Nvidia macina record e traina Wall Street, superata anche Apple
Nvidia e le altre megacap trainano l’S&P 500 e il Nasdaq nuovamente sui massimi storici. La società di chip, protagonista del rally dell’intelligenza artificiale, supera Apple e diventa la seconda azienda per capitalizzazione, alle spalle di Microsoft, con una market cap di oltre 3.000 miliardi di dollari. Ma l’elevata concentrazione del mercato su pochi titoli può rappresentare un problema.
Nvidia: nuovo record e market cap oltre $3 trillion
Nvidia ha chiuso la seduta di ieri con un rialzo del 5,2% a 1.224,4 dollari, toccando un nuovo massimo storico e incrementando i guadagni da inizio anno al 147%. Dalla pubblicazione dei risultati e delle previsioni stellari sui ricavi del trimestre in corso, il titolo del produttore di chip ha messo a segno un rialzo del 29%, a fronte del +0,9% dell’indice S&P 500. Nel pre-market, le azioni stanno registrando un ulteriore progresso dell’1%, preannunciando un avvio ancora positivo.
La capitalizzazione di mercato di Nvidia ha raggiunto i 3.012 miliardi di dollari, con un apprezzamento di quasi 150 milioni soltanto nella seduta di ieri. La domanda dei processori di Nvidia, top di gamma per i modelli di intelligenza artificiale, continua a sostenere un rally dirompente e apparentemente senza fine, viste anche le previsioni degli analisti sugli utili futuri. Al momento, Nvidia viene scambiata a 39 volte gli Eps attesi, il che la rende meno costosa rispetto a un anno fa, quando veniva valutata oltre 70 volte gli utili attesi.
Intanto, la società si prepara al frazionamento azionario, nel rapporto di dieci nuove azioni per ognuna esistente. Lo split diverrà effettivo a partire dal 7 giugno e potrebbe ulteriormente aumentare l’attrattività per i singoli investitori.
Apple in rimonta ma Nvidia corre di più
Il balzo di ieri ha consentito a Nvidia di superare Apple in termini di capitalizzazione di mercato. La società di Cupertino ha chiuso in rialzo dello 0,8% a 195,87 dollari, riportandosi sopra i 3 trilioni per la prima volta da gennaio. Apple era stata la prima a raggiungere questo traguardo nel giugno 2023, ma in seguito è stata affiancata e sorpassata da Microsoft (+1,9% ieri), che al momento è in vetta alla classifica con una market cap di 3,15 trilioni.
Apple ha messo a segno una striscia positiva di otto sedute consecutive, la più lunga da marzo 2022. Dai minimi di aprile, il titolo ha recuperato il 19%, riportandosi sui livelli di fine 2023.
Il sentiment sulla società guidata da Tim Cook sta migliorando, dopo mesi difficili a causa delle preoccupazioni legate alla domanda di iPhone, la concorrenza in Cina (il più grande mercato del mondo per gli smartphone), l’abbandono del progetto di un’auto a guida autonoma e, soprattutto, l’apparente assenza di una strategia per cavalcare il trend dell’intelligenza artificiale. In tal senso, i riflettori sono puntati sulla Worldwide Developers Conference, la conferenza degli sviluppatori in programma la prossima settimana (dal 10 giugno), da cui si attendono novità anche sul fronte AI.
I recenti guadagni sono stati sostenuti anche dalle previsioni positive emerse dalla trimestrale e dall’annuncio del più grande programma di buyback nella storia degli Stati Uniti ($110 miliardi).
L’AI continua ad alimentare il rally di Wall Street
Nel complesso, le ultime sedute hanno visto un forte ritorno delle megacap tecnologiche al centro della scena. Questo, prevalentemente grazie alla loro capacità di generare grandi flussi di cassa, che consentono sia il reinvestimento in altre attività (soprattutto legate all’AI), sia la redistribuzione agli azionisti attraverso dividendi e riacquisti di azioni proprie.
L’entusiasmo per l’intelligenza artificiale e tutto ciò che vi ruota attorno sta trainando soprattutto il comparto dei semiconduttori, di gran lunga il miglior settore di quest’anno a Wall Street e non solo. Super Micro Computer, che vende server ottimizzati per l’AI costruiti con chip Nvidia, ha realizzato un incremento del 182% da inizio anno, miglior performance dell’S&P 500 (proprio davanti a Nvidia, “ferma” al 147%).
Uno scenario che potrebbe confermarsi anche nei prossimi mesi. Secondo Scott Rubner di Goldman Sachs Group, un “muro di denaro” – proveniente dalle allocazioni azionarie passive – è pronto a riversarsi sull’equity a stelle e strisce nel terzo trimestre, alimentando il rally anche nella prima parte dell’estate.
Concentrazione del mercato su massimi pluridecennali
La performance dei giganti tecnologici, guidati da Nvidia, sta ravvivando le preoccupazioni per un’eccessiva concentrazione su un numero ristretto di società, in grado di influenzare troppo l’andamento del mercato con le loro variazioni.
Da inizio anno, circa il 60% del rendimento totale dell’S&P 500 (pari a oltre il 12%) è stato determinato da cinque società: Nvidia, Microsoft, Meta Platforms, Alphabet e Amazon. Il produttore di chip da solo ha contribuito per circa un terzo al guadagno complessivo dell’indice.
Le prime tre società per capitalizzazione (Microsoft, Nvidia e Apple) hanno un peso che sfiora il 20% sull’indice, la più alta concentrazione dagli anni ’80. Includendo anche Alphabet, quarta in classifica, l’incidenza sale intorno al 24%, record da 60 anni, mentre il peso dei primi 10 titoli (34% a fine maggio) è il più elevato di sempre.
Focus sugli utili per ridurre la concentrazione del mercato
L’elevata concentrazione su pochi titoli non rappresenta certo una novità. Per molti investitori, il fenomeno è del tutto normale, vista la capacità delle megacap di generare utili robusti, la loro posizione dominante nei rispettivi mercati e l’aspettativa di ulteriori vantaggi derivanti dall’adozione sempre più estesa dell’intelligenza artificiale. Anche i primi segnali di rallentamento dell’economia Usa potrebbero aver influito.
Dall’altro lato, l’elevata concentrazione può rappresentare una potenziale minaccia e rendere il mercato più vulnerabile, nel caso alcuni grossi nomi comincino a vacillare.
Dopo il rally dei “Magnifici 7” nel 2023, all’inizio di quest’anno sono emersi segnali di ampliamento, con guadagni estesi anche al settore finanziario, agli energetici e agli industriali. Tuttavia, il secondo trimestre ha visto un’inversione di rotta, come dimostra la sottoperformance dell’indice S&P 500 equalweight rispetto al benchmark ponderato per capitalizzazione (4,5% ytd contro il 12%).
Per appianare la situazione sarà probabilmente necessario un miglioramento generalizzato degli utili, con una riduzione del divario tra gli Eps delle società più grandi e quelli delle altre aziende dell’S&P 500.