Banche italiane e tassa extraprofitti: tensione nel governo Meloni. Titoli deboli a Piazza Affari, UniCredit eccezione con Bce
A quanto pare, c’è ancora agitazione all’interno del governo Meloni riguardo all’eventualità di annunciare una nuova edizione della tassa sugli extraprofitti delle banche italiane, la cui prima versione, che tanto aveva seminato il panico a Piazza Affari, è stata alla fine annacquata del tutto.
Nelle ultime ore, in vista della legge di bilancio per il 2025 a cui sta lavorando il governo italiano, alcune dichiarazioni hanno confermato l’alta tensione presente all’interno della maggioranza di governo sul dossier.
In una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, il leader di Forza Italia, ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, ha rimarcato che “non voteremo mai un provvedimento come quello presentato e poi modificato nell’estate del 2023”, ricordando che “il sistema bancario ora è sano ma vanno tutelati i piccoli istituti“.
Piccata la reazione del presidente del Senato Ignazio La Russa.
Banche italiane, tassa extraprofitti: il no fermo di Tajani
A Piazza Affari, i titoli delle banche italiane riportano oggi un trend improntato alla debolezza, a eccezione di UniCredit che beneficia dell’ok della Bce dato alla prima parte del suo piano di backback azionario da 1,7 miliardi di euro:
le azioni UCG si confermano tra le azioni che svettano sul Ftse Mib di Piazza Affari.
Attorno alla parità invece i titoli Bper, Banco BPM, Mps-Monte dei Paschi di Siena e Intesa SanPaolo.
“Il ministro Giorgetti ha escluso questa ipotesi“, ha detto il vicepremier Antonio Tajani, riferendosi all’ipotesi di una tassa sugli extraprofitti, che è tornata a circolare nel mese di agosto, e che non è mai rientrata del tutto, a causa del boom di utili che le banche italiane hanno continuato a macinare e che secondo alcuni politici non sarebbe giusto, a fronte di diverse famiglie italiane in chiara situazione di difficoltà – È ovvio che le banche debbano contribuire al rientro del debito pubblico, ma non con una tassa di quel tipo”.
“Assolutamente no – ha poi detto Tajani, rispondendo alla domanda sulla possibilità che su questo dossier Forza Italia si stia allineando alla posizione presa dalla famiglia Berlusconi – I fratelli Berlusconi sono amici con i quali parlo spesso e sono i figli del nostro fondatore, ma il partito decide autonomamente“, è stata la precisazione.
Oltre che nel corso dell’intervista a La Stampa, Tajani si era già espresso sulla questione la scorsa settimana, rimarcando l’assoluta contrariarietà a un prelievo che, fin dall’annuncio nell’agosto del 2023, non lo aveva convinto.
“Noi siamo assolutamente contrari alla tassa sugli extraprofitti: l’abbiamo detto fin dall’inizio e non abbiamo avuto nessuna segnalazione in questa direzione”, aveva detto ancora il ministro, parlando da Cagliari, aggiungendo che il ministro Giorgetti non ne aveva mai parlato. “Lo considero un periodo ipotetico dell’irrealtà”, aveva puntualizzato.
La risposta piccata di La Russa
Le parole di Antonio Tajani non sono state accolte positivamente dal presidente del Senato, Ignazio La Russa che, in un intervento di ieri mattina alla festa di Fratelli di Italia, si è scagliato contro il no convinto proferito da Tajani:
“Non ho capito oggi il preventivo no di Tajani a trattare sugli extraprofitti delle banche, che non sono in programma. Ma perché irrigidirsi solo perché Giorgetti, di fronte alla proposta del ministro croato, ha detto ‘va bene, ne parleremo’. Che doveva fare? Schiaffeggiare il ministro croato?”.
La Russa ha continuato:
“Qualche volta anche in casa nostra stiamo attenti a non anticipare. Io sono amico di Tajani, non vuole essere un’accusa. C’è un dibattito sugli extraprofitti, non sono in programma, anche se è pur vero che le banche con quello che è successo hanno avuto profitti grandi”.
Inoltre, “non c’è bisogno di inalberarsi prima ancora che il tema sia posto. Forse deve far piacere a qualche banca? Non credo, ma stiamo attenti anche noi a quello che diciamo”.
Nel frattempo l’agenzia di stampa Ansa ha riportato che, stando a una fonte di governo, il tema non è stato formalmente posto, dunque “non ci sono ipotesi normative su nessuna tassa sugli extraprofitti”.
Tassa sulle banche: governo Meloni tallonato da M5S e AVS
La questione sembra tuttavia agitare il governo Meloni, tallonato anche dall’opposizione del M5S e di AVS, partiti da cui negli ultimi giorni si sono levati continuamente appelli a favore di una tassazione contro le banche.
Un attacco contro il governo Meloni è stato sferrato nella giornata di sabato da Angelo Bonelli, portavoce di Europa verde e parlamentare di AVS, che ha criticato la scelta della “maggioranza di destra” di dire “no alla tassa sugli extraprofitti a banche e società energetiche, che in soli due anni hanno realizzato utili per oltre 60 miliardi di euro”.
“Solo nel 2023 le banche hanno realizzato 27 miliardi di euro di profitti”, ha ricordato Bonelli.
Ancora prima, venerdì 13 settembre, era stato Leonardo Donno, deputato del M5S, a scagliarsi contro il governo italiano, rincarando la dose del Movimento 5 Stelle, che da un po’ ha fatto della tassa sugli extraprofitti delle banche il suo cavallo di battaglia:
“Oggi Gasparri (venerdì per chi legge) dice che la Bce poteva essere più coraggiosa e attuare un taglio dei tassi di 0,50 punti invece di 0,25. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da preoccuparsi per l’incapacità degli esponenti di questo governo di chiedere scusa ai cittadini. Ricordo a Gasparri che la sua maggioranza ha ignorato la proposta del Movimento 5 Stelle di tassare gli extraprofitti bancari per aiutare i cittadini che non riescono più a pagare le rate del mutuo a causa del rialzo dei tassi di interesse. E non hanno neanche pensato di protestare contro la Bce per i tassi che aumentavano. Grazie a loro le banche hanno scelto di non versare nemmeno un euro nelle casse dello Stato e tenersi in pancia miliardi di utili”.
LEGGI ANCHE
Il tema tassa sugli extraprofitti – una tassa, inclusa all’interno del decreto Omnibus (entrato in vigore l’11 agosto del 2023) , poi rivelatasi non pervenuta, visto che nessuna banca italiana versata, sulla scia della versione più light approdata ufficialmente con la Legge del 9 ottobre 2023 n. 136 di conversione del Decreto legge del 10.08.2023 n. 104 – è tornato di attualità agli inizi di agosto di quest’anno:
ironia della sorte, proprio nei giorni dell’anniversario dell’annuncio che tanto aveva sconvolto il mondo della finanza e soprattutto i titoli delle banche italiane scambiati a Piazza Affari.
Lo spettro della tassa è tornato a palesarsi lo scorso agosto, quando alcuni quotidiani italiani hanno riportato indiscrezioni su un nuovo piano del governo Meloni volto a rilanciare il prelievo, non solo sugli istituti di credito, ma anche sulle compagnie di assicurazione e società energetiche. Obiettivo finale, come ha riportato il quotidiano La Repubblica qualche giorno fa, la legge di bilancio:
“Se alla fine la caccia ai 10 miliardi che ancora mancano alla manovra si rivelerà fallimentare, allora il governo potrebbe chiedere alle banche di pagare il conto”.
LEGGI ANCHE
Tassi Bce, Lagarde su critiche governo Meloni post taglio: ‘siamo indipendenti’
Tassa extraprofitti banche: a Piazza Affari ritorna l’incubo. Meloni ci riprova?