Notizie Notizie Italia La Fed di Powell fa l’annuncio sui tassi. Il dot plot scansa dubbio tagli, ma occhio all’altra novità

La Fed di Powell fa l’annuncio sui tassi. Il dot plot scansa dubbio tagli, ma occhio all’altra novità

21 Marzo 2024 12:33

La Fed di Jerome Powell ha fatto apparentemente un favore alle colombe, annunciando di avere confermato i tassi sui fed funds Usa al range compreso tra il 5,25% e il 5,5% e, soprattutto, lasciando invariato il dot plot di dicembre, da cui emergeva l’aspettativa di tre tagli dei tassi nel corso del 2024.

Contrariamente a quanto temuto dai mercati, che avevano paventato nei giorni precedenti la possibilità che nel dot plot aggiornato sarebbero emerse solo due sforbiciate ai tassi nel corso di questo anno, la Federal Reserve ha confermato lo status quo, fattore che ha fatto scattare subito i buy a Wall Street.

Risultato: lo S&P 500 è volato al di sopra della soglia di 5.200 punti per la prima volta nella sua storia, mentre il Dow Jones è balzato fino a +400 punti. Acquisti anche sul Nasdaq, in rialzo di oltre l’1%.

Raffica di buy anche sull’azionario asiatico, che ha visto protagonista il rally dell’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo, scattato a un nuovo valore record, ben oltre la soglia dei 40.000 punti.

Molto bene anche il Kospi della borsa di Seoul che, con un balzo superiore a +2%, è volato al valore più alto dall’aprile del 2022, così come anche l’indice Hang Seng della borsa di Hong Kong, in progresso anch’esso del 2% circa.

Positive le borse europee, anche se la notizia relativa alla Fed non è stata accolta con lo stesso entusiasmo scattato in altri mercati.

Dot plot Fed scansa il sospetto tagli a Wall Street

Con la decisione di ieri della Fed, negli Stati Uniti non si è dunque concretizzato quel brutto sospetto che aveva messo ansia all’azionario Usa, ovvero il rischio che dal nuovo dot plot della Fed potesse emergere la prospettiva di due soli tagli ai tassi, nel corso del 2024, da parte della Banca centrale americana.

Quel sospetto, unito al timore che la Fed sarebbe addirittura tornata ad alzare i tassi, aveva messo sull’attenti i trader di tutto il mondo.

Il dot plot diffuso ieri – che si è confermato nel Fed Day il principale market mover di Wall Street, facendo scattare i buy sulla borsa Usa –  continua invece a prevedere per il 2024 tre tagli dei tassi di 75 punti base, così come emerso dall’ultimo atto della Fed del 2023.

I mercati hanno tirato dunque un sospiro di sollievo, almeno per ora, anche sulla scia delle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Fed Jerome Powell, nella conferenza stampa indetta dopo l’annuncio sui tassi.

Powell ha ribadito di essere fiducioso nella capacità dell’inflazione Usa di tornare a crescere al ritmo annuo desiderato dalla Fed, pari al 2%, sebbene in questo momento “non intravediamo questa situazione nei dati (macro)”.

Il timoniere della Federal Reserve ha affermato che “riteniamo che la nostra politica monetaria, probabilmente, sia al picco di questo tipo di ciclo e che, “se l’economia si evolverà in gran parte come da attese, sarà forse appropriato iniziare a fare dietrofront dalla fase di restrizione, a un certo punto, nel corso di quest’anno”.

Vero però che il Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, ha confermato l’approccio di cautela fino a oggi adottato verso la possibilità di tagliare i tassi, almeno nel breve termine.

Nel comunicato con cui è stata annunciata la decisione sui tassi, si legge infatti che “la Commissione non ritiene che sia appropriato ridurre il target sui tassi, fino a quando non avrà maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione si stia dirigendo in modo sostenibile verso il 2%”.

D’altronde, “l’inflazione si è indebolita nel corso dell’ultimo anno, ma rimane elevata”.

Ancora il Fomc:

“gli ultimi indicatori suggeriscono che l’attività economica continua a espandersi a un ritmo solido. La creazione di nuovi posti di lavoro è rimasta forte e il tasso di disoccupazione è rimasto basso”.

Ma Powell rimane cauto: non anticipiamo le future mosse della Fed

Jerome Powell ha preferito non anticipare le future manovre della Fed sui tassi, sottolineando che “oggi non abbiamo preso nessuna decisione sull’esito delle future riunioni, che dipenderà dai dati”.

In ogni caso, “siamo fortemente impegnati a far scendere l’inflazione al 2% nel corso del tempo”.

Il banchiere centrale si è riferito ai “continui progressi che la Fed sta facendo nel ridurre le pressioni inflazionistiche”, sottolineando tuttavia anche che le “decisioni (sui tassi) verranno prese di riunione in riunione” e che, per l’appunto, “valuteremo attentamente i dati in arrivo per determinare” la politica monetaria.

La frase magica non è però mancata: “probabilmente taglieremo i tassi a un certo punto quest’anno”.

E per quanto riguarda gli ultimi dati relativi all’inflazione Usa “non reagiremo in modo sproporzionato a quanto emerso in questi ultimi due mesi”, “ma neanche lo ignoreremo”.

Quei numeri preoccupanti relativi all’inflazione Usa

Venerdì scorso indicazioni poco confortanti sono arrivate con la pubblicazione dell’indice PPI, che a febbraio ha riportato un balzo su base annua pari a + 1,6%, al ritmo più sostenuto dal settembre del 2023.

Su base mensile, la crescita è stata doppia rispetto a quanto atteso e anche doppia rispetto al mese di gennaio, pari a +0,6%.

Escludendo le componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari e dei prezzi energetici, il PPI core è salito inoltre dello 0,3%, più del +0,2% atteso.

Ancora prima era stato comunicato l’indice dei prezzi al consumo CPI, altro termometro cruciale per monitorare il trend dell’inflazione, avanzato al ritmo del 3,2% , rispetto al 3,1% precedente e al 3,1% atteso dal consensus. Peggio il CPI core, che è salito su base annua del 3,8%, a un ritmo inferiore rispetto al +3,9% di gennaio ma al di sopra del +3,7% previsto.

Proprio quei dati, nello specifico, erano tornati a mettere ansia ai mercati, che nelle ultime sessioni hanno prezzato il rischio, per l’appunto, di tagli ai tassi inferiori alle stesse attese della Fed.

Su questo punto vale la pena di soffermarsi visto che, se è vero che con il dot plot non è arrivata alcuna brutta sorpresa per il 2024, in realtà per i prossimi anni qualche cambiamento, nelle stime di Powell & Co, è emerso.

Sebbene il documento – che presenta le stime degli esponenti del Fomc sulla direzione futura dei tassi dei fed funds – abbia infatti confermato l’aspettativa mediana di tre sforbiciate nel corso di quest’anno, con un outlook mediano sui tassi in calo al 4,6% alla fine del 2024 (rispetto al range attuale compreso tra il 5,25% e il 5,5%), per il 2025 e per il 2026 le riduzioni previste sono inferiori rispetto a quanto atteso a dicembre.

Per il 2025 la previsione mediana è di tre tagli ai tassi, e non più di quattro tagli, che porterebbero i tassi al 3,9% entro la fine dell’anno.

Per il 2026, il tasso atteso per la fine dell’anno è pari al 3,1%, in rialzo rispetto al 2,9% precedentemente atteso.

A essere alzato è stato inoltre anche il tasso di più lungo termine atteso dalla Fed, stimato ora al 2,6%, rispetto al 2,5% previsto con il dot plot di dicembre.

La carrellata di annunci arrivata ieri dalla Fed di Powell è stata accolta con diversi commenti arrivati dal mondo degli strategist e degli economisti.

Indicazioni non proprio pro-colombe, tutt’altro.

Focus su dot plot e nuovo outlook Pil-inflazione: cosa dicono gli economisti

Nel mettere in evidenza quanto emerso dal nuovo dot plot Tiffany Wilding, Managing Director e Economista di PIMCO, ha così interpretato l’esito della riunione della Fed, non sposando l’entusiasmo delle colombe, che sperano da tempo sull’arrivo imminente di tagli ai tassi Usa:

“Nel complesso, riteniamo che le proiezioni aggiornate mostrino una Fed tutt’altro che intenzionata ad avviare il processo di normalizzazione dei tassi nei prossimi mesi, ma allo stesso tempo alle prese con questioni più ampie sull’inflazione e sulla sensibilità dell’economia statunitense ai tassi d’interesse, che determineranno il ritmo dei tagli nel corso del prossimo anno o due”.

In questo contesto, “poiché i funzionari della Fed continuano a prevedere che il PCE core rimarrà nell’intervallo di “due punti e qualcosa”, continuiamo a prevedere un riferimento di 75 punti base per i tagli nel 2024 a partire da giugno, ma riteniamo che i rischi a breve termine siano orientati verso un numero di tagli inferiore a quello attualmente previsto dai funzionari della Fed”.

Il commento di PIMCO sulle prossime mosse sul QT di Powell

Quale sarà dunque per PIMCO il prossimo passo?

Wilding ha scritto nella sua nota a commento di quanto riferito dalla Fed e dal suo presidente che “Jerome Powell ha confermato che ‘abbastanza presto’ la Fed ‘farà tapering ed estenderà’ il suo bilancio, cosa che prevediamo avverrà con la graduale riduzione dei massimali di deflusso dei Treasury”.

Di conseguenza, riferendosi al piano QT-Quantitative Tightening della banca centrale Usa, “prevediamo ora che la Fed possa fare questo annuncio già nella riunione del FOMC di maggio, anticipando la nostra precedente previsione di un annuncio a giugno”.

L’economista di PIMCO si è riferita alle prossime mosse che la Fed annuncerà per l’appunto su quel piano di Quantitative Tightening che ha lanciato nel giugno del 2022, quando ha reso nota la decisione di non reinvestire più il capitale rimborsato dei titoli in scadenza, precedentemente acquistati durante il QE: QE che era stato varato nel periodo più buio della pandemia, ovvero nel marzo del 2020.

Un articolo di Brookings, ha messo in evidenza che quel via libera al QT  ha portato il valore del bilancio della Fed a scendere a $7,7 trilioni dall’ammontare monstre precedente, pari a quasi $9 trilioni.

In occasione del primo meeting dell’anno del Fomc del 31 gennaio scorso, Powell aveva annunciato che la Fed avrebbe affrontato la questione del bilancio in occasione del meeting del 19-20 marzo (di ieri) e che, probabilmente nel 2024 o agli inizi del 2025, la banca centrale avrebbe messo la parola punto al piano di Quantative Tightening.

Ieri, Powell è tornato sull’argomento, sottolineando che la banca centrale è vicina a prendere una decisione su quel programma:  dichiarazioni che hanno portato diversi analisti a ritenere, in un momento in cui si parla di tapering del QT, che un annuncio cruciale su quel piano dovrebbe a questo punto arrivare in occasione della prossima riunione del Fomc, in calendario il 30 aprile-1° maggio.

Un commento sul Fed Day è arrivato anche da Mark Haefele, Chief Investment Officer, UBS Global Wealth Management, che ha messo in evidenza la reazione positiva di Wall Street alla pubblicazione del dot plot della Federal Reserve: un dot plot, ha sottolineato l’esperto, che ha confermato tre tagli nel 2024, “nonostante le ipotesi di crescita economica statunitense siano più elevate”.

L’effetto è che “le azioni statunitensi sono salite e i rendimenti sono scesi”.

Haefele ha commentato quanto emerso ieri rimarcando che la Fed continua praticamente a ritenere ancora che “le prospettive dell’economia statunitense siano complessivamente buone e che lo scenario di base” sia “quello di una triplice riduzione dei tassi da parte della Fed entro la fine del 2024, a partire da giugno”.

Va detto che, nella giornata di ieri, la Fed ha pubblicato anche le sue nuove proiezioni economiche, ovvero il documento “Summary of Economic Projections (SEP)”, che include tra l’altro il dot plot:

Dal nuovo outlook, emerge che la Fed stima che l’inflazione core riporterà una crescita massima pari a +2,6% nel corso del 2024 – dunque più alta rispetto al +2,4% atteso a dicembre – per poi raffreddarsi al ritmo del 2,2% nel 2025 e al tasso pari al 2% nel 2026.

Il tasso di disoccupazione è atteso salire al 4% nel 2024 – al di sotto del 4,1% previsto a dicembre – per poi aumentare al 4,1% nel 2025, prima di scendere di nuovo al 4% nel 2026.

La Fed ha inoltre alzato le stime sulla crescita del Pil Usa a +2,1% nel 2024, prevedendo per il 2025 e il 2026 un ritmo di espansione pari a +2%.

In relazione al nuovo scenario presentato dalla Fed Whitney Watson, Co-Head and Co-CIO of Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management, ha sottolineato che la divisione di ricerca del colosso bancario Usa continua a credere che “i progressi dell’inflazione nell’ultimo anno e i segnali disinflazionistici, come il riequilibrio dei mercati del lavoro, dei beni e delle locazioni, porteranno la Fed a iniziare il suo ciclo di riduzione dei tassi quest’estate”.

Per quanto riguarda quello che è emerso dal dot plot, ovvero “il leggero aumento del tasso di policy a lungo termine previsto”, Watson ha detto che il dettaglio “è allo stesso tempo trascurabile e degno di nota”.

“È trascurabile perché le aspettative del mercato sono già molto più elevate, mentre è degno di nota perché rafforza la recente percezione del mercato secondo cui il ciclo di riduzione dei tassi potrebbe essere meno profondo di quanto inizialmente stimato”.

In ogni caso, “nel complesso, nonostante i recenti intoppi sul fronte dell’inflazione, le principali banche centrali continuano a perseguire la strada dei tagli dei tassi nei prossimi mesi e le obbligazioni a reddito fisso di alta qualità ne trarranno vantaggio”.