Notizie Indici e quotazioni Piazza Affari: Ftse Mib soffre sell off Wall Street con dubbi recessione-tassi Fed. Shock borsa Tokyo (-5,8%)

Piazza Affari: Ftse Mib soffre sell off Wall Street con dubbi recessione-tassi Fed. Shock borsa Tokyo (-5,8%)

2 Agosto 2024 10:12

Azionario globale sotto pressione, dopo che Wall Street è stata messa KO dai timori rinnovati di una recessione negli Stati Uniti e dalla grande paura che la Fed stia aspettando troppo a sfornare il primo taglio dei tassi dei tassi di interesse Usa dal 2020.

L’indice Ftse Mib di Piazza Affari, che ha già chiuso la sessione della vigilia in forte perdita, ha segnato in avvio di seduta subito uno scivolone del 2% circa, riducendo poi i ribassi ma continuando a puntare verso il basso in modo importante. Alle 11.40 circa ora italiana, l’indice Ftse Mib perde l’1,67%, a quota 32.309,02 punti.

Tra i titoli peggiori si segnalano Azimut, che scivola di quasi il 5%, Stm, Mps-Monte dei Paschi di Siena e Leonardo, che arretrano tutti di oltre il 3%  Tra i titoli positivi, Tenaris, Ferrari, Italgas e Terna.

Incubo Wall Street e borsa Tokyo: Nikkei -6%

Giornata no per l’intero azionario europeo, mentre in Asia l’indice Nikkei della borsa di Tokyo ha segnato un tonfo monstre che fa accapponare la pelle, crollando del 5,81% a quota 35.909,70.

Niente di buono neanche per le altre principali borse asiatiche.

Gli investitori si danno alla fuga dall’azionario:

altro che rotazione dai titoli hi-tech alle small cap e alle blue chip. Nella sessione di ieri, giovedì 1° agosto, è crollato tutto.

Il Dow Jones Industrial Average è capitolato di 494,82 punti, o dell’1,21%, a 40.347,97, precipitando nei minimi intraday fino a -744,22 punti, o dell’1,8% circa.

Lo S&P 500 ha perso l’1,37% a 5.446,68, mentre il Nasdaq Composite è scivolato del 2,3% a quota 17.194,15.

Al tappeto anche l’indice delle small cap Russell 2000, lo stesso che era stato visto come il nuovo Eldorado di Borsa a cui approdare, nell’ambito della rotazione dei trader dai titoli tecnologici alle società a piccola capitalizzazione che si era palesata, in particolare, la scorsa settimana, mettendo in crisi il Nasdaq Composite e il Nasdaq 100.

Ma ieri anche il listino delle società a piccola capitalizzazione è caduto vittima degli smobilizzi, cadendo del 3%, così come hanno segnato forti cali le blue chip, anch’esse beneficiarie del recente fenomeno di rotazione: un fenomeno, sostenuto dalla prospettiva di un taglio dei tassi Usa da parte della Fed nella prossima riunione di settembre, che si è tradotto in alcuni casi in un vero e proprio massacro dei titoli tecnologici.

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Nulla di buono dal trend dei futures sui principali indici azionari Usa, che fanno i conti anche con i risultati di bilancio annunciati dalle Big Tech Amazon e Apple, annunciati ieri dopo la fine della giornata di contrattazioni a Wall Street.

Wall Street torna vittima dell’ansia recessione. Torna lo spettro

Wall Street è stata piegata ieri dalle vendite a causa, soprattutto, del ripresentarsi di timori che sembravano ormai essere stati confinati nel passato: quelli di una erosione dei fondamentali dell’economia Usa, di un soft landing nel migliore dei casi, di un hard landing nel worst case scenario.

Ma quale soft landing? ” : così si diceva all’inizio del 2024, quando i dati incredibili arrivati dal mercato del lavoro degli Stati Uniti avevano messo in evidenza, nel mese di gennaio, una crescita dei nuovi posti superiore alle 500.000 unità e quando sui mercati si diffondeva, più che la speranza di un taglio dei tassi firmato dalla Fed – che non è stato ancora annunciato dopo la sfilza di strette monetarie degli ultimi due anni – la paura di nuovi rialzi dei tassi, proprio a causa di un’economia Usa che continuava a sbandierare la sua solidità.

Qualche attenti sul rischio che un soft landing si sarebbe manifestato in questo 2024 si era tuttavia presentato, come era emerso dal report “The Algebris Bullet”, pubblicato da Algebris Investments.

Interpellato dalla CNBC Tom Fitzpatrick, managing director della divisione di ricerca sui mercati globali di R.J. O’Brien and Associates, ha spiegato i forti smobilizzi che hanno attaccato in primis Wall Street:

“I dati che abbiamo ricevuto a partire dalla riunione della Fed hanno indicato tutti, improvvisamente, che è possibile che non ci sarà alcun soft landing e che la banca centrale americana abbia tentennato per troppo tempo. Il mercato dei bond vi sta già dicendo che siamo rimasti indietro..e che la Fed si appresta a commettere un errore diverso per la paura di commettere lo stesso errore”.

Ovvero, in sostanza, la paura dei trader è che la Fed di Jerome Powell, per paura di sottovalutare la solidità dell’inflazione Usa, così come fece verso la fine del 2021, e per paura dunque di non ripetere l’errore di tre anni fa circa, stia per commettere l’errore diametralmente opposto, ovvero quello di soffocare l’economia Usa lasciando i tassi sui fed funds per un periodo di tempo troppo lungo.

Per quanto riguarda il mercato dei bond, Fitzpatrick si è riferito al trend dei tassi dei Treasury Usa che, nella giornata di ieri, dopo la comunicazione di dati macro Usa decisamente deludenti,  sono scesi per la prima volta da febbraio al di sotto della soglia del 4%, prezzando il rischio recessione negli Stati Uniti.

Ma se il dubbio è che la Fed di Powell stia aspettando troppo a tagliare i tassi, quali sono gli interrogativi sulla politica monetaria della Bce di Christine Lagarde che, dopo la mini sforciata sui tassi del 6 giugno scorso, non si è azzardata a tagliare ancora il costo del denaro dell’area euro, confermando a luglio lo status quo?

Tonfo borsa di Tokyo, Goldman Sachs: occhio a fattori tassi e yen

A scioccare in queste ultime ore anche il crollo della borsa di Tokyo, che secondo Bruce Kirk, chief Japan equity strategist di Goldman Sachs, sta vivendo una fase di transizione:

C’è uno spostamento significativo che si sta verificando sui mercati, qualcosa che tuttavia non è insolito – ha detto Kirk – Noi non crediamo che il rally si sia interrotto, ma che la narrativa si stia evolvendo in modo significativo, accompagnata da una continua volatilità e da questa rotazione piuttosto aggressiva a cui stiamo assistendo”.

Lo strategist di Goldman Sachs ha spiegato infatti che il contesto è ormai decisamente cambiato in Giappone, alle prese con una Bank of Japan determinata ad alzare ancora i tassi, e dunque a innescare un boom di buy sullo yen, grande protagonista del mercato del forex da un po’ di sedute.

Proprio il tonfo dello yen degli ultimi mesi è stato l’elemento di traino principale della borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei 225 che, neanche due settimane, chiudeva la sessione dell’11 luglio al valore record di sempre di 42.224,02.

D’altronde, ha fatto notare Kirk, a sostenere il rally della borsa di Tokyo, nel corso degli ultimi due anni, sono stati tre fattori precisi: “la debolezza dello yen, di cui hanno beneficiato le aziende esportatrici giapponesi più importanti, dunque le blue chip quotate alla borsa di Tokyo; le aspettative di una normalizzazione della politica monetaria; e la riforma della corporate governance” in Giappone.

Questi elementi hanno fatto sì che l’azionario made in Japan chiudesse il 2023 con  la performance migliore tra le borse asiatiche.

Ma “ora le regole del gioco sono totalmente cambiate, soprattutto per quanto riguarda i tassi e il forex”, ha detto Kirk, aggiungendo che gli investitori stanno riconsiderando il modo in cui si sono posizionati finora sui mercati.

L’elemento positivo di questa riflessione, ha sottolineato l’esperto di Goldman Sachs, è l’interesse che gli investitori hanno manifestato per la prima volta in tre anni circa nei confronti delle società a piccola e media capitalizzazione del Giappone, per diversi motivi, tra cui la maggiore esposizione di queste azioni al trend della domanda interna e la loro minore vulnerabilità, rispetto ai grandi nomi della borsa di Tokyo, alle fluttuazioni del forex (e dunque all’apprezzamento atteso per lo yen che, soltanto alla fine di giugno, erano scivolato al minimo degli ultimi 38 anni nei confronti del dollaro.

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Wall Street: la Fed sta davvero valutando rischi economia Usa?

Così ha commentato intanto il trend generale dell’azionario globale, nella nota “Mercati: Crollo prima del Tasso di Disoccupazione e NFP”, David Pascucci, analista dei Mercati per XTB, riassumendo quanto è avvenuto ieri e quanto sta avvenendo oggi:

“La giornata di ieri è stata letteralmente disastrosa per i mercati che hanno visto un ribasso corale su scala globale, dal Giappone agli Usa. Il ribasso del Nikkei é stato quello piú incisivo con un calo di oltre il -5%, seguito poi dai cali in Europa con Dax e Ftse Mib che registrano una performance negativa di oltre il -2,5% (ora i ribassi si riducono”.

Pascucci ha messo in evidenza il trend negativo, in particolare, del Nasdaq, che ieri ha sofferto “il peggior ribasso intraday dell’anno con un’oscillazione negativa di oltre il -4,2% da massimo a minimo“.

In evidenza il buy sui titoli di stato:

Vengono ricomprati i titoli di Stato sull’onda di un flight to quality atteso da tempo, con un ritorno al di sotto del 4% di rendimento per i titoli di Stato di Uk e Usa”.

Bisognerà vedere se questo trend sarà avallato dal report occupazionale degli Stati Uniti di luglio, che sarà diffuso nella giornata di oggi, alle 14.30 ora italiana.

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“L’uscita del tasso di disoccupazione sará determinante per la chiusura settimanale e potrebbe essere decisivo per quanto riguarda il futuro taglio dei tassi in Usa“, ha fatto notare l’analista.

Pascucci ha definito il ribasso dei listini azionari “probabilmente il ribasso corale piú forte dell’anno con performance negative di assoluto rilievo”.

“Per fare una panoramica esaustiva – ha aggiunto – abbiamo visto i mercati ritornare su livelli che non si vedevano da mesi in pochissimo tempo”.

Nel caso per esempio della borsa di Tokyo, il Nikkei 225 “é ritornato sui livelli massimi di gennaio, eppure solamente a inizio luglio aveva registrato il suo nuovo massimo storico, livello dal quale ad oggi registriamo una performance del -15%”.

In Europa, la borsa di Francoforte e Piazza Affari, per la precisione il Dax e il Ftse Mib “si sono riportati sui livelli massimi di febbraio con una dinamica alquanto spaventosa al ribasso“, mentre a Wall Street il Nasdaq e lo S&P 500 hanno ceduto in modo significativo “sotto i colpi delle vendite sulle Big 5”.

Il Nasdaq, in particolare, ha registrato “la peggior performance intraday dell’anno con un ribasso del -4% da massimo a minimo, cosí come S&P500 registra un -3%”, in una situazione in cui “la caratteristica principale di queste ultime settimane di mercato é sicuramente la volatilitá, in palese aumento”: fenomeno “peculiare delle fasi ribassiste, soprattutto quando vediamo ribassi consistenti seguiti da rimbalzi altrettanto importanti”.

Certo, “i dati macro non aiutano”. Pascucci si è soffermato in particolare sugli indicatori macro di ieri, “che hanno di fatto confermato come l’economia Usa sia in rallentamento, un rallentamento che la Fed non sta prendendo assolutamente in considerazione“.

Sono aumentate “ancora le richieste di sussidi di disoccupazione, soprattutto quelle continue”, portandosi ai “massimi pre-pandemici, quindi a livelli massimi da circa 4 anni”, confermando così “il trend di peggioramento del tasso di disoccupazione”.

Sono arrivati anche altri segnali “dal settore manifatturiero, come ad esempio i dati sull’occupazione del settore manifatturiero di ISM che hanno visto ieri un calo fortissimo e repentino che riporta il dato ai livelli dell’estate del 2008″.

“Ricordiamo inoltre che l’inflazione Usa, secondo Truflation, si trova ben al di sotto del 2% ma ció che spaventa di piú di questo dato non é il numero, bensí la tendenza. Al 30 maggio Truflation misurava un’inflazione al 2,7%, ieri abbiamo toccato 1,38%, un calo molto forte in poco tempo dell’inflazione, una tendenza che potrebbe anticipare quello che sará il dato in uscita il 14 di agosto del Bls proprio rispetto all’inflazione”, ha fatto notare l’analista, che ha poi aggiunto:

Un calo dell’inflazione, un peggioramento della disoccupazione e del mercato del lavoro, sono ingredienti perfetti per quella che potrebbe essere una recessione negli Usa. Per questo motivo cambiano infatti le aspettative circa i futuri tagli dei tassi da parte della Fed”.

La prova arriva dal FedWatch Tool, che assiste a “un repentino aumento delle probabilitá al 31% di un taglio tassi dello 0,5%: solamente ieri queste probabilitá erano al 11%”. E dunque, la Fed di Jerome Powell coglierà il messaggio dovish che arriva dai mercati?