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Tassi Fed, le scommesse post lavoro Usa: curva rendimenti Treasury torna alla normalità, occhio allo spread

5 Settembre 2024 09:11

Per la prima volta dal giugno del 2022, la curva dei rendimenti dei Treasury Usa è tornata ieri alla normalità, con i tassi decennali dei titoli di stato che hanno superato, sebbene per poco e di poco, i tassi a due anni.

Il ritorno alla normalità è avvenuto a seguito della pubblicazione del rapporto JOLTS relativo al mercato del lavoro Usa e dopo le dichiarazioni sui tassi rilasciate dal presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic:

sono stati questi i market mover che hanno riportato lo spread tra i tassi a 10 e a 2 anni in territorio positivo, dopo un periodo di più di due anni in cui il differenziale ha viaggiato in territorio negativo, a fronte di una curva dei rendimenti invertita, interpretata a Wall Street come segnale di recessione.

A partire dalla Seconda Guerra Mondiale, infatti, nella maggior parte dei casi il fenomeno della curva dei rendimenti invertita ha anticipato l’arrivo di una crescita negativa per il Pil Usa.

Curva rendimenti Usa torna alla normalità. Un segnale positivo?

Se dunque Wall Street è riuscita in qualche modo a riprendersi dal tonfo record, il peggiore dal 5 agosto scorso, della vigilia – ieri il Dow Jones ha chiuso in territorio lievemente positivo, mentre lo S&P 500 e il Nasdaq sono di nuovo scesi, senza segnare però ribassi importanti – è stato in parte grazie alla disinversione della curva. Disinversione, tuttavia, che potrebbe avere vita breve, e che, nel caso in cui durasse, non necessariamente sarebbe di buon auspicio, secondo alcuni analisti.

Interpellato dalla CNBC Quincy Krosby, responsabile strategist globale di LPL Financial, ha infatti segnalato che “non c’è bisogno di dire che, se non si si possiede alcun senso della storia dell’economia, il segnale (della disinversione) è positivo”.

“Tuttavia – ha aggiunto l’esperto – statiscamente la curva dei rendimenti si normalizza nel momento in cui l’economia finisce per andare davvero in recessione, o è comunque in recessione, visto che la Fed si appresta a tagliare i tassi”, in risposta al rallentamento dell’economia.

Occhio a questo spread. I market mover lavoro Usa e Fed

Sono stati di fatto due market mover precisi, nella giornata di ieri, a far tornare in territorio lievemente positivo lo spread tra i tassi a 10 anni e i tassi a due anni, noto più semplicemente come US 2Yr/10Yr Spread.

Da un lato, il dipartimento del Lavoro Usa ha annunciato che il rapporto tanto atteso JOLTS (Job Openings and Labor Turnover Survey) ha messo in evidenza che il numero delle posizioni di lavoro aperte è sceso al di sotto della soglia di 7,7 milioni di unità nel mese di luglio, al minimo dal gennaio del 2021, a conferma dell’indebolimento del mercato del lavoro degli Stati Uniti.

Il mercato del lavoro degli Stati Uniti è attentamente monitorato dai trader, in quanto oltre al trend dell’inflazione sono le sue condizioni a dare segnali ai mercati su quelle che saranno le prossime mosse della Fed di Jerome Powell, tra l’altro in arrivo vista l’imminente riunione del Fomc, il suo braccio di politica monetaria, dei prossimi 17 e 18 settembre.

A tal proposito, occhio anche alle indicazioni che sono arrivate con la pubblicazione del Beige Book della Fed.

La vera prova del nove, per il mercato del lavoro Usa, arriverà in realtà domani, con la pubblicazione del report occupazionale Usa di agosto:

è quello il market mover che gli investitori attendono con trepidazione, in quanto saranno i numeri sull’occupazione e il tasso di disoccupazione a portare la Fed di Powell a decidere non tanto se tagliare o meno i tassi – un taglio viene considerato a questo punto quasi certo, dopo le parole di Powell in occasione del simposio di Jackson Hole -, ma a decidere se tagliare di 25 punti base o di 50 punti base.

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Di certo, quanto emerso dai JOLTS fa propendere più per un taglio di 50 punti base, come hanno detto di prevedere a questo punto gli economisti di Citi.

In ogni caso quel dato di ieri ha contribuito a normalizzare la curva dei rendimenti in quanto ha messo in evidenza un maggiore equilibrio tra l’offerta e la domanda di lavoro, dopo il forte squilibrio che si era presentato negli Stati Uniti a partire dalla crisi del Covid: a un certo punto, in questi ultimi anni, il rapporto tra le posizioni di lavoro aperte e l’offerta di lavoro era stato di più di 2 su 1, contribuendo alla crescita dell’inflazione al record in più di 40 anni.

L’altro market mover di ieri che ha condizionato la curva dei rendimenti Usa è stato il discorso proferito dal presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic, che ha detto di essere favorevole a tagliare i tassi sui fed funds anche in caso di un tasso di inflazione Usa ancora superiore al target della Federal Reserve, pari al 2%.

E’ stato allora che i tassi dei Treasury a 10 anni sono tornati a superare brevemente quelli dei rendimenti a due anni: i trader hanno scommesso infatti, sulla base del rapporto JOLTS e delle dichiarazioni di Bostic, che l’arrivo imminente dei tagli dei tassi rimetterà in moto l’economia Usa, blindando la sua crescita nel lungo termine.