Notizie Notizie Italia Banche e risparmio gestito in tempi di elezioni: la view degli esperti. Fineco plaude a dati raccolta

Banche e risparmio gestito in tempi di elezioni: la view degli esperti. Fineco plaude a dati raccolta

4 Luglio 2024 12:18

Settori banche e risparmio gestito: come stanno performando in tempi di elezioni e cosa emerge dal loro trend in Borsa?

Il team Financial Equity e Global Equity di Algebris Investments ha fatto il punto sulle banche europee nel suo commento mensile, mentre il team di FundStore si è concentrato sul momento critico che il settore del risparmio gestito sta attraversando.

Nel frattempo, a Piazza Affari sale in cima al Ftse Mib il titolo Fineco, dopo i dati relativi alla raccolta netta di giugno.

I numeri sono più che positivi, e le azioni della banca digitale scattano sul listino benchmark di Piazza Affari di oltre il 2%, dando speranza al comparto del risparmio gestito.

Banche europee, Algebris: ancora interessanti nonostante contesto politico

Per quanto riguarda le banche, il team di Algebris ha presentato oggi un’analisi generale su tutto il comparto degli istituti di credito europei, considerando il settore ancora interessante “nonostante il difficile contesto politico”.

“Gli avvenimenti recenti hanno ricordato al mercato che il 2024 è ‘l’anno delle elezioni’, dove circa il 50% della popolazione mondiale si recherà alle urne. Le inattese elezioni parlamentari francesi hanno causato una forte volatilità dei titoli azionari nelle ultime settimane”.

Il riferimento è all’ansia per il futuro della Francia scattata a seguito della decisione a sorpresa del presidente Emmanuel Macron di indire le elezioni anticipate , dopo la disfatta del suo partito alle elezioni europee:

una decisione che è costata nelle sessioni successive soprattutto ai titoli di stato francesi OAT, e che ha così infiammato lo spread OAT-Bund, dunque lo spread Francia-Germania.

A spaventare gli investitori è stato il successo del partito di estrema destra Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e la prospettiva di un governo, a Parigi, meno incline a rispettare quelle nuove regole sul deficit-Pil e sul debito-Pil sfornate dall’Unione europea con il nuovo Patto di stabilità e crescita.

I giorni successivi all’annuncio shock di Macron sono stati segnati dunque da una raffica di smobilizzi sui titoli delle banche francesi e sugli OAT e da una corsa agli asset rifugio che ha premiato soprattutto i Bund tedeschi, a discapito anche dei BTP e dello spread BTP-Bund.

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Il quadro si è rasserenato con l’esito del primo turno delle elezioni francesi – il secondo che decreterà il destino della Francia si terrà domenica 7 luglio -, che ha confermato che il partito di Le Pen ha incassato la maggioranza dei voti, ma non tale da potere sbandierare ancora la vittoria finale.

Il risultato è che i tassi dei titoli di stato di Francia e di Italia, dunque degli OAT e dei BTP hanno fatto dietrofront e i titoli delle banche europee sono scattati, in particolare nella sessione di lunedì scorso 1° luglio, quando la Francia si è risvegliata dopo il voto del primo turno.

Il sottoindice di riferimento Stoxx 600 banks è balzato in una sola sessione (quella del 1° luglio) dell’1,85%, dopo aver perso il 3,7% dalle elezioni europee del 6-9 giugno.

Nelle ultime sessioni, osservate speciali sono state anche le banche italiane, schizzate in Borsa – in particolare nella sessione di ieri sono volati i titoli Mps e Bper – non solo per lo smorzarsi del sentiment di risk off ma anche per le scommesse che si sono riaccese sul risiko bancario.

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Cosa aspettarsi, a questo punto?

In generale, il team di Algebris, nel suo commento sulle banche europee, ha scritto che, “sebbene risulti difficile separare le banche dal contesto politico viste le implicazioni dirette su crescita, costi di finanziamento e qualità degli attivi, nel momento in cui il sentiment di mercato trascura i fondamentali nascono interessanti opportunità di investimento”.

“Le sfide che l’economia francese si trova ad affrontare (twin deficit, crescita lenta) non sono nuove e la struttura dei bilanci nazionali dimostra che le banche francesi non beneficiano dell’aumento dei tassi al pari dei colleghi europei”, hanno continuato gli analisti.

Di fatto, in termini di redditività, se il regalo che la Bce di Christine Lagarde ha fatto nel 2022 e nel 2023 alle banche italiane alzando ripetutamente i tassi nella sua lotta contro l’inflazione è stato maxi, non altrettanto si può dire di quelle francesi.

E ora le banche sono ostaggio anche dell’esito finale delle elezioni francesi.

Algebris ha scritto che, nel caso in cui dovessero concretizzasi “le previsioni di base di un parlamento diviso in due con una maggioranza modesta di estrema destra e la prosecuzione della presidenza di Macron”, non sarebbero infatti chiari “gli effetti complessivi sull’economia europea in generale (o sulla funzione di reazione della Bce) nel breve termine”.

A tal proposito, con le parole del vice di Lagarde Luis de Guindos, ieri la Bce ha sottolineato di non avere alcuna intenzione per ora di intervenire per blindare la Francia e i mercati, magari con quello scudo anti-spread annunciato alla fine del governo Draghi di cui, fino a qualche mese fa, si parlava facendo riferimento soprattutto al trend dei tassi dei BTP e dello spread BTP-Bund.

Uno scudo tra l’altro accompagnato da tanti dubbi sulla sua stessa attivazione.

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Ma, a dispetto di quel doom loop che caratterizza l’esposizione delle banche francesi verso gli OAT, quello delle banche italiane versi i BTP e quello in generale delle banche di una determinata nazione verso i titoli di stato rispettivi “di casa”, il team Financial Equity e Global Equity di Algebris Investments ha messo in evidenza una certa fiducia verso il comparto delle banche europee:

“Una selezione individuale dei titoli è sempre più importante, ma riteniamo che l’investment case per il settore bancario europeo in generale rimanga interessante, visti i continui miglioramenti degli utili, i rendimenti annuali sotto forma di dividendi, i buyback a due cifre e le valutazioni con uno sconto significativo rispetto alla media di lungo periodo”.

Fineco in cima al Ftse Mib di Piazza Affari con dati positivi raccolta

Il risparmio gestito non attraversa invece un momento molto felice, anche se oggi a salire in cima al Ftse Mib di Piazza Affari è proprio l’illustre esponente Fineco, dopo la pubblicazione dei dati relativi alla raccolta di giugno, arrivati nello stesso giorno in cui la società ha annunciato che, in data 24 giugno 2024, l’agenzia S&P Global Ratings ha confermato il rating a lungo termine ‘BBB’ con outlook stabile, mantenendo il rating a breve termine ‘A-2’. Doppia notizia positiva, dunque, per il gruppo italiano.

Per quanto riguarda la raccolta, dal comunicato di Fineco è emerso che nel mese di giugno questa ha sfiorato quota 1 miliardo, mantenendosi su “livelli particolarmente robusti a € 997 milioni, superando per il quarto anno consecutivo la soglia di € 5 miliardi nel primo semestre. A conferma dell’utilizzo sempre crescente della piattaforma Fineco per soddisfare ogni necessità finanziaria, da parte di una clientela in continua crescita, l’asset mix registra una consistente spinta verso gli investimenti”, si legge nel comunicato.

Fineco ha sottolineato che “la componente gestita è solida a € 424 milioni, con la raccolta retail di Fineco Asset Management a € 215 milioni e in grado di controbilanciare ampiamente i deflussi dall’assicurativo (pari a € -84 milioni)”.

Ancora, “la raccolta amministrata ha raggiunto € 581 milioni, mentre la diretta è stata pari a € -8 milioni”.

Risparmio gestito, FundStore: prosegue il trend negativo del settore

Sempre oggi FundStore ha commentato la performance del risparmio gestito con una nota ad hoc, in cui ha scritto chiaro e tondo che “prosegue il trend negativo del settore”.

Citati i dati di Assogestioni della raccolta, che hanno indicato un dato negativo di 4,6 miliardi di euro, che si accumulano al negativo di quasi 50 Miliardi di euro del 2023.

“Le motivazioni non sono poi così occulte: l’incalzante aumento dei tassi di interesse del 2022 ha indotto i risparmiatori a bilanciare i propri investimenti verso prodotti diventati più appetibili come i titoli di stato – hanno spiegato da FundStore –
Hanno infatti riscosso successo i fondi obbligazionari, che hanno aumentato la raccolta per circa 17 miliardi tra gennaio e marzo” e che sono stati “avvantaggiati nell’attuale contesto macro in quanto sono apprezzabili sia per i loro rendimenti in termini di cedole sia per un probabile futuro apprezzamento nel momento in cui ci saranno dei ribassi dei tassi di interesse”.

In generale, hanno avvertito gli esperti di FundStore, “nonostante il miglioramento dei dati rispetto al 2023, la strada verso la ripartenza definitiva rimane ancora in salita”.

FundStore ha elencato inoltre, secondo quanto raccolto da Assogestioni, “le divergenze di performance tra i gruppi”.

  • Ad esempio, Poste Italiane è riuscito a mantenere una raccolta netta positiva mettendo un segno più sul bilancio finale, con 8 miliardi nel 2023 e oltre il miliardo nel primo trimestre 2024.
  • Il gruppo Generali, secondo per volume di gestione, chiude invece in negativo il 2023 e mostra segni di ripresa in questa prima fase del 2024.
  • Anche per le altre Big come Intesa Sanpaolo, Anima SGR e Amundi Group i saldi continuano ad essere negativi per questi trimestri.
  • Quella maggiormente penalizzata sembra essere Intesa Sanpaolo, la quale da sola contribuisce per la metà dell’ammanco provocato nella raccolta del 2023 complessiva.

“Il saldo generale del 2024 da inizio anno resta negativo per 4,5 miliardi”, si legge nell’analisi di FundStore, che ha ammesso tuttavia anche la presenza di “alcuni segnali di miglioramento” che si sono registrati nel mese di marzo.

“In particolare, sono andati bene i fondi aperti (1,92 mld), i fondi chiusi con un piccolo segno più per quasi 200 milioni e le gestioni patrimoniali retail in positivo per poco meno di un miliardo”.

A questo punto, “bisognerà valutare i dati del secondo trimestre per avallare o confermare il trend di mercato che nel frattempo verrà influenzato dalle scelte di politica economica e monetaria un uno scenario globale decisamente complicato”. Complicato dunque, anche nel caso del risparmio gestito e di tutti gli altri asset finanziari mondiali, non solo dalle elezioni in Francia, ma anche da altri fattori, come le elevate tensioni geopolitiche, le elezioni Usa, oggi le elezioni nel Regno Unito e le difficoltà contro cui si stanno scontrando le banche centrali nel riuscire ad annunciare la vittoria contro il tarlo dell’inflazione.