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Banche euro rischiano nuovo schiaffo Bce su riserve obbligatorie

19 Settembre 2023 12:01

Dalla Bce di Christine Lagarde stremata dalla persistenza dell’inflazione, arriva ora una nuova minaccia: la possibilità, come già invocato da alcuni esponenti del Consiglio direttivo, che le riserve obbligatorie non remunerate che le banche dell’area euro detengono presso di essa vengano alzate.

Per le banche italiane, nello specifico, la minaccia va ad aggiungersi a quella tassa sugli extraprofitti nei confronti della quale il governo Meloni non ha alcuna intenzione di fare dietrofront.

A parlare del nuovo piano a cui starebbe lavorando la Banca centrale europea è l’articolo di Reuters  “ECB to tackle excess liquidity in next stage of inflation fight -sources” .

Bce verso aumento riserve obbligatorie non remunerate di banche Eurozona

La mossa della Bce di Lagarde, volta ad alzare le riserve obbligatorie che le banche dell’Eurozona depositano presso l’Eurotower, farebbe parte di un piano più ampio che, come obiettivo, avrebbe quello di drenare ulteriore liquidità dal sistema finanziario, frenando così ulteriormente il tasso di inflazione.

Altro cardine del piano sarebbe rappresentato dalla fine dei giochi del PEPP, il QE pandemico con cui, in particolare, la Bce di Christine Lagarde continua ad acquistare tuttora titoli di stato soprattutto italiani, ovvero BTP, almeno secondo Robin Brooks, capo economista dell’Institute of International Finance ed ex Goldman Sachs.

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Per quanto riguarda le riserve obbligatorie, vale la pena ricordare quanto stabilito dalla normativa attuale. A illustrare il quadro è uno stesso articolo della Bce:

Le banche dell’area dell’euro devono detenere un certo ammontare di fondi nei loro conti correnti presso la banca centrale nazionale a titolo di riserve obbligatorie minime. Per ogni banca la riserva obbligatoria minima è stabilita solitamente per un periodo di sei-sette settimane, il cosiddetto ‘periodo di mantenimento’. La quantità di fondi da detenere è calcolata sulla base dei dati di bilancio della banca prima dell’inizio di ogni periodo di mantenimento. Le banche devono attualmente detenere come minimo un importo pari all’1% di determinate passività, principalmente depositi della clientela, presso la rispettiva banca centrale. Le riserve minime totali delle banche dell’area dell’euro sono pubblicate ogni giorno nella sezione dedicata all’analisi della liquidità sul nostro sito Internet.

Va detto che una bella stangata sulle banche dell’area euro è arrivata già dalla Bce in occasione della riunione dell’Eurotower del 27 luglio scorso.

Quel giorno, infatti, oltre ad annunciare l’ennesimo rialzo dei tassi – a cui ne è seguito un altro la scorsa settimana, giovedì 14 settembre 2023 – la Bce ha scioccato il mondo delle banche, rendendo nota la decisione di fissare a zero la remunerazione delle riserve obbligatorie depositate dalle banche.

Nel testo della Bce dedicato alle riserve obbligatorie minime– aggiornato dopo la novità di fine di luglio, annunciata da Christine Lagarde, presidente della banca centrale, si legge infatti che:

Fino a ottobre 2022 il tasso di interesse corrisposto era collegato al tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali. Successivamente è stato ridotto per riflettere il tasso sui depositi presso la banca centrale, per poi essere fissato allo 0% a luglio 2023.

Immediata era stata la reazione di Antonio Patuelli, numero uno dell’Abi, Associazione bancaria italiana che, tra l’altro, non avrebbe potuto sapere che, dopo pochi giorni, dal governo Meloni sarebbe arrivato l’altro shock della tassa sugli extraprofitti delle banche.

“Il tempo verificherà l’efficacia e le conseguenze dirette ed indirette del preannunciato aumento di 25 centesimi dei tassi decisi oggi (il 27 luglio, per chi legge) dalla Bce che, a sorpresa, ha deciso anche di azzerare la remunerazione per le banche della riserva obbligatoria”, aveva commentato Patuelli.

Il numero uno dell’Abi aveva detto di prevedere che la misura sarebbe costata alle banche, così come era stata ed “è onerosa la decisione della Bce dell’autunno scorso di rendere significativamente costosa la residua liquidità concessa dalla Bce alle banche, attraverso i piani di finanziamento a lungo termine TLTRO”.

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Per la Bce la priorità rimane quella di tener fede alla sua parola, dunque riportare il tasso di inflazione dell’Eurozona al 2%.

Una nuova mossa ‘anti-banche’ , a tal fine, sottolinea Reuters, potrebbe dunque essere quella di alzare anche la quantità di riserve obbligatorie minime  che, al momento, è pari all’1%.

In realtà, i banchieri centrali dell’Eurotower avevano ventilato l’opzione di aumentare le riserve obbligatorie dall’1% al 2% già nella riunione di luglio.

L’agenzia Reuters rende noto tuttavia che della questione si è tornato a parlare anche in occasione dell’ultimo meeting della scorsa settimana, quando la banca centrale ha alzato i tassi di 25 punti base, portando i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositirispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, con effetto dal 20 settembre 2023.

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Banche italiane già attenzionate con tassa extraprofitti voluta da governo Meloni

Per le banche dell’area euro, e in particolare per le banche italiane che si trovano a fronteggiare ora anche il dossier della tassa sugli extraprofitti, le anticipazioni di Reuters non sono affatto confortanti.

L’agenzia scrive chiaramente che i funzionari della Bce vogliono iniziare presto a discutere in merito alle opzioni volte a ridurre quel bacino di liquidità in eccesso presente nel sistema bancario, del valore di trilioni di euro, e che proprio l’aumento delle riserve potrebbe essere “la prima mossa”.

Le indiscrezioni sono state raccolte da sei fonti vicine alla Banca centrale, che hanno indicato che è probabile che il dibattito inizi in occasione della prossima riunione, in calendario ad Atene il prossimo 26 ottobre, o nel corso di un altro evento previsto durante l’autunno.

Così facendo, Francoforte inaugurerebbe una nuova fase della sua battaglia contro l’inflazione, che finora si è concentrata sui tassi, alzati per dieci volte consecutive.

Reuters scrive per la precisione che, nella riunione di giovedì scorso, “diversi esponenti (della Bce) si sono mostrati favorevoli ad alzare l’ammontare delle riserve obbligatorie che le banche devono parcheggiare presso la banca centrale – sulle quali non guadagnano alcun interesse – dall’1% dei depositi a una cifra che potrebbe avvicinarsi, secondo le fonti, al 3% o al 4%”.

Secondo i banchieri, si potrebbero di fatto ottenere due effetti: da un lato drenare liquidità dal sistema bancario e dall’altro ridurre anche i tassi che la Bce e le 20 banche nazionali – nel caso dell’Italia Bankitalia – versano alle banche che depositano le somme presso i loro forzieri.

Va detto che oggi, sul Ftse Mib di Piazza Affari, i titoli delle principali banche italiane non scontano i rumor relativi al possibile nuovo schiaffo della Bce sulle riserve obbligatorie.

Mps scatta anzi di oltre il 5%, sulla scia di nuove indiscrezioni che riguardano il suo destino nelle vesti di Monte di Stato, mentre, in generale, i titoli guardano anche alla nota di Moody’s, che ha smorzato i timori sulle conseguenze che la tassa sugli extraprofitti avrebbe sugli utili del comparto.

UniCredit segna invece un lieve rialzo, mentre Banco BPM avanza dell’1,51%. Bene anche Bper +1% e Intesa SanPaolo +0,45%.

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