Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Ma quale soft landing. Economia Usa ‘batte’ Fed

Ma quale soft landing. Economia Usa ‘batte’ Fed

16 Febbraio 2023 11:49

Dagli Usa è arrivato l’ennesimo dato che avrà sorpreso la Fed di Jerome Powell.

Non c’è che dire: l’economia degli Stati Uniti sta dando prova di una inaspettata e sorprendente resilienza che, in teoria, dovrebbe essere accolta con favore dai mercati.

Peccato che un’economia tanto resiliente, nonostante i rialzi dei tassi lanciati dalla Fed, implichi un tasso di inflazione ostinato, a dispetto della battaglia della banca centrale Usa. Che l’anno scorso è stata chiara nel lanciare il Whatever It Takes contro l’inflazione, a costo di provocare un soft landing dell’economia americana, se non un hard landing.

Invece di soft landing non c’è traccia negli States. E il presidente della Federal Reserve non sarà sicuramente contento.

Nell’arco di pochi giorni, dal fronte macro Usa sono arrivati tre dati che, in particolare, avranno fatto storcere il naso a Powell & Co: il report occupazionale, l’inflazione e le vendite al dettaglio.

Il report occupazionale è stato una vera e propria sorpresa in quanto ha messo in evidenza come, nel mese di gennaio, negli Usa siano stati creati ben 517.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre la crescita di 185.000 nuove buste paga attesa dal consensus, e a un ritmo molto più forte anche rispetto ai 223.000 nuovi posti di lavoro creati a dicembre.

Non solo. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 3,5% di dicembre al 3,4%, rispetto al rialzo al 3,6% previsto e al livello più basso in ben 53 anni.

Dal report è emerso anche che i salari, parametro cruciale che misura il trend dell’inflazione, sono aumentati su base annua del 4,4%, rispetto al +4,3% previsto. Il rallentamento rispetto al +4,6% di dicembre, c’è stato: ma non come da attese.

Powell non ha fatto nulla per nascondere la propria sorpresa, sottolineando che la solidità del mercato del lavoro Usa e la persistenza dell’inflazione significano che la Fed dovrà continuare ad alzare i tassi, quest’anno.

Nessuna informazione è stata data riguardo a quante altre volte la Banca centrale americana dovrà alzare i tassi. Ma Powell aveva suggerito in precedenza qualcosa come due strette monetarie in più, nel corso del 2023.

Il problema è che, qualche giorno dopo il discorso del banchiere centrale proferito all’Economic Club – che già aveva scosso i nervi degli investitori, a causa della precisazione sul significato della frase il processo disinflazionistico è iniziato” , dal fronte macroeconomico Usa è stato pubblicato il dato sull’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo CPI.

Sebbene non abbia provocato una sorpresa simile a quella del report occupazionale, il dato non è stato capace di allontanare il timore che la Fed sia costretta a intervenire in modo più aggressivo di quanto anticipato.

L’indice CPI è certo rallentato, tra l’altro per il settimo mese consecutivo, ma in misura inferiore alle attese, tanto che l’ex ceo di Pimco, responsabile della divisione di consulenze economiche di Allianz Mohamed El-Erian, in un intervento alla trasmissione televisiva della Cnbc ‘Squawk Box’, ha così sentenziato:

“Il mercato sta iniziando a capire che la storia sulla disinflazione è più complessa di quella che noi vorremmo che fosse”.

Ieri è arrivata l’ennesima prova dell’incredibile resilienza dell’economia Usa:

il balzo sorprendente delle vendite al dettaglio che hanno stracciato le stime anche ex auto e benzina, volando nel complesso a gennaio di ben il 3%.

La Fed di Jerome Powell non sarà sicuramente contenta di questo dato, che rischia, insieme agli altri, di mettere in dubbio anche la sua capacità di frenare l’economia al punto tale da smorzare anche le pressioni inflazionistiche fino a riportare il tasso di inflazione Usa al target prefissato del 2%.

Per quanto riguarda Wall Street, ieri gli indici azionari Usa hanno dato anche loro l’ennesima prova di resistenza. Ma non si tratta necessariamente di un fattore positivo.

Sono diversi gli economisti e gli strategist che stanno lanciando infatti l’alert su un rally che non avrebbe poi fondamenta così solide per andare avanti.

E nelle ultime ore, il responsabile strategist dei mercati globali di JP Morgan, Marko Kolanovic, ha detto chiaramente che l’azionario Usa sta giocando con il fuoco.

Facendo riferimento al trend del mercato crypto, delle meme stocks e dei titoli di quelle società che non fanno utili, Kolanovic ha detto chiaramente che non solo gli asset non stanno rispettando la regola ‘Don’t Fight the Fed’: stanno addirittura prendendo  in giro la stessa banca centrale Usa.