Criptovalute: tre scenari possibili post “Black Monday”
Nonostante la ripresa dei mercati finanziari, continua a tenere banco il crollo dei listini (soprattutto del Nikkei) di lunedì scorso. Il lunedì nero dei mercati finanziari non ha risparmiato neanche le criptovalute. Da un lato Bitcoin è sceso sotto i 50mila dollari arretrando del 15%. La percentuale si alza al 19% se parliamo di Ethereum, colpita inoltre dalla massiccia vendita da 274 milioni di dollari per mano di Jump Trading, società di trading ad alta frequenza. Si compone dunque uno scenario estremamente delicato, con circa 900 milioni di dollari in criptovalute liquidate nell’arco di 24 ore.
Molte le riflessioni, i commenti e le letture che sono state fatte dopo il Black Monday del 5 agosto 2024. Alla base di questo tracollo resitono le continue minacce geopolitiche, oltre che le incertezze legate alle prossime mosse della Fed. Ma ci sono anche le ultime mosse del Giappone in tema di tassi da i temi chiave.
Partiamo proprio dalle principali cause che hanno innescato il sell-off di lunedì.
Le cause del lunedì nero
Tutto ha inizio in Giappone, dove la Banca centrale opta per un rialzo dei tassi d’interesse di 25 punti base, raggiungendo la soglia più alta mai vista dal 2007 ad oggi. Una mossa vista con pericoloso sospetto da parecchi investitori con titoli e valute giapponesi in portafoglio, che fiutando aria di recessione hanno deciso di disinvestire in massa. Provocando un drastico crollo del prezzo dei titoli del settore tecnologico e dell’intelligenza artificiale, come Apple e Nvidia, acquistati precedentemente proprio con i proventi delle transazioni in yen.
Dall’altra parte del mondo, però, la situazione non era più serena. Visto che i dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti registravano un deludente 4.3%, ossia il livello più alto registrato in quasi tre anni. Fra i principali colpevoli, le dita degli investitori si sono rivolte alla Fed, accusata di esercitare una pressione troppo forte sull’economia statunitense mantenendo alti i tassi d’interesse.
Nei giorni successivi i mercati hanno inziato a riprendersi. Proprio ieri la stessa Bank of Japan (BoJ) ha rassicurato i mercati con parole decisamente ‘dovish’. Il vicegovernatore della BoJ, Shinichi Uchida, ha inviato un forte e chiaro segnale accomodante ai mercati: “Credo che per il momento la BoJ debba mantenere l’allentamento monetario con l’attuale tasso di interesse di riferimento, visti gli sviluppi estremamente volatili nei mercati finanziari e dei capitali, in patria e all’estero”.
L’impatto sulle criptovalute
I fattori alla base del sell-off di lunedì sui mercati si sono fatti sentire anche sul mondo cripto. Così come succede per via delle fratture a livello geopolitico legati al conflitto in Medio Oriente. «Non è insolito che le riserve di valore reagiscano negativamente a questo tipo di eventi; infatti, l’oro lo scorso 5 agosto ha perso il 3%», commenta Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares – sottolineando come la correlazione negativa tra finanza tradizionale e quella più innovativa o digitale sia sempre più marcata.
Tre scenari probabili
Dopo la bufera, è finalmente tornato al momento il sereno sui mercati. Con una propensione al rischio in crescita rispetto a lunedì, che premia in particolare Piazza Affari con un guadagno ieri del 2,33%, sostenuta in particolare dalla performance positiva del settore bancario. Nel frattempo, 21Shares delinea in un apposito report tre possibili scenari realizzabili, una per ogni reazione riscontrabile sui mercati in base a determinate scelte di politica monetaria adottate a livello internazionale.
Nell’ipotesi più favorevole , l’eventualità in cui i dati sull’inflazione pubblicati il prossimo 14 agosto siano migliori rispetto alle attese potrebbe «spingere la Fed a tagliare i tassi d’interesse dello 0,5% o addirittura dello 0,75% il prossimo 18 settembre».
«Inoltre, supponiamo anche che al dibattito presidenziale del 10 settembre Donald Trump faccia emergere le sue posizioni pro-cripto contro una Kamala Harris che ancora non si è schierata – aggiungono gli esperti -. In questo caso, i precedenti storici ci dicono che il rimbalzo di breve periodo potrebbe essere tra il 10% e il 40% e anche che gli investitori saranno disposti a detenere criptovalute nei loro portafogli per periodi di tempo potenzialmente più lunghi».
Al contrario, in uno scenario sfavorevole in cui il conflitto in Medio Oriente si aggrava ulteriormente e l’inflazione Usa rimane alta. «Questo farebbe perdere le speranze per un taglio dei tassi da parte della Fed nel 2024 e la predisposizione ad acquistare asset rischiosi sarebbe notevolmente compromessa», analizza il report, che inserisce fra i vari ostacoli anche il costo maggiore del debito, legato ai possibili rialzi dei tassi di interesse. Un colpo che comprometterebbe di molto le transazioni in cripto, causando ulteriori perdite di valore aggregato fino al 10-15%.
Passando ad uno scenario più neutrale, nel caso in cui al taglio dei tassi di 25-50 punti non segua un ulteriore ribasso nel breve termine, «potremmo assistere a una detenzione di criptovalute nei portafogli per periodi di tempo potenzialmente più lunghi, ma con un rimbalzo di breve periodo più contenuto, tra il 5% e il 10%».