Piazza Affari: Ftse Mib peggiora, -2,6% con Nasdaq sotto attacco. Colpo di grazia da trimestrali Stellantis e Stm

Effetto Nasdaq e trimestrali sul Ftse Mib di Piazza Affari, che continua a perdere terreno, scivolando ai nuovi minimi intraday con un calo del 2,6%, a metà giornata.
Stellantis e Stm sono i titoli che pesano maggiormente sulla borsa di Milano, dopo la pubblicazione dei relativi conti.
Ma a fare da market mover è anche lo shock che ha travolto ieri Wall Street e che ha visto il Nasdaq e lo S&P 500 soffrire i cali più forti dal 2022, per effetto dei conti di Tesla e di Alphabet-Google, che hanno affossato subito i rispettivi titoli, dando il via al panico che ha investito ieri le Big Tech Usa e i titoli del settore tecnologico.
- A Wall Street Nasdaq -3,6%. Per Tesla sessione peggiore da 2020
- Wall Street contagia borsa Tokyo: -3% anche con Bank of Japan
- Ftse Mib nella morsa delle vendite: sell off su Stm e Stellantis
- Paura per il Nasdaq e i Magnifici 7: che succede ora?
- Azionario, il commento: la correzione accelera
- Non solo Nasdaq, occhio anche all’azionario europeo e al Nikkei
A Wall Street Nasdaq -3,6%. Per Tesla sessione peggiore da 2020
Scontando una trimestrale che non ha convinto Wall Street, il titolo Alphabet ha segnato un tonfo del 5%, riportando la flessione più forte dal 31 gennaio scorso, mentre Nvidia e Meta Platforms sono scivolate rispettivamente del 6,8% e del 5,6%.
Le azioni Tesla sono crollate del 12,3%, riportando la seduta peggiore dal 2020.
Piegato dalla raffica di smobilizzi, lo S&P 500 ha terminato così la sessione in calo del 2,31%, chiudendo a quota 5.427,13, mentre il Nasdaq è scivolato del 3,64% a 17.342,41 punti.
Il Dow Jones Industrial Average è capitolato di 504,22 punti, o dell’1,25%, a quota 39.853,87.
Wall Street contagia borsa Tokyo: -3% anche con Bank of Japan
La chiusura pessima di Wall Street, e in particolare del Nasdaq, ha contagiato l’azionario asiatico, che ha visto trimestre protagonista la Borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei 225 che è affondato di oltre il 3%, chiudendo a quota 37.869,51, al minimo dal mese di aprile.
Oltre all’effetto dei sell off hanno messo KO la borsa Usa, l’azionario giapponese ha pagato anche i timori legati all’imminente riunione della Bank of Japan che, secondo quanto riportato da Reuters, potrebbe discutere – in occasione dell’imminente meeting previsto per i prossimi 30-31 luglio – l’opportunità di varare una nuova stretta monetaria, dopo la fine dei tassi negativi annunciata alla metà di marzo di questo anno.
La banca centrale starebbe valutando anche un piano per dimezzare gli acquisti dei titoli di stato del Giappone, che avvengono con il piano QE-Quantitative easing, ancora vivo e vegeto nel paese.
Anche la BoJ sarebbe dunque pronta a varare il programma diametralmente opposto al QE, ovvero il QT-Quantitative Tightening.
Le speculazioni su una nuova mossa dell’istituzione continuano a blindare lo yen, in progresso sul dollaro per la quarta seduta consecutiva.
L’indice Nikkei 225 è caduto così sotto i colpi dei nuovi rialzi della moneta giapponese, che stanno portando il rapporto USD-JPY a capitolare di oltre lo 0,94%, a quota JPY 152,40.
Ftse Mib nella morsa delle vendite: sell off su Stm e Stellantis
Nel caso della Borsa di Milano queste notizie, già sufficienti a deprimere il morale dei trader, sono state seguite dal colpo di grazia sferrato al Ftse Mib di di Piazza Affari, con la pubblicazione stamattina delle trimestrali di Stm e di Stellantis.
Pubblicati prima dell’inizio della giornata di contrattazioni, questi conti hanno portato i titoli dei due pesi massimi di Piazza Affari a crollare subito del 10% sul Ftse Mib, in avvio di seduta.
Le azioni si confermano tuttora le peggiori del listino. Il titolo Stm fa peggio, con un tonfo che arriva a superare anche il 12%, mentre Stellantis arretra del 7,8% circa.
Il colosso dell’auto guidato dal ceo Carlos Tavares ha annunciato di avere concluso il primo semestre del 2024 con un tonfo dell’utile netto pari a -48%, a causa dei volumi ridotti delle vendite, dei ritardi temporanei che hanno colpito la produzione e del calo della quota di mercato sofferto nel Nord America.
Su Stm, pesano ovviamente, oltre ai conti – contrassegnati da una lunga sfilza di segni meno – anche il sentiment negativo che ha colpito ieri il comparto hi-tech Usa.
Soffre sul Ftse Mib dopo la pubblicazione della trimestrale anche il titolo Moncler, su cui pesa l’effetto domino di Kering, il colosso del lusso francese che, dopo l’annuncio di un forte calo del fatturato, vede le azioni precipitare al minimo degli ultimi sette anni.
In evidenza i conti di Saipem che, nonostante le dichiarazioni positive dell’AD Alessandro Puliti, non fanno da traino alle azioni, anch’esse sotto pressione.
Puliti ha messo in evidenza nella call con gli analisti che Saipem ha “registrato l’ebitda trimestrale più alto dal quarto trimestre del 2019″, assistendo a “un’accelerazione sia nell’acquisizione degli ordini che nella generazione di flussi di cassa”.
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Paura per il Nasdaq e i Magnifici 7: che succede ora?
Sui mercati, in generale, si fanno sempre più insistenti gli interrogativi sul trend dei titoli hi-tech e delle stesse Big Tech, le cui azioni sono state inondate dall’inizio dell’anno da continui buy, complice la febbre sull’AI-artificial intelligence, ovvero sulle prospettive future dell’intelligenza artificiale, che ha fatto la gioia soprattutto di Nvidia.
Le nuove scommesse sui prossimi atti della Fed sui tassi di interesse Usa hanno fatto però scricchiolare quella fede incrollabile nei confronti delle Big Tech Usa già da un po’, scatenando tra i trader dibattiti più o meno accesi su una possibile rotazione in atto da parte degli investitori, a vantaggio delle blue chip e delle small cap e a detrimento dei titoli tecnologici.
In generale, guardando all’azionario Usa, gli strategist di Deutsche Bank hanno motivato il forte calo di ieri, in una nota, con la combinazione di utili deboli e dati macro poco confortanti.
Questo mix, a loro avviso, si è tradotto in “alcune perdite molto grandi, con i titoli dei Magnifici 7 che hanno perso il 5,88%, riportando così la sessione peggiore dal settembre del 2022″.
Confermata di conseguenza “la correzione tecnica (del club dei Magnifici 7), che hanno perso più del 10% rispetto al record di appena due settimane fa”.
Azionario, il commento: la correzione accelera
Nel commento “La correzione accelera”, il team strategy di Mps ha fatto il punto della situazione, ricordando che “la fase negativa dei maggiori indici azionari ha subito un’accelerazione ieri, con lo S&P 500 che ha chiuso con un calo superiore al 2% (evento che non si verificava da 356 giorni). Dopo quella di metà aprile, questa correzione è la seconda dall’inizio del lungo rally che ci accompagna dalla fine dello scorso ottobre”.
“Il fattore scatenante – hanno commentato gli analisti – è interamente micro, con (a) Google e Alphabet che hanno aperto negativamente la serie di trimestrali delle Big Tech, gettando dubbi sulla traiettoria di sviluppo dell’IA (specialmente per quanto riguarda i grossi investimenti necessari), (b) debolezza che emerge anche dai settori più tradizionali e che genera il timore che qualcosa stia accadendo a livello macro. Tutto questo si somma ad una base d’investitori che si è ritrovata con un’esposizione elevata sulle asset class rischiose in un momento in cui il flusso di notizie è decisamente mutato. In prospettiva, il focus rimarrà sulle trimestrali, con i dati macro odierni (indice IFO tedesco e Pil USA del secondo trimestre) che per una volta prenderanno posto in seconda fila”.
Occhio al trend dei titoli dei Magnifici 7 riassunto nel grafico pubblicato da Zerohedge, ovvero alla performance delle azioni Nvidia, Alphabet-Google, Microsoft, Meta Platforms, Apple, Amazon, Tesla.
Non solo Nasdaq, occhio anche all’azionario europeo e al Nikkei
Occhio anche al commento dell’analista di XTB David Pascucci che, oltre al forte dietrofront di Wall Street e in particolare del Nasdaq, ha puntato i riflettori anche sull’azionario europeo e sulla borsa di Tokyo.
“Il mercato azionario nel suo complesso si inizia ad indebolire in fasi alterne, una condizione attesa da molto tempo e che di fatto sta confermando quanto detto sul fronte fondamentale e macroeconomico, ossia i mercati sono ora dipendenti dai numeri riguardanti il tasso di disoccupazione e i conseguenti tagli dei tassi. Effettivamente, da qualche mese a questa parte abbiamo assistito ad un peggioramento della condizione macroeconomica generale, condizione ampiamente prevista dagli studi condotti sulle correlazioni tra mercati azionario e tasso di disoccupazione, mercati azionari e tassi di interesse, studi che hanno come componente principale la presenza dell’inflazione al di sopra dei livelli target e dei tassi di interesse ai loro livelli top di lungo periodo”.
“In estrema sintesi – ha continuato Pascucci – i mercati europei si trovano al di sotto dei massimi visti a marzo di quest’anno, ben 4 mesi di mercati statici sui massimi e che non sono riusciti a trovare spunti rialzisti degni di un trend rialzista di lungo periodo”.
Per quanto riguarda Wall Street, “i mercati Usa invece hanno mostrato i denti nel corso delle ultime settimane, con le forti accelerazioni al rialzo dovute principalmente ai rialzi delle Big 5, condizione che ha portato a capitalizzazioni estreme che molto presumibilmente potrebbero “rientrare” su livelli piú consoni alla realtá. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a ribassi importanti proprio sugli indici che hanno le Big 5 al loro interno, indici che si trovano ancora ben al di sopra dei massimi di marzo e che probabilmente potrebbero recuperare il terreno perduto degli europei”.
A essere commentato dall’analista di XTB anche il trend della borsa di Tokyo.
“Il Nikkei scende in modo molto forte solamente nelle ultime due settimane perdendo il -10% da giovedí 11 luglio, un ribasso molto importante considerando la scala temporale presa come riferimento. In tutto questo contesto aumenta il Vix che si riporta in zona 20, una zona da attenzionare in quanto esprime un certo aumento di volatilitá classico delle fasi ribassiste di mercato. La dinamica dei mercati sta cambiando, ci sono giornate molto piú volatili rispetto a quanto visto in tutto il 2023 e 2024, probabilmente stiamo assistendo ad un vero e proprio indebolimento che potrebbe portare a crolli importanti di lungo periodo”.