Notizie Notizie Italia Piazza Affari KO, Ftse Mib fino a -4%. Nuova tassa extraprofitti banche si o no? Sell titoli UniCredit, Mps & Co.

Piazza Affari KO, Ftse Mib fino a -4%. Nuova tassa extraprofitti banche si o no? Sell titoli UniCredit, Mps & Co.

Pubblicato 5 Agosto 2024 Aggiornato 6 Agosto 2024 13:13

Banche italiane sotto i riflettori alla borsa di Milano, in attesa dei conti che saranno diffusi nelle prossime ore da Mps, Banco BPM e Bper.

I titoli dei principali istituti di credito italiani hanno perso oggi terreno, così come tutte le altre azioni scambiate sul Ftse Mib di Piazza Affari, sulla scia dei forti sell off che hanno investito l’azionario globale e che non hanno risparmiato Piazza Affari, dopo il crollo record della borsa di Tokyo, affondata di oltre il 12%.

Risultato: il Ftse Mib ha chiuso la giornata di contrattazioni in ribasso del 2,26%, a quota 31.293,52 punti (ma nei minimi della seduta aveva perso più del 4%).

I titoli bancari, va detto, non si sono confermati i peggiori dell’indice benchmark di Piazza Affari.ù

Le maglie nere della sessione odierna sono toccate infatti a Nexi (-6,05%), Erg (-4,77%), Saipem (-4,41%) e Hera (-4,01%).

Detto questo, le banche italiane rimangono osservate speciali,  sia per gli imminenti conti di Mps, Banco BPM e Bper, che per le indiscrezioni sulla possibile nuova edizione della tassa sugli extraprofitti, che continuano a circolare.

Banche: Mps, UniCredit & Co. non sono riuscite a fare prezzo

Fermo restando che, così come le altre borse europee e ancora prima come quelle asiatiche Piazza Affari ha pagato l’effetto dei forti dietrofront di Wall Street e che a perdere, sul Ftse Mib, sono stati i titoli di società appartenenti a tutti i settori, le banche italiane sono state attenzionate, di nuovo, sia in vista degli utili di Mps, Banco BPM e Bper, che a causa dell’incubo riesploso a Piazza Affari la scorsa settimana, quando sui mercati sono piombate indiscrezioni su una possibile nuova edizione della tassa sugli extraprofitti sugli istituti di credito:

tassa varata dal governo Meloni lo scorso anno, proprio nei primi giorni di agosto, diventata poi fantasma attraverso una sua versione più light.

Memori del fatto che con quella versione più light neanche un euro è entrato nelle casse dello Stato italiano, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo governo tenteranno di far passare un nuovo prelievo sugli extraprofitti delle banche italiane, in vista della legge di bilancio che vedrà la luce tra qualche mese?

Al momento, di chiaro non c’è nulla: 

alcune fonti di governo hanno anzi bollato come “prive di ogni fondamento le ricostruzioni giornalistiche secondo le quali sarebbe attualmente allo studio del Governo una norma sugli extraprofitti in alcuni settori dell’economia”.

Sta di fatto che è bastato soltanto il dubbio di una nuova edizione di quella tassa ad affossare la scorsa settimana i titoli di diverse banche italiane. Titoli che hanno perso terreno anche nella giornata di oggi, inizialmente in modo importante.

Già nella sessione di giovedì scorso, quando i rumor sulla tassa avevano iniziato a circolare, il Ftse Mib – che aveva perso il 2,7% –, era stato zavorrato da un lato dai titoli condizionati dalle trimestrali come Tenaris e Prysmian, ma dall’altro dal collasso di alcuni titoli di banche italiane, come Mps-Monte dei Paschi di Siena (-6,75%) e di UniCredit (-5,7%).

Venerdì scorso i sell hanno continuato ad abbattersi sulle Big del credito quotate sul Ftse Mib.

Stamattina, a dispetto delle rassicurazioni arrivate da alcune fonti del governo Meloni, è andata anche peggio, visto che le azioni di Mps, Bper, Intesa SanPaolo, UniCredit, non sono riuscite a fare neanche prezzo in avvio di seduta.

Successivamente, quando i titoli sono entrati negli scambi, Monte dei Paschi di Siena è affondata fino a -7%.

Mps è tra l’altro osservata speciale, in vista della pubblicazione dei suoi conti, ma anche in attesa di capire se il governo Meloni lancerà un nuovo terzo round di smobilizzo della partecipazione del Tesoro nella banca, al fine di andare avanti nel processo di privatizzazione del Monte di Stato.

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Piazza Affari: focus sulle banche italiane con utili e ‘tasse’

Le vendite sui bancari sono proseguite per tutta la seduta di oggi, sebbene i titoli abbiano recuperato dai minimi intraday della giornata: UniCredit ha poi chiuso in calo del 2,54%, Banco BPM ha perso il 2,08%, mentre Bper Banca e Intesa SanPaolo hanno terminato la sessione scendendo rispettivamente del 2,7% e dello 0,97%.

In attesa di un chiarimento ufficiale del governo Meloni su una nuova eventuale tassa sugli extraprofitti, le banche italiane – ‘colpevoli’ di aver beneficiato dell’effetto dei rialzi dei tassi continui lanciati dalla Bce di Christine Lagarde negli ultimi due anni  (ma non solo, come ha spiegato più volte il ceo di UniCredit Andrea Orcel ) rimangono osservate speciali di Piazza Affari.

Tra l’altro, l’idea della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di imporre una nuova tassa sulle banche italiane ha ricevuto la benedizione di Unimpresa che, in un report diffuso l’altroieri 3 agosto, ha denunciato una pressione del fisco “paradisiaca” per gli istituti di credito italiani.

Unimpresa pro-Meloni: tassa extraprofitti misura equità sociale

Unimpresa ha fatto un po’ di conti, rendendo noto che, nel corso del 2023, le banche italiane hanno incasso, nel complesso 40,6 miliardi di euro di utili, pagando imposte per un valore di 8,1 miliardi di euro, fattore che significa che il rapporto tra le tasse pagate dagli istituti e gli utili riportato, lo scorso anno, sarebbe stato pari al 20,1%.

Un tax rate, ha fatto notare l’associazione,che è nettamente inferiore alla media italiana per aziende e lavoratori, stabilmente superiore al 42%. Ciò senza dimenticare che il peso delle tasse sulle imprese, specie quelle più piccole, è spesso superiore al 60%”.

Così ha commentato il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara:

“Come nel 2022, anche nel 2023 il settore bancario ha beneficiato della politica monetaria e dei guadagni straordinari sui prestiti. Il 2024 si chiuderà con risultati ancora migliori. La tassa sugli extraprofitti realizzati dalle banche grazie all’aumento del costo del denaro, di cui si è tornati a discutere in questi giorni, rappresenta una misura di equità sociale che serve a ridistribuire la ricchezza prodotta nel Paese per fattori esogeni, cioè esterni all’andamento del ciclo economico interno”.

Ferrara ha ricordato che “non è chiaro se il governo varerà un provvedimento in questa direzione: dal nostro punto di vista sarà essenziale una linea netta e chiara, evitando, come lo scorso anno, un tira e molla, accompagnato da correzioni talora poco chiare, che hanno generato solo confusione anche sui mercati finanziari”.

Unimpresa ha sottolineato anche che, secondo il paper del suo centro studi, “che ha elaborato dati della Banca d’Italia, nel periodo che va dal 2018 al 2023, le banche italiane hanno versato complessivamente 22,6 miliardi di tasse nelle casse dello Stato”.

In particolare, “nei sei anni in esame, i ricavi sono stati pari a 516,2 miliardi (a fronte di costi di 332,7 miliardi) e, di questi, 266,7 miliardi si riferiscono all’attività creditizia (margine d’interesse); gli utili sono stati pari a 115,6 miliardi”.

Nello specifico, ciò significa che “in media, ogni anno, nel periodo in esame, le banche hanno realizzato 86,1 miliardi di ‘fatturato’ (con 55,4 miliardi di costi) di cui 44,4 miliardi legati ai prestiti, versando al fisco 3,7 miliardi, il 19,6% degli utili, pari a 19,2 miliardi medi su sei anni”.

Il tema è tornato di attualità, negli stessi giorni del primo anniversario del prelievo sugli extraprofitti che il governo Meloni annunciò lo scorso anno agli inizi di agosto, lanciando una vera e propria crociata contro le banche italiane che si tradusse in un tonfo storico per le rispettive azioni, facendo crollare la capitalizzazione di mercato complessiva delle banche e nell’arco di una sola sessione, di 9,5 miliardi di euro circa.

A far tornare alla ribalta a Piazza Affari il un nuovo bis di quel prelievo, con la diffusione di alcuni rumor, è stato la scorsa settimana in particolare il quotidiano La Stampa , che ha parlato dell’idea del governo Meloni di risfoderare di nuovo quella tassa, che esattamente quasi un anno fa fece discutere tanto analisti, economisti, esperti di politica, cittadini italiani stessi, facendo gridare allo scandalo il mondo dei banchieri e la stessa Bce di Christine Lagarde

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Nuova edizione tassa extraprofitti: l’ABI non ci sta

Detto questo, a fronte dello studio di Unimpresa, sempre nel week end a far sentire la sua voce, stavolta a difesa delle banche italiane, è stato il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero che, così come riportato dall’Ansa, ha detto che “sul reddito prodotto dalle banche si sommano varie e maggiori imposte rispetto alle imprese degli altri settori economici”.

Torriero ha fatto notare che “un risparmiatore che investe in azioni bancarie subisce una tassazione di oltre il 50%“, e spiega come sulle banche gravino “l’Ires (24%), l’addizionale Ires per le banche (3,50%), l’Irap (5,45%, che include, rispetto all’aliquota ordinaria, una ulteriore maggiore per le banche) e la cedolare secca sui dividendi (26%)”.

Per quanto riguarda invece “le società non finanziare, tale tassazione è sempre elevata ma di 4 punti percentuali inferiore”.

Nel fine settimana il quotidiano La Repubblica ha presentato tuttavia la ratio che spiegherebbe l’idea della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di tornare a riconsiderare la tassa sugli extraprofitti, stavolta non ‘solo’ sulle banche, ma su altri settori.

Il giornalista del quotidiano Giuseppe Colombo ha parlato nell’articolo “Quattro miliardi dagli extraprofitti. Il piano segreto del governo” di questo numero chiave:

quattro miliardi di euro, per l’appunto, in una situazione in cui il governo Meloni va a caccia di “risorse per la manovra, ora che non si può più fare deficit”.

Dunque, “se le entrate non bastano scatta il ‘contributo di solidarietà’ dalle banche”. Così si legge nell’articolo di La Repubblica:

C’è un numero che tormenta Giorgia Meloni. È il quattro. Quattro come i miliardi che cerca disperatamente per tirare su la legge di bilancio. Ora che il ricorso al deficit è interdetto dalle nuove regole europee, la caccia alle risorse si è fatta – eufemismo – più complessa.