Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (05/12/24)
Le azioni con dividendi elevati tendono ad essere particolarmente apprezzate dagli investitori per motivi legati alla sicurezza, alla redditività e alla gestione del rischio. Tra le caratteristiche più apprezzate c’è sicuramente la capacità di garantire un flusso di reddito regolare sotto forma di pagamenti periodici. Inoltre, le società di questo tipo sono solitamente più mature e finanziariamente solide. Un altro aspetto rilevante è la possibilità di offrire un rendimento slegato dal prezzo dell’azione, fornendo quindi un cuscinetto in caso di ribassi di mercato. Di seguito, analizziamo le società incluse nel Ftse Mib, il principale indice di Piazza Affari, che offrono i rendimenti da dividendi (dividend yield) più interessanti.
L’importanza dei dividendi nello scenario macro attuale
Il 2025 è alle porte e gli investitori si preparano ad affrontare un altro anno ricco di opportunità, ma anche di insidie, per i mercati finanziari. I potenziali elementi di rischio non mancano, dalla politica monetaria, ad una possibile guerra commerciale con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, passando per l’instabilità dei governi di alcuni importanti Paesi europei (Germania e Francia) e l’incognita della crescita in Cina.
Nel Vecchio Continente, i riflettori in questi giorni sono puntati sul caos politico in Francia, ma si attende anche la riunione della Bce della prossima settimana (il 12 dicembre), che con ogni probabilità effettuerà il quarto taglio dei tassi da 25 punti base. Particolare attenzione verrà riservata alle parole di Christine Lagarde e alle proiezioni economiche su crescita e inflazione, che potrebbero fornire qualche suggerimento sulle prime mosse del 2025.
Negli Usa, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha ribadito il buono stato di salute dell’economia statunitense e ha dichiarato che i responsabili di politica monetaria possono permettersi un atteggiamento più cauto nel tagliare i tassi. Ciononostante, un taglio di 25 punti base a dicembre rimane lo scenario più probabile e i mercati al momento prezzano all’incirca altre tre riduzioni nel corso del prossimo anno, aspettando i dati chiave di domani sul mercato del lavoro.
Anche se il ritmo dell’allentamento monetario e i livelli dei tassi neutrali resta ancora da definire, nel 2025 assisteremo con ogni probabilità ad una normalizzazione della politica monetaria, che avrà ripercussioni su diverse asset class (tra cui azionario, obbligazionario e materie prime). La riduzione dei costi di finanziamento dovrebbe agevolare la crescita degli utili e favorire la distribuzione di dividendi, oltre a rendere meno appetibili i bond rispetto agli ultimi anni caratterizzati da tassi elevati. Alla luce di questo scenario e di quanto descritto sopra, cresce l’appetito per società in grado di remunerare i propri azionisti attraverso corpose cedole (e piani di buyback azionario, sempre più diffusi).
Cos’è il dividend yield e come si calcola
Per misurare i dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare soltanto all’ammontare della cedola, ma anche, e soprattutto, calcolarne il rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale che si ottiene dal rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è quindi la seguente:
(Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene utilizzato soprattutto nell’analisi comparativa allo scopo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito.
Tuttavia, bisogna presente che questo indicatore rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene in considerazione il rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield stimati
Il dividend yield è un parametro chiave per valutare la capacità di un’azienda di offrire un ritorno interessante ai propri azionisti. Molte società a Piazza Affari si sono distinte nel corso di quest’anno per gli elevati rendimenti da dividendo.
Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del dividend yield stimato, calcolato come rapporto fra il prossimo dividendo stimato e il prezzo corrente, quindi dal titolo che vanta il rendimento atteso più alto a quello più contenuto. Tutti i dati sono estrapolati da Bloomberg.
A dominare la classifica sono le banche: svetta Mps con un dividend yield stimato del 13,3%, seguita da Banco Bpm (10,8%), Bper (10,7%), Intesa Sanpaolo (8,9%), Banca Popolare di Sondrio (8,6%) e Mediobanca (8,0%). Rendimenti previsti corposi per alcuni dei titoli più apprezzati di Piazza Affari, come Eni (7,4%), Poste Italiane (7,3%) ed Enel (6,6%). Da segnalare la forte riduzione della cedola prevista per Stellantis, che secondo gli analisti potrebbe sostanzialmente dimezzare il dividendo.
In coda alla classifica dovrebbero confermarsi Ferrari (0,6%) e Interpump (0,7%). Saipem tornerà a remunerare i propri azionisti con un dividendo a valere sul 2024, mentre Telecom Italia e Nexi non distribuiranno cedole (Tim ha rimandato le valutazioni al nuovo piano industriale 2025-27).
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a | Dividend yield stimato |
Banca MPS | 6,33 | 0,2500 | 3,9% | 0,8390 | 235,6% | 13,3% |
Banco BPM | 7,35 | 0,5600 | 7,6% | 0,7940 | 41,8% | 10,8% |
BPER Banca | 5,87 | 0,3000 | 5,1% | 0,6300 | 110,0% | 10,7% |
Intesa Sanpaolo | 3,78 | 0,2960 | 7,8% | 0,3360 | 13,5% | 8,9% |
Bca Pop Sondrio | 7,93 | 0,5600 | 7,1% | 0,6840 | 22,1% | 8,6% |
Mediobanca (**) | 14,00 | 1,0700 | 7,6% | 1,1250 | 5,1% | 8,0% |
Eni | 13,44 | 0,9400 | 7,0% | 0,9980 | 6,2% | 7,4% |
Poste italiane | 13,66 | 0,8000 | 5,9% | 0,9920 | 24,0% | 7,3% |
Italgas | 5,54 | 0,3520 | 6,4% | 0,3850 | 9,4% | 7,0% |
Banca Mediolanum | 11,32 | 0,7000 | 6,2% | 0,7700 | 10,0% | 6,8% |
Enel | 6,99 | 0,4300 | 6,1% | 0,4600 | 7,0% | 6,6% |
Snam | 4,47 | 0,2820 | 6,3% | 0,2900 | 2,8% | 6,5% |
Unipol Gruppo | 11,72 | 0,3800 | 3,2% | 0,7400 | 94,7% | 6,3% |
UniCredit | 38,50 | 1,8029 | 4,7% | 2,4010 | 33,2% | 6,2% |
Stellantis | 12,51 | 1,5500 | 12,4% | 0,7620 | -50,8% | 6,1% |
Azimut | 24,07 | 1,3800 | 5,7% | 1,4560 | 5,5% | 6,0% |
Inwit | 9,91 | 0,4800 | 4,8% | 0,5120 | 6,7% | 5,2% |
ERG | 20,10 | 1,0000 | 5,0% | 1,0250 | 2,5% | 5,1% |
Generali Assicurazioni | 27,92 | 1,2800 | 4,6% | 1,3850 | 8,2% | 5,0% |
Terna | 7,93 | 0,3396 | 4,3% | 0,3820 | 12,5% | 4,8% |
FinecoBank | 16,01 | 0,6900 | 4,3% | 0,7350 | 6,5% | 4,6% |
A2A | 2,20 | 0,0958 | 4,4% | 0,1000 | 4,4% | 4,6% |
Pirelli&C | 5,28 | 0,1980 | 3,8% | 0,2280 | 15,2% | 4,3% |
Hera | 3,51 | 0,1400 | 4,0% | 0,1430 | 2,1% | 4,1% |
Tenaris (*) | 18,33 | 0,6000 | 3,3% | 0,6860 | 14,3% | 3,7% |
Iveco Group | 9,95 | 0,2200 | 2,2% | 0,3710 | 68,6% | 3,7% |
Recordati | 51,75 | 1,2000 | 2,3% | 1,3430 | 11,9% | 2,6% |
Moncler | 47,37 | 1,1500 | 2,4% | 1,1330 | -1,5% | 2,4% |
Saipem | 2,54 | – | – | 0,0530 | – | 2,1% |
Prysmian | 64,32 | 0,7000 | 1,1% | 0,8080 | 15,4% | 1,3% |
Amplifon | 24,38 | 0,2900 | 1,2% | 0,3050 | 5,2% | 1,3% |
STMicroelectronics (*) | 24,75 | 0,3600 | 1,5% | 0,3060 | -15,0% | 1,2% |
Leonardo | 26,42 | 0,2800 | 1,1% | 0,2990 | 6,8% | 1,1% |
Campari | 6,04 | 0,0650 | 1,1% | 0,0650 | 0,0% | 1,1% |
Brunello Cucinelli | 95,60 | 0,9100 | 1,0% | 0,9620 | 5,7% | 1,0% |
Diasorin | 104,80 | 1,1500 | 1,1% | 1,0210 | -11,2% | 1,0% |
Interpump Group | 44,90 | 0,3200 | 0,7% | 0,3230 | 0,9% | 0,7% |
Ferrari | 424,90 | 2,4430 | 0,6% | 2,7310 | 11,8% | 0,6% |
Nexi | 5,69 | – | – | – | – | – |
Telecom Italia | 0,23 | – | – | – | – | – |
(*) Dividendo in dollari
(**) Il dividendo è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 5 dicembre 2024
Le prossime cedole a Piazza Affari
Dopo la giornata clou del 18 novembre, in cui diverse società hanno staccato il dividendo, tra acconti, saldi e tranche trimestrali, restano poche cedole da qui a fine anno.
Nel dettaglio, il produttore di semiconduttori italo-francese STMicroelectronics staccherà il 16 dicembre la terza tranche del dividendo complessivo da $36 centesimi, corrisposto trimestralmente.
Al di fuori del listino principale, la small cap GPI corrisponderà un dividendo straordinario da 35 centesimi, con data di stacco il 9 dicembre (lunedì prossimo).
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene quindi calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che compongono il paniere, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questa dinamica finisce per pesare sul Ftse Mib.
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib, calcolata ipotizzando il reinvestimento dei dividendi.