Notizie Notizie Mondo Bce: Establishment finanza sempre più anti-Draghi. Italia grande Pomo della discordia

Bce: Establishment finanza sempre più anti-Draghi. Italia grande Pomo della discordia

10 Ottobre 2019 10:47

A pochi giorni, ormai, alla fine del mandato di Mario Draghi alla presidenza della Bce, i report e le indiscrezioni anti-Draghi si sprecano. Quel bazooka monetario che Draghi WhateverItTakes ha lanciato il 12 settembre scorso, e che verrà ricordato come uno degli ultimi atti di una politica monetaria eccezionalmente espansiva, non è andato proprio giù, e a tanti.

Tanto che, qualche giorno fa, l’Independent ha pubblicato un articolo con il seguente titolo: “The financial establishment have labelled Mario Draghi’s tenure a disaster for Europe – they might be right”. Ovvero: L’establishment della finanza ha etichettato il mandato di Mario Draghi un disastro per l’Europa – E “potrebbe avere ragione”.

Oggi il Financial Times riporta altre indiscrezioni che dimostrano come, a dispetto di tutti i vari ‘attenti’ e ‘Stop’ arrivati da più parti, Mario Draghi abbia continuato imperterrito a seguire le proprie convinzioni e ad andare avanti.

Il quotidiano britannico parla di una lettera di avvertimento, che avrebbe avuto come mittente la stessa Commissione di politica monetaria della Banca centrale europea. A conferma della profonda fattura apertasi nella Bce, stando alle indiscrezioni di tre esponenti del Consiglio direttivo, la commissione si sarebbe detta contraria all’intenzione di Draghi, tradottasi poi in realtà, di ripristinare il Quantitative easing (QE), ovvero il programma di acquisto di asset (titoli di stato e corporate bond), che la banca centrale aveva deciso di interrompere alla fine del 2018.

E’ stata una delle poche occasioni in cui il consiglio della Commissione non è stato rispettato, negli otto anni del mandato di Mario Draghi. C’è da dire, comunque, che l’opinione della Commissione non è di per sé vincolante, come ha confermato lo stesso funzionario della Bce che ha riportato l’indiscrezione all’Ft.

La stessa commissione, anzi, sarebbe stata divisa sul da farsi, anche se alla fine la maggioranza ha optato per il no al QE. Motivo? : la misura tende di per sé ad abbassare i tassi di interesse di lungo termine. Ma gli stessi tassi – ha spiegato la commissione nella missiva – sono già bassi.

Tra l’altro la view, spiega il Financial Times, ha riflettuto quella di diversi esponenti del Consiglio direttivo della Bce, che hanno criticato pubblicamente la decisione di Draghi di riavviare il piano di acquisti di asset. Tra questi, i numeri uno delle banche centrali di Francia e Olanda, che non hanno avuto alcuna remora a fare dichiarazioni anti-Draghi.

Da Draghila di Bild a lettera ex Bce: sentiment anti-Draghi

Dallo scorso 12 settembre, giorno in cui Mario Draghi ha lanciato praticamente il QE infinito (che partità ufficialmente a novembre, comportando acquisti di bond da parte della Bce per un valore di 20 miliardi di euro al mese), insieme a diverse altre misure come il sistema tiering, che andrebbe a beneficio soprattutto di Deutsche Bank (!), la dichiarazione anti-Draghi per eccellenza rimane l’attacco tutto made in Germany arrivato da Jens Weidmann.

L’eterno falco membro del Consiglio direttivo della Bce e numero uno della Bundesbank, la banca centrale tedesca,  è sbottato in un’intervista a Bild e il quotidiano tedesco ha preso la palla al balzo, descrivendo – e disegnando – Mario Draghi in versione conte Draghila, con il titolo dell’articolo più che indicativo: “Così il conte Draghila succhia i nostri conti correnti, svuotandoli”.

Nelle settimane successive, in quello che, oltre a un rimprovero al banchiere centrale, ha presentato tutte le caratteristiche di un avvertimento lanciato a chi prenderà il suo posto, a partire dal prossimo 1° novembre, ovvero all’ex direttrice dell’Fmi Christine Lagarde, il fronte anti-Draghi si è arricchito anche di alcuni ex banchieri della Bce, che hanno scritto una lettera congiunta contro il presidente uscente della Bce.

La lettera è stata firmata da Herve Hannoun, ex vice governatore della Banca di Francia; Otmar Issing, ex esponente del Consiglio direttivo della Bce; Klaus Liebscher, ex governatore della banca centrale austriaca; Helmut Schlesinger, ex numero uno della Bundesbank tedesca; Juergen Stark, ex membro del Consiglio direttivo della Bce; Nout Wellink, ex governatore della banca centrale olandese. Tutti si sono accaniti non solo contro la presunta inutilità delle misure lanciate da Draghi, ma anche contro gli assunti che avallerebbero i provvedimenti ultra-accomodanti varati.

“E’ opinione diffusa che, dopo anni di Quantitative easing, il continuo acquisto di asset da parte della Bce difficilmente produrrà qualche effetto positivo sulla crescita – si legge nella lettera – Ciò rende difficile comprendere la logica di politica monetaria alla base del ripristino degli acquisti netti di asset. Piuttosto, il sospetto che questa misura nasconda l’intento di proteggere dall’aumento dei tassi di interesse quei governi fortemente indebitati (leggi Italia) sta diventando sempre più fondato. Da un punto di vista economico, la Bce è già entrata nel territoruio nel finanziamento monetario della spesa dei governi, che è severamente proibito dal Trattato”.

L’ennesima riprova di come il sentiment anti-Draghi stia crescendo e di come il lancio del maxi bazooka, avvenuto lo scorso settembre, non abbia fatto altro che peggiorare la situazione, se si considerano anche le dimissioni del falco tedesco Sabine Lautenschlaeger.

Anche la platea degli analisti ha riserve sul recente operato della Bce, con Pimco, per esempio, che teme addirittura una illusione monetaria con conseguenze poco rassicuranti per le banche italiane.

Per non parlare dell’editoriale firmato da Ashoka Mody, ex vice direttore dei dipartimenti europei e di ricerca dell’Fmi, visiting professor a Princeton e noto soprattutto per essere l’autore del libro: “EuroTragedy, a Drama in Nine Acts”. Tradotto in italiano: “Euro-tragedia, un dramma in nove atti”.

Nell’ articolo intitolato “Draghi’s Dangerous Farewell” (l’Addio pericoloso di Draghi), pubblicato prima del lancio del maxi bazooka della Bce, il verdetto di Mody è stato chiaro: “A questo punto la Bce può fare davvero poco di buono, mentre grande è il danno che può arrecare”.

Ancora prima, si era espresso così il numero uno della Banca centrale austriaca Ewald Nowotny, che è anche esponente del Consiglio direttivo della Bce, in quello che è sembrato quasi un mea culpa:

“Negli ultimi anni, forse, abbiamo seguito le aspettative dei mercati in modo eccessivo, evitando di deluderli. Sono dell’opinione che le banche centrali debbano essere istituzioni ferme e risolute, e debbano dunque, a volte, deludere i mercati”. E il numero uno della Banca centrale francese, anche lui esponente del Consiglio direttivo della Bce, Francois Villeroy de Galhau, si era chiesto se davvero ci fosse la necessità di rilanciare il QE.