Il Psb del Governo Meloni, Giorgetti: debito-Pil in calo solo dal 2027. Deficit sotto 3%? Ecco quando
Il debito-Pil dell’Italia inizierà a scendere solo a partire dal 2027. Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, presentando oggi l’aggiornamento del Piano Strutturale di Bilancio in Consiglio dei ministri.
Di fatto, ha precisato il titolare del Tesoro, dopo la revisione dell’Istat (con tanto di crescita del Pil rivista al ribasso) il rapporto debito-Pil sarà pari alla fine del 2023 pari al 134,8% (133,6% a meno delle compensazioni relative ai bonus edilizi), dunque in ribasso rispetto al 137,3% precedentemente stimato, per poi risalire a causa dell’effetto del Superbonus.
“Solo dal 2027 inizierà un percorso di discesa” in linea con le nuove regole del nuovo Patto di Stabilità e crescita dell’Unione europea. Parola di Giorgetti.
Psb aggiornato con nuove stime Istat: Giorgetti in CdM
Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha presentato oggi in Consiglio dei Ministri il cosiddetto Piano Strutturale di Bilancio (Psb) aggiornato, nuovo documento che sostituisce la Nadef e che rappresenta le indicazioni su cui si baserà la prossima legge di bilancio 2025, a cui il governo Meloni sta lavorando.
Il Psb è stato aggiornato dal Mef sulla base della revisione che l’Istat ha annunciato qualche giorno fa, comunicando le nuove stime sul Pil, sul debito e sul deficit, che prevedono ora una crescita del prodotto interno lordo, nel 2023, inferiore a quanto messo in conto sia in precedenza dall’Istituto Nazionale di Statistica che dal governo Meloni.
“Come già rilevato nel DEF dello scorso aprile – ha riferito il Mef, riferendosi al documento – l’andamento del rapporto tra debito e Pil nei prossimi anni, soprattutto nel periodo 2024-2026, continuerà a essere fortemente condizionato dall’impatto sul fabbisogno di cassa delle compensazioni d’imposta legate ai Superbonus edilizi introdotti a partire dal 2020“.
Ciò significa che il rapporto debito/Pil dell’Italia “solo dal 2027 inizierà un percorso di discesa, in linea con le nuove regole (Ue) che prevedono che si riduca, in media, di 1 punto percentuale di Pil successivamente all’uscita dalla procedura per deficit eccessivi”.
Per quanto riguarda il deficit-Pil, “partendo da una stima del 3,8% del Pil per l’anno in corso (più bassa del 4,3% stimato lo scorso aprile), il Governo si pone l’obiettivo di portare il rapporto al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026, che consentirà di uscire dalla procedura per deficit eccessivo”, ha detto ancora il titolare del Tesoro.
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Cos’è il Piano strutturale di bilancio
Il Psb (piano strutturale di bilancio), o anche piano strutturale di medio termine, è il nuovo documento previsto dagli altrettanti nuovi diktat dell’Ue contenuti nel nuovo Patto di stabilità e di crescita, che include le nuove regole fiscali dell’Unione europea, entrate in vigore il 30 aprile di quest’anno.
Le nuove regole hanno ripristinato soglie ben precise per il debito-Pil e il deficit Pil che i paesi dell’Unione europea, dopo una pausa di tre anni in cui sono stati esonerati dall’applicazione di criteri da seguire per tenere sotto controllo i rispettivi conti pubblici, dovranno tornare a rispettare.
Proprio al fine di centrare queste soglie, il nuovo Patto di Stabilità e crescita Ue – entrato in vigore nell’aprile di questo anno – ha stabilito che tutti gli Stati membri dell’Unione europea sono tenuti a stilare un piano nazionale strutturale di bilancio di medio termine che copra un periodo di 4-5 anni, a seconda della durata della legislatura nazionale.
I paesi alle prese con un disavanzo superiore al 3 per cento del Pil o con un debito superiore al 60 per cento del Pil (e l’Italia sfora entrambe le soglie da tempo), devono inoltre presentare sentieri di aggiustamenti tali da garantire che, alla fine del percorso di consolidamento, “il debito si collochi in modo plausibile su una traiettoria decrescente o si mantenga su livelli prudenti; e/o che il disavanzo si mantenga al di sotto del valore di riferimento del 3 per cento del Pil nel medio periodo”.
Già ieri, il ministro Giancarlo Giorgetti aveva presentato il Piano strutturale di bilancio ai sindacati, rilasciando il seguente commento:
“E’ una fase complicata – aveva detto il ministro nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi – perché ci troviamo in un momento di transizione. Siamo alla prima di questi nuovi strumenti all’indomani della revisione del patto di stabilità“. Revisione, va ricordato, che fin da subito non aveva convinto molti in Italia, facendo sorgere il dubbio che l’introduzione di nuove soglie anti-deficit e debito avesse decretato la vittoria della linea non tanto del governo Meloni, ma della Germania.
Nella giornata di ieri, a seguito dell’incontro con i sindacati, Giorgetti aveva rimarcato la necessità di non far ricadere sulle spalle delle prossime generazioni l’angoscia del debito pubblico:
Impegno del governo sarà quello di “non contribuire a alimentare il debito pubblico per le nuove generazioni”. Ma la zavorra del Superbonus, evidentemente, permetterà al rapporto debito-Pil di scendere soltanto a partire dal 2027.
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Le stime del Psb sulla spesa primaria netta
Nel presentare il Psb al Consiglio dei ministri, oggi Giorgetti ha fatto notare che il nuovo Psb aggiornato ha confermato la traiettoria della spesa primaria netta, che è il nuovo aggregato che Bruxelles ha chiesto, in base a quanto ha spiegato lo stesso Mef:
“L’obiettivo principale del documento – aveva comunicato alla fine di agosto Via XX Settemmbre – è la definizione di una traiettoria per il nuovo aggregato di riferimento, la spesa netta, coerente con le nuove regole e l’orizzonte stabiliti dalla Commissione per il rientro dai deficit eccessivi da realizzare attraverso un piano di rientro che ha una durata di 4 anni, estendibile fino a 7 anni nel rispetto di particolari criteri”.
Ebbene oggi, riguardo alla spesa primaria netta, Giorgetti ha parlato di un tasso di crescita medio vicino all’1,5%, in linea con i desiderata dalla Commissione Ue, nei prossimi 7 anni.
Per la precisione, i tassi di crescita della spesa primaria netta previsti per l’Italia, ha indicato il numero uno del Mef, saranno pari all’1,3% nel 2025; all’1,6% nel 2026; all’1,9% nel 2027; all’1,7% nel 2028; all’1,5% nel 2029; all’1,1% nel 2030 e all’1,2% nel 2031.