Amazon e Apple alzano il velo su utili e ricavi. I titoli a Wall Street con rebus grande scommessa AI
Niente da fare: neanche i conti delle Big Tech Usa Amazon e Apple, diffusi nelle contrattazioni afterhours di Wall Street, dopo una pessima seduta per la borsa Usa, riescono a fugare i dubbi dei trader sul rischio che le valutazioni dei titoli hi-tech abbiano corso troppo e, dunque, sulla possibilità che la grande scommessa lanciata sul business dell’AI dai titani americani sia stata eccessiva, non supportata da fondamentali.
E così il titolo Amazon cade sotto il fuoco dei sell, scendendo del 7% circa, mentre Apple mette a segno un rialzo da zero virgola.
Triste protagonista dell’azionario americano si conferma anche il produttore dei chip Intel, che assiste al tracollo del titolo:
le azioni affondano del 20%, pagando non solo il fatto che Intel abbia chiuso il secondo trimestre in perdita, e che l’eps adjusted abbiano deluso le stime, ma anche la decisione del gruppo di licenziare più del 15% della sua forza lavoro e di annunciare lo stop ai dividendi.
- Utili Amazon e Apple dopo carica di sell a Wall Street
- Wall Street torna a essere attanagliata da paura recessione Usa
- Big Tech Usa-Magnifici 7: febbre AI ha motivi per continuare?
- Amazon -7% a Wall Street: non convincono ricavi e guidance
- Bene AWS ma attenti a Microsoft Azure e Google cloud
- Apple: utili e ricavi battono le attese. Vendite iPhone in calo
Utili Amazon e Apple dopo carica di sell a Wall Street
Tornando ai conti delle due Big Tech Usa che fanno parte del Magnifici 7 (che in realtà tanto magnifici non si stanno dimostrando), il colosso dell’e-commerce Amazon ha annunciato di avere concluso il secondo trimestre del 2024 con ricavi inferiori alle attese, comunicando una guidance anch’essa deludente.
Immediata la reazione del titolo, che è capitolato subito fino a -6% dopo la diffusione dei conti, e che ora affonda di quasi il 7%.
Rialzo invece inferiore all’1%, da zero virgola, per il titolo del colosso di Cupertino Apple, dopo che la Big Tech ha reso noto di avere riportato nel suo terzo trimestre fiscale un utile per azione e un fatturato migliori delle stime, pur assistendo a un calo dei ricavi legati alle vendite del suo prodotto di punta, che rimane l’iPhone.
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La diffusione dei conti di Amazon, Apple e Intel ha seguito una sessione decisamente deprimente per Wall Street, che continua a perdere colpi nelle contrattazioni dell’afterhours:
il Dow Jones Industrial Average è capitolato ieri di 494,82 punti, o dell’1,21%, a 40.347,97, precipitando nei minimi intraday di ben 744,22 punti, o dell’1,8% circa.
Lo S&P 500 ha perso l’1,37% a 5.446,68, mentre il Nasdaq Composite è scivolato del 2,3% a 17.194,15.
Non ce l’ha fatta neanche l’indice delle small cap Russell 2000, lo stesso che era stato assaltato dai buy durante le ultime sessioni, sulla scia della narrativa di una rotazione dei trader dai titoli tecnologici alle società a piccola capitalizzazione. Il listino ha segnato un tonfo del 3%.
Wall Street torna a essere attanagliata da paura recessione Usa
A deprimere il sentiment degli investitori sono state le paure rinnovate sulla possibilità che l’economia degli Stati Uniti sia destinata, dopo tutto, a soffrire una recessione:
proprio quella recessione che fino a pochi mesi fa diversi analisti ritenevano essersi confermata soltanto uno spauracchio che aveva agitato inutilmente il sonno degli investitori e degli strategist.
Non solo hard landing, si andava ripetendo nelle sale di trading fino a qualche settimana fa, ma neanche un soft landing per la solida economia Usa.
E invece no:
la stessa decisione della Fed ad aprire alla possibilità di un taglio dei tassi sui fed funds a settembre (a dispetto anche dei ‘diktat’ di Donald Trump) ha fatto sorgere il dubbio tra i trader che i fondamentali dell’economia Usa, dopo tutto, non versino in buone condizioni.
E questo dubbio è stato avallato dai dati macro resi noti nella giornata di ieri.
Focus sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione degli Stati Uniti, salite nella settimana terminata il 27 luglio a 249.000 unità, al di sopra dell’aumento di 235.000 unità atteso dagli economisti intervistati da Dow Jones e al massimo dall’agosto del 2023:
un dato non di buon auspicio per il mercato del lavoro Usa, la cui presunta solidità (che si sta comunwue già erodendo, preoccupando la Fed) , si conoscerà in modo più preciso alle 14.30 della sessione di oggi, con la pubblicazione del report occupazionale di luglio.
Occhio anche all’indice ISM manifatturiero Usa che, sceso a quota 46,8 punti, al di sotto della soglia di 50 punti – linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e di espansione (valori al di sopra) – ha messo in evidenza la fase di contrazione dell’attività economica.
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Big Tech Usa-Magnifici 7: febbre AI ha motivi per continuare?
Ma torniano ai conti di Amazon e Apple, grandi market mover di Wall Street.
Gli utili – le due Big Tech Usa che fanno parte del club dei Magnifici 7, che include anche Tesla, Alphabet-Google, Meta Platforms, Nvidia, Microsoft – erano attesi con trepidazione dagli investitori, che da un po’ manifestano dubbi sulla sostenibilità dei conti dei giganti della Corporate America:
giganti che, in questi ultimi mesi, hanno continuato a investire massicciamente nel business dell’intelligenza artificiale (AI, artificial intelligence).
A scommettere sull’AI sono stati anche gli investitori, che hanno fatto incetta dall’inizio del 2024 dei titoli delle varie Big Tech Usa, portando gli indici azionari Usa S&P 500 e Nasdaq Composite, con i loro buy scatenati, a inanellare nuovi record in diverse occasioni.
Ma il gioco (AI) vale davvero la candela? E’ questa la domanda che assilla ora Wall Street.
Non per niente, da un po’ la febbre su queste azioni ha iniziato a scendere, a causa degli interrogativi sulla reale portata dell’incidenza del business dell’intelligenza artificiale sulla redditività dei Magnifici 7 :
Le nuove soluzioni di intelligenza artificiale riusciranno davvero a inaugurare una nuova era di forte crescita degli utili e dei ricavi dei colossi americani?
O i consumatori e le aziende di tutto il mondo, dopo tutto, non avranno fretta di fare shopping di tutte le innovazioni targate AI su cui le Big Tech stanno tanto puntando?
La grande paura è già esplosa giorni fa, con la pubblicazione dei conti delle due Big Tech Usa Alphabet-Google e Tesla.
Il risultato è stata una raffica di sell off sui titoli hi-tech Usa che ha affossato in particolare gli indici S&P 500 e Nasdaq Composite.
Gli investitori si sono poi concentrati nelle ultime sessioni sugli utili degli altri colossi dei Magnificent 7, Meta Platforms e Microsoft:
anche Microsoft, in particolare, non è riuscita ad allontare la sensazione dei trader che ci vorrà ancora tanto tempo prima che i corposi investimenti lanciati dai giganti americani nell’AI facciano la storia degli utili e dei ricavi.
Le trimestrali fino a ora annunciate, infatti, non sono state in diversi casi all’altezza delle aspettative.
Gli investitori dovranno digerire a questo punto le informazioni appena arrivate con le trimestrali di Amazon e Apple.
Amazon -7% a Wall Street: non convincono ricavi e guidance
Il titolo Amazon non prende bene la diffusione della trimestrale, scendendo nelle contrattazioni afterhours di Wall Street del 7%, dopo aver chiuso la sessione in ribasso dell’1,56%, a quota $184,07.
Amazon ha annunciato di aver chiuso il secondo trimestre del 2024 con utili migliori delle attese, ma con un fatturato deludente.
Non ha convinto inoltre Wall Street la guidance del gigante dell’e-commerce, che ha puntato in modo significativo, in questi ultimi anni, sul business del cloud.
Inoltre, se è vero che gli utili di Amazon sono quasi raddoppiati rispetto al secondo trimestre del 2023, permettendo all’eps, pari nel a $1,26, di battere le attese di un utile per azione di $1,04, i ricavi, di un ammontare di $148 miliardi (per la precisione di $147,98 miliardi, +10% su base annua), si sono confermati, seppure in modo lieve, inferiori ai $148,56 miliardi previsti dal consensus degli analisti interpellati da LSEG e ai $148.78 miliardi previsti dal consensus di Bloomberg.
Le vendite su base netta nei negozi online di Amazon sono state pari a $55,39 miliardi, in rialzo del 4,6% y/y, lievemente al di sotto dei $55,55 miliardi previsti, mentre le vendite nette nei negozi fisici sono ammontate a $5,21 miliardi, in crescita su base annua del 3,6% y/y, poco al di sotto dei $5,26 miliardi.
Bene AWS ma attenti a Microsoft Azure e Google cloud
I ricavi della divisione Amazon Web Services sono stati pari a $26,3 miliardi, rispetto ai $26 miliardi previsti dal consensus degli analisti interpellati da StreetAccount e rispetto ai $25,98 miliardi del consensus di Bloomberg.
Niente di esaltante per AWS, sebbene questa divisione stia crescendo più velocemente dell’intero business della casa madre Amazon: i ricavi di Amazon Web Services sono saliti infatti su base annua del 19%, continuando a fare fronte alla competizione di Google, Microsoft e anche di Oracle, tutte società che continuano a scommettere sul cloud e a potenziare i loro investimenti nell’AI.
Sebbene nel settore delle infrastrutture cloud sia ancora AWS a detenere lo scettro, Microsoft Azure e Google Cloud stanno facendo passi avanti importanti.
In particolare, sia Microsoft che Google hanno annunciato giorni fa che i ricavi rispettivi legati alla vendita di servizi cloud (Microsoft con l’unità Azure e con altri servizi di cloud, Google con la sua infrastruttura cloud e con gli abbonamenti a Workspace) sono entrambi balzati del 29%, nel trimestre precedente.
Amazon ha dunue tutta l’intenzione di continuare a puntare sul business, come ha confermato ieri, nella conferenza stampa indetta per commentare i conti, il ceo Andy Jassy, che è stato in precedenza anche numero uno di AWS:
“In questo momento la realtà è che, mentre continuiamo a investire un ammontare significativo nell’AI e nelle infrastrutture, puntiamo ad avere a disposizione una maggiore capacità rispetto a quella attuale”.
“Intendo dire – ha continuato l’amministratore delegato, “che in questo momento assistiamo a una forte domanda” e che “ritengo che questo sarà un business molto, molto grande, per noi”.
Da segnalare che AWS incide sui ricavi totali di Amazon per circa il 18%, confermandosi ancora più determinante per la crescita dei profitti.
E’ stata Amazon stessa a rivelare infatti che, nel periodo compreso tra gli inizi di aprile e la fine di giugno, AWS ha generato un utile operativo pari a $9,3 miliardi, pari al 63% del totale incassato dalla Big Tech, e decisamente meglio degli $8,51 miliardi attesi dagli analisti.
Le entrate pubblicitarie di Amazon hanno invece deluso, attestandosi a $12,8 miliardi, rispetto ai $13 miliardi stimati, sebbene in forte rialzo su base annua, pari a +20%.
Proprio le entrate pubblicitarie sono tra gli elementi di traino più significativi per i conti di Amazon, così come anche delle rivali Meta Platforms e Alphabet-Google che hanno assistito rispettivamente a rialzi, nel secondo trimestre, pari a +22% e di appena l’11%.
Non ha convinto i mercati la guidance di Amazon: la Big Tech ha detto di prevedere infatti per il trimestre attuale, terzo trimestre del 2024, ricavi compresi tra $154 miliardi e $158,5 miliardi, dunque in crescita tra l’8% e l’11% su base annua, con una media che, a quota $156,25 miliardi, è però inferiore ai $158,24 miliardi attesi dagli analisti interpellati da LSEG.
Il gigante retail online ha riferito di stimare anche un utile operativo nel terzo trimestre compreso tra $11,5 miliardi e $15 miliardi, rispetto agli $11,2 miliardi del secondo trimestre dello scorso anno e al di sotto dei $15,3 miliardi messi in conto dal consensus.
Apple: utili e ricavi battono le attese. Vendite iPhone in calo
Per quanto riguarda Apple, la Big Tech gestita dal ceo Tim Cook ha annunciato di aver concluso il suo terzo trimestre fiscale con un utile netto di $21,44 miliardi, superiore ai $19,88 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno.
Di seguito le principali voci principali del bilancio di Apple:
L’utile per azione è stato pari a $1,40, meglio degli $1,35 attesi; il fatturato è ammontato a $85,78 miliardi, meglio degli $84,53 miliardi previsti; i ricavi incassati con le vendite degli iPhone sono stati pari a $39,30 miliardi, meglio dei $38,81 miliardi attesi.
Ha lievemente deluso il fatturato legato alle vendite dei computer Mac, a quota $7,01 miliardi, contro i $7,02 miliardi attesi.
Con le vendite degli iPad Apple ha guadagnato invece $7,16 miliardi, meglio dei $6,61 miliardi previsti, mentre la divisione di accessori e dispositivi indossabili ha garantito entrate pari a $8,10 miliardi, anch’esse migliori dei $7,79 miliardi attesi dal consensus.
I ricavi della divisione servizi di Apple si sono attestati infine a $24,21 miliardi, rispetto ai $24,01 miliardi stimati.
Lievemente meglio delle attese ha fatto anche il margine lordo, pari al 46,3%, rispetto al 46,1% stimato. La reazione del titolo Apple alla diffusione della trimestrale è stata però subito a dir poco anemica: le azioni segnano un rialzo da zero virgola, oscillando attorno a $218,80. Nel commentare i conti del secondo trimestre durante la conference call con gli analisti, il ceo di Apple Tim Cook ha mostrato grande fiducia nel business di Apple Intelligence, affermando che l’introduzione di funzionalità di AI nei suoi prodotti convincerà i clienti ad acquistare nuovi iPhone.
Nota stonata dei conti di Apple sono state le vendite in Cina, a fronte di una crescita del fatturato complessivo, che è stata pari a +5%. In Cina i ricavi di Apple sono scesi invece del 6,5% a $14.7 miliardi, deludendo le stime di un ammontare pari a $15,3 miliardi. I numeri cinesi hanno riacceso il timore che Apple stia perdendo terreno in quello che si conferma uno dei mercati esteri più importanti per le sue vendite. La Big Tech ha motivato la maggior parte della flessione dei ricavi in Cina all’impatto del dollaro forte, affermando che i fondamentali del business in Cina non sono mai stati così solidi. Sarà: fatto sta che Wall Street non riesce a brindare ai numeri del gigante americano.
Positivo sui conti di Apple si è confermato in ogni caso Josh Gilbert, market analyst di eToro, riferendosi anche alle iniziative promettenti lanciate dal gruppo nel business dell’AI
“I guadagni di Apple sono stati buoni, ma non certo magnifici. Il gigante tecnologico ha battuto gli utili e i ricavi, ma rimangono le incognite legate alla Cina. La crescita a due cifre del segmento dei servizi è stata un punto di forza, che ha contribuito a compensare la debolezza della Cina, dove le vendite sono diminuite del 6,5%. Apple ha offerto comunque una previsione positiva sulle vendite e sulla domanda dalla Cina, che sarà cruciale al momento del lancio dell’iPhone 16. Data l’importanza di questa regione per Apple, un buon andamento delle vendite rappresenterebbe un’enorme spinta per il titolo”.
Gilbert ha messo in evidenza la “grande enfasi (data da Apple) sul tema intelligenza artificiale”, ovvero sull’AI.
“Al centro dell’attenzione l’Apple Intelligence che, sebbene ancora in fase iniziale, è considerata da Apple come la chiave del suo prossimo ciclo di aggiornamento, che aumenterà le vendite e farà crescere i ricavi”.
Per l’analista di eToro, “nonostante Apple sia arrivata un po’ in ritardo alla festa dell’intelligenza artificiale, ora sta certamente facendo risultati. Il prossimo ciclo di aggiornamenti sarà visto come guidato dall’AI, quindi le forti vendite di iPhone saranno l’indicatore chiave per gli investitori che vogliono avere un quadro più chiaro di come Apple stia monetizzando la nuova tecnologia”. Per Gilbert, “il peggio sembra ormai alle spalle per Apple e il prossimo anno si prospetta entusiasmante, con una chiara prospettiva di crescita”.