Draghi non delude. La sua Bce serve ai mercati e all’Europa un bazooka monetario su un piatto d’argento
Il nuovo bazooka monetario firmato Mario Draghi è arrivato: il banchiere centrale, prossimo a lasciare la presidenza della Bce per la scadenza del suo mandato, non ha tradito i mercati.
Vietato deludere, aveva detto qualcuno, in attesa che Super Mario scoprisse le sue carte: e Mario Draghi non ha deluso, tanto che ora si parla di un QE infinito.
Le nuove misure anticonvenzionali che Francoforte ha servito su un piatto di argento ai mercati affamati di droga monetaria sono state le seguenti:
- il tasso sui depositi è stato tagliato di 10 punti base, dal -0,40% al -0,50%.
- Annunciato il lancio un sistema di tiering a due livelli. In base a tale sistema, parte delle riserve in eccesso che le banche parcheggeranno presso la Bce sarà esentata dai tassi negativi.
- la forward guidance non sarà più basata sul calendario, ma sarà suscettibile di nuovi cambiamenti nel caso in cui ciò fosse necessario
- A partire dal 1° novembre, la Bce lancerà un nuovo QE, che comporterà acquisti di asset per un valore di 20 miliardi di euro al mese. Non c’è una data di scadenza per il Quantitative easing, il che porta molti analisti a ritenere che ormai il piano sia destinato a far parte del DNA dell’istituzione.
- Le condizioni dei prestiti a tassi agevolati a favore delle banche dell’area euro, ovvero le operazioni di TLTRO, saranno modificate in modo da confermarsi, ora più che mai, un incentivo che porti le banche stesse a erogare maggiori prestiti.
Un bazooka monetario corposo, comprensivo di quelle novità su cui si stava scommettendo da tempo; certo, il taglio del tasso sui depositi non è stato preso bene dai titoli bancari, che hanno puntato verso il basso a seguito dell’annuncio. Nessuna sorpresa, visto che l’era dei tassi sotto lo zero non va proprio a braccetto con la redditività delle banche, tutt’altro.
Ma per Draghi era necessario agire, visto il deterioramento dei fondamentali dell’economia dell’Eurozona, dovuto ovviamente anche alla guerra commerciale Usa-Cina. Deterioramento che è stato confermato anche dalla decisione degli analisti della Bce di tagliare le stime sulla crescita dell’eurozona relativa al 2019 e al 2020. Riviste al ribasso anche le previsioni sull’inflazione.
A tal proposito, nell’annunciare i cambiamenti rispetto ai comunicati precedenti della banca centrale, Draghi ha sottolineato che il Consiglio direttivo ha stabilito che “l’nflazione non solo dovrà convergere, ma dovrà anche stabilizzarsi vicino al target poco al di sotto del 2%”. E che “i tassi rimarranno così bassi fino a quando” la dinamica dei prezzi non avrà centrato questo obiettivo.
D’altronde, anche se rimane basso, il rischio di recessione in Eurozona è aumentato. Tanto che alla Germania, che secondo l’Ifo è già in recessione, Draghi si è permesso di dare un consiglio ben preciso: che il governo aumenti le proprie spese fiscali, ha detto.
In generale, i mercati non avrebbero potuto desiderare di meglio: Mario Draghi ha mantenuto la sua promessa ultra-dovish. Il bazooka monetario si è rivelato un vero bazooka in stile Big Bang.
Il risultato è stato un ulteriore deprezzamento dell’euro, che è sceso nei pressi dei minimi in due anni, fino a $1,0955, dopo la reazione inizialmente positiva che lo aveva fatto schizzare verso l’alto.
Il brusco dietrofront dell’euro non è stato affatto apprezzato dal presidente americano Donald Trump, che ha colto subito la palla al balzo per criticare la Federal Reserve di Jerome Powell:
“La Banca centrale europea – ha tuonato Trump su Twitter – agisce in modo veloce e taglia i tassi di 10 punti base. Stanno cercando, e ci stanno riuscendo, a deprezzare l’euro contro il dollaro MOLTO forte, che danneggia le esportazioni…e la Fed sta lì seduta. Loro (in Europa) vengono pagati per chiedere soldi in prestito, mentre noi paghiamo gli interessi!”
European Central Bank, acting quickly, Cuts Rates 10 Basis Points. They are trying, and succeeding, in depreciating the Euro against the VERY strong Dollar, hurting U.S. exports…. And the Fed sits, and sits, and sits. They get paid to borrow money, while we are paying interest!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) September 12, 2019
Interpellato nel corso della conferenza stampa in merito alle dichiarazioni di Trump, Draghi non si è scomposto:
“Noi abbiamo un mandato, puntiamo alla stabilità dei prezzi, i tassi di cambio non sono un nostro obiettivo. Punto”.
Nel presentare il suo nuovo bazooka monetario, Draghi WhateverItTakes non ha potuto tuttavia rinunciare a lanciare l’ennesimo monito ai politici europei, invitandoli per l’ennesima volta a utilizzare la politica fiscale.
Stavolta, però, il tono è apparso più severo. Super Mario ha anche detto che, suo avviso, la politica fiscale dovrebbe essere il primo strumento da adottare per sostenere la crescita.
“La politica fiscale prenda il controllo, su questo la Bce è unanime”. Insomma, basta a fare affidamento sempre e solo alle banche centrali. I politici la smettano di fare gli scaricabarile, si potrebbe dire. D’altronde è vero che a salvare finora l’euro è stato sempre lui: il banchiere centrale Mario Draghi. Che, però, è ormai prossimo a lasciare per sempre Francoforte. I politici prendano nota.
Nel caso italiano, l’effetto bazooka monetario sugli asset finanziari è stato immediato. Poco dopo l’annuncio, i tassi sui BTP decennali sono scesi al nuovo minimo di sempre.