Notizie Indici e quotazioni Wall Street gelata da paura tassi Fed, attesa per dati lavoro Usa. Per Dow Jones settimana peggiore da paura Lehman 2023

Wall Street gelata da paura tassi Fed, attesa per dati lavoro Usa. Per Dow Jones settimana peggiore da paura Lehman 2023

5 Aprile 2024 09:40

Azionario globale ammaccato dalle nuove dichiarazioni rilasciate da diversi funzionari della Fed, che hanno alimentato di nuovo il dubbio sulla reale intenzione della banca centrale americana di iniziare a tagliare presto i tassi sui fed funds Usa.

L’altroieri era stato lo stesso presidente della Fed Jerome Powell a sottolineare che, sebbene ci sia ancora spazio per tagliare i tassi nel corso del 2024, la banca centrale ha bisogno di ulteriori prove che dimostrino che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il target del 2%, prima di iniziare a sforbiciare i tassi.

Fed, dubbio tassi scatena sell a Wall Street.  Occhio al market mover clou

Ieri a rinfocolare i dubbi su un taglio dei tassi a giugno è stato il presidente della Fed di Minneapolis Neel Kashkari, che ha ammesso di chiedersi se sia il caso che la Fed tagli i tassi di interesse in un contesto in cui l’inflazione rimane ostinata.

La reazione di Wall Street è stata decisamente negativa: il Dow Jones è precipitato di 530 punti circa, o dell’1,35%, a quota 38.596,98 punti, riportando il calo più forte dal marzo del 2023 e scendendo per la quarta sessione negativa.

Lo S&P 500 ha chiuso in ribasso dell’1,23%, a quota 5.147,21 punti e il Nasdaq Composite ha lasciato sul terreno l’1,4%, a 16.049,08 punti.

In questa situazione, grande è l’attesa dei mercati per il market mover di oggi, venerdì 5 aprile, ovvero per il report occupazionale Usa di marzo.

Il consensus degli analisti prevede una creazione di 200.000 nuovi posti di lavoro, a fronte di un tasso di disoccupazione in calo al 3,8%, rispetto ai 275.000 nuovi posti e a un tasso di disoccupazione pari al 3,9% del mese di febbraio.

Massima sarà l’attenzione data alla componente dei salari orari, il cui trend è monitorato dagli operatori per valutare le pressioni inflazionistiche in atto nell’economia.

Le attese, per il valore medio dei salari orari, sono di un aumento su base mensile pari a +0,3% e di una crescita su base annua pari a +4,1%.

“Il mercato rimane sensibile in modo significativo a qualsiasi indicazione che possa segnalare la necessità da parte della Fed di frenare i tagli dei tassi previsti per quest’anno”, ha commentato alla CNBC  Quincy Krosby, responsabile strategist della divisione globale di LPL Financial, facendo riferimento ai commenti rilasciati dal numero uno della Fed di Minneapolis Kashkari. E “il report sull’occupazione fornirà dati importanti relativi all’inflazione, dando indicazioni sul trend dei salari”, ha aggiunto Krosby.

Come si sa, proprio i salari rimangono in questo momento un grande mal di testa per quelle banche centrali che temono che l’inflazione torni ad accendersi, e che paventano dunque una spirale salari-prezzi.

In tal senso, vale la pena citare la preoccupazione manifestata più volte dalla Bce di Christine Lagarde, rimarcata anche nelle minute appena rese note.

Wall Street infetta azionario globale: borsa Tokyo -2%, scivola Piazza Affari

Mentre i futures sui principali indici azionari Usa confermano la voglia di ripresa a Wall Street, le borse asiatiche hanno chiuso la sessione di oggi in ribasso.

Il timore dei trader che la Fed possa posticipare oltre il mese di giugno il primo taglio dei tassi Usa affossa il sentiment degli investitori.

Maglia nera l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo, che ha chiuso l’ultima giornata di contrattazioni della settimana in calo dell’1,96%, a quota 38.992,08 punti.

Giù tutte le borse principali dell’Asia Pacifico.

A fronte della borsa di Hong Kong, che ha chiuso la sessione piatta, appena sotto la parità, e della borsa di Shanghai, che ha limitato i danni con un calo dello 0,18%, Seoul è arretrata dell’1% circa e Sidney ha chiuso in ribasso dello 0,56%.

Borse europee in rosso, con l’indice Ftse Mib di Piazza Affari che perde più dell’1,7% alle 9.55 circa ora italiana, scivolando a quota 33.861 punti.

Per DJ settimana peggiore da panico Lehman per le banche del marzo 2023

Nel frattempo Wall Street si avvia a chiudere una settimana contrassegnata da forti smobilizzi.

La perdita peggiore è stata sofferta dal Dow Jones, che ha ceduto il 3%, riportando la peggiore performance dal marzo del 2023, ovvero da quel mese da incubo in cui la crisi delle banche Usa ha scatenato il panico in tutto il mondo, facendo temere un evento simile al crac di Lehman Brothers.

Lo S&P 500 e il Nasdaq hanno invece ceduto questa settimana, fino alla seduta di ieri, giovedì 4 aprile, il 2% circa.

A deprimere Wall Street nella giornata di ieri, oltre alle dichiarazioni di Kashkari e di altri esponenti della Fed, sono stati i nuovi numeri arrivati dal fronte macroeconomico Usa, che hanno confermato la solidità del mercato del lavoro Usa, in vista del report occupazionale di marzo che sarà pubblicato oggi, alle 14.30 ora italiana.

Ieri è stato diffuso il rapporto ADP, relativo alla crescita dei nuovi posti di lavoro nel settore privato.

Dal dato è emerso che le buste paga sono salite a marzo di 184.000 unità, oltre il rialzo di 155.000 unità atteso dagli economisti intervistati da Dow Jones, e al ritmo più forte dal luglio del 2023.

L’effetto è stato un nuovo balzo dei rendimenti dei Treasury, con quelli decennali saliti fino al record degli ultimi 4 mesi , al 4,38%, riflettendo la prospettiva di una Fed meno propensa a tagliare i tassi, almeno nel breve periodo.

Le scommesse dei mercati su una prima sforbiciata imminente dei tassi da parte di Powell & Co. continuano di fatto ad affievolirsi.

Per la riunione del Fomc – il braccio di politica monetaria della Banca centrale Usa – di maggio, lo strumento CME Fed WatchTool indica una probabilità pari a quasi il 99% di un nulla di fatto, ovvero di tassi Usa invariati al range attuale, compreso tra il 5,25% e il 5,5%.

Per il mese di giugno, la probabilità è scesa invece dal 70,1% di una settimana fa al 62,5%.

A far diminuire le speranze di un taglio a giugno – che i trader avevano dato nelle ultime settimane quasi per certo – è stata la diffusione già nelle sessioni precedenti di altri dati macro, in primis del PMI manifatturiero Usa stilato dall’ISM che, nel mese di marzo, è tornato a superare la soglia di 50 punti – linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e fase di espansione (valori al di sopra) –  per la prima volta dal settembre 2022.

Questo particolare è stato più che sufficiente a ribaltare la convinzione su una Fed prossima a tagliare i tassi. Convinzione che era stata riaccesa dalla diffusione, nel giorno del Good Friday, del PCE core, il dato preferito dalla Fed per monitorare il trend dell’inflazione.

Insomma, lo spettro dell’inflazione continua ad assillare le banche centrali, soprattutto la Bce e la Fed.

Quest’ultima si trova ad agire anche in un contesto in cui l’economia americana continua a rimanere più che solida, rendendo sicuramente meno urgente una riduzione immediata dei tassi. Tanto che non è mancato chi ha previsto anche la possibilità che Powell & Co tornino ad alzare i tassi.

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Il punto di eToro su Wall Street in attesa dato cruciale per tassi Fed

Parlando di Wall Street Gabriel Debach, market analyst di eToro, ha messo in evidenza il trend del “Fear & Greed Index, un indicatore che misura il sentiment degli investitori”, che oscilla tra gli estremi di “avidità” e di “paura”, e che ora “ha lasciato il territorio di ‘avidità’ per la prima volta nel 2024”.

Certo, i dati macro diffusi negli Stati Uniti, ha ammesso l’analista, “riflettono una crescente cautela ma, nel complesso, non rappresentano un cambiamento drammatico nella narrativa prevalente del mercato”.

Per l’esperto di eToro, infatti, “dopo il robusto e ininterrotto rally iniziato lo scorso ottobre, la correzione di questa settimana potrebbe rappresentare semplicemente una pausa necessaria, motivata da prese di profitto e da un riequilibrio delle posizioni in risposta al cambio di trimestre. Questa fase di consolidamento potrebbe quindi essere interpretata non solo come normale ma anche come salutare per il mercato, offrendo l’opportunità di stabilizzare le valutazioni e di preparare il terreno per i prossimi movimenti”.

Riguardo al grande market mover di oggi, ovvero il report sull’occupazione Usa di marzo, Debach ha ricordato che si tratta di “un indicatore chiave per comprendere l’andamento dell’economia statunitense e le prossime mosse della politica monetaria”.

“Le previsioni per questo mese indicano un rallentamento nella crescita delle buste paga non agricole, con una stima di incremento di 200.000 unità, e un aumento della retribuzione oraria media del 0,3% su base mensile. Nonostante ciò, la mediana delle previsioni degli economisti per il dato sulle buste paga si posiziona leggermente più in alto, a 215.000, con un range di stime che va da 150.000 a 250.000″.

Il dato assume così “un’importanza particolare alla luce delle osservazioni passate” che l’analista di eToro ha così riassunto:

“Dall’inizio dell’anno, così come per gran parte del 2022, si è notato un trend secondo cui le previsioni del mercato tendevano regolarmente a sottostimare l’effettivo incremento delle buste paga. In un arco temporale di 26 mesi, gli economisti hanno sottostimato il dato relativo alle buste paga in ben 22 occasioni”.

In generale il report occupazionale Usa, ” insieme alla stagione delle relazioni trimestrali, ai potenziali tagli dei tassi a partire da giugno e al contesto politico” permetterà ai mercati di avere ulteriore informazioni, che potrebbero alimentare “la speranza di un ‘atterraggio morbido’ (soft landing) dell’economia globale”.

In termini operativi, per Gabriel Debach “nel secondo trimestre, la prudenza potrebbe rivelarsi una strategia vincente, poiché i motori di crescita, come gli utili in aumento e la riduzione dei tassi, rimangono solidi. Inoltre, la presenza di liquidità abbondante e la rotazione degli investimenti verso mercati con asset più ciclici e accessibili suggeriscono opportunità nell’eventualità di correzioni di mercato”.