri 25 punti base nel prossimo BCE-Day di giovedì prossimo 15 giugno. A loro avviso, la numero uno dell’Eutotower lascerà la porta aperta ad ulteriori strette monetarie.

Detto questo, se l’intenzione di Lagarde di non mollare la presa contro l’inflazione era chiara, va detto che era stata la stessa Ocse, nel suo Economic Outlook 2023 diramato ieri, a prevedere per la Fed di Jerome Powell una pausa, a giugno, nel ciclo di strette monetarie. Che potrebbe pure esserci, come indicano per l’appunto i mercati, ma che potrebbe rivelarsi solo una parentesi, e non la fine dei giochi delle strette monetarie dell’Eurotower: con tutte le conseguenze che questo comporterebbe per i BTP ,nel caso dell’Italia, ma anche per i Bund e altri titoli di stato dell’area euro. Il trend dei titoli di stato made in Europe va infatti spesso a braccetto con quello dei Treasuries americani.

Tra l’altro, oltre all’ansia ulteriori rialzi dei tassi- QT-Quantitative Tightening, i debiti dell’Eurozona fanno fronte anche a un altro pericolo, che è stato messo in evidenza dalla stessa Eurotower: la probabile svolta della politica monetaria del Giappone, dunque della Bank of Japan.

LEGGI ANCHE

Giappone, Bce: grande minaccia per BTP ed euro

Il fattore Bank of Canada ha riportato lo spread BTP-Bund a un passo dalla soglia a quota 180 punti base: oggi la situazione si stabilizza, con il differenziale che viaggia attorno a 170 punti base.

Va precisato comunque che, negli stessi giorni in cui il governo Meloni brinda al successo che sta caratterizzando l’emissione del BTP Valore, il nuovo titolo di stato italiano riservato esclusivamente ai piccoli investitori e risparmiatori retail, il differenziale tra i tassi a 10 anni di Italia e Germania è sceso fino al minimo dal governo Draghi, ovvero in un anno.

Nessun allarme, dunque, sulla carta italiana che tuttavia, ieri, ha sbandato a causa del fattore “Canada”. E che potrebbe continuare certo a sbandare se la Fed e la Bce lanciassero nuovi segnali hawkish.

Fed e Bce: outlook Ocse

In attesa di capire cosa faranno le due banche centrali dopo la mossa a sorpresa della Bank of Canada, va detto che, nel suo Economic Outlook 2023 pubblicato ieri, l’Ocse ha detto di credere che la Federal Reserve alzerà i tassi fino al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%.

Powell & Co, secondo l’organizzazione di Parigi, dovrebbero poi varare tagli ai tassi “modesti” che dovrebbero presentarsi, tuttavia, solo nel secondo semestre del 2024.

Per la Bce di Christine Lagarde, le stime dell’Ocse sono di nuovi rialzi dei tassi, volti a far fronte a un’inflazione core che rimane ancora alta, con un picco che potrebbe essere toccato nel terzo trimestre del 2023.

La Bce di Lagarde dovrebbe poi lasciare i tassi dell’Eurozona invariati al 4,25% fino alla fine del 2024.

Nessun taglio ai tassi, almeno per un anno e mezzo, dunque, dalla banca centrale europea.